giovedì 21 aprile 2016

Lavoro di cura, ancora tu!

Lavoro di cura, ancora tu!


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Federica Gentile
Tempo di lettura: 2 minuti


Anne-Marie Slaughter, dopo il famoso saggio, Why women still can’t have it all, deve ancora togliersi parecchi sassolini nella scarpa per quanto riguarda il lavoro domestico e di cura.

Infatti, qualche settimana fa, su The Atlantic, ci ricordava che con un tasso di occupazione delle donne USA pari al 70% ed un tasso di occupazione degli uomini pari al 90%, il lavoro dei care givers, di solito donne, spesso migranti, è una condizione di base per la produttività del sistema economico statunitense. Peccato però, prosegue la Slaughter, che il 65% di chi lavora come caregiver non ha assicurazione sanitaria (e per darvi un’idea, una visita al pronto soccorso per una gamba rotta, non una situazione di vita o di morte, costa sui 2.000 dollari, se non si ha l’ assicurazione) e pochissimi (2%) ricevono benefits in termini di pensioni.

Tuttavia, questa situazione  - che peraltro riguarda anche altri paesi - non è l’unica possibile, anzi storicamente non è sempre stato così: la cura, sostiene la Slaughter, “può essere una priorità nazionale, con tanto di infrastrutture per sostenerla. Negli anni '40, quando il lavoro delle donne era cruciale per lo sforzo bellico degli USA, il governo ha finanziato centri per la cura dei bambini […] che offrivano cura a prezzi  abbordabili per bambini sotto i 12 anni fino a 6 giorni alla settimana, con pochi studenti per insegnante, pasti e attività extracurriculari.”

Cioè praticamente un sogno per le madri e di padri medi americani di oggi, che si trovano a dover pagare rette molto alte per asili nido (negli Usa dagli 0 ai 5 anni prevale il privato, tra piccoli nidi familiari, meno cari, ma che offrono meno garanzie, e strutture più attrezzate, con costi decisamente importanti).

Il problema della cura è peraltrouniversale, e “Il lavoro di cura non pagato è la maggiore barriera strutturale per l’empowerment economico delle donne. Il lavoro domestico fa sì che tutti gli altri lavori siano possibili, senza qualcuno che si prende cura della casa e dei bambini, le persone non sarebbero in grado di lavorare”.

La centralità del lavoro di cura è poi ancora più evidente e drammatica nei paesi più poveri, dove le madri si trovano a dover scegliere tra il lavoro e la cura dei bambini lasciandoli soli a casa – in alcuni casi dopo aver somministrato oppiacei per fari dormire durante il giorno – oppure con fratelli di poco più grandi. Secondo quanto pubblicato da The Guardian, si stima che nei paesi piu' poveri,  piu’ di 35 milioni di bambini sotto i 5 anni siano lasciati a casa da soli, o con un fratello o sorella molto piccolo, per almeno un’ora alla settimana, spesso molto più a lungo. 35 milioni sono peraltro il numero totale di tutti i bambini sotto i 5 anni che vivono in Europa.

Si tratta di una crisi “nascosta” secondo gli esperti, di cui si parla poco, ma che sottolinea l’importanza di affrontare,  e rapidamente, il deficit di cura, e di garantire i diritti di chi vi si dedica.

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