lunedì 25 gennaio 2016

Riforma Costituzionale targata Renzi Boschi ha stampo PD UISTA.

Riforma Costituzionale targata Renzi Boschi ha stampo PD UISTA.


Una Controriforma in Costituzionale, un golpe nato dal disegno politico di un presidente della Repubblica, che tradendo la Costituzione sulla quale aveva giurato, come garante, sta preparando, per mezzo del piccolo statista di Rignano sull'Arno, la deriva autoritaria con la centralizzazione del Potere e la sterilizzazione delle libertà democratiche. Tutto questo eseguito da un presidente del Consiglio, ex sindaco di una media Città, il cui suffragio popolare era stato, esclusivamente, mirato a scegliere la guida di quella Città. Controriforma in Costituzionale nella forma e nella sostanza : Non solo il progetto di revisione non è Parlamentare ma governativo, non solo non è stato incardinata una Costituente, per la portata della revisione, con la fine del bicameralismo perfetto, ma tutto questo, oltre che da un presidente del Consiglio non eletto, viene portato avanti a colpi di fiducia, da un Parlamento delegittimato dalla Corte Costituzionale per il Porcellum e sta lì solo "per il principio di continuità dello Stato", sempre la Corte Costituzionale. NO alla ControRiforma in Costituzionale targata PD/P2.

di Simona Mazza e Ignazio De Luca

La nostra Costituzione, nata dal sangue della Resistenza e che tutto il mondo ci invidia, sta per essere attaccata dall’assalto frontale dei nostri politicanti, i quali non potendo legiferare liberamente, hanno capito che per tutelare i loro beceri interessi occorre stravolgere l’unico strumento di tutela che ci hanno regalato i nostri “Padri costituenti”.

Questi signori, non solo stanno portando avanti un’azione scellerata, ma stanno pianificando uno dei più grandi inganni politici mai realizzati, che tanto ricorda l’ascesa del fascismo.

In cosa consiste l’inganno?

Partiamo dal fatto che uno dei primi a voler ritoccare la Costituzione era tale Licio Gelli, toscano, fondatore della loggia massonica P2.

Fu lui ad elaborare il “piano di rinascita democratica” (detto anche programma di rinascita nazionale o il Piano) che consisteva in un assorbimento degli apparati democratici della società italiana dentro le spire di un autoritarismo legale che avrebbe avuto al suo centro l'informazione.

Il piano fu ritrovato e sequestrato nel 1982 in un doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli, Maestro venerabile della loggia massonica P2, assieme al memorandum sulla situazione politica in Italia.

Esso prevedeva una serie di riforme e modifiche costituzionali onde

« … rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori »

In particolare andavano programmate azioni di Governo, di comportamento politico ed economico, nonché di atti legislativi, per ottenere ad esempio nel settore scuola di

« … chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro… »

Nel corso degli anni, il piano è stato riproposto dalle diverse forze politiche ed oggi sta per trovare attuazione con la proposta di riforma in Costituzionale avanzata dal duo Renzi-Boschi.

Il ruolo di Gelli “In Italia non si muove una foglia che la massoneria non voglia”.

A Gelli si è rivolto ogni politico per fare strada, lui ha manovrato da sempre i suoi uomini all’interno del Parlamento, ma quella "stramaledetta" Costituzione ha sempre posto seri ostacoli al progetto piduista perché non si potevano aggredire determinati principi.

Tra i fedelissimi di Gelli c’era pure Berlusconi che a Willa Wanda riceveva gli ordini dal Venerabile Maestro.

In un’intervista dell'ottobre 2008, il Venerabile affermò che, sebbene tutte le forze politiche avessero preso spunto dal Piano (tanto da indurlo a reclamare ironicamente i diritti d'autore), Silvio Berlusconi era l'unico in grado di attuarlo.

I fatti però sono andati diversamente:

L’eccesso di protagonismo di Berlusconi lo hanno fatto sprofondare negli abissi del ridicolo, pertanto, resosi poco credibile agli occhi dell’opinione pubblica e abbandonato dagli stessi fedelissimi, il Cavaliere ha dovuto fare il “cosiddetto passo indietro” (molto probabilmente per evitare di intralciare il “disegno” piduista voluto dal Capo Gelli).

Chi è stato scelto per portare avanti il progetto?

Ovviamente occorreva fare leva sull’indignazione della gente. Quale migliore personaggio poteva incarnare la volontà di pulizia all’interno della politica?

A parte Grillo, che non sarebbe mai sceso a patti, il “papabile” era solo ed esclusivamente uno: il rampantissimo simpaticone di Renzi, l’imbonitore, l’ammaliatore, il cosiddetto “rottamatore”. L’uomo che piaceva a tutti persino alla destra (del resto è stato definito il “boy scout di Gelli”).

In effetti Renzi non è altro che la costola di Berlusconi, la sua naturale appendice ed essendo toscano e vicino agli ambienti di Gelli, non poteva che essere il più degno prosecutore del progetto piduista.

E qui sta l’inganno. L’inganno di un uomo che si è finto di sinistra per portare avanti un progetto della peggiore destra fascista.

Questo purtroppo è stato solo il primo degli inganni di Renzi, ma non è l’unico.

A guardare bene in Italia la democrazia è bella che finita da un pezzo, almeno formalmente, ma la folle idea di voler cancellare il Senato, è l’inganno peggiore che si potesse architettare.

Spieghiamo perché.

Renzi, uomo dell’oligarchia, ha capito bene che per raggiungere gli obiettivi prefissati deve agire sui sentimenti populisti degli italiani.

Uno di essi, tra i più importanti è quello che contesta gli sprechi della classe politica.

Cosa sta facendo il Governo Renzi?

Sta pensando di abolire il Senato sbattendo in faccia ai cittadini scontenti, la volontà di tagliare i costi della politica.

Ovviamente chi è sano di mente e conosce anche solo minimamente le dinamiche della politica, dovrebbe sapere che i Senatori sono i rappresentati della volontà dei cittadini.

L’abolizione dell’elezione diretta dei Senatori significa togliere ai cittadini la possibilità di scegliere chi li rappresenta, ergo ci troveremo ben presto in una dittatura oligarchica di stampo piduista, ed il progetto di Gelli sarà realizzato.

Infatti, se passa il referendum, il disegno di legge Renzi-Boschi stravolgerà radicalmente l’impianto della Costituzione del 1948, concentrando il potere sull’esecutivo, riducendo la partecipazione democratica, mettendo il bavaglio al dissenso.

L’impatto sulla sovranità popolare, sulla rappresentanza, sulla partecipazione democratica, sul diritto di voto, decisivo per l’attuazione dei diritti e delle libertà, verrà annullato dalla sciagurata riforma dell’articolo 81 della Costituzione.

Alla cara vecchia Costituzione ne seguirà una nuova, firmata tra l’altro dalla toscana Boschi, vicina agli ambienti massoni, figlia di un personaggio al centro dei peggiori scandali bancari e così la "nuova" classe politica potrà fare e disfare tutte le leggi a suo piacimento.

Ovviamente chi crede che gli oligarchi piduisti faranno qualcosa nel nome e per l’interesse del cittadino è folle.

Per farla breve, la proposta di legge costituzionale dissolverà definitivamente l’identità della Repubblica nata dalla Resistenza.

A cosa serve la riforma?

La porcata made Pd/P2 è stata costruita per la sopravvivenza di un governo e di una maggioranza privi di qualsiasi legittimazione e per realizzare appieno i suoi obiettivi, prosegue come un treno avanzando un’infinità di illegittimità che ci inducono a pensare che il vero obiettivo della riforma sia lo spostamento dell’asse istituzionale a favore dell’esecutivo.

Una prova si trae dalla introduzione in Costituzione di un governo dominus dell’agenda dei lavori parlamentari.

Ne risentiranno l’elezione del Capo dello Stato, dei componenti della Corte costituzionale, del Csm. E ne uscirà minata la stessa rigidità della Costituzione.

Così, mentre l’incontro delle forze politiche antifasciste in Assemblea costituente trovò fondamento nella condivisione di essenziali obiettivi di eguaglianza e giustizia sociale, di tutela di libertà e diritti, oggi assistiamo ad un vero e proprio golpe bianco.

Sul progetto politico del 47 fu costruita un’architettura istituzionale fondata sulla partecipazione democratica, sulla rappresentanza politica, sull’equilibrio tra i poteri, oggi si baserà su elementi ben diversi.

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