martedì 25 ottobre 2011

1° NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE VEGAN

In alto: Immagine tratta dal blog http://sedutainriva.splinder.com/


Non solo Dio non esiste, ma provate a trovare un idraulico la domenica.
Woody Allen.


1° NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE VEGAN

Dal sito OCSA la comunicazione di un importante evento:

Il primo novembre si celebra la Giornata Mondiale Vegan (World Vegan Day), in tutto il mondo organizzazioni, gruppi o semplici individui decidono di proporre, ognuno con le proprie modalità, la diffusione del veganismo.

Ancora una volta scegliamo di farlo anche noi, portando in strada il significato etico di una pratica di vita quotidiana che può salvare la vita di tantissimi animali e far prendere coscienza della loro reale condizione in questa società.

Dalle ore 15:00 saremo posizionati in un punto di grande passaggio del centro di Roma (il primo novembre in Italia è un giorno festivo nazionale) con un banchetto informativo, con gustosi assaggi vegan gratuiti e con attivisti che attraverso immagini esporranno la condizione di schiavitù degli animali e la loro vita al di fuori degli allevamenti.

Useremo cartelloni (disponibili sul posto), volantini in italiano/inglese e infine uno schermo con proiezioni di cortometraggi ed immagini di animali salvati dagli allevamenti.

Porta la tua passione e volontà di comunicare alle persone il motivo per cui è talmente importante essere la voce degli animali non umani, una voce che ne chiede incondizionatamente la libertà immediata.

DOVE
Largo dei Lombardi (lungo Via del Corso)

QUANDO
martedì 1° novembre, dalle ore 15:00 alle 18:00.
In caso di pioggia l'iniziativa non avrà luogo.

... Continua



Le fonti rinnovabili sono la soluzione ai nostri problemi energetici, e l'eolico è senz'altro il sistema più economico e meno devastante per l'ambiente per produrre energia, ma parliamo delle piccole pale eoliche ad asse verticale, non delle enormi pale posizionate ad oltre 120metri di altezza, le pale eoliche di queste dimensioni sono funzionali alle multinazionali e devastano l'ambiente ed il territorio, inoltre uccidono migliaia di volatili, come documenta il CABS in questo articolo:

Il rischio delle pale eoliche

Impianto eolico off shore, estremamente pericoloso per anatre marine e gabbiani  (© Less Salty/Wikicommons)

Impianto eolico off shore, estremamente pericoloso per anatre marine e gabbiani
(© Less Salty/Wikicommons)

Difficile che qualcuno non lo abbia notato: le pale eoliche stanno colonizzando il territorio europeo. Vengono allestite sui crinali, lungo le coste, addirittura in mezzo al mare e vi sono ogni giorno nuovi impianti in costruzione. In Germania settentrionale il paesaggio ne è ormai pieno.

Sebbene si tratti di un’energia pulita, vi è qualcosa che stona nell’eolico, almeno a valutare dalle numerose polemiche che vi vertono intorno. Sono tre i capi d’accusa che i giganti bianchi si trovano a dover fronteggiare sul piano ambientale: hanno un impatto negativo sul paesaggio? Sono una valida alternativa ai combustibili fossili? Uccidono gli uccelli?

Affrontiamo subito e rapidamente la terza questione, che ci interessa direttamente, per poi passare alle altre due. Per chi fosse interessato ad approfondire la lettura dei dati sull'impatto dell'eolico sull'avifauna, lo rimandiamo a questa pagina.

Impatto su rapaci, pipistrelli e uccelli migratori

Nibbio reale trovato morto in un impianto eolico in Spagna

Nibbio reale trovato morto in un impianto eolico in Spagna

Sin dall'ormai famigerato impianto di Altamont Pass in California negli anni '80 è noto che le turbine eoliche sono un pericolo per gli uccelli. Le collisioni sono inevitabili: se delle pale eoliche non uccidono gli uccelli è solo perché non ci sono uccelli nella zona e dove ci sono uccelli nella zona, poco a poco ve ne saranno sempre meno a causa delle turbine.

Le pale eoliche costituiscono una fonte di pericolo soprattutto per i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne. Seguono i piccoli migratori (tutti, ma in particolare rondini e rondoni) e i pipistrelli. Ovviamente a causa della differente densità di uccelli nella zona e della presenza o meno di rotte migratorie è impossibile stabilire un impatto numerico medio per le pale eoliche: vi sono impianti che registrano zero collisioni e altri che registrano 18 collisioni/turbina/anno (Lekuona, 2001), 35 (Everaert, 2003) o 33 (Winkelmann, 1994).

Purtroppo le turbine vanno costruite lontano dalle zone abitate e laddove vi è il vento, quindi sui crinali o vicino al mare, guarda caso laddove sopravvivono gli uccelli, soprattutto le specie più minacciate!

Ma l'effetto deleterio delle pale eoliche non è solo diretto: oltre alla morte per collisione, tutti i ricercatori sono concordi nel ritenere che gli impianti eolici sono dannosi per l'avifauna per altre due ragioni: sottraggono territorio agli uccelli (gli animali si rifiutano di nidificare o alimentarsi all'interno dei parchi eolici, avvertendo il disturbo delle pale, la degradazione del suolo, presenza di strade, elettrodotti, veicoli in movimento), per l'effetto barriera che obbliga gli stormi a giri più lunghi durante i voli (dispendio energetico maggiore in inverno).

Per leggere più nei dettagli quanto si sa sull'impatto degli impianti eolici sull'avifauna, si puó seguire questo link..

Il paesaggio eolico

Tocco da Casauria, un vecchio borgo abruzzese, ora modello di paesaggio eolico

Tocco da Casauria, un vecchio borgo abruzzese, ora modello di paesaggio eolico

A ognuno possono o meno piacere i crinali cosparsi di pale rotolanti in fila. Molte persone dicono che interrompono la monotonia del paesaggio, addirittura che lo rendono più “umano” o “dolce”. Dal nostro punto di vista le pale eoliche sono un obbrobrio paesaggistico.

Le colline abruzzesi per esempio con le loro gole rocciose e i pascoli brulli in quota hanno un fascino agreste, pastorale, cantato dai poeti. Ora questo fascino è eliminato dagli enormi manufatti industriali. Riteniamo che se le pale eoliche possono non infastidire chi non si lascia ispirare dalla natura selvaggia, anche quella plasmata da millenni di civiltà contadina e pastorale, ogni pala è una ferita profonda per chi negli spazi enormi delle brughiere, dei pascoli, delle gole, intorno ai borghi medioevali vi trovava il segno di una natura e di una cultura non ancora colonizzata dall’uomo industriale. L’alternativa alla città e alle pianure dense di infrastrutture.

Quale maggiore sopruso di quello per cui gli uomini non gradendo le pale intorno a casa (perché fanno rumore, per gli elettrodotti, perché sono sproporzionate col paesaggio) le piazzano negli spazi marginali, quelli naturali più selvatici, dove non “danno fastidio”? Le pale eoliche sono di certo l’ultimo estendersi della longa manus della civiltà urbana, industriale, postmoderna, su quegli spazi selvatici non ancora sfruttati per il suo fabbisogno (montagne, cielo).

Impianto eolico nell'alto Vastese: prima e dopo. Si noti l'impatto paesaggistico e ambientale (fonte: biodiversità italiana, ministero dell'ambiente)

Impianto eolico nell'alto Vastese: prima e dopo. Si noti l'impatto paesaggistico e ambientale (fonte: biodiversità italiana, ministero dell'ambiente)

In un'intervista di Repubblica si sostiene che l’eolico non danneggia il turismo. Borghi medioevali o siti storici dell’UNESCO non perdono bellezza se vengono circondati dai giganti di 200 metri. Si dice che i turisti che visitano Tocco da Casauria, in Abruzzo, possono ora includere un giro sotto le pale. Ognuno ha i suoi gusti: se vi offrissero una stanza con vista su una gola e un bosco o su 4 enormi pale eoliche rotolanti, voi cosa scegliereste?

Alternativa ai combustibili fossili?

L’eolico ha fatto passi da gigante in Italia: oggi ci garantisce l’1,8-2% dell’energia elettrica che utilizziamo! Complimenti! Abbiamo dissestato montagne, costruito nuove strade, riempito alcuni fra i siti più belli d’Italia con pale eoliche per guadagnare un 2% dell’energia che utilizziamo. O dovremmo forse dire che sprechiamo. Si tenga presente che solo per il lampeggiare del led di televisore, computer, lettore DVD e caldaia se ne vanno in un anno in tutta Italia almeno 20.000 Gwh, ovvero circa il 5% del fabbisogno elettrico nazionale. Si calcoli inoltre che per effetto della crisi e quindi di una contrazione nei consumi fra il 2008 e 2009 il fabbisogno degli italiani si è contratto del 5,66%. Sembrerebbe che un uso un po’ più moderato dell’energia possa portarci più in là di quanto facciano 5/6 volte il numero di pale eoliche già presenti sul territorio italiano.

Riprendiamo i dati in mano per l’Italia sulla produzione di elettricità nel 2009:

idroelettrica geotermica eolico solare combustione rifiuti-gas-carbone-petrolio-nucleare importato
15,8% 1,5% 1,9% 0,2% 80,6%


Come si vede l’eolico non contribuisce un granché, a meno che per farlo contribuire di più non vogliamo letteralmente tappezzare coste e montagne di impianti? Ma anche questo servirebbe? Vi sono due osservazioni da annotare: innanzitutto l’eolico non sembra avere grandi vantaggi economici, costa di più di quanto rende: al momento è un buon affare perché vive dei contributi europei. Altrimenti perché tutte le volte che si minaccia di ridurre gli incentivi, si alzano grida di protesta da parte di tutti gli industriali? E si è notato come esiste solo l’eolico su grande scala e non quello a piccola scala? Non viene il dubbio che al momento in questo affare ci si siano buttati solo gli imprenditori, grazie alla possibilità di incamerare gli incentivi europei?

Rondone appena rinvenuto ucciso da una pala eolica vicino Bonn

Rondone appena rinvenuto ucciso da una pala eolica vicino Bonn

Ma almeno risolvesse il problema energetico: in molti paesi d'Europa c’è scetticismo. La produzione eolica non è conciliabile col consumo per l’imprevedibilitá del vento. Se come in Francia si ha il riscaldamento elettrico, in inverno il freddo non va di passo col vento. Ecco che avremmo milioni di francesi al gelo: l’energia eolica è intermittente, imprevedibile e non è un’energia alternativa, bensì integrativa. Questo punto è importante. Ha sempre bisogno di essere affiancata - anzi viste le proporzioni, di affiancarsi - al nucleare, al gas o al petrolio. Il vento non sostituirà mai nucleare o combustibili fossili. È un problema quantitativo al momento insuperabile. Ordini di grandezza tra loro non confrontabili. A livello mondiale, infatti, eolico e fotovoltaico contribuiscono rispettivamente per circa il 2% e lo 0,2% alla energia elettrica totale prodotta. Tutto il resto, e cioè oggi circa il 98% viene da combustibili fossili e nucleari o centrali idroelettriche, né se ne vede una diminuzione.

... Continua

Parlando di orti sinergici, il video di un orto realizzato a Budrio:



Internet rappresenta il primo momento in assoluto nella storia in cui l'informazione sfugge ad un qualunque controllo dell'elite al potere, lo spiega bene Luogocomune in questo intervento:


L'Internet nel rapporto millenario fra informazione e potere


L'Internet è la terza grande rivoluzione nella storia della comunicazione.

La prima fu quella di Gutemberg, che con la stampa toglieva il privilegio della conoscenza ai pochissimi possessori di libri copiati a mano, e la metteva a disposizione di una elite, sempre ristretta, ma centinaia di volte più ampia della precedente.

Da un punto di vista algebrico, introduceva il principio della replicabilità della fonte, con ciascuna unità fruibile da un singolo utente alla volta.

STAMPA: Una fonte, una destinazione (1 x 1 = 1).
La seconda rivoluzione fu quella della radio-televisione, che introduceva suoni ed immagini, superava grazie all'etere i limiti fisici della propagazione manuale, e introduceva soprattutto il concetto della contemporaneità (la "diretta").
Da un punto di vista algebrico si superava così la fruizione unitaria, con ogni singola fonte in grado di raggiungere infiniti utenti nello stesso momento.

RADIO-TV: Una fonte, infinite destinazioni (1 x 1000 = 1000).
La terza rivoluzione, Internet appunto, non apporta alcun cambiamento radicale da un punto di vista tecnologico (testo, suono e immagine rimangono bene o male alla base del linguaggio), ma introduce il concetto - profondamente rivoluzionante - di reciprocità. Ora fonte e utente sono sullo stesso livello, e possono interagire.
Da un punto di vista algebrico, ciò rende le infinite utenze altrettante fonti potenziali.

INTERNET: Infinite fonti, infinite destinazioni (1000 x 1000 = 1.000.000).


In un grafico molto approssimativo, che ponesse intorno all'anno zero (inizio Impero Romano) le origini della civiltà occidentale, le distanze fra le tre rivoluzioni risultano in una accelerazione algebrica molto simile a quella del rapporto informazione/utenza. Ovvero, i tempi si riducono secondo la stessa curva con cui si allarga la base "informata":



A giudicare da questa progressione, entro una decina d'anni al massimo...


LE 3 RIVOLUZIONI: UN FATTORE COMUNE, UNA PROFONDA DIFFERENZA

Nell'ambito dell'assioma "informazione = potere", ciascuna delle tre rivoluzioni, allargando la base "informata", ha ridotto di altrettanto la "disinvoltura" con cui l'elite poteva permettersi di abusare a piacimento del potere. Se nel basso medioevo il principe poteva mettere a morte il servo senza doverne rispondere a nessuno, durante l'illuminismo questo già comportava per lui una qualche complicazione in più. Ed ai giorni nostri, per l'equivalente di quell'omicidio, bisogna o rifugiarsi nella pena di morte (con la complicità del giudice, caso frequente negli USA), oppure contare sull'impunità che comunque ti offre il sistema democratico, se ne sei un esponente di vertice. Ma bene o male, Andreotti i tre gradi di magistratura se li è fatti tutti, e ne è uscito "non colpevole" più che altro sulla carta. (Nota bene: non "innocente").

Ma Internet ha un'altra caratteristica, la cui portata storica è forse ancora maggiore delle precedenti: rispetto ai due passaggi precedenti, Internet rappresenta anche il primo momento in assoluto nella storia in cui l'informazione sfugge ad un qualunque controllo dell'elite al potere.

E' ciò non è affatto marginale, visto appunto l'assioma di partenza.

***

Ci vorrà del tempo prima che la gente si abitui alla (o anche si accorga della) portata storica di questo aspetto. Ed altrettanto ce ne vorrà perchè l'elite si renda conto fino in fondo della serpe che si è covata in seno (l'Internet, sublime paradosso, è stato inventato dai militari USA, come "arma segreta"), ma il processo ormai è avviato, ed è chiaramente irreversibile.

Non solo infatti le implicazioni commerciali rendono oggi l'Internet indispensabile alla struttura economica dell'Occidente, ma a questo punto sarebbe teoricamente impossibile sopprimerlo per il semplice fatto che un qualunque tentativo in quel senso verrebbe immediatamente denunciato al mondo tramite Internet stesso. Ovvero, l'arma che ferisce è anche il proprio sisteme di difesa migliore.

E senza consenso popolare - ci insegna la storia - non ha mai governato nessuno per più di venti minuti. Una volta che il re è nudo, lo è tanto oggi quanto lo era ieri.

(Questo non vuol dire che non vi saranno, come già vi sono, continui tentativi di restrizione di ogni tipo. Ma possono solo prendere di mira il singolo, non il sistema in sè, e per ogni sito eventrualmente chiuso con qualche sotterfugio se ne riapriranno subito tre nel giro di un quarto d'ora).


GLI ASPETTI NEGATIVI, E IL "FATTORE UMANO"

Come in tutte le rivoluzioni, in cui l'eccesso diventa regola, anche Internet porta con sè il suo bagaglio di aspetti negativi. Il fatto ad esempio che chiunque possa immettere in rete ciò che crede, rende la piazza un infido "souk" dove distinguere il prodotto sano da quello bacato è tutt'altro che facile.

C'è inoltre il problema che potremmo definire "incesto dell'informazione". Ovvero, una volta che una qualunque informazione è messa in circolo, può venire teoricamente ripresa e riciclata all'infinito, creando da una parte una distorsione della stessa, dall'altra la falsa sensazione di una "abbondanza" che può essere facilmente scambiata per conferma della sua veridicità.

Per i due problemi, fortunatamente, c'è un'identica soluzione: la consuetudine all'uso del mezzo. Che si sia navigatori con salvagente o surfer da onda oceanica, arriva per tutti il momento in cui, istintivamente, ti viene il sospetto di essere finiti in un sito "ciucco". E siccome a quel punto si è di solito anche abbastanza familiari col mezzo da poter condurre un'efficace ricerca in tempi brevi, la verifica di quel sospetto è anche solitamente a portata di mano. (Il "capitano" un pò esperto sa bene come rivolgersi al motore di ricerca, per verificare se si tratti di un ripetuto effetto copia-e-incolla, o se invece svariate fonti riportino in effetti l'argomento da punti di vista indipendenti).

Un'ultimo aspetto negativo, per molte persone, è la cosiddetta "mancanza del fattore umano" nei rapporti che si creano in rete: mi sembra di parlare con uno schermo luminoso, non posso chiacchierare con uno se non lo vedo in faccia, che senso ha dire ciao se non puoi stringergli la mano?

Innegabile, ovviamente: per il club delle bocce la nostalgia l'abbiamo tutti. Vorremmo però suggerire un rovescio della medaglia, che potrebbe almeno in parte consolare i più sensibili a questo problema: proprio perchè in rete non ci si "incontra" per prossimità fisica, il criterio aggregativo diventa il qualunque oggetto specifico che sia di comune interesse: la passione per la vela, l'odio per gli eschimesi, l'interesse per la ricerca bioatomica. Ecco quindi che, una volta trovato il proprio "bar" sotto casa, ci si sente sì più estranei in un senso (anche se dura poco), ma decisamente più "a casa" nell'altro. In secondo luogo - e qui sta forse la grande lezione umana di Internet - non conta più se quello che hai davanti (si fa per dire) è alto o basso, bello o brutto, ricco o povero.


... Continua

Sempre a proposito di Internet una bella intervista a Claudio Messora autore di uno dei blog più seguiti in rete Byoblu:

Il mestiere del blogger

SkyTg24 Byoblu Byoblu.Com Claudio Messora Rassegna Stampa Roberto Maroni Maronity Report Minority Report

Riporto il testo di un'intervista che ho rilasciato per il numero di Ottobre di "Bergamo Economia". Questo è il Pdf: "Il mestiere del blogger, professione o vocazione?".

Nel video qui sopra, invece, Byoblu.com entra nella rassegna stampa di SkyTg24.

Il mestiere del blogger, professione o vocazione?

intervista di Bergamo Economia a Claudio Messora


Giorgio Chiesa: "Cosa vuol dire essere blogger in Italia oggi? Lo abbiamo chiesto a uno dei massimi esponenti della categoria, gestore del quarto blog politico a livello nazionale. Stiamo parlando di Claudio Messora, ideatore di byoblu.com, ovvero colui che dell'informazione libera e indipendente ha fatto una vera e propria bandiera e della rete telematica il più formidabile strumento per difenderla. Una professione, dicevamo, sostenuta economicamente dai suoi lettori."

Claudio Messora: "Facevo l'informatico di lavoro, ad alto livello. È stato un mestiere che mi ha portato a volare nei cieli d'Europa. Ho avuto incarichi in società assicurative che fatturavano milioni grazie ai software delle imprese che rappresentavo. Poi, nel 2007, ebbi un problema con un'azienda per cui ero amministratore delegato. Decisi così di abbandonare e, invece che cercare un altro impiego analogo,decisi di rivalutare un sito Internet che mi ero costruito da solo in passato. Nel tempo libero ho cominciato a scrivere e a produrre video, vidi così che l'interesse delle persone iniziava a crescere, allo stesso tempo s'instaurava un legame reciproco molto forte. Ora sono loro a sostenermi con delle donazioni, perché quel blog è diventato la mia professione e la sua cura un lavoro a tutti gli effetti, ma con orari che vanno ben oltre le otto ore giornaliere".
Giorgio Chiesa: "Quali sono i rischi più concreti, presenti e prossimi, per un blogger che fa libera informazione?"

Claudio Messora: "Se non sei legato ad alcuna corrente e partito politico (o se non hai un editore alle spalle), se sei realmente indipendente, il rischio più concreto è quello di ritrovarti sommerso dai debiti. Perché essere blogger è tutt'oggi una vocazione più che una professione comunemente intesa. Di conseguenza c'è un secondo pericolo molto tangibile, quello di non poter far fronte allo strumento d'intimidazione principe in Italia: la querela. Ne ho ricevute due recentemente, molto "pesanti" (un costruttore de L'Aquila e un opinionista italiano che è stato anche vice-direttore del Corriere della Sera). Sto fronteggiando queste urgenze con un avvocato amico che non mi fa pagare le sue parcelle. Questo è il nostro paese, un luogo in cui la prima forma di comunicazione è la querela invece che un dibattito libero per far valere le rispettive posizioni, magari proprio in rete e ospitato da byoblu.com".

Giorgio Chiesa: "Resta il fatto che bisognerebbe trovare un giusto equilibrio tra l'utilizzo della querela e il libero flusso delle informazioni."

Claudio Messora: "Gli strumenti di tutela giudiziaria sono validi, ma bisogna comunque utilizzare il buon senso. Basterebbe, come dicevo, avere un confronto, una possibilità per concedere spazi di rettifica. Solo se queste condizioni continuassero a mancare sarebbe giusto passare alla querela. Ciò che interessa il lettore, infatti, non è sapere esattamente quanto uno abbia ragione o quanto abbia torto. È importante il confronto tra posizioni diverse. L'Islanda (paese che si è anche contraddistinto per avere rifiutato tutte le politiche comunitarie imposte dall'Unione Europea) ha addirittura creato una zona di libertà per l'informazione, una zona franca nella quale se si pubblicano le informazioni in un server dedicato non è possibile querelare. Anzi, se qualcuno dovesse permettersi di farlo verrebbe controquerelato dallo stato".

GIorgio Chiesa Bergamo Economia Claudio Messora Intervista Ottobre seconda paginaGiorgio Chiesa: "Parlando d'informazione, è d'accordo con Beppe Grillo nel dire che la fonte autorevole della notizia (o meglio la veridicità della stessa) è data dalla reputazione del soggetto che la sta esprimendo?"

Claudio Messora: "Questo è evidente. Solo una volta, al quinto post di una lunghissima giornata, pubblicai un video di un canale satirico americano che ritraeva un Obama che parlava in playback. Fui subissato da commenti critici che mi fecero notare come avessi preso una vera e propria bufala. È questa la riprova che la rete è estremamente flessibile e veloce nel risolvere le conflittualità. Grazie alla rete tutti possono rispondere e criticare, al contrario delle televisioni e dei giornali in cui pochissimi possono scrivere su uno spazio estremamente limitato. In altre parole, Internet ha in sé gli anticorpi per difendere la veridicità dell'informazione e costruire la reputazione dei blogger e quindi l'autorevolezza
di chi la merita".

Giorgio Chiesa: "L'Italia, nella graduatoria di penetrazione della rete tra la popolazione, è tra i fanalini di coda a livello europeo. Quali sono le cause di una classifica così infelice?"

Claudio Messora: "E' principalmente una questione politica. Non dimentichiamoci che l'Italia è un paese già declassato a livello di semplice libertà di stampa, questo perché c'è un gigantesco conflitto d'interessi: abbiamo un governo connotato dalle stesse persone che hanno partecipazioni o proprietà nelle televisioni nazionali. L'unico modo per abbattere la rete è quindi quello di non incentivarla. Sono stati dati fondi per lo sviluppo della banda larga e a più riprese sono stati tolti. Ci sono ancora oggi in Italia zone dove non solo è assente
l'adsl, ma anche il telefono. Ecco perché siamo scivolati alla 53° posizione nella classifica di penetrazione della rete in relazione alla popolazione. Internet, tra l'altro, permette alle aziende di fare business, sviluppo, di creare know-how. Con uno studio recente, Google ha stimato che gli investimenti in banda larga fruttano a un paese dal 3,3 ai 4,3 punti di PIL".

Giorgio Chiesa: "Se la banda larga (con le tecnologie VoIP) prendesse il sopravvento, cosa ne sarebbe dei posti di lavoro che attualmente garantiscono le grandi compagnie telefoniche?"

Claudio Messora: "Le innovazioni hanno reso obsolete molte cose, ma le aziende italiane preferiscono non rendersene conto per non svalorizzare gli investimenti fatti. I posti di lavoro si convertono, è per questo che la scuola non va massacrata, ma anzi valorizzata con corsi di formazione continui. Ci sono aziende americane che investono per mantenere aggiornati i propri dipendenti, proprio perché la realtà è in continuo divenire. Un'azienda per essere vincente deve adeguarsi alle nuove tecnologie. Spesso accade invece che, anziché valorizzare il merito, i propri dipendenti vengano utilizzati come automi. Serve più meritocrazia. Così, se hai voglia di studiare e di rinnovarti, puoi emergere, altrimenti rimani indietro. In un paese in cui i lavoratori sono visti come risorse da formare, tutto si converte".
... Continua

Per la rubrica sull'alimentazione naturale una gustosa ricetta tratta da VeganRioT:

Torta alle patate dolci

Torta alle patate dolci
autore: Alessandra
Un'ora
4-6
  • 550 g di patate dolci
  • 125 g di margarina vegetale
  • 1 tazza di zucchero
  • ¼ di tazza di latte di soia
  • 2 cucchiai di semi di lino macinati
  • Un cucchiaio di cannella in polvere
  • Una bustina di vanillina
  • ½ cucchiaino di lievito
  • Un rotolo di pasta frolla

Fate bollire le patate in abbondante acqua. Una volta cote, fatele raffreddare sotto l’acqua corrente, sbucciatele e schiacciatele con uno schiaccia patate. Trasferite in una ciotola capiente o nell del mixer. Aggiungete lo zucchero, la vanillina, la cannella, la margarina lasciata ammorbidire e tagliata a cubetti, il latte di soia e i semi di lino mescolati ad un cucchiaio e mezzo d’acqua e, infine, il lievito. Riducete in crema con l’aiuto del frullatore a immersione o del mixer.
Foderate uno stampo da crostata con la carta forno e ricopritelo con la frolla (se usate quella già pronta mettetela nello stampo direttamente con la carta sulla quale è appoggiata) e riempitelo con il composto di patate livellando la superficie con una spatola. Fate cuocere in forno già caldo a 180°C per circa 35 minuti. Lasciate raffreddare. La torta tenderà a sgonfiarsi un po’, una volta tolta dal forno.


Tornando alle miserie di casa nostra, siamo alla frutta... dal blog DalfusodiTaiwan:

Siamo alla frutta...!


mela rinascimento

Marie Antoinette
de Elisabeth Vigée-Lebrun

M.me Recamier de David

grande odalisca di Ingres

The Boyarina di Makovsky

Flaming June di Leighton

susine Modigliani


pesche al Ghirlandaio


angurie Atroshenko

solo per sorridere un po' : ))


Ebbene si siamo veramente alla frutta... documentazione politica da Enteroclisma:

PROVERBI DI OGGI, PROVERBI DI IERI

Ormai si ride solo a sentire il suo nome.
Perfino gli altri capi di stato si abbandonano - seppur con perdita di stile - ad un irresistibile sorriso ironico.
... E, grazie a lui, tutto il mondo ride anche di noi italiani.


IL TRENO DEI DESIDERI

Ennesima giornata di protesta contro l'alta velocità,
in un paese in cui, ad andar veloci, sono soltanto le cose che vanno male.



PIOVE, GOVERNO LADRO !!

Aria di tempesta oggi, su Roma e dintorni.
Ma c'è chi nella tempesta è ormai da troppi giorni, senza che si decida a mollare il timone a persone più capaci di lui.
E non ci vuole molto a trovarle.


IL SUO PUNTO MIGLIORE ...


IZ e Mirò (4)

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/IZ%20-%20Miro%204%20low.jpg

IZ e Mirò (3)

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/IZ%20-%20Miro%203%20low.jpg

IZ e Mirò (2)

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/IZ%20-%20Miro%202%20low.jpg

IZ e Mirò (1)

http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/IZ%20-%20Miro%201%20low.jpg

...aggiungo in extremis una vignetta di "sensibilizzazione sociale", diciamo visto che la settimana è "questa" e non posso rimandarla!
Per altro le due vignette mi sembrano anche ben collegate:)



Pillola del giorno
: Totò Peppino e la malafemmina, la lettera



lunedì 17 ottobre 2011

Presentazione della fondazione Vallevegan


In alto: Immagine tratta dal blog http://utituran.splinder.com/


Il lavoratore vende se stesso e la sua libertà per un tempo definito al capitalista in cambio di uno stipendio.
Michail bakunin.


Presentazione della fondazione Vallevegan

Da qualche mese ormai mi occupo della realizzazione dell'orto sinergico presso la fattoria degli animali liberi Vallevegan, qui la presentazione della fondazione e gli obiettivi da realizzare:




Fondazione Valle Vegan: Logo (nella lettura ti accompagna il canto selvaggio di un usignolo libero, Luscinia megarhynchos)

ValleVegan è fondamentalmente uno spazio ed un punto di partenza.
Lo spazio è costituito da un casale e 11 ettari (110 mila metri quadri!) di terreno; il punto di partenza è tutto ciò che è che che sarà fatto in favore degli animali e della natura a partire dalle idee che vi prenderanno forma.

Il casale e i suoi abitanti...

ValleVegan è una Fondazione, nata a gennaio del 2006 ed ha sede tra i boschi, i fiumi e le grotte di Bellegra e Rocca S.Stefano, ad un'ora da Roma.
Il casale ed i terreni sono stati riscattati ad un prezzo bassissimo da un grande allevatore che ora ha smesso l'attività, abbandonando molti degli animali, tutti gravemente malati, che ora sono sotto la cura degli attivisti della Fondazione.

Gli scopi principali sono guidati dalla natura, dal vivere liberi, dal vivere vegan, dall'antispecismo, dalla liberazione animale.

ValleVegan è un ambiente "fisico e culturale" in cui tutti gli esseri viventi possono sperimentare e scoprire una dimensione di incontro, di conoscenza, di contatto e convivenza interspecifica completamente permeata dai valori del biocentrismo.

Carletto e la valle...

ValleVegan è un simbolo, è la trasformazione di luoghi precedentemente usati per la macellazione, per la caccia, per l'agricoltura intensiva, in uno spazio senza confini, senza sofferenza e senza sfruttamento.

ValleVegan è una comune in cui convivono stabilmente persone che hanno deciso di dedicare la vita all'amore per tutti gli esseri viventi (animali e vegetali) e luogo aperto a chiunque condivida tale scelta. E' l'esperimento per il passaggio da una società schematizzata ad una da ricostruire senza imprinting.

ValleVegan è degli animali. E'un centro per le varie attività di recupero, rinaturalità, accoglienza per chi ha subito torture, reclusioni, derisioni, privazioni da parte dell'uomo.

ValleVegan è l'espressione della madre terra che nutre, protegge ed educa attraverso i suoi semi, radici e frutti. La produzione infatti va oltre il biologico, in un contesto dove si rispetta anche il sito delle piante spontanee.

ValleVegan è un "ambiente" in cui l'uomo può riscoprire, rivendicare e potenziare la propria umanità, attraverso il recupero della propria naturale animalità, arrestando il processo di rimozione dell'inconscio ecologico e di autodecentramento esistenziale, che lo sta condannando alla solitudine ecologica e alla distruzione di se stesso e dell'intero pianeta.

ValleVegan è uno spazio in cui poter evolvere se stessi attraverso processi di dilatazione della propria esperienza del mondo naturale e di rielaborazione profonda di tale dilatazione.

ValleVegan è di tutti gli animali non umani e di tutti gli umani che sostengono le sue stesse idee. ValleVegan NON E' di chi - con atteggiamenti sessisti, razzisti, omofobici, o comunque autoritari (tipici del nazifascismo e dello specismo) - tenta con ogni mezzo di dominare la Terra ed i suoi abitanti. Nella sua globalità così come in casi isolati. ValleVegan ripudia il nazifascismo (sia esso inteso nella sua accezione storica e sia esso inteso nell'accezione più larga, che riguarda il concetto di sopraffazione di un essere vivente su un altro) e ogni degenerazione umana che pertanto combatte.
... Continua

Un'altra grande organizzazione è il CABS un comitato che si occupa degli uccelli e della loro libertà, ecco la presentazione:

Chi siamo


Volontari del CABS durante il campo antibracconaggio nelle valli bresciane, autunno 2001

Volontari del CABS durante il campo antibracconaggio nelle valli bresciane, autunno 2001

Il CABS (Committee Against Bird Slaughter), ovvero il Comitato contro l'uccellagione – è un'organizzazione per l'intervento e l'azione diretta. Questo vuol dire che grazie ad un ristretto consiglio direttivo, ad un efficiente equipe esecutivo e al continuo contatto con guardie venatorie e volontari, il CABS è in grado di reagire in tempi rapidi dovunque e in qualunque momento vi sia la necessità. Il lapso di tempo che intercorre fra la scelta dell'azione da compiere e la sua realizzazione è spesso molto corto, così che possiamo intervenire rapidamente laddove la fauna selvatica sia in pericolo.

Dall'anno della nostra fondazione nel 1975 fino ad oggi, grazie a questo sistema di azione, possiamo affermare di avere ottenuto molte vittorie nelle battaglie per la difesa degli uccelli.

In particolar modo interveniamo laddove trappolatori, cacciatori, bracconieri e commercianti di animali infrangono la legge europea o nazionale. Il nostro sforzo è di stabilire il più possibile rapporti di collaborazione con le forze dell'ordine responsabili – polizia, forestale, dogane. Allo stesso tempo, attraverso iniziative mediatiche, lavoro di lobbying e contatti con i parlamentari europei, puntiamo a migliorare le direttive ufficiali concernenti la protezione della natura e delle specie selvatiche.

Campi

Protesta del CABS-LAC sul colle San Zeno, Brescia

Protesta del CABS-LAC sul colle San Zeno, Brescia

Organizziamo campi e iniziative in molti Stati Europei dove la caccia agli uccelli migratori è praticata con mezzi illegali o illegalemente autorizzata dalle autorità locali, sia che si tratti di trappole, reti, vischio o caccia con fucile. Sempre affianchiamo nel loro lavoro le organizzazioni locali e la polizia. In Italia, Francia, Germania, Malta e Cipro ogni anno recuperiamo e distruggiamo più di 50.000 fra trappole e reti, controlliamo l'attività di centinaia di cacciatori e cooperiamo con le forze dell´ordine per portare i bracconieri di fronte al giudice.

Lobbying

Il CABS è costantemente in contatto con parlamentari e autorità di Bruxelles, Roma e Berlino. Questi contatti ci permettono di poter intervenire nel momento in cui vengano prese decisioni importanti nel campo della tutela della fauna in sede europea o nazionale.

Ricerca

I collaboratori del CABS conducono investigazioni intorno al contrabbando di fauna, alle attività dei falconieri, così come al commercio per internet, al fine di portare alla luce i reati perpetrati. Negli anni il CABS ha raccolto interi schedari sul tema e lo mantiene a disposizione delle autorità che investigano sui casi più recenti.

Processi e ricorsi

La Commissione europea a Bruxelles

La Commissione europea a Bruxelles

Un campo di intervento molto importante del CABS sono i ricorsi contro le cacce in deroga che ogni anno i governi regionali autorizzano forzando la direttiva europea. Ogni anno il CABS e le sue organizzazioni partner vincono i ricorsi – ormai già da 15 anni – salvando così dalla morte annualmente circa mezzo milione di fringuelli, peppole, storni, passeri, pispole e prispoloni nelle sole regioni italiane (Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria e Friuli).

Relazioni pubbliche

Attraverso un intenso lavoro mediatico solleviamo l´attenzione dei cittadini europei sul tema del bracconaggio e della caccia in Europa. I nostri studi, materiale informativo e di protesta viene offerto gratuitamente a chi ne faccia richiesta. Come risultato il tema della caccia sfrenata e del bracconaggio in Italia e Francia è diventato di pubblico dominio in tutti i paesi d´Europa e ha portato a un movimento di opinione e a una maggiore sensibilità ambientale.

Il CABS è una organizzazione politicamente indipendente....

... ciononostante non possiamo accettare nessuna forma di cooperazione con i partiti di estrema destra. Questi partiti, in tutta Europa, si sono resi responsabili delle più gravi aggressioni all'ambiente che la storia europea conosca.
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Sabato scorso alcuni attivisti animalisti hanno organizzato una manifestazione di protesta per ottenere la chiusura del Green Hill, un lager autorizzato, ecco la cronaca da OCSA:

GREEN HILL: SUSSULTI DI UN MOVIMENTO

Sabato 15 ottobre, intorno alle ore 11, 3 attiviste e 2 attivisti, 5 persone che conosciamo, di cui condividiamo le lotte e il pensiero, hanno terminato, dopo più di 24 ore, una delle proteste secondo noi più rappresentative di questi ultimi anni per il movimento di liberazione animale. Avete letto bene, non vi siete sbagliati: movimento di liberazione animale. Perchè sì, partendo da tantissime esperienze che hanno caratterizzato in questi ultimi anni il percorso di molti di noi (ChiudereMorini, AIP...), di fatto quella di questo fine settimana è stata la dimostrazione bellissima e importantissima di un gruppo di persone che fanno parte di quello che potremmo definire, con i suoi pregi e difetti, un 'movimento'.

Un insieme di idee ed individui che attraverso gli anni, con costanza e convinzione, hanno anche portato avanti pratiche come quelle che molti di voi hanno visto realizzarsi negli ultimi giorni. Un insieme di idee ed individui che guardano oltre, che aspirano alla libertà per gli animali rinchiusi dentro Green Hill, dentro i laboratori, dentro gli allevamenti intensivi, dentro i circhi, 'parchi acquatici' e zoo. Che hanno ben presente cosa vogliono, che non chiedono mediazioni, che non lottano per migliorare le condizioni dei non umani che vengono sfruttati, ma per far sì che queste condizioni non continuino più ad esistere. Un insieme di idee ed individui che oltre a pensare e scrivere, agiscono, ogni giorno, spesso quasi 24 su 24, nei canili, nei rifugi, nelle pratiche quotidiane, per aiutare concretamente quegli individui ancora non considerati tali da questa società.

La bellezza di essere parte del movimento di liberazione animale è nel sapere che amiamo osare, metterci in gioco, non fermarci e chiedere quello che desideriamo, quello che di fatto è ciò che è giusto per gli animali non umani e per chiunque venga sfruttato in questa società.

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A proposito di manifestazioni, sempre sabato 15 ottobre a Roma hanno sfilato in cinquecentomila contro il governo, la manifestazione è stata oscurata da un gruppo di violenti che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, di seguito alcune opinioni su questi fatti, da Beppe Grillo:

La dignità di Ponzio Pilato

C'è qualcuno sano di mente che crede che la manifestazione di ieri a Roma potesse finire diversamente? E' andata esattamente come previsto, con le devastazioni, la guerriglia urbana, i feriti e gli scontri con la Polizia. Il risultato di demonizzare i movimenti da parte dei partiti della maggioranza e dell'opposizione è perfettamente riuscito. Ora tutti potranno dare fiato alle trombe della condanna dei violenti. Indignados, Pirati di vari continenti e perché no, per osmosi anche il MoVimento 5 Stelle. Chiamali, se vuoi, black bloc. Ma chi ha soffiato sul fuoco per settimane dov'era durante i disordini? Non si sente responsabile? Ieri si doveva in realtà celebrare con una folla oceanica e festante la caduta del governo, del tiranno, un trionfo romano, era tutto preordinato. Ma lo scorso venerdì il numero legale è stato raggiunto, il governo non è caduto e le frustrazioni dei partecipanti si sono trasformate in violenza di piazza com'era logico aspettarsi.
Una volta c'erano i Cattivi Maestri, come Toni Negri e Piperno, oggi molto più modestamente ci sono i Cattivi Maldestri che mandano avanti e istigano i ragazzi per poi sputtanarli e nascondere la mano. Perché non sono andati i direttori di giornali e i segretari di partito a prendere le manganellate, a frapporsi tra le forze dell'Ordine e i violenti? Meglio stare dietro le scrivanie e dentro le macchine blu dopo aver tenuto in piedi questo Governo con innumerevoli assenze a innumerevoli voti di fiducia o parlando del Bunga Bunga e del pilu dell'ultima escort fino allo sfinimento. O anche, come ormai è consuetudine, regalando al Governo parlamentari su parlamentari, da Calearo a Scilipoti, in una continua transumanza.
Mi dispiace per i ragazzi e le ragazze presenti ieri a Roma. Sono stati usati, strumentalizzati. Trattati come carne da macello dai partiti e da alcuni giornali. Io non credo a un secondo G8 con agenti infiltrati (anche se tutto è possibile), ma piuttosto alla rabbia di una generazione senza più punti di riferimento usata come testa d'ariete da giornali e partiti per far cadere il Governo.

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Da Byoblu:

Un Parlamento frantumato come la statuina della Madonna

Nel video le mie riflessioni sulla violenza, sul senso del sacro e su quello naturale dell'indignazione, che nascono dal risalto dato dai media alla foto della statuina della Madonna frantumata al suolo.

Qui, invece, pubblico una lettera di Valerio Valentini, perché la trovo una fotografia autentica e appassionata dei sentimenti che stanno attraversando il Paese. Ecco come lo stesso Valerio ne introduce la lettura:
" Lettera rivolta a una parte dei violenti di ieri. Una parte, però, non tutta. Perché tra chi ieri ha sbagliato c’erano molte vittime. Vittime della politica di questo Paese e di un’economia corrotta. Vittime della rabbia che suscita sentir parlare La Russa in un inglese da dislessico e sapere che lui è ministro, mentre tu sei disoccupato con un Master di studi all’estero. Vittime dell’indignazione che suscita l’ignoranza violenta della Gelmini che si vanta di aver costruito tunnel inesistenti, o la sbruffoneria di Scajola che non sa che qualcuno gli ha pagato la casa; vittime della delusione per l’inconsistenza di Bersani, per il doppiogiochismo di D’Alema e per le scalate all’Antonveneta. Queste persone hanno sbagliato, e vanno recuperate. Ma non è a loro che questa lettera si rivolge. È invece rivolta a tutti quelli che fanno della violenza uno strumento di lotta consapevole e sistematico, scientemente premeditato. Non mi interessa sapere come si chiamino: black bloc, anarcoinsurrezionalisti, centri sociali o altro. Per me, restano l’altra faccia del Potere. "

L'ALTRA FACCIA DEL POTERE

Siete la brutta copia del potere che vi prefiggete di abbattere
Siete voi, i fascisti. Voi siete la faccia peggiore del fascismo. Quello che non si lascia neppure guardare. Con le vostre maschere ripugnanti messe a nascondere la vostra mostruosa nullità.
Ora credete che se avete resistito quattro ore alle cariche – tra l’altro svogliate – dei celerini, avete dato una dimostrazione di forza; una prova di coraggio. Credete di esservi dimostrati pronti a tutto, uniti e compatti, pronti a respingere l’austerity e le imposizioni dall’alto. Lo credete perché siete idioti. “Abbiamo conquistato la piazza!” gridavate ieri quando le camionette della polizia hanno indietreggiato da Piazza San Giovanni. E vi sentivate potenti. Vi sentivate grandi. Ora dov’è quella piazza? Che ne avete fatto? L’avete sventrata, scippandola a chi avrebbe saputo utilizzarla molto meglio di voi: per discutere, per metterci le tende, per continuare la protesta. A voi queste parole fanno ridere, evidentemente. Voi dite di non piantar tende, ma grane. Dite di cambiarle sul serio le cose, agendo, colpendo il Sistema; dite che parlare non serve a niente, è una perdita di tempo. E preferite sfogare i vostri istinti abietti contro l’obiettivo più facile: quello a portata di mano. È per questo che date fuoco alle camionette, no? Per vederle bruciare e credere che quello sia il fumo del Sistema che volete abbattere?

E invece non capite che voi colpite le icone su cui il Potere vi lascia accanire: inseguite l’osso del padrone come dei cani scodinzolanti e vi credete degli eroi. Non è abbattendo le statue che crollano i regimi; non è stracciando le tele dei santi che potete contestare il Clero. Stasera guardatevi allo specchio e sappiate che quella è la faccia di uno stupido. Voi urlate “Que se ne vajan todos!”, ma non riuscite a capire che siete voi la garanzia di sopravvivenza di questo Sistema. Perché voi, di questo sistema, siete parte integrante. Voi al Sistema servite, cosicché si possa delegittimare la rabbia e l’indignazione, cosicché si possano infangare le sacrosante istanze di cambiamento. Voi non capite che non siete una minaccia per il Potere, siete una loro pedina: le parole di Cossiga dovrebbero farvi riflettere. Dovrebbero farvi capire che quello della violenza è un sistema di lotta rozzo e inutile, perché su quel piano il Potere avrà sempre la meglio. Alla fine degli anni ’70 si raccoglieva un morto per strada al giorno, perché si credeva che la violenza destabilizzasse il potere. E invece quella strategia, la strategia della tensione, servì al Potere per stabilizzarsi. Almeno, in quegli anni, chi credeva di fare la guerra al Sistema con le P38 poteva avere l’attenuante dell’ingenuità: non sapeva di essere una marionetta di Andreotti, della CIA, di Gladio ecc. Oggi non è più ammissibile considerare la vostra violenza figlia dell’ingenuità, o della rabbia legittima. La vostra violenza è inutile. Il vostro modo di lottare è scaduto. Dovete capire che siete vecchi, puzzate di muffa come i gerontocratici parlamentari che dite di odiare.

Ma voi non potete capire. E non capite perché siete ignoranti: voi avete l’ignoranza miope e sbruffona tipica del fascismo. Siete come quegli studentelli con le teste rasate che si tatuano "Dux Mea Lux" sul braccio ma non sanno neppure collocare il Magnifico Ventennio all’interno del Novecento. Incarnate il difetto peggiore dell’ignoranza: avete cioè la convinzione di essere gli unici a sapere le cose. E così sfasciate una vetrina perché c’è scritto Elite, anche se si tratta solo di un negozio di alimentari con un’insegna vecchia. E distruggete i Postamat, quando le Poste sono un’alternativa all’oligarchia delle banche. Volete fare la lotta al capitalismo e andate in giro con i caschi MOMOdesign. Credete di abbattere i simboli del Sistema, ma invece voi sparate nel gruppo. Non c’è differenza tra voi e un Bava Beccaris qualunque; tra voi e uno Spaccarotella.
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E ancora da Luogocomune:

Gli indignati scendono in strada

Trovo i cortei e le manifestazioni come quella di ieri qualcosa di assolutamente inutile e ridicolo insieme.

Inutili, perchè se non c’è una richiesta precisa da portare avanti non si ottiene comunque niente in ogni caso. Nella migliore delle ipotesi si sfila pacificamente, si urlano quattro slogan, ci si dice “volemose bbene”, e si torna a casa belli contenti di essersi sfogati in piazza. Nella peggiore delle ipotesi ti becchi qualche manganellata, ti sloghi una caviglia scappando, oppure se hai sfiga qualcuno ti brucia la macchina mentre tu sfilavi nella strada accanto. Ma comunque non avrai ottenuto niente, e lunedì torni al lavoro esattamente come prima.

Ridicoli, perchè è semplicemente metafisico che la gente vada in strada a protestare contro le stesse persone che ha mandato al governo, con il proprio voto, qualche mese prima. Davvero non lo sapevi, che nemmeno questa volta le riforme non le avrebbero fatte, che i posti di lavoro non sarebbero aumentati, e che avresti dovuto tirare la cinghia come prima? E allora, se lo sapevi e li hai votati lo stesso, ora di cosa ti lamenti?

Ben diverso invece è quando si tratta di scendere in piazza per un motivo preciso. Sta per passare una legge inaccettabile, il governo manda i nostri soldati ad invadere altre nazioni, oppure vogliono raddoppiare di colpo il prezzo della benzina – allora in quel caso scendi in strada, fai sentire la tua voce, e se i numeri sono abbastanza forti il governo si ritrova obbligato a fare marcia indietro. Ma questi sono casi speciali, ed è in questi casi che una manifestazione può ancora rivelarsi utile.

Mentre andare così, a marciare per dire “cazzo uniamoci, è ora di dire basta”, …

… è roba che si faceva 40 anni fa. Io stesso ho partecipato alle manifestazioni del ’68, e ricordo bene la grande emozione nell’urlare a squarciagola “compagni cordone, arriva la pula!” Ma quello era il 1968, non c’era Internet, la TV aveva due canali soltanto, la radio libera non esisteva ancora, e l’idea di potersi ritrovare tutti in piazza, di potersi contare, di rendersi improvvisamente conto di quanti fossimo, era qualcosa di assolutamente emozionante e travolgente.

In quel periodo il gesto stesso di scendere in piazza significò la nascita di un movimento che prima non c’era, perchè non avevamo modo di comunicare fra di noi. Pensate, per organizzare una manifestazione bisognava mettere mano al ciclostile, per poi andare a volantinare di scuola in scuola, di porta in porta, di fabbrica in fabbrica.

Oggi fra facebook, telefonini, twitter e messaggini, il “movimento” esiste già, perchè ci conosciamo già tutti prima ancora di arrivare in piazza.
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Torniamo ai temi interessanti di questo blog, gli orti sinergici, da I Selvatici un video su Emilia Hazelip e altri spunti per realizzare un orto:

Orto Sinergico

Quantcast

L’ Orto Sinergico è un metodo elaborato dall’ agricoltrice spagnola Emilia Hazelip, attiva soprattuto nel Centro ”Las Encantadas”, sui monti Pirenei, in Francia.


L’ idea di creare un orto sinergico si ricollega al filone della Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed inesauribile, non consumistica) ed alle ricerche relativamente recenti sull’ impoverimento del suolo a causa dell’ abuso-uso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo (per esempio quelle dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka).

Gli attuali metodi di coltivazione ISOLANO le piante artificialmente in zone monoqualitative ed in filari massimizzati sul terreno, e le incoraggiano ARTIFICIALMENTE nello sviluppo, scavando e modificando il terreno naturale, usando fertilizzanti sulle piante desiderate, usando diserbanti sulle piante ritenute dannose, usando pesticidi contro più piccole forme di vita animale ritenute potenzialmente dannose per le piante desiderate; il risultato e’ quello di avere nei supermercati frutta e verdure visivamente perfette, ma inconsistenti dal punto di vista del gusto (con minori quantità di elementi nutritivi utili contenuti), oltre che parzialmente tossiche per la salute umana (veleni occasionalmente non rilevati, non ancora proibiti, o tollerati in basse dosi dalla legge).

Aggiornati studi microbiologici evidenziano il fatto che LE PIANTE CRESCENDO E VIVENDO SUL SUOLO CREANO SPONTANEAMENTE UN SUOLO PIU’ FERTILE DI PRIMA, grazie a residui organici ed attività chimica.

La terra, oltre che dalle piante, e’ resa fertile anche da vari microrganismi, batteri, lombrichi, funghi.

La Hazelip ha strutturato un metodo di coltivazione che promuove meccanismi di AUTOFERTILITA’ del terreno, SENZA BISOGNO DI ARARE oppure di CONCIMARE, ne di separare le piante (pur facendo attenzione a collegarle in modo compatibile e collaborativo tra loro).

Esistono chimiche inimmaginabili nella natura.. alcune piante emettono tossine persino verso esemplari della loro stessa specie, una volta sviluppatesi in un dato territorio … altre piante emettono sostanze preziosissime solo per altre specifiche varieta’ o specie.

A differenza delle usuali coltivazioni agricole industriali, in un orto sinergico le PIANTE PERENNI CONVIVONO CON le PIANTE STAGIONALI, e la stessa verdura e’ presente CONTEMPORANEAMENTE A DIVERSI STADI (persino decomposta a nutrire uno stesso esemplare in fiore).

La copertura dell’ orto sinergico e’ una copertura organica permanente, messa per promuovere meccanismi naturali di autofertilizzazione ed autoaerazione.

A integrazione dell’articolo guardate questi due video di Marilia Zappalà, socia fondatrice dell’ Associazione Basilico, nata nel 2002 con l’obiettivo di sostenere la creazione di eco-villaggi, diffondere i metodi dell’agricoltura naturale e della permacultura, praticare stili di vita ecologici.

Gli organismi presenti in un suolo spontaneamente nell’ orto sinergico non sono visti come un pericolo, ma come un pregio da coltivare nel modo migliore a supporto del massimo sviluppo agricolo (sinergia).

Solitamente in questo tipo di orti l’ irrigazione viene applicata con la tecnica ”a goccia” (tubi forati sotto la pacciamatura, interrati, o meglio ancora poggiati, sul terreno delle piante), senza sprecare quantità d’ acqua nell’ aria o sulle foglie, oltre che senza rischiare di slavare sostanze nutritive utili dal corpo della pianta o dal terreno… in questo modo si risparmia molta acqua.

Con questa tecnica ”a goccia” si risolvono i soliti problemi derivanti dalla bagnatura della parte aerea delle piante (le foglie bagnate, soprattutto con il caldo, perdono sali a causa dell’ evaporazione dell’ acqua che da esse assorbe automaticamente delle sostanze preziose per il processo micro-idraulico chiamato osmosi) e si riduce lo choc termico (il rapido passaggio dal caldo intenso, specie se la pianta viene scaldata direttamente dai raggi del sole, al freddo dell’ acqua d’innaffiamento, specie se poggiata sulle foglie, può far morire qualche esemplare e stressarne altri, come per le congestioni estive dei bagnanti).

Si dispone direttamente sul terreno da coltivare un tubo di 16 mm di diametro, lungo la zona da irrigare, a formare un anello che la circonda (se molto estesa creare una spirare destrogira) e si praticano dei fori con un punteruolo ogni 15cm. , poi si ricopre con una pacciamatura (foglie secche e rametti naturali che mantengono al suolo l’ umidità d’ estate ed il calore d’ inverno).

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Da Vegan RioT una succulenta ricetta:

TORTINE AL DOPPIO CIOCCOLATO E CREMA

Un'ora
Ingredienti per circa 12 tortine
  • 1 tazza e ½ farina
  • 1 tazza di latte di soia
  • 1 tazza di zucchero
  • ½ tazza di olio di semi
  • 80 g di cacao amaro in polvere
  • 75 g di gocce di cioccolato
  • 3 cucchiai di rum
  • 3 cucchiai di amido di mais
  • 2 cucchiaini di lievito
  • Una bustina di vanillina




Per la crema:

  • 250 ml di latte di soia
  • 180 g di zucchero
  • 45 g di margarina vegetale
  • 40 g di farina

Mescolate l’olio, lo zucchero, la vanillina, il rum e l’amido di mais. Aggiungete la farina alternata al latte di soia e il cacao amaro. Incorporate il lievito e, per ultime, le gocce di cioccolato. Versate l’impasto in circa 12 stampi per muffin, ricoperti dagli appositi pirottini, e fate cuocere in forno già caldo a 180°C per circa 15-20 minuti (mi raccomando, verificate la cottura con uno stecchino: immergetelo nel dolce e, se viene fuori pulito, vuol dire che è pronto!). Lasciate raffreddare.

Per la crema:
Mescolate lo zucchero e la farina. Aggiungete il latte di soia facendo attenzione a non far formare grumi e la margarina tagliata a pezzetti. Mettete sul fuoco e mescolando continuamente fino a quando la crema non guadagna consistenza. Lasciatela raffreddare

Fate un foro in ogni tortina e, con l’aiuto della tasca da pasticcere, riempitelo di crema. Decorate a piacere.


Da Enteroclisma le ultime notizie sul nostro sventurato paese:

SANTI PECCATORI

Una volta erano portati a spalla da vigorosi energumeni.
Oggi si spostano su pedane mobili, per non stancare le sante estremità ...
ma a tutto c'è un limite.


L'ELEMENTO DI DISTURBO

Milioni di indignados manifestano pacificamente in tutto il mondo.
Solo a Roma esplode la violenza.
Vandalismo gratuito con lo scopo preciso di far passare nell'ombra la marcia pacifica di centinaia di migliaia di persone.



PREZZO FISSO: 30 DENARI

Credevamo di aver assistito alle cose più schifose di questo mondo, invece il parlamento ci offre ogni giorno spettacoli più disgustosi.
Durante le votazioni sulla fiducia i radicali rientrano alla chetichella in aula, offrendo al governo il numero di presenze necessario per la votazione.
Onore alla Bindi, che li ha definiti
"stronzi che galleggiano anche senz'acqua"


LA PIETRA DELLO SCANDALO

Il dissenso serpeggia ormai anche tra i fedelissimi.
E' così che nasce un movimento che, più che un movimento, si potrebbe definire un giramento
... un gran giramento !!


LA CULLA DELL'INCIVILTA'

Mentre i grandi lavorano, i piccoli - quelli che stanno peggio di tutti - fanno festa.
Al grido di "dove c'è figa c'è party", Silvio vola dal suo idolo, che ricambia la cortesia di avergli intitolato non una piazza, ma un letto ... a molte piazze.
E così Vladimir gli dona un oggetto di statura appropriata.