giovedì 21 settembre 2017

Cena Benefit x Agripunk a Roma!



La divisione secolare (di potere) tra essere umano e animale ha portato oggi a una moltiplicazione gerarchica di valori che assegna ad ognuno di questi "due gruppi" una posizione differente nella scala sociale e per evidente estensione a quella culturale. Questi valori aberranti (che ritroviamo anche nei "sottogruppi" umani per alimentare continue prevaricazioni) sono il frutto della dissennata politica che tende a dividere gli individui, a perpetuare la divisione in corpi, non per differenze intime o insite ma per utilizzo, proprietà, profitto e una terrificante concezione di superiorità, ad affidare privilegi agli uni e compiti gravosi e umilianti gli altri al fine di garantire l'eterno dictat dello sfruttamento animale. Valori che non solo sono fondanti della società dell'oppressione ma ne diventano strumenti individuali di esercizio del potere ( il mio cane, il mio gatto, il mio essere bianco, etero, maschio, femmina). Rivoltarsi e rivoluzionare la gerarchia dei valori, adoperarsi per la loro scomparsa, staccare la catena ombelicale che ne amplifica l'assuefazione non serve solo a far fiorire la libertà del singolo (trasmettendo ulteriore divisione) ma quella di tutt@.


Sono lieto di invitarti all'evento per contribuire ad aiutare Agripunk il rifugio per animali liberi ex lager del fantomatico mister "Parola di Francesco Amadori";

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA - CHIAMA ORA! ULTIMI POSTI DISPONIBILI---
Cena Benefit x Agripunk
1 Primo
1 Secondo
1 Dessert
1 Calice di vino
Alla romana 20€ a capoccia di cui ben 5 euro benefit per il rifugio antispecista.
Un'occasione per supportare, magnare, discutere, bevere, spettegolare, ribevere e rimagnare.
La serata continua fino a notte fonda con varie ed eventuali fuoriprogramma dopocena.
#supportAgripunk

Potrai degustare le prelibatezze dello chef del ristorante La Capra Campa, ristorante che si trova di fronte al parco di Villa Gordiani, potrai inoltre acquistare i gustosi e raffinati formaggi vegetali In Forma prodotti nel laboratorio del ristorante, l'evento si farà il prossimo venerdì 22 settembre dalle ore 19,30 in poi, in quell'occasione potrai partecipare alla cena a favore di Agripunk al costo di venti euro a coperto (quindici euro per il ristorante e cinque euro riservati ad Agripunk), all'evento saranno presenti David e Desirèe i fondatori del rifugio, i quali racconteranno la storia di questo luogo magico e le storie degli ospiti non umani presenti, quello che hanno costruito in questi anni e i favolosi progetti per il futuro e tu potrai contribuire affinchè questa realtà unica in Italia e forse in Europa sia da esempio per 10, 100, 1000, 10.000 altri rifugi.
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Il rifugio per animali liberi Agripunk ha una storia lunga e travagliata, situato nella vallata incontaminata su di un terreno di ben ventisei ettari in località Ambra in provincia di Arezzo, nell'immediato dopoguerra gli americani costruirono sette enormi e cupi capannoni adibiti ad un allevamento intensivo di tacchini (gli americani hanno la barbara e agghiacciante usanza di ammazzare e cucinare tacchini in qualsiasi occasione e soprattutto durante la loro famigerata "Festa del Ringraziamento", durante la quale vengono sacrificati milioni di tacchini), questo vero e proprio lager era stato concepito per sfamare le migliaia di soldati americani stanziati nel nostro paese nelle varie basi militari costruite allo scopo di difenderci dall'invasione dell'armata sovietica, successivamente l'allevamento fu rilevato da mister "Parola di Francesco Amadori" il quale ha continuato imperterrito e per decenni ancora ad ammassare ed allevare tacchini fino al fatidico anno 2014, quando finalmente David e la sua compagna Desirèe aiutati da tanti altri amici sono riusciti a far chiudere questo nefando stabilimento, da allora questo luogo è stato trasformato in un rifugio di animali liberi di scorazzare e vivere in armonia con la natura, i dettagli di questa storia ed il suo felice epilogo verranno raccontati direttamente dai protagonisti durante la cena evento del 22 settembre prossimo, nel frattempo puoi visitare il loro sito e la loro pagina su Facebook, noi ti invitiamo a leggere alcuni affascinanti articoli scritti da loro e da Olmo Vallisnera in modo da farti assaporare ed annusare il profumo di questo luogo speciale ed unico, da qui al 22 settembre potrai leggere tanti altri loro deliziosi post nel blog Agripunk e sulla pagina di Olmo Vallisnera, buona lettura:

Regalo di un fratello di Olmo Vallisnera

L'isola che c'è Chiudete gli occhi. Immaginate una valle, una piccola valle nascosta, circondata da boschi di roveri, silenziosa, dove anche il vento l'accarezza dolcemente e la lascia riposare. Una valletta celata da sguardi indiscreti, protetta, nascosta dal caos frenetico della città... Lontana dalle moltitudini che quotidianamente rincorrono uno status deciso da altri, schiave loro stesse di una condizione di non appartenenza. Adagiata ai piedi della minuscola valle una piana, una piana al primo sguardo dolce, verde, sicura. Lentamente però osservandola con più attenzione ci si accorge che essa è troppo grande per una carezza di colline appena accennate, una piana importante contenuta a fatica da una corona di terra e roccia, querce e roverelle. Inchiodati, sprofondati con la forza del cemento una linea di capannoni giganteschi la occupano per gran parte, ecco, svelato forse il mistero di tale ampiezza, la piana ha le dimensioni misurate da migliaia di metri quadri di pareti, feritoie di metallo gelido, pavimenti umidi e bui, tetti che sfidano il cielo a una guerra a cui nessuno voleva partecipare. Chiudete gli occhi. Toccate le pareti, appoggiate le mani e dopo un attimo verrete travolti. Comincerete a sentire i rumori di fondo, a una prima superficiale lettura sembrano un infinito stormo di anatre selvatiche che riunite balzano per un ultimo saluto prima di emigrare verso lidi piu' caldi, sicuri. Animali liberi che dialogano allegri preparandosi a un lungo viaggio. Ma questa sensazione di pace svanisce velocemente. Più l'orecchio si tende, come un arco consumato da troppi schiocchi, e più si ha la sensazione che quei rumori di fondo non siano poi così rassicuranti. Ogni secondo trascorso con le mani sulle pareti amplifica il disagio innalzandolo a tali frequenze che i timpani cominciano a sanguinare, no, non è uno stormo che posa la sua dolce ombra sui campi sottostanti, non sono suoni che ti invitano a riposare ma sono grida, urla che non danno scampo. Decine, centinaia, migliaia di grida esplodono come un temporale minaccioso. Un terrificante, violento e innaturale temporale ti strappa il fiato lasciandoti senza voce, i polmoni sussultano, cercano ossigeno in una disperata corsa verso un cuore che ha già capito tutto. Ti fermi, rimani bloccato, le gambe non acconsentono più a seguirti, ti sono nemiche, vogliono solo voltarsi e scappare via. Fai uno sforzo immane per rimanere in equilibrio, ti appoggi alla parete ma ecco che vibra per l'onda d'urto di un dolore passato, un terremoto di piume fradicie, ali incastrate, becchi tagliati, zampe spezzate. Calma !, calma...., riprendi il respiro, ti sforzi di pensare ad altro, guardi in alto, una piccola rondine passa velocemente in piccoli cerchi, si avvicina, sente il buio della vita che trasmetti e in un battito frenetico scappa via. Ansimi, la frequenza sale, il tremore delle mani non accenna a smettere, le osservi, non riesci a dare un freno ai singhiozzi, stringi le labbra in un ultimo morso di coraggio e poi urlando con l'ultimo fiato che hai in gola chiedi scusa, scusa, scusa. Squarciando il tuo petto cerchi di respirare, abbassi gli occhi, serri i pugni e violenti le tue gambe che non sentono l'impulso a muoversi, poi, ti concentri sul bosco circostante, si, hai una via di fuga, ormai sordo dai lamenti ti tendi come una molla e scompari, scappi via.....stacchi le mani. Chiudete gli occhi. Capannoni nascosti, lager impenetrabili che si aprono e si chiudono solo per fare caricare e scaricare migliaia di vittime, la loro unica colpa essere degli oggetti, delle cose, della carta straccia. Vittime costrette a sopravvivere ammassate senza aria, ferite, umiliate e torturate per ingrassare individui feroci e accontentare la gola di altri. Migliaia di piccoli esseri privati non solo della libertà, della vita, della loro natura ma insultati anche da morti, scherniti, presi a calci. L'olocausto dura mesi, anni, poi si ferma, viene fermato, nessuna dittatura è eterna. Adesso, aprite gli occhi. L'erba ha acquistato un verde brillante, spacca il cemento creando fessure sempre più larghe. Decine di animali: colombi, capre, pecore, mucche, galline, maiali, cinghiali e altri fino a poco tempo prima segregati respirano spensierati tra i corridoi dei lager, inconsapevoli del dramma che quelle pareti hanno testimoniato, ma portatori loro stessi di altri drammi, altri lager. Timidi si affacciano alla piana e dopo un ultimo sguardo fugace si lasciano trasportare dall'aria profumata di una nuova primavera. Un piccolo laghetto traspira umidità, le sue acque un tempo marce di morte sono finalmente limpide, placate. Piccoli alberi da frutto riposano all'ombra di colline liberate, una leggera sinfonia di saltelli accompagnano un torrente simbolo di una rinascita.
Spalancate gli occhi. Questo non è un sogno, una fiaba per costringerci a vivere di fianco alla sofferenza, per non pensare, o un incubo che ci attanaglia le notti insonne, ma è realtà. Questo angolo di terra, questa valletta strappata alla violenza esiste. La chiamerei “l'isola che non c'è” ma non posso questa isola è palpabile, è presente. Nascosta da una cintura di alberi complici, da profumi delicati di fiori di collina, da rumori familiari, semplici, sereni, finalmente sereni. Abitata da animali umani e da animali non umani, insieme, rispettandosi e imparando da ognuno nuove esperienze. Qui gli animali non vengono acquistati per uno stupido concetto di liberazione, qui vengono strappati dalle morse del sistema. Ormai e' mattina devo partire, un ultimo sguardo alla piana, ai suoi colori e poi mi volto, respiro profondamente, le sensazioni di comprensione qui hanno un senso. Mi allontano, non mi accorgo che qualcuna mi sta osservando, tranquilla, le ferite ormai rimarginate da tanto tempo, una forza di tale portata che intimidisce, una testimone diretta dell'ecatombe, l'ultima sopravvissuta all'infinita, assurda giostra del dolore. Poi una sensazione, mi volto e la vedo, riesco a salutarla, ora riesco a sorridere, ora riesco a respirare... All'orizzonte si staglia una piccola nuvola, sembra quasi abbia la forma di un cuore, chissà mi dico, forse anche le nuvole vogliono chiederti scusa...
Olmo 25 febbraio 2016

Gli ospiti non umani di Agripunk hanno tante storie da raccontare, qui di seguito la storia di Scilla un torello riuscito a scappare dalle grinfie dei suoi aguzzini, è fuggito da una nave gettandosi in mare, una nave che trasportava bestiame nel mar mediterraneo, il torello si è buttato in mare fra Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina, ecco la sua storia...

Regalo di un fratello per Scilla di Olmo Vallisnera

BUIO.
FREDDO.
NON RESPIRO, MI MANCA L'ARIA, AIUTO!
Vicino a me centinaia di fratelli, sorelle che piangono, urlano, si schiacciano fra di loro, perche?

Perchè rinchiusi al buio, incatenati, percossi, umiliati, perche?
Devo respirare, sono giovane non voglio morire.
Alcuni compagni cercano di fare scudo ai più deboli, prendono le bastonate al posto loro, non si piegano, dove la trovano la forza, loro stessi imprigionati senza colpa.
Nel buio più totale il sangue, l'odore del sangue è insopportabile.
Mi giro e cerco di abituare gli occhi all'oscurità... ecco!
Un barlume di luce.
Devo farmi forza, devo avvicinarmi a quella luce a quell'ossigeno, a quell'ultimo ossigeno.

Cerco di attraversare quel corridoio infinito di corpi, scavalco il dolore, la rassegnazione alla violenza, metro dopo metro.
Ora sono vicino, la luce penetra nella mia carne, sento l'aria, pulita, sa di sale.
Un uomo scende le scale e apre un cancello per depositare dei secchi, si volta, va via.
Ha lasciato il cancello aperto!
Forza vai

Salgo faticosamente le scale e a un tratto sono all'aperto.
Davanti a me un oceano di acqua, mamma mia che paura e ora?
.
Vedo degli uomini che corrono verso di me, e ora?
Gli uomini si avvicinano, hanno la bava alla bocca, sono arrabbiati, ormai pochi metri.
Poi tutto cambia.

Il comandante sorridendo sarcastico sibila
.
L'acqua è fredda, faccio fatica a nuotare ma sono giovane, non devo cedere.
Non avevo mai visto tanta acqua, non so dove andare, mi sento stanco ma devo allontanarmi al più presto, morirò ma morirò libero.
Ore a nuotare nella corrente gelida, in mare aperto, l'acqua che penetra nelle narici, in bocca, il sale che brucia sulle ferite ma devo nuotare, devo allontanarmi.
Sento un rumore che cos'è? noo! una barca, mi hanno trovato.
Uomini mi legano, mi trascinano, rumore di motori e poi la costa.
Non riesco a camminare, sono distrutto, lasciatemi qua, mi gira la testa.
Un rumore sordo, il giovane crolla sull'asfalto del molo, sfinito.
Albe e tramonti si susseguono.
Perchè non mi uccidono?
Ormai sono mesi che mi tengono qui.
Ogni tanto vedo degli umani che si avvicinano, non mi colpiscono con il bastone, mi piace questa cosa, ma chi sono?
Ore, giorni, mesi e poi qualcosa cambia.
Oggi vedo dei gran preparativi, non capisco cosa succede, ma intuisco che vogliano portarmi da qualche parte.
Rumore di strada, l'aria entra dall'alto, un'aria fresca chissà dove mi portano, ho paura.
Poi il motore si ferma, sento chiaccherare fuori, si apre il portone e vedo degli umani che mi guardano.
Scendo e ho l'impressione che non sia in pericolo, comunque aspetto per sicurezza, male che vada corro.
Qualcuno si avvicina, una carezza, un sorriso, mamma mia che bello!
Non avevo mai sentito una carezza, ma chi siete?
Perchè voi non mi picchiate?
Mi addormento, esausto.
La mattina dopo è diversa dalle altre, da tutte le altre.
Sento un profumo di erba bagnata, sento allegria, sento tranquillità.
Vedo che ci sono altri miei fratelli e sorelle che stanno bene, ma dove sono?
Vi prego non prendetemi in giro, ditemi dove sono?
Una carezza mi calma e poi un'altra, mi piacciono le carezze.
Vedo delle lacrime scendere da chi mi sta vicino, occhi belli, profondi, come i miei.
Guardo queste persone che mi parlano sottovoce, mi parlano d'amore, mi trasmettono pace, finalmente pace e piango anch'io.
Piango tutte le lacrime che ho trattenuto in mare, le lacrime dei miei fratelli e delle mie sorelle. Ancora devo capire dove sono, ma una cosa l'ho capita, qui sono in salvo, potrò crescere, giocare, vivere...
Scilla è salvo.
Salvato da esseri umani che guardano l'orizzonte con occhi puliti.
Il rispetto e la determinazione alle volte, alcune volte hanno la forza di attraversare oceani e volare sopra colline liberate.
Grazie ragazz*, grazie.
Olmo

1 Febbraio Scilla finalmente libero di Desirèe

Sono passati 4 mesi dall'arrivo di Scilla al nostro rifugio.
Un mese per abituarci alla reciproca presenza, gli altri 3 per aspettare la conferma della riuscita della castrazione.
Conferma arrivata e quindi scongiurato qualunque rischio di avversità, conflitto oppure semplicemente scongiurati eventuali accoppiamenti indesiderati.
Niente più si intrometteva quindi tra lui e il resto della banda.
Così il 1 febbraio 2017, si aprivano i cancelletti della zona di ambientazione e Scilla finalmente si univa alla mandria e al gregge correndo come un matto sotto la pioggia, come un ragazzino felice di uscire finalmente a giocare con gli amici.

Lui è stato il nostro chiodo fisso per tanti mesi... da aprile 2016 quando, appena letta la sua storia, abbiamo immediatamente contattato tutt* per chiedere che venisse risparmiato e mandato da noi... con tutti gli alti e bassi, le difficoltà, il tempo che passava e lui lì che aspettava.
Chissà se lo sapeva che ogni giorno pensavamo a lui, chissà se si rendeva conto di aver dato, con il suo gesto disperato, nuova forza a così tante persone.
Chissà anche cosa ha pensato dopo le lunghe ore di viaggio fino a qui, quando ha visto cosa e chi lo attendeva fuori da quel recinto di ambientazione, antipatico quanto necessario.
Chissà se capiva quanto rispetto nutrivano per lui coloro che gli si presentavano davanti.
Lui così fiero ma alla fin fine così tenero... stiamo pur sempre parlando di un cucciolone travolto da una serie di eventi così strani da far girar la testa a chiunque.
Di sicuro sappiamo cosa pensa ora o almeno lo possiamo intuire dal suo sguardo, cambiato così tanto nel giro di pochi minuti.
Lui se lo sentiva che era il momento... da giorni ci dava segnali abbastanza espliciti e ce lo chiedeva!
Lo abbiamo quindi, ascoltato di nuovo e abbiamo aperto l'ultima "gabbia" della sua vita.
Ora è davvero libero, insieme a tutt* le/gli altr* abitanti del pascolo che l'hanno accolto davvero come un principe e con lui noi tutt*, che finalmente riusciamo ad assaporare l'essenza vera della sua liberazione o forse, l'essenza vera della liberazione stessa.
Non è forse un caso che oggi, a 22 anni dalla morte di Jill Phipps investita durante un presidio da un camion che trasportava vitelli per la macellazione, si senta così forte la necessità di assaporare davvero la libertà.
Quella libertà che lei non ha più, quella libertà per la quale tanto ha lottato, quella libertà per la quale è morta.
La libertà di Scilla la dedichiamo a lei.

Ancora sul torello Scilla un articolo di Pagine Vegan:
Il torello Scilla è sano e salvo e noi siamo nell’Antropocene

Scilla, un eroe del nostro tempo

Erano i primi dell’aprile scorso quando ci giungeva la notizia di una “mucca” scoperta a nuotare nello Stretto di Messina. Ci sarebbero volute parecchie ore per saperne di più e soprattutto seguire a distanza il suo salvataggio. Il torello, come poi si è rivelato, veniva da una nave da trasporto che lo avrebbe dovuto consegnare alle sponde opposte del Mediterraneo insieme ad altri compagni al solito capolinea; il veterinario che lo ho visitato sul molo dopo il salvataggio aveva rilevato la presenza del microchip e quindi c’era la possibilità che il giovane, adesso di nuovo in mano degli uomini, dovesse riprendere il suo tragico viaggio. Grazie a Resistenza Animale, ad Agripunk, a Enpa Sicilia e Nazionale, e anche alle migliaia di persone che hanno attivato il mail bombing verso le autorità competenti affinché si convincessero a dare in adozione il vitello, subito battezzato Scilla, oggi Scilla è un animale libero.
È appena arrivato ad Agripunk che l’ha chiesto tempestivamente in adozione; è stato accolto nel rifugio “per tutti gli animali” situato in provincia di Arezzo, ex sede di un allevamento intensivo di tacchini e oggi punto di riferimento della cultura equispecista. Da oggi Scilla condurrà la sua vita in libertà, insieme ad altri animali salvati dal macello e vivrà, speriamo, lunghissimi anni; forse ci regalerà, come capita a molti animali nei rifugi, sprazzi del suo carattere e della sua personalità, aiuterà altri compagni,sarà un leader o un timidone… Abbiamo speranze riposte in lui! Il coraggio di Scilla, la sua voglia di libertà non possono che esserci d’insegnamento e di ispirazione.

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