Woody Allen.
1° NOVEMBRE: GIORNATA MONDIALE VEGAN
Dal sito OCSA la comunicazione di un importante evento:Il primo novembre si celebra la Giornata Mondiale Vegan (World Vegan Day), in tutto il mondo organizzazioni, gruppi o semplici individui decidono di proporre, ognuno con le proprie modalità, la diffusione del veganismo.
Ancora una volta scegliamo di farlo anche noi, portando in strada il significato etico di una pratica di vita quotidiana che può salvare la vita di tantissimi animali e far prendere coscienza della loro reale condizione in questa società.
Dalle ore 15:00 saremo posizionati in un punto di grande passaggio del centro di Roma (il primo novembre in Italia è un giorno festivo nazionale) con un banchetto informativo, con gustosi assaggi vegan gratuiti e con attivisti che attraverso immagini esporranno la condizione di schiavitù degli animali e la loro vita al di fuori degli allevamenti.
Useremo cartelloni (disponibili sul posto), volantini in italiano/inglese e infine uno schermo con proiezioni di cortometraggi ed immagini di animali salvati dagli allevamenti.
Porta la tua passione e volontà di comunicare alle persone il motivo per cui è talmente importante essere la voce degli animali non umani, una voce che ne chiede incondizionatamente la libertà immediata.
DOVE
Largo dei Lombardi (lungo Via del Corso)
QUANDO
martedì 1° novembre, dalle ore 15:00 alle 18:00.
In caso di pioggia l'iniziativa non avrà luogo.
Il rischio delle pale eoliche
Difficile che qualcuno non lo abbia notato: le pale eoliche stanno colonizzando il territorio europeo. Vengono allestite sui crinali, lungo le coste, addirittura in mezzo al mare e vi sono ogni giorno nuovi impianti in costruzione. In Germania settentrionale il paesaggio ne è ormai pieno.
Sebbene si tratti di un’energia pulita, vi è qualcosa che stona nell’eolico, almeno a valutare dalle numerose polemiche che vi vertono intorno. Sono tre i capi d’accusa che i giganti bianchi si trovano a dover fronteggiare sul piano ambientale: hanno un impatto negativo sul paesaggio? Sono una valida alternativa ai combustibili fossili? Uccidono gli uccelli?
Affrontiamo subito e rapidamente la terza questione, che ci interessa direttamente, per poi passare alle altre due. Per chi fosse interessato ad approfondire la lettura dei dati sull'impatto dell'eolico sull'avifauna, lo rimandiamo a questa pagina.
Impatto su rapaci, pipistrelli e uccelli migratori
Sin dall'ormai famigerato impianto di Altamont Pass in California negli anni '80 è noto che le turbine eoliche sono un pericolo per gli uccelli. Le collisioni sono inevitabili: se delle pale eoliche non uccidono gli uccelli è solo perché non ci sono uccelli nella zona e dove ci sono uccelli nella zona, poco a poco ve ne saranno sempre meno a causa delle turbine.
Le pale eoliche costituiscono una fonte di pericolo soprattutto per i grandi veleggiatori, i rapaci, le gru, le cicogne. Seguono i piccoli migratori (tutti, ma in particolare rondini e rondoni) e i pipistrelli. Ovviamente a causa della differente densità di uccelli nella zona e della presenza o meno di rotte migratorie è impossibile stabilire un impatto numerico medio per le pale eoliche: vi sono impianti che registrano zero collisioni e altri che registrano 18 collisioni/turbina/anno (Lekuona, 2001), 35 (Everaert, 2003) o 33 (Winkelmann, 1994).
Purtroppo le turbine vanno costruite lontano dalle zone abitate e laddove vi è il vento, quindi sui crinali o vicino al mare, guarda caso laddove sopravvivono gli uccelli, soprattutto le specie più minacciate!
Ma l'effetto deleterio delle pale eoliche non è solo diretto: oltre alla morte per collisione, tutti i ricercatori sono concordi nel ritenere che gli impianti eolici sono dannosi per l'avifauna per altre due ragioni: sottraggono territorio agli uccelli (gli animali si rifiutano di nidificare o alimentarsi all'interno dei parchi eolici, avvertendo il disturbo delle pale, la degradazione del suolo, presenza di strade, elettrodotti, veicoli in movimento), per l'effetto barriera che obbliga gli stormi a giri più lunghi durante i voli (dispendio energetico maggiore in inverno).
Per leggere più nei dettagli quanto si sa sull'impatto degli impianti eolici sull'avifauna, si puó seguire questo link..
Il paesaggio eolico
A ognuno possono o meno piacere i crinali cosparsi di pale rotolanti in fila. Molte persone dicono che interrompono la monotonia del paesaggio, addirittura che lo rendono più “umano” o “dolce”. Dal nostro punto di vista le pale eoliche sono un obbrobrio paesaggistico.
Le colline abruzzesi per esempio con le loro gole rocciose e i pascoli brulli in quota hanno un fascino agreste, pastorale, cantato dai poeti. Ora questo fascino è eliminato dagli enormi manufatti industriali. Riteniamo che se le pale eoliche possono non infastidire chi non si lascia ispirare dalla natura selvaggia, anche quella plasmata da millenni di civiltà contadina e pastorale, ogni pala è una ferita profonda per chi negli spazi enormi delle brughiere, dei pascoli, delle gole, intorno ai borghi medioevali vi trovava il segno di una natura e di una cultura non ancora colonizzata dall’uomo industriale. L’alternativa alla città e alle pianure dense di infrastrutture.
Quale maggiore sopruso di quello per cui gli uomini non gradendo le pale intorno a casa (perché fanno rumore, per gli elettrodotti, perché sono sproporzionate col paesaggio) le piazzano negli spazi marginali, quelli naturali più selvatici, dove non “danno fastidio”? Le pale eoliche sono di certo l’ultimo estendersi della longa manus della civiltà urbana, industriale, postmoderna, su quegli spazi selvatici non ancora sfruttati per il suo fabbisogno (montagne, cielo).
In un'intervista di Repubblica si sostiene che l’eolico non danneggia il turismo. Borghi medioevali o siti storici dell’UNESCO non perdono bellezza se vengono circondati dai giganti di 200 metri. Si dice che i turisti che visitano Tocco da Casauria, in Abruzzo, possono ora includere un giro sotto le pale. Ognuno ha i suoi gusti: se vi offrissero una stanza con vista su una gola e un bosco o su 4 enormi pale eoliche rotolanti, voi cosa scegliereste?
Alternativa ai combustibili fossili?
L’eolico ha fatto passi da gigante in Italia: oggi ci garantisce l’1,8-2% dell’energia elettrica che utilizziamo! Complimenti! Abbiamo dissestato montagne, costruito nuove strade, riempito alcuni fra i siti più belli d’Italia con pale eoliche per guadagnare un 2% dell’energia che utilizziamo. O dovremmo forse dire che sprechiamo. Si tenga presente che solo per il lampeggiare del led di televisore, computer, lettore DVD e caldaia se ne vanno in un anno in tutta Italia almeno 20.000 Gwh, ovvero circa il 5% del fabbisogno elettrico nazionale. Si calcoli inoltre che per effetto della crisi e quindi di una contrazione nei consumi fra il 2008 e 2009 il fabbisogno degli italiani si è contratto del 5,66%. Sembrerebbe che un uso un po’ più moderato dell’energia possa portarci più in là di quanto facciano 5/6 volte il numero di pale eoliche già presenti sul territorio italiano.
Riprendiamo i dati in mano per l’Italia sulla produzione di elettricità nel 2009:
idroelettrica | geotermica | eolico | solare | combustione rifiuti-gas-carbone-petrolio-nucleare importato |
15,8% | 1,5% | 1,9% | 0,2% | 80,6% |
Come si vede l’eolico non contribuisce un granché, a meno che per farlo contribuire di più non vogliamo letteralmente tappezzare coste e montagne di impianti? Ma anche questo servirebbe? Vi sono due osservazioni da annotare: innanzitutto l’eolico non sembra avere grandi vantaggi economici, costa di più di quanto rende: al momento è un buon affare perché vive dei contributi europei. Altrimenti perché tutte le volte che si minaccia di ridurre gli incentivi, si alzano grida di protesta da parte di tutti gli industriali? E si è notato come esiste solo l’eolico su grande scala e non quello a piccola scala? Non viene il dubbio che al momento in questo affare ci si siano buttati solo gli imprenditori, grazie alla possibilità di incamerare gli incentivi europei?
Ma almeno risolvesse il problema energetico: in molti paesi d'Europa c’è scetticismo. La produzione eolica non è conciliabile col consumo per l’imprevedibilitá del vento. Se come in Francia si ha il riscaldamento elettrico, in inverno il freddo non va di passo col vento. Ecco che avremmo milioni di francesi al gelo: l’energia eolica è intermittente, imprevedibile e non è un’energia alternativa, bensì integrativa. Questo punto è importante. Ha sempre bisogno di essere affiancata - anzi viste le proporzioni, di affiancarsi - al nucleare, al gas o al petrolio. Il vento non sostituirà mai nucleare o combustibili fossili. È un problema quantitativo al momento insuperabile. Ordini di grandezza tra loro non confrontabili. A livello mondiale, infatti, eolico e fotovoltaico contribuiscono rispettivamente per circa il 2% e lo 0,2% alla energia elettrica totale prodotta. Tutto il resto, e cioè oggi circa il 98% viene da combustibili fossili e nucleari o centrali idroelettriche, né se ne vede una diminuzione.
Parlando di orti sinergici, il video di un orto realizzato a Budrio:Internet rappresenta il primo momento in assoluto nella storia in cui l'informazione sfugge ad un qualunque controllo dell'elite al potere, lo spiega bene Luogocomune in questo intervento:
... Continua
Sempre a proposito di Internet una bella intervista a Claudio Messora autore di uno dei blog più seguiti in rete Byoblu:
Il mestiere del blogger
Riporto il testo di un'intervista che ho rilasciato per il numero di Ottobre di "Bergamo Economia". Questo è il Pdf: "Il mestiere del blogger, professione o vocazione?".
Nel video qui sopra, invece, Byoblu.com entra nella rassegna stampa di SkyTg24.
Il mestiere del blogger, professione o vocazione?
intervista di Bergamo Economia a Claudio MessoraGiorgio Chiesa: "Cosa vuol dire essere blogger in Italia oggi? Lo abbiamo chiesto a uno dei massimi esponenti della categoria, gestore del quarto blog politico a livello nazionale. Stiamo parlando di Claudio Messora, ideatore di byoblu.com, ovvero colui che dell'informazione libera e indipendente ha fatto una vera e propria bandiera e della rete telematica il più formidabile strumento per difenderla. Una professione, dicevamo, sostenuta economicamente dai suoi lettori."
Claudio Messora: "Facevo l'informatico di lavoro, ad alto livello. È stato un mestiere che mi ha portato a volare nei cieli d'Europa. Ho avuto incarichi in società assicurative che fatturavano milioni grazie ai software delle imprese che rappresentavo. Poi, nel 2007, ebbi un problema con un'azienda per cui ero amministratore delegato. Decisi così di abbandonare e, invece che cercare un altro impiego analogo,decisi di rivalutare un sito Internet che mi ero costruito da solo in passato. Nel tempo libero ho cominciato a scrivere e a produrre video, vidi così che l'interesse delle persone iniziava a crescere, allo stesso tempo s'instaurava un legame reciproco molto forte. Ora sono loro a sostenermi con delle donazioni, perché quel blog è diventato la mia professione e la sua cura un lavoro a tutti gli effetti, ma con orari che vanno ben oltre le otto ore giornaliere".
Giorgio Chiesa: "Quali sono i rischi più concreti, presenti e prossimi, per un blogger che fa libera informazione?"
Claudio Messora: "Se non sei legato ad alcuna corrente e partito politico (o se non hai un editore alle spalle), se sei realmente indipendente, il rischio più concreto è quello di ritrovarti sommerso dai debiti. Perché essere blogger è tutt'oggi una vocazione più che una professione comunemente intesa. Di conseguenza c'è un secondo pericolo molto tangibile, quello di non poter far fronte allo strumento d'intimidazione principe in Italia: la querela. Ne ho ricevute due recentemente, molto "pesanti" (un costruttore de L'Aquila e un opinionista italiano che è stato anche vice-direttore del Corriere della Sera). Sto fronteggiando queste urgenze con un avvocato amico che non mi fa pagare le sue parcelle. Questo è il nostro paese, un luogo in cui la prima forma di comunicazione è la querela invece che un dibattito libero per far valere le rispettive posizioni, magari proprio in rete e ospitato da byoblu.com".
Giorgio Chiesa: "Resta il fatto che bisognerebbe trovare un giusto equilibrio tra l'utilizzo della querela e il libero flusso delle informazioni."
Claudio Messora: "Gli strumenti di tutela giudiziaria sono validi, ma bisogna comunque utilizzare il buon senso. Basterebbe, come dicevo, avere un confronto, una possibilità per concedere spazi di rettifica. Solo se queste condizioni continuassero a mancare sarebbe giusto passare alla querela. Ciò che interessa il lettore, infatti, non è sapere esattamente quanto uno abbia ragione o quanto abbia torto. È importante il confronto tra posizioni diverse. L'Islanda (paese che si è anche contraddistinto per avere rifiutato tutte le politiche comunitarie imposte dall'Unione Europea) ha addirittura creato una zona di libertà per l'informazione, una zona franca nella quale se si pubblicano le informazioni in un server dedicato non è possibile querelare. Anzi, se qualcuno dovesse permettersi di farlo verrebbe controquerelato dallo stato".
Giorgio Chiesa: "Parlando d'informazione, è d'accordo con Beppe Grillo nel dire che la fonte autorevole della notizia (o meglio la veridicità della stessa) è data dalla reputazione del soggetto che la sta esprimendo?"
Claudio Messora: "Questo è evidente. Solo una volta, al quinto post di una lunghissima giornata, pubblicai un video di un canale satirico americano che ritraeva un Obama che parlava in playback. Fui subissato da commenti critici che mi fecero notare come avessi preso una vera e propria bufala. È questa la riprova che la rete è estremamente flessibile e veloce nel risolvere le conflittualità. Grazie alla rete tutti possono rispondere e criticare, al contrario delle televisioni e dei giornali in cui pochissimi possono scrivere su uno spazio estremamente limitato. In altre parole, Internet ha in sé gli anticorpi per difendere la veridicità dell'informazione e costruire la reputazione dei blogger e quindi l'autorevolezza
di chi la merita".
Giorgio Chiesa: "L'Italia, nella graduatoria di penetrazione della rete tra la popolazione, è tra i fanalini di coda a livello europeo. Quali sono le cause di una classifica così infelice?"
Claudio Messora: "E' principalmente una questione politica. Non dimentichiamoci che l'Italia è un paese già declassato a livello di semplice libertà di stampa, questo perché c'è un gigantesco conflitto d'interessi: abbiamo un governo connotato dalle stesse persone che hanno partecipazioni o proprietà nelle televisioni nazionali. L'unico modo per abbattere la rete è quindi quello di non incentivarla. Sono stati dati fondi per lo sviluppo della banda larga e a più riprese sono stati tolti. Ci sono ancora oggi in Italia zone dove non solo è assente
l'adsl, ma anche il telefono. Ecco perché siamo scivolati alla 53° posizione nella classifica di penetrazione della rete in relazione alla popolazione. Internet, tra l'altro, permette alle aziende di fare business, sviluppo, di creare know-how. Con uno studio recente, Google ha stimato che gli investimenti in banda larga fruttano a un paese dal 3,3 ai 4,3 punti di PIL".
Giorgio Chiesa: "Se la banda larga (con le tecnologie VoIP) prendesse il sopravvento, cosa ne sarebbe dei posti di lavoro che attualmente garantiscono le grandi compagnie telefoniche?"
Claudio Messora: "Le innovazioni hanno reso obsolete molte cose, ma le aziende italiane preferiscono non rendersene conto per non svalorizzare gli investimenti fatti. I posti di lavoro si convertono, è per questo che la scuola non va massacrata, ma anzi valorizzata con corsi di formazione continui. Ci sono aziende americane che investono per mantenere aggiornati i propri dipendenti, proprio perché la realtà è in continuo divenire. Un'azienda per essere vincente deve adeguarsi alle nuove tecnologie. Spesso accade invece che, anziché valorizzare il merito, i propri dipendenti vengano utilizzati come automi. Serve più meritocrazia. Così, se hai voglia di studiare e di rinnovarti, puoi emergere, altrimenti rimani indietro. In un paese in cui i lavoratori sono visti come risorse da formare, tutto si converte".
... Continua
Per la rubrica sull'alimentazione naturale una gustosa ricetta tratta da VeganRioT:
Torta alle patate dolci
Torta alle patate dolci
4-6
- 550 g di patate dolci
- 125 g di margarina vegetale
- 1 tazza di zucchero
- ¼ di tazza di latte di soia
- 2 cucchiai di semi di lino macinati
- Un cucchiaio di cannella in polvere
- Una bustina di vanillina
- ½ cucchiaino di lievito
- Un rotolo di pasta frolla
Fate bollire le patate in abbondante acqua. Una volta cote, fatele raffreddare sotto l’acqua corrente, sbucciatele e schiacciatele con uno schiaccia patate. Trasferite in una ciotola capiente o nell del mixer. Aggiungete lo zucchero, la vanillina, la cannella, la margarina lasciata ammorbidire e tagliata a cubetti, il latte di soia e i semi di lino mescolati ad un cucchiaio e mezzo d’acqua e, infine, il lievito. Riducete in crema con l’aiuto del frullatore a immersione o del mixer.
Foderate uno stampo da crostata con la carta forno e ricopritelo con la frolla (se usate quella già pronta mettetela nello stampo direttamente con la carta sulla quale è appoggiata) e riempitelo con il composto di patate livellando la superficie con una spatola. Fate cuocere in forno già caldo a 180°C per circa 35 minuti. Lasciate raffreddare. La torta tenderà a sgonfiarsi un po’, una volta tolta dal forno.
Siamo alla frutta...!
mela rinascimento
Marie Antoinette
de Elisabeth Vigée-Lebrun
M.me Recamier de David
grande odalisca di Ingres
The Boyarina di Makovsky
Flaming June di Leighton
susine Modigliani
pesche al Ghirlandaio
angurie Atroshenko
solo per sorridere un po' : ))
Ebbene si siamo veramente alla frutta... documentazione politica da Enteroclisma:
PROVERBI DI OGGI, PROVERBI DI IERI
IL TRENO DEI DESIDERI
PIOVE, GOVERNO LADRO !!
IL SUO PUNTO MIGLIORE ...
IZ e Mirò (4)
IZ e Mirò (3)
IZ e Mirò (2)
IZ e Mirò (1)
...aggiungo in extremis una vignetta di "sensibilizzazione sociale", diciamo visto che la settimana è "questa" e non posso rimandarla!
Per altro le due vignette mi sembrano anche ben collegate
Pillola del giorno: Totò Peppino e la malafemmina, la lettera
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