giovedì 28 maggio 2015

La corruzione frena il vero sviluppo

La corruzione frena il vero sviluppo

Lo abbiamo sentito tante volte: l’innovazione è la chiave della prosperità. Bene, una volta capito cosa significa innovazionee cosa significa prosperità (se pensate solo al cemento o fatto di avere tanti soldi vi state sbagliando), resta un problema non da poco da affrontare, soprattutto in un paese come il nostro: la corruzione.
Secondo un interessante articolo pubblicato su Nature, infatti, questa vera e propria piaga non permette un pieno sviluppo delle nuove tecnologie e, di conseguenza, una efficace protezione dell’ambiente in cui viviamo. “L’innovazione è la chiave per la prosperità”, viene scritto infatti sulla prestigiosa rivista: “Ma la corruzione è nemica dell’innovazione”.
Perché?
Perché la corruzione, intesa anche come l’abuso di potere nell’assegnazione di risorse pubbliche per perseguire scopi privati, rallenta qualunque forma di vero sviluppo. Che, per l’appunto, non è quello del cemento, dei TAV e delle grandi opere fatte solo per foraggiare clientelismi e corruzioni varie, ma è quello che porta un paese a diventare meritocratico, con tutti i benefici che ne conseguono.
L’Italia, invece, a parte fare sparate tipo #labuoanscuola o altre idiozie simili, continua a tagliare in modo indiscriminato fondi all’istruzione e alla ricerca, causando così un’epidemia di brain drain, quella che noi conosciamo come fuga dei cervelli. Un primato che, in Europa, stanno cercando di levarci solo RomaniaBulgaria e Grecia, guarda caso gli altri tre Stati Ue a non avere sufficienti controlli per arginare la corruzione, fa presente l’analisi.
Parla di circoli virtuosi, Nature, e del fatto che il livello di corruzione è inversamente proporzionale a quello di innovazione (guardiamoci infatti attorno, in Italia).
Una ricerca, in particolare, ha mostrato come la corruzione sia più diffusa di quanto si pensi, e come solamente in 25 nazioni si sia riusciti a dare forma a società meritocratiche: sono quello nordiche, quelle di lingua tedesca e quelle del mondo anglosassone. In pratica, quelle in cui l’economia va meglio.
Coincidenze? Non proprio.
Ma non è solo la carenza di mezzi a pesare su questi fenomeni (se Romania, Bulgaria e adesso anche Grecia soffrono di particolari scarsità di fondi, lo stesso non si può dire dell’Italia, in cui i soldi ci sono, ma vengono sprecati o spesi male). Molta importanza ha anche l’aspetto culturale. Laddove chi detiene il potere (quindi da chi controlla le risorse, siano esse pubbliche o private) vede i nuovi talenti e l’innovazione più come una minaccia che come un’opportunità, le cose non possono che andare peggio.
Un governo che vuole comprare il consenso vede molte più opportunità di ricevere voti costruendo un nuovo aeroporto o un nuovo stadio che nel dare delle borse di studio. “Ecco perché gli Stati Ue più corrotti spendono più in grandi progetti come strade e treni ad alta velocità che non in salute, ricerca, istruzione e sviluppo”, scrive Nature.
In una nazione civile avere competenze e lavorare in modo serio dovrebbe avere più valore che non l’affidarsi alle conoscenze giuste: questo è il messaggio di Nature.
Bene, fatevi un giro per tutta Italia, magari nei cantieri delle inutili e dispendiose “grandi opere”, e dalla Val Susa alla Sicilia, passando ovviamente per Expo e da Venezia con il suo Mose, vi accorgerete di quanto, evidentemente, un paese civile non lo siamo affatto.
Io, sia come ricercatore che come rappresentate dei cittadini in Parlamento, provo un’enorme voglia di cambiare le cose, in Italia. Perché il potenziale c’è, la gente onesta che ha competenze anche. Manca solo la volontà politica, oltre che a volte culturale, di mandare a casa a calci nel culo i farabutti che tengono questo paese ingessato. Nella corruzione, nell’arretratezza, nella perdita continua di opportunità e di persone capaci che, già scappate a migliaia, molto probabilmente non ritorneranno.

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