domenica 23 settembre 2012

Informazione e disinformazione, chi la controlla?

In alto: Immagine tratta da: Francesca


Il mio primo film era così brutto che in sette Stati Americani aveva sostituito la pena di morte.



Informazione e disinformazione, chi la controlla? 

A proposito di informazione, chi controlla i media e quali informazioni ci fanno vedere? propongo un video di Monia Benini molto illuminante sull'argomento:

Tv, radio, giornali. Pillola rossa o pillola blu?

Novità
Brevi flash sulle notizie di attualità o sui dati più significativi che emergono dalle ricerche per la preparazione dei video de Il Punto. Piccoli spazi dedicati ad una comunicazione più informale e più frequente. Semplicemente...apPunti
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Se volete continuare a dormire, lasciate perdere il video. Non guardatelo!!! Se invece siete pronti alla 'pillola rossa'... ascoltate e capirete chi governa in segreto l'informazione, chi la confezione e quindi chi ci manipola. Cosa si cela dietro una banalissima notizia del TG? Chi condiziona il 'cosa' si deve dire e il 'come' lo si deve dire? Saperlo o avere conferme, ci permetterà di liberarci da quelle trappole mentali in cui ci tengono divisi. Potremo rifiutare quello schematismo destra contro sinistra tanto caro a molti pennivendoli, e a reti e gruppi che non perseguono altro fine se non quello di impedire l'unione dei cittadini consapevoli. Se capiamo questo...possiamo difenderci. E salvarci.

Chi c'è dietro Beppe Grillo? Alcune notizie in rete parlano della Casaleggio Associati come di una vera e propria macchina da guerra legata a gruppi di potere come la Aspen Institute ed il Gruppo  Bildeberg, vale la pena documentarsi, propongo l'articolo apparso su Micromega del maggio 2010:

Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio Associati

In pochi anni Beppe Grillo e il suo blog sono diventati un vero e proprio fenomeno della Rete, l’esperimento di maggior successo in Italia di un movimento nato e cresciuto sul web nel nome della democrazia digitale, dell’orizzontalità della comunicazione e della trasparenza. Ma dietro a questo risultato c’è una strategia ben pianificata. Anzi, ci sono un nome e un’azienda: Casaleggio Associati. Ecco di cosa si tratta.

di Pietro Orsatti, da MicroMega 5/2010

Per raccontare il successo di un progetto non si può evitare di parlare di chi lo ha ideato, palesemente o nell’ombra non importa. Parliamo della svolta mediatica e politica di Beppe Grillo. Vero e proprio fenomeno che da deriva post-televisiva oggi diventa movimento e oggetto politico 2.0, come ormai va di moda definire chi usa internet per la propria comunicazione. Chi è l’ideatore di questa svolta del comico genovese, trasformatosi da uomo di spettacolo a vero e proprio profeta della «democrazia digitale»? Un nome e un’azienda. Casaleggio Associati.

È la Casaleggio Associati a curare direttamente il blog di Grillo, la rete dei Meetup, la comunicazione esterna, la strategia del movimento sulla Rete. E non solo, è anche la casa editrice che cura tutte le pubblicazioni, in Rete e non, del comico genovese e anche parte dell’organizzazione dei suoi tour. Neanche Grillo fa mistero che il suo ritorno di visibilità e il grande impatto del movimento dei «grillini» sia dovuto in gran parte alla sinergia con questa azienda specializzata nella comunicazione e nel marketing digitale. Una strategia chiaramente esplicitata, quella della Casaleggio. «Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al caso. L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio». Così viene presentato l’ultimo sforzo editoriale del gruppo «Tu sei Rete», bibbia del nuovo credo internettiano.

Per capire le origini del fenomeno Casaleggio, è necessario partire dalle fibrillazioni societarie di Telecom fra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. O meglio, è fondamentale analizzare le vicende di un’azienda del gruppo allora nelle mani di Tronchetti Provera e della Pirelli, la Webegg. Amministratore delegato della società è all’epoca Gianroberto Casaleggio. Non lasciamoci ingannare dal suo aspetto da nerd smanettone, dalla sua capigliatura da studente fuori corso della Berkeley University, Gianroberto è uno dei massimi esperti in Italia di web, reti sociali (social network), marketing elettronico. Ed è lui, insieme ad altri quattro dipendenti dell’azienda della galassia Telecom (Enrico Sassoon, Luca Eleuteri, il fratello Davide Casaleggio e Mario Bucchich) a fondare nel 2004 la Casaleggio Associati.

Ma torniamo al «prima». Di cosa si occupava la Webegg? La Webegg Spa nel 2002, anno del suo massimo sviluppo e in cui Gianroberto Casaleggio è l’uomo di vertice, risulta essere «un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende e della pubblica amministrazione in Rete», come si apprende dai documenti sul sito aziendale che indicano la sua mission. Anzi, si tratta in quel momento del gruppo leader nel settore. Reti interne ed esterne, efficienza aziendale, internet, capacità di penetrazione dei prodotti sul mercato attraverso il web marketing e, per le pubbliche amministrazioni, sistemi di efficienza mirati all’e-governance. Insomma un grande giro di affari potenziale, ma forse una società nata in troppo anticipo sui tempi e infatti ben presto oggetto di veloci cambi di mano.

La Webegg all’epoca è una società controllata al 69,8 per cento da I.T. Telecom Spa a sua volta controllata al 100 per cento da Telecom Italia. Poi, esattamente fra giugno e luglio 2004, I.T. Telecom Spa sottoscrive un contratto con un’altra azienda del settore in rapida ascesa, la Value Partners Spa, cui cede il pacchetto azionario detenuto in Webegg. Per ottenere la maggioranza di Webegg vengono sborsati 43 milioni di euro mentre il resto delle azioni, pari al 30,2 per cento, rimane nel portafoglio di un’altra azienda della galassia di società Telecom, la Finsiel. Tutto ciò viene riportato dalla stampa specializzata dell’epoca, come una delle operazioni di fusioni strategiche più importanti nel settore. Ma non ci si ferma qui. In seguito ad altre operazioni di fusioni e riassetti interni alla Value Partners, nasce Value Team, azienda leader nelle consulenze aziendali non solo in termini contenutistici ma anche della sicurezza digitale. Dopo questo vortice di fusioni e vendite il gruppo di dipendenti della Webegg che ruota attorno all’ormai ex amministratore delegato decide di dare vita al nuovo progetto della Casaleggio Associati. E portandosi dietro un pacchetto nutrito di rapporti, partnership e competenze. Quali?

Per capire di cosa stiamo parlando è necessario svelare prima chi sono le figure chiave della Casaleggio Associati oggi e della Webegg prima. Partendo da Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile di L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore». Nel 1998 Sassoon è amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia e il cui presidente è tuttora il vice di Microsoft Italia, Umberto Paolucci. Proprio nel consiglio di amministrazione dell’American Chamber of Commerce in Italy si comprende quale sia uno dei fattori di successo nelle relazioni della Casaleggio Associati. Oltre a Paolucci compaiono nel 1998 altri personaggi di grande spessore. La lista pubblicata al momento della nomina di Sasson vedeva, fra gli altri: Gian Battista Merlo, presidente e amministratore delegato Exxon Mobil Mediterranea Srl; Gianmaria Donà dalle Rose, amministratore delegato Twentieth Century Fox Home Entertainment Italia; Massimiliano Magrini, country manager Google Italia; Luciano Martucci, presidente e amministratore delegato Ibm Italia Spa; Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset Spa; Maria Pierdicchi, direttore generale Standard & Poor’s; Massimo Ponzellini, presidente Impregilo Spa; Cristina Ravelli, country legal director The Walt Disney Co. Italia Spa; Dario Rinero, presidente e amministratore delegato Coca-Cola Hbc Italia Srl; Cesare Romiti, presidente onorario Rcs.

Oggi nell’American Chamber of Commerce in Italy troviamo altre figure di spicco come Gianluca Comin, dirigente Enel, e Giuseppe Cattaneo dell’Aspen Institute Italia, il prestigioso pensatoio, creatura di Gianni Letta, presieduto da Giulio Tremonti. E l’Aspen Institute pesa, ovunque agisca. Luogo di incontro fra intellettuali, economisti, politici, scienziati e imprese. Nell’Aspen transita l’élite italiana, che faccia riferimento al centro-destra o al centro-sinistra. Con quali finalità? «L’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni», si legge nella mission dell’istituto. E in che modo? «Il “metodo Aspen” privilegia il confronto e il dibattito “a porte chiuse”, favorisce le relazioni interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva».

È Sassoon, quindi, l’uomo delle relazioni al massimo livello della Casaleggio Associati. Siede ai vertici di organizzazioni d’élite, ha relazioni, opportunità di accedere alle giuste informazioni. L’uomo, giustamente, del business. E che fa capire quanto il gruppo Casaleggio Associati non sia affatto un collettivo di nerd smanettoni, ma uno dei pensatoi più accreditati per quanto riguarda le potenzialità di mercato della Rete nel nostro paese.

... Continua

E a proposito di poteri forti, chi comanda veramente nel pianeta? da Informare per Resistere:

LE 13 FAMIGLIE CHE COMANDANO IL MONDO 

 
“Illuminati” o ”portatori di luce”. Appartengono a tredici delle più ricche famiglie del mondo e sono i personaggi che veramente controllano e comandano il mondo da dietro le quinte. Vengono, da molti, anche definiti la “Nobiltà Nera”. La loro caratteristica principale è quella di essere nascosti agli occhi della popolazione mondiale. Il loro albero genealogico va indietro migliaia di anni, alcuni dicono che risale alla civiltà sumera/babilonese o addirittura che siano ibridi, figli di una razza extraterrestre, i rettiliani. Sono molto attenti a mantenere il loro legame di sangue di generazione in generazione senza interromperla. Il loro potere risiede nel controllo specie quello economico (gruppo Bilderberg ecc…),“il denaro crea potere” è la loro filosofia. Il loro controllo punta a possedere tutte le banche internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e commerciali. Sono infiltrati nella politica e nella maggior parte dei governi e degli organi statali e parastatali. Inoltre negli organi internazionali primo fra tutti l’ONU e poi il Fondo Monetario Internazionale. Ma qual è l’obiettivo degli Illuminati? Creare un Nuovo Ordine Mondiale (NWO) con un governo mondiale, una banca centrale mondiale, un esercito globale e tutta una rete di controllo totale sulle masse. A capo ovviamente loro stessi, per sottomettere il mondo ad una nuova schiavitù, non fisica, ma “spirituale” ed affermare il loro credo, quello di Lucifero. Questo progetto va avanti, secondo alcuni, da millenni ma ebbe un’incremento nella prima metà del 1700  con l’incontro tra il “Gruppo dei Savi di Sion” e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale. L’incontro portò alla creazione di un manifesto: “I Protocolli dei Savi di Sion”. Suddiviso in 24 paragrafi, viene descritto come soggiogare e dominare il mondo con l’aiuto del sistema economico. Rothschild successivamente aiutò e finanziò l’ebreo Adam Weishaupt, un ex prete gesuita, che a Francoforte creò il famigerato gruppo segreto dal nome “Gli Illuminati di Baviera”. Weishaupt prendendo spunto dai “ Protocolli dei Savi di Sion” elaborò  verso il 1770 “Il Nuovo Testamento di Satana” un piano che porterà una piccola minoranza di persone al controllo globale. La sua strategia si basava sulla soppressione dei governi nazionali e alla concentrazione di tutti i poteri sotto unici organi da loro controllati.
Loro hanno un piano ben preciso che portano avanti a piccoli passi, proprio per non destare alcun sospetto. Creare la divisione delle masse, è un passo fondamentale, in  politica, nell’economia, negli aspetti sociali, con la religione, l’invenzione di razze ed etnie ecc… Scatenare conflitti tra stati, così da destabilizzare l’opinione pubblica sui governi, l’economia e incutere timore e mancanza di sicurezza nella popolazione.  Corrompere con denaro facile, vantaggi e sesso, quindi rendere ricattabili i politici o chi ha una posizione di spicco all’interno di uno stato o di un’organo statale. Scegliere il futuro capo di stato tra quelli che sono servili e sottomessi incondizionatamente. Avere il controllo delle scuole: dalla scuola infantile all’Università per fare in modo che i giovani talenti siano indirizzati ad una cultura internazionale e diventino inconsciamente parte del complotto. Indottrinando la popolazione su come si può o non può vivere, su quali sono le regole da rispettare, gli usi e i costumi ecc… Infiltrarsi in ogni decisione importante (meglio a lungo termine) dei governi degli stati più potenti del mondo. Facendo coincidere queste decisioni con il progetto finale. Controllare la stampa e l’informazione in generale, creando false notizie, false emozioni, paura ed instabilità. Abituare le masse a vivere sulle apparenze ed a soddisfare solo il loro piacere ed il materialismo così da portare la società alla depravazione, stadio in cui l’uomo non ha più fede in nulla. Arrivare a creare un tale stato di degrado, di confusione e quindi di spossatezza, che le masse avrebbero dovuto reagire cercando un protettore o un benefattore al quale sottomettersi spontaneamente. Uno dei loro obbiettivi è cippare la popolazione così da manipolare il loro pensiero ed il loro comportamento, oltre che rendere molto facile la loro identificazione e localizzazione. Tutto questo con la scusante della sicurezza personale.

 La famiglia Rothschild è fra le ptù potenti, e in Italia ha molti amici e parenti, da Alba Mediterranea:

I ROTHSCHILD IN ITALIA


I ROTHSCHILD IN ITALIA

Chi comanda veramente in Italia?? E nel mondo?

Una dinastia che dice tutto e di più…….. La gente no lo sa ma sorprendentemente essi sono i maggiori proprietari della Banca d'Italia, (come del resto possiedono anche la B.C.E., possiedono la Barclays (tra le maggiori azioniste di Intesa SanPaolo) soprattutto tramite Markus Agius, la JpMorgan (che controlla Monte dei Paschi di Siena) tramite la famiglia Rockefeller, Mediobanca (colei che controlla Unicredit) tramite Vincent Bolloré e Jean Azema della Groupama Holding S.A., Banca Carige (attraverso Francois Perol), con Ana Patricia Botin il Banco Santander Central Hispano (il quale controlla ABN AMRO, un altro pilastro di Unicredit).

La “favola”delle privatizzazioni nel Mondo ha “beneficiato” principalmente i componenti di questa famiglia i. Anche Facebook è del loro caravanserraglio attraverso Jeff Rothschild.

Seppur ebrei dichiarati (ma solo per secondi fini) sono i Guardiatesori del Vaticano, la più importante carica “laica”che il Vaticano. Costoro controllano il tesoro del Vaticano dal 1823.

Le truppe cammellate

Controllano figure di spicco com Tony Blair (l'ex Primo Ministro inglese) che lavora per loro ora con tanto di paga, come l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. ISITA WWW.NOCENSURA.COM SU FB: HTTP://FACEBOOK.COM/NOCENSURA
Carlo De Benedetti,ebreo, una delle persone più potenti in Italia, è nel Consiglio d'Amministrazione della Banca Rothschild francese. Il braccio destro di costui è Colaninno, ex Presidente di Telecom, il quale mise il figlio (ora Deputato del PD) a lavorare a stretto contatto con Casaleggio nella Webbeg S.p.a. Ora quel Casaleggio gestisce personaggi come Di Pietro, Grillo e tanti altri.

L'attuale Amministratore delegato di Telecom è Franco Bernabè, l'ex VicePresidente di Rothschild Europe ed attualmente in Rothschild Spa. Quest' ultimo è stato amministratore delegato di Eni, dal 1992 al 1998 ha privatizzato la Società. Bernabè ha inoltre ricoperto vari incarichi pubblici: nel 1999 è stato nominato dal Primo Ministro come rappresentante speciale del governo italiano per la ricostruzione del Kossovo.

La Banca francese Edmond de Rothschild possiede Air France la quale ha acquistato Alitalia.
Rodolfo De Benedetti (figlio) è Presidente di Sorgenia primo operatore privato italiano del mercato nazionale dell'energia elettrica e del gas naturale, con 500.000 clienti in tutta Italia e impianti di generazione elettrica per circa 2.900 MW di potenza.

Ennesimo collegamento Rothschild Telecom: Giovanni Stella dal 2004 al 2007 è stato Amministratore Delegato di Rothschild S.p.A. per poi passare dal 2008 a vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Telecom Italia Media.

Chicco Testa eletto alla Camera dei deputati per due legislature, nelle liste del PCI nelle elezioni del 14 giugno 1987, poi Pds fino al 1994; dal 1994 al 1996 è stato Presidente del consiglio di amministrazione di Acea, Azienda Comunale Energia e Ambiente del Comune di Roma. Dal 1996 al 2002 è stato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Enel e membro del Consiglio di Amministrazione di Wind. Durante la sua presidenza, Enel è stata parzialmente privatizzata. Attualmente è Managing Director di Rothschild.

Angelo Rovati era Senior Advisor in Rothschild Italia, è un ex cestista, dirigente sportivo e politico italiano. È stato uno dei consiglieri di Romano Prodi. Divenne consigliere della presidenza del Consiglio nel maggio 2006, durante il Governo Prodi II.

Il principale organizzatore del tour europeo che lanciò Fini ed il suo Movimento fù Sir Derek Thomas. L' ex ambasciatore inglese a Roma sovraintende agli affari italiani della Banca Rothschild. Fini, nella sede della stampa estera, tempo fa’ parlò a lungo di privatizzazioni, rassicurando l' uditorio sull' atteggiamento favorevole di Alleanza Nazionale.

Stefano Rossi che in una nota intervista parlava di paesi virtuosi e dell'imminente crisi della Grecia e della Spagna, è Amministratore Delegato Edmond de Rothschild, cominciò la sua carriera a Londra nel 1988 e nel 1989 tornato in Italia si sistemò in Citibank.

Caracciolo è principe, socio di Rothschild nel quotidiano Liberation e fondatore di “La Repubblica”. Eric Alain Rothschild aveva preso in moglie Maria Beatrice Caracciolo. Gianni e Umberto Agnelli hanno sposato le due figlie di Caracciolo e da allora sono stati soprannominati "affettuosamente" i Re d'Italia. De Benedetti è stato compagno di scuola di U. Agnelli.
Tutti questi fatti citati saranno casuali? Probabilità?? Incredibili combinazioni e concatenazioni???
... Continua

 Chi controlla il mondo controlla soprattutto il petrolio, il mercato delle armi e il comparto alimentare, per far si che gli equilibri di questi settori non vengano toccati non se ne deve parlare MAI!!! e soprattutto bisogna cibarsi di carne, pesce e derivati, sempre e comunque, vivere vegan è pericoloso poichè potrebbe rompere questi equilibri, e per questo le persone vegan vengono descritte come sovversivi, sognatori, fuori dal mondo, radical schic ecc. ecc., di seguito un articolo di una persona che ha fatto la scelta di vivere alimentandosi in maniera naturale, senza utlizzare carne pesce e loro derivati, da AnimalStation:


Perché ho scelto di vivere vegan

In queste righe vorrei provare a spiegare la mia scelta di diventare vegan, a chi vegan non è. Vegan? Cos’è un vegan? Un vegan – o vegano – è una persona che ha deciso di non servirsi più nella propria vita di tutto ciò che proviene dallo sfruttamento e dalla morte degli animali: un vegan rifiuta il consumo di carne, pesce, latte e latticini e uova, fino a regolare ogni altro aspetto della propria esistenza sugli stessi principi di rispetto per l’animale, a partire dall’abbigliamento (niente pelliccia, pelle, lana, seta e imbottiture in piuma).
Il percorso che mi ha portato a diventare vegano non ha nulla di sensazionale: non ci sono storie di animali uccisi davanti ai miei occhi o roba del genere. La mia storia è invece una storia comune a quella di molti altri vegani: perché per diventare vegani non servono storie eccezionali.
Da piccolo ho sempre vissuto con molti gatti, ma qualche anno fa ho scoperto di aver sviluppato un’allergia al pelo di gatto, così per molti anni – se si escludono dei poveri uccelli che mia madre teneva in gabbia – non ho più avuto animali in casa. Sentivo però in me un forte bisogno di avere una presenza animale vicina, così un giorno mi sono deciso a recarmi al vicino canile, uscendone poco dopo con un cucciolo di qualche mese in braccio.
Non avendo mai avuto cani in vita mia, questa si è rivelata per me un’esperienza davvero eccitante. E non essendo più un ragazzino, ho anche vissuto la conoscenza con questa cagnetta in maniera più profonda, fino a capire che i cani sono più vicini all’essere umano di quanto pensassi e in grado di provare e mostrare sentimenti ed emozioni molto sottili. Credo che questo modo di vedere un cane, o un gatto, non è da tutti facilmente comprensibile, ma quelle persone particolarmente sensibili ed empatiche che vivono con questi animali certamente condividono le inesprimibili sensazioni che a parole ho cercato di trasmettere.
Dopo qualche mese, navigando su Internet, sono casualmente venuto a sapere dell’esistenza in Italia di una nota azienda – oggi chiusa – che allevava cani per venderli ai laboratori di sperimentazione animale. Questa cosa mi colpì davvero molto: come moltissimi, completamente ignaro del trattamento che il nostro mondo riserva comunemente agli animali, non pensavo assolutamente che una cosa del genere potesse essere possibile.
Inizialmente credevo infatti fosse un problema che riguardasse solo pochi cani e che si trattasse di una sorta di attività criminale. Quando venni a conoscere bene l’entità del problema – milioni di animali sottoposti ad esperimenti di ogni genere in tutto il mondo – rimasi profondamente sconcertato: non riuscivo a capacitarmi di come, oggi, nella nostra società razionale e tecnologica, fosse possibile una cosa del genere. Lentamente riuscii a capire che non solo un cane, o un gatto o una scimmia, ma anche un topo sottoposto ad esperimenti ha lo stesso mio diritto a non subire simili atrocità.
Probabilmente è stato a questo punto che il mio sguardo sugli animali è radicalmente mutato: una volta riconosciuta dignità al tanto disprezzato topo, non potevo, per coerenza con me stesso, non riconoscere la stessa dignità all’animale – o meglio, quel che ne rimaneva – che la sera trovavo nel mio piatto, che si trattasse di un manzo, di un maiale o di un pollo. In particolare mi sorprendevo stupito quando, dopo aver accarezzato la mia cagnetta, mi sedessi a tavola per mangiare un altro animale.
Presto mi resi conto che questo diverso trattamento che riservavo a due animali diversi solo nella specie di appartenenza non era in alcun modo giustificabile. Mi resi conto che tra l’animale che vedevo steso sul divano leccandosi nella sua quiete e l’animale ucciso per la mia cena non vi era alcuna differenza. L’unica differenza era dentro di me: ero io che non riuscivo a cogliere quanto questi animali fossero in realtà simili. Entrambi capaci di provare sentimenti ed emozioni molto sottili. Entrambi capaci di soffrire. Ed entrambi con lo stesso desiderio di vivere, e di vivere in serenità. Nel giro di qualche mese decisi così di non mangiare più alcun tipo di carne.
Tuttavia, ancor prima di mettere in atto questa decisione, sentivo dentro di me che era ugualmente sbagliato continuare a consumare latte e uova. In verità non sapevo ancora bene quale fosse la vita di mucche e galline negli allevamenti. Non sapevo ancora dei vitelli di scarto uccisi a sei mesi di vita e dei pulcini maschi uccisi alla nascita. Non sapevo ancora che le stesse mucche e galline dopo qualche anno di intenso sfruttamento finissero anch’esse al macello.

La liberazione animale è strettamente collegata con la liberazione femminile ed il femminismo, da Asinus Novus:

Specismo e femminismo

Domanda dal Breviario.
Perché alcuni sostengono che la liberazione animale abbia a che fare con il femminismo?
Ci sono diversi aspetti per cui la violenza materiale e culturale sulle donne si intreccia con lo sfruttamento degli animali non-umani. È noto come tutte le forme di discriminazione tra esseri umani venga preferibilmente formulata in termini di “animalizzazione” dell’altro: cioè, sulla base della distinzione gerarchica tra umano e non-umano, tutti i soggetti che socialmente occupano una posizione inferiore rispetto ai soggetti dominanti, subiscono una degradazione simbolica e vengono considerati quasi-umani, sub-umani o esplicitamente animali.
Ciò è evidente nel caso della xenofobia che, fin dal tempo degli antichi greci, faceva considerare le altre etnie incapaci di parlare in modo proprio (è il significato originario del termine “barbaro”) o di controllarsi in modo razionale (vedi i comportamenti “bestiali” che ancora oggi i media attribuiscono ai migranti). Ma anche nel caso del sessismo e della discriminazione di genere è accaduto qualcosa di simile: sempre i greci consideravano la donna un essere non pienamente razionale (una forma di maschio “mancato”), più legata all’istinto e alla natura animale rispetto al maschio. Anche in questo caso, alcune differenze reali tra i sessi venivano (e vengono) usate per marchiare il corpo della donna con il sigillo della “inferiorità”: così le mestruazioni dovrebbero mostrare questo maggior “legame” della donna alla natura (mentre il maschio si auto-rappresenta come essere “spirituale”, sganciato dalla fisicità); oppure la sensibilità femminile, la capacità empatica, la cura ecc. vengono considerate dei “difetti” invece che delle qualità, un eccesso di emotività che impedisce alla donna di essere pienamente razionale e, dunque, pienamente umana, poiché la tradizione patriarcale identifica l’umano con i tratti caratteristici del maschio (la contrapposizione mente-corpo, la maggiore importanza attribuita ad una razionalità sganciata dall’emotività, l’aggressività competitiva contrapposta alla capacità di ascolto e di immedesimazione con l’altro ecc.). Non è un caso che la prima formulazione dei “diritti animali” fu elaborata in modo sarcastico dal filosofo inglese Thomas Tylor nel 1792 come risposta alla richiesta di diritti per le donne da parte di Mary Wollstonecraft: se concediamo diritti alle donne, sosteneva Tylor, perché non farlo anche con gli animali?
... Continua

 E a proposito di veganesimo, una ghiotta ricetta da VeganRioT:

Nodini di seitan stufati al vino rosso

40 minuti + preparazione del seitan
2 persone
  • 250 g di seitan
  • 1 cipolla rossa
  • 4 pomodori
  • 1 spicchio d’aglio
  • Vino rosso
  • Concentrato di pomodoro
  • Semola di grano duro
  • Farina di grano tenero
  • Margarina vegetale
  • Un rametto di rosmarino
  • Un rametto di salvia
  • Bacche di ginepro
  • 2 rametti di timo fresco
  • Dado vegetale
  • Salsa di soia
  • Cannella in polvere
  • Noce moscata
  • Pepe nero
  • Peperoncino piccante
  • Olio extravergine di oliva
  • Sale marino
Partiamo dal fatto che siete tutti bravi ed autoproducenti come si confà al novello guerriero urbano vegan e quindi il seitan ve lo fate da soli a casa. Personalmente trovo la semola di grano duro un ottimo ingrediente per fare il seitan, con tanto di semplice risciacquo. Usate la farina che preferite ma questa volta però impastatela con dell’ acqua in cui avrete sciolto un paio di cucchiai di pomodoro concentrato. Lavate bene l’impasto ed una volta arrivati al solo glutine, dividetelo in palline grandi poco più di una noce. Vi servirà uno stampino di silicone i cui stincavi hanno la forma di piccoli cilindri. Depositate nello stampo le palline di seitan e cuocete in una padella /tegame capiente in un brodo vegetale misto vino rosso, in cui avete anche tuffato un rametto di rosmarino ed uno di salvia, qualche bacca di ginepro, sale marino ed un filo di salsa di soia. Tenete lo stampo sotto il livello del brodo, zavorrandolo con mestoli e forchettoni. Lasciate sobbollire per una cinquantina di minuti. Quindi levate dal fuoco, sformate il seitan dallo stampo e tuffate in nodini in acqua fredda. Il risultato sarà di avere dei bocconcini già in forma ed un minimo coreografici. Lasciate il seitan a marinare nel vino rosso –un bicchiere- per qualche minuto, mescolando spesso. Prendete la vostra casseruola di ghisa (o qualcosa che vada ugualmente bene per lunghe cotture) e versateci dentro abbondante olio di oliva. Rosolate nel fondo d’olio caldo la cipolla rossa affettata abbastanza finemente e lo spicchio d’aglio grattugiato. Dopo qualche minuto unite quindi i pomodori tagliati in cubetti. Lasciate andare ancora un paio di minuti, quindi unite i nodini ed il vino rosso, salate, mescolate e chiudete. Lasciate andare, mescolando ogni tanto. Dopo una decina di minuti aggiungete una macinata di noce moscata ed un pizzico di cannella. Lasciate addensare la salsa a fuoco lento; dopo un’altra decina di minuti unite un mestolino di brodo vegetale, un cucchiaio di margarina vegetale, il peperoncino piccante; proseguite la cottura fino a che la salsa si sarà notevolmente ridotta. Sciogliete quindi con un frusta un cucchiaio di farina nel fondo di cottura, proseguite per un paio di minuti quindi spegnete il fuoco. Lasciate riposare brevemente quindi terminate con qualche fogliolina di timo fresco ed una leggera macinata di pepe nero.

Le impressioni politiche di Roberto Mangosi:

DOMANDA DA 1000 PUNTI

In tutto il mondo civile i politici si dimettono 
alla minima ombra di dubbio sul loro operato.
In Italia, invece, rimangono aggrappati alle proprie poltrone, come cozze su uno scoglio.
Il motivo è facilmente intuibile.

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