giovedì 25 settembre 2014

La mobilità tra bici e telelavoro.

La mobilità tra bici e telelavoro

Quali cose si possono fare in tempi brevi e con il migliore rapporto costi/benefici per dare una svolta “verde” alla mobilità in Italia? Potenziare biciclette e telelavoro.


L’Italia è prima in Europa per densità di auto private e ultima nel telelavoro: solo il 3,9% degli occupati utilizza questa modalità (contro una media europea dell’8,4%). La soluzione ottimale - spiegano gli esperti - sarebbe la riduzione del 5% del numero medio degli spostamenti/giorno al 2020 e del 20% al 2030. Un obiettivo che si può raggiungere con un aumento delle ore mensili in telelavoro del 50% al 2020 e del 150% al 2030. La seconda priorità è il potenziamento delle biciclette come mezzo di trasporto: con un investimento minimo si possono avere benefici elevatissimi. Le altre azioni riguardano trasporto pubblico, veicoli a basse emissioni, biocarburanti e sistemi tecnologici di gestione del traffico. 

“Stop al pendolarismo!”

Dieci anni fa sembrava che il telelavoro stesse per partire davvero anche in Italia, poi tutto si è fermato, 

Cosa è successo?

Ha pesato sicuramente il nostro ritardo tecnologico, perchè il telelavoro presuppone reti telematiche molto efficienti e veloci. Però oggi questo ostacolo è superato. Adesso c’è un problema sindacale e un freno mentale: bisogna convincere gli italiani che il telelavoro non è un “non lavoro”.

Come si può fare?

Serve una forte volontà politica per applicare il telelavoro nel pubblico impiego e trascinare così anche le aziende private che da sole non ce la fanno.

Quale sarebbe l’impatto su traffico e smog?

Pensate ad un protocollo a Roma con ministeri ed enti locali per il telelavoro. Significherebbe spezzare l’accumulo di emissioni, magari evitando i blocchi del traffico.

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