La Canapa? Non solo droga. Un mondo sconosciuto ai più altrimenti crollerebbe il sistema.
in foto un campo di canapa e nel riquadro Nino Malgeri
In Parlamento la Commissione Giustizia si è riunita per incardinare la proposta di legge sulla #legalizzazione della #cannabis. Tutti i parlamentari, gli attivisti e i cittadini sono invitati a diffondere queste notizie, affinchè si raggiunga al più presto la completa inderogabile e insindacabile liberalizzazione della canapa, questa pianta dovrà essere libera di crescere ovunque su tutto il territorio, nei prati, nei viali, nelle foreste nelle città e nei condomini, ce la possiamo fare!
Qui di seguito l'intervista rilasciata a Simona Mazza sull'argomento:
Una intervista, che ai profani e agli indottrinati dai poteri forti, potrebbe apparire visionaria con sacche enormi di compatimento per l'intervistato. Ma non è così. Senza voler far del sensazionalismo da quattro soldi, Nino Malgeri, dice meno di quanto potrebbe sugli impieghi positivi della canapa. Ma a poco a poco gli faremo dichiarare le cose che non dice in altre puntate. Il Direttore ID.
di Simona Mazza
Oggi ci lasciamo guidare all’interno dello straordinario mondo della Canapa e lo facciamo con Nino Malgeri (calabrese di nascita) che da 40 anni studia la Canapa, i suoi 1000 sapori e gli infiniti impieghi.
Nino Malgeri è un imprenditore che si occupa di ristrutturazioni ed edilizia, operando sostanzialmente all’interno delle istituzioni e dei ministeri (alcuni dei suoi principali committenti).
“Interagire con le istituzioni è importante per far comprendere certi messaggi. Ho sempre cercato di far capire che si può vivere in modo diverso. Purtroppo non sono riuscito a scalfire questo muro. Nessuno si interessa dell’argomento Canapa, né di risorse rinnovabili, anche perchè le multinazionali non lo permettono”.
Oltre ad essere un fine conoscitore della pianta, Nino Malgeri sta lavorando ad un progetto che lui stesso definisce “ambizioso, ma realizzabile” ovvero la creazione di un orto sinergico a Villa Bianca, in zona Salaria.
Il nostro, sarà un viaggio a tappe.
In questa prima puntata, parleremo della canapa, studiandone la storia, il perchè del proibizionismo, fino a scoprirne alcune tra le principali proprietà, che ad oggi in pochi conoscono.
Cominciamo sfatando un mito: La canapa non è solo una droga. Quali sono dunque i mille sapori della canapa? Quali i suoi mille usi, oltre a quelli già noti? In Versilia, alcuni ristoratori organizzano delle serate a tema, cucinando prodotti a base di farina di canapa.
N. Malgeri: In Italia e nel resto del mondo, la canapa non si può coltivare senza permesso. Si possono solo acquistare i semi trattati.
Per piantarli, bisogna rivolgersi all’unica realtà esistente in Italia: Assocanapa, che vende semi trattati come se fossero Ogm. La particolarità delle piante è che devono essere al di sotto dello 0, 2% di thc (tetraidrocannabiolo, uno dei principali componenti della canapa). Se si coltivano piante con percentuale maggiore, si rischia l’arresto da tre mesi fino a sei anni di reclusione.
Essendo una pianta annuale, dopo la seconda, terza e quarta generazione, essa riprende tuttavia le proprietà del tetraidrocannabiolo.
Quali sono le caratteristiche dei semi? Perché alcune persone li lasciano sciogliere in bocca?
I semi primari hanno una particolare caratteristica: mettendoli in bocca tutti i giorni, rilasciano delle sostanze che attraverso le papille gustative raggiungono le cellule dell’organismo. Una volta inghiottite, il cervello verifica tutto quello che c’è nell’organismo e dà informazioni alle cellule. Sarebbe utile masticarli per la prevenzione di alcune malattie, anche se vivendo in un ambiente mefitico e inquinato, si tratterebbe di una soluzione parziale. Verificando che manca una certa sostanza, l’informazione viene inviata al cervello, che ti fa venire “voglia” della sostanza mancante. Ovviamente ci vogliono mesi perché questo processo avvenga.
Sembra una notizia sconvolgente, fantascientifica. E’stata comprovata o si tratta solo di ipotesi?
Questo non lo dico io, sono stati fatti numerosi studi.
Tutto ha avuto inizio 4 mesi fa, quando ho costretto gli organizzatori di “Canapa Mundi” a farmi avere uno spazio all’interno della fiera, per mostrare cosa è possibile realizzare con questa straordinaria pianta. Con la canapa si può costruire l’intero habitat di ogni individuo!
Sono in contatto con diverse aziende che producono prodotti di canapa per la biodelizia, produzione di plastica biologica, tessile, carta, alimentazione e uso terapeutico (ma quest’ultimo è un caso a parte). Si può fare addirittura della farina senza glutine, valida alternativa per chi è affetto da celiachia.
Qualche settimana fa in senato abbiamo fatto una conferenza per spiegare cosa si può fare con la canapa terapeutica. Abbiamo fatto venire da Foggia un ragazzo affetto da sclerosi laterale, che dalla canapa ha tratto benefici. E’ partito con le stampelle per dire la sua sulla proposta legge. Chiunque in questo paese deve avere la possibilità di piantare e coltivare alcune piante.
Uno dei tuoi progetti, è quello di realizzare una filiera. Ce ne parli?
In Abruzzo stiamo allestendo la prima vera filiera della canapa: si va dalla coltivazione, alla trasformazione, fino alla realizzazione di prodotti fatti con la Canapa.
Si tratta di zone che dopo il terremoto sono state abbandonate al loro destino ed andrebbero riqualificate. Con 50/60 ettari di terreno si potrebbe impiantare la coltivazione della Canapa, per farci oli, farine ecc.
L’unica canapa che si può coltivare per legge, è quella sativa. Da10 anni la Comunità Europea ha dato la possibilità di coltivarla e offerto pure incentivi, inclusi finanziamenti.
Storia della Canapa. Perchè è così mal vista?
Tutto accadde prima della guerra, negli anni venti, da quando nel Texas, dietro le direttive dell’Europa, Inghilterra e Roma in primis, ci furono le prime perspezioni petrolifere.
Da una parte iniziavano le prime ricerche sul petrolio, dall’altra si cercava di sviluppare tutte le potenzialità della Canapa, basti pensare che con essa si possono realizzare più di 50mila prodotti.
Come detto, negli anni 20 c’erano due posizioni che si scontravano: quella di chi portava avanti la battaglia per la canapa e delle fonti rinnovabili e chi speculava con il petrolio.
Allora c’erano solo tre grandi industriali. Uno era Ford, che aveva intravisto le potenzialità della Canapa e aveva iniziato a costruire addirittura una macchina fatta di questo materiale. Si trattava della Ford T, auto completamente rivestita in canapa. Molto più leggera di quelle tradizionali, ma anche molto più resistente. Come si vede in certi video su utube, anche colpendola a martellate non veniva scalfita.
L’altro magnate era l’editore Hearst, proprietario di giornali e di foreste. Il magnate produceva carta, stampava i suoi giornali e non aveva alcuna volontà di promuovere la canapa. Poi c’era l’industriale Dupont.
In quegli anni stavano prendendo piede il rayon ed altri prodotti plastici che utilizzavano il petrolio.
In Texas venivano trivellati i pozzi petroliferi e presto iniziò una guerra contro la Canapa, anche e sopratutto perché da essa si ricavano biocarburanti.
Hearst e Dupont, con la complicità dei parlamentari, fecero da subito una campagna mediatica massiccia per criminalizzare la canapa, colpevolizzando una delle sue caratteristiche, cioè che si può fumare. Iniziarono una campagna denigratoria dicendo che era una droga. Non potendola chiamare Canapa, perché il suo nome e le sue proprietà erano riconosciute universalmente, la chiamarono Marjuana.
Perchè proprio questo nome?
Gli stati Uniti erano in guerra contro il Messico, perché quest’ultimo vantava dei diritti territoriali sul Texas.
I magnati che la osteggiavano, decisero di chiamarla marjuana, termine usato dai messicani, a loro ostili, per indicare la provenienza dall’India. Lanciarono pertanto dei messaggi secondo cui chi la utilizzava era un assassino, un criminale e portarono avanti quest’assurdità mediatica per decenni. Il congresso ( pagato dagli stessi magnati) favorì delle leggi per renderla illegale.
Oggi in tutto il mondo, le 7 sorelle e tutte le multinazionali legate alla carta e alla plastica si sono alleate per criminalizzare la pianta.
Appare chiaro che l’economia subirebbe grandi vantaggi, purtroppo le lobbies sono contrarie.
Allora parliamo appunto di uno dei suoi potenziali impieghi. Qual’è la sua applicazione nella bioedilizia?
Tutto parte dal canapo trattato, lavorato, ottenuto dal fusto. Se si aggiunge alla calce, si possono realizzare mattoni ed intonaci.
Col canapo si possono anche realizzare mobili. Il prodotto ottenuto da canapa e calce si può utilizzare sia per rivestire, sia per costruire o ristrutturare qualsiasi manufatto: dalla singola casetta al grattacielo. Ecco perchè parlo di una visione futuristica dell’ambiente.
Quali sono i vantaggi?
Si tratta di un prodotto che traspira e a differenza dei mattoni tradizionali e del cemento, che isolano e non fanno passare l’aria da una parte all’altra, la canapa traspira. Il suo uso eviterebbe pertanto muffe, condense e umidità.
Oltretutto è isolante sia acusticamente, sia termicamente.
I mattoni sono di diversi spessori, da 8 a 32 cm e vanno scelti in base alle necessità e alle temperature esterne.
Insomma, si potrebbero evitare i caloriferi e non ci sarebbe bisogno di pagare le bollette energetiche per i riscaldamenti.
La canapa aggiunta alla calce, ha una caratteristica eccezionale: è indistruttibile. Ogni anno che passa solidifica come marmo, dunque dura nei secoli, rendendo inutili i lavori di ristrutturazione.
Si può realizzare una casa solo di canapa, inclusi i mobili?
Certo che sì. I mobili realizzati con la canapa oltretutto ci evitano di respirare veleni. I mobili tradizionali sono fatti con i truciolari, che si ottengono buttando giù foreste. Gli alberi vengono sminuzzati e compattati con le colle, care alle multinazionali. Esse sono velenose, perché emettono formaldeide, uno dei veleni più tossici esistenti in natura. Noi respiriamo tutto questo.
Viviamo a nostra insaputa in ambienti tossici. Le malattie, dai semplici raffreddori ai tumori, derivano principalmente dai fattori ambientali, poi anche dall’alimentazione anch’essa compromessa dall’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.
La carta di Canapa può essere una valida sostituta della carta da legname, in termini di salute ambientale, preservazione delle foreste ed economicamente?
La carta di canapa è molto più resistente della tradizionale: è ecologica, non devi abbattere foreste. Mentre la cellulosa da alberi viene sbiancata con solventi chimici che devastano l’ambiente, la cellulosa di canapa non ha bisogno di solventi. Anche a livello economico costerebbe meno e vi spiego le ragioni.
Per sviluppare una foresta ci vogliono circa 20 anni, mentre la canapa con lo stesso meccanismo e le stesse superfici, si può coltivare ogni anno. Quando spunta, basta tagliarla e fare la carta.
Perchè vi battete per liberalizzare la Canapa anziché legalizzarla?
“Million marjuana march”, rete mondiale antiproibizionista di cui faccio parte, si batte per liberalizzare sia la Canapa industriale, ovvero la sativa, sia quella terapeutica. Non parliamo di legalizzarla, perché se tu la rendi legale, dai le concessioni sempre alle stesse persone. Assocanapa ad esempio ha il monopolio dei semi: chiunque può acquistarli passando attraverso il monopolista.
C’è qualche esponente politico che sta portando avanti questa battaglia nella direzione che tu ritieni giusta?
Un intergruppo formato da un centinaio di deputati e senatori sta lottando per la legalizzazione, ma questa come spiegavo, è l’anticamera per il monopolio.
E’ assurdo.
La canapa è una pianta spontanea, come tante altre. Nasce spontaneamente e dovrebbe essere spontaneamente distribuita nel territorio.
Oltretutto ha delle composizioni floreali bellissime. I suoi fiori sono delle orchidee con polline e resina.
Che significa rendere illegale una pianta spontanea?
Forse si teme che ci si concentri più sulle canne da fumare? Per i rastafariani era indispensabile per la meditazione e per la preghiera.
Fumarla rilassa e apre la mente. Il resto sono solo fantasie di speculatori che ne temono la concorrenza.
di Simona Mazza
Nessun commento:
Posta un commento