lunedì 29 agosto 2016

Immagina un mondo senza religioni, vivendo come gli animali...

Una cultura basata nel rispetto, la solidarietà e compassione! Artista: Roger Olmos

Il sistema collasserà se ci rifiutiamo di comprare quello che ci vogliono vendere, le loro idee, la loro versione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità. Ricordatevi di questo: Noi siamo molti e loro sono in pochi. Hanno bisogno di noi più di quanto ne abbiamo noi di loro. Un altro mondo, non solo è possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calde lo sento respirare.


L’Italia e la Birmania tremano nello stesso giorno. Il 24 agosto il centro della Birmania (ora chiamata Myanmar) è stato colpito da un forte terremoto di magnitudo 6,8 della scala Richter. Al momento si contano 4 morti accertati, ci sono stati feriti e diversi crolli soprattutto tra i templi storici della zona più colpita.(cit.), due terremoti di uguale intensità nello stesso giorno e a migliaia di distanza l'uno dall'altro fanno pensare ad un ulteriore e non ultimo avvertimento della Madre Terra a noi umani affinchè ci si possa rendere conto delle devastazioni che da qualche secolo stiamo infliggendo al nostro pianeta e delle aberrazioni, torture e supplizi inanerrabili che ogni giorno destiniamo ai nostri fratelli non umani, sarebbe ora che finalmente aprissimo gli occhi e ci rendessimo conto che il sistema barbaro che pochi maschi hanno instaurato su tutto il globo terracqueo ci si sta ritorcendo contro, ma come dice Arundhati Roy, noi siamo molti e loro sono in pochi, possiamo ancora reagire  e combattere questo perverso e becero meccanismo, "Il carnismo esiste in culture dove mangiare carne è una scelta piuttosto che una necessità. In queste culture si tende a trovare una manciata di specie animali considerate commestibili, mentre le migliaia di altre specie sono ritenute disgustose e di alcune addirittura delle quali avere paura; anche se le specie animali consumabili possono cambiare, la teoria rimane invariata. Nelle società carniste moderne, la scelta delle specie reputate commestibili non si basa sulla logica e su fattori economici, ma semplicemente sul condizionamento e l'abitudine" (Cit.).
Allo scopo di aiutare le popolazioni colpite dal terremoto in centro Italia, alcuni ristoratori si sono inventati la giornata dell'amatriciana, il piatto di bucatini dove fra gli ingredienti è previsto il guanciale del maiale, a parte il particolare che questo piatto è tipicamente romanesco e non ha niente a che fare con la cittadina di Amatrice, infatti l'Amatriciana ha preso il nome da "matrice", un timbro che si metteva sulla guancia del maiale, ingrediente fondamentale della ricetta, come si può pensare di aiutare dei sopravvissuti ad un terremoto uccidendo tanti altri esseri viventi, quando i nostri fratelli ci aiutano disinteressatamente a salvare i nostri simili, basta ricordare quanti cani sono stati utilizzati nel dopo terremoto per rintracciare le persone ancora vive sotto le macerie, se veramente vogliamo aiutare le popolazioni colpite dal sisma, possiamo partecipare a cene dove l'amatriciana viene preparata senza dover uccidere i maiali ed è molto più buona e soprattutto non fa male al nostro organismo, a Roma è possibile gustare questa prelibatezza presso  VeganEaty Fair : Da MARTEDÌ 30 Agosto a SABATO 3 Settembre, per ogni porzione di AMATRICIANA VEG (al prezzo di €6,00) 2,00 euro saranno devoluti al Comune di Amatrice. In più, per non dimenticare i nostri amici pelosi, per ogni 10,00 euro di spesa in altri prodotti, 2,00 euro saranno utilizzati per comprare cibo, medicinali e tutto ciò che può essere utile alle associazioni animaliste operanti nelle zone terremotate, tutto sarà rendicontato sulla pagina del locale (qui l'evento);

"Avremmo bisogno di un diverso concetto degli animali, più saggio e forse più poetico... Trattiamo con condiscendenza la loro attitudine ed il tragico destino di avere assunto una forma assai inferiore alla nostra, e in questo sbagliamo: non possiamo misurare gli animali con il nostro stesso metro. In un mondo più arcaico e completo del nostro gli animali si muovevano compiuti e perfetti, dotati di percezioni sensoriali che noi non abbiamo mai raggiunto o abbiamo perduto, vivendo di gridi che non udremo mai. Gli animali non sono nostri fratelli né subalterni; sono popoli altri, coinvolti come noi nella trama della vita e del tempo, compagni di prigionia dello splendido e faticoso travaglio della terra. "
(Henry Beston dal film www.earthlings.com);

Immaginate un mondo senza religioni, dove umani e non umani convivono tranquillamente in armonia con la natura, immaginate un mondo dove non esistono le famiglie, vere gabbie dove tutti siamo intrappolati e dove le donne oltre a dover accudire e servire mariti e prole rischiano anche di venire picchiate ed umiliate dal maschio di turno, immaginate di vivere liberi da coercizioni e indottrinamenti mentali, di lavorare tutti poche ore al giorno ed avere tanto tempo libero da dedicare ai nostri affetti e alle nostre attività che più ci piacciono, leggere, scrivere, suonare degli strumenti, dipingere e fare qualsiasi attività ci piaccia fare e, perchè no, copulare con chi più ci aggrada senza essere additati come latin lover o meretrici, ce la possiamo fare e tutto questo può partire da Roma, dove tutto è cominciato e dove da qualche mese a gestire questa comunità capitale d'Italia c'è una splendida donna Virginia Raggi, la quale insieme alla sua giunta sta realizzando risultati che fino a qualche tempo fa sembravano impossibili...
Per approfondire ancora l'argomento sulla liberazione degli animali, vi invito a leggere questo bellissimo articolo scritto da una persona eccezionale la dottoressa psicologa Carla Sale Musio:
DA QUANDO HO SMESSO DI MANGIARE LA CARNE…
Da quando ho smesso di mangiare la carne, mi succede spesso di sentirmi diversa e anormale in un mondo che considera con indifferenza l’uccisione per il solo piacere del gusto.
Ma devo ammettere, con un certo imbarazzo, che da allora molte cose per me sono cambiate.
Fino al momento in cui ho preso la decisione di non nutrirmi più con la vita di qualcun altro, mi era sempre sembrato naturale addentare una bistecca chiacchierando allegramente con gli amici.
E certamente non ignoravo che la carne, prima di essere cucinata, condita e servita in un piatto, era un corpo e apparteneva a qualcuno.
Qualcuno che sicuramente non voleva morire per soddisfare il mio appetito ma che, probabilmente, desiderava vivere ancora.

Lo sapevo anche allora, solo che la mia mente cercava di dimenticarlo perché anche io, proprio come chiunque altro, non volevo pensarci e nascondevo con noncuranza questa informazione facendo finta che non fosse così.
Guardavo il sangue e sentivo soltanto l’acquolina in bocca.
Lasciavo che il mio palato venisse soddisfatto dagli aromi, mi abbandonavo al piacere della conversazione e ammutolivo la consapevolezza, annegandola nel cibo e nella compagnia.
Da quando ho smesso di mangiare la carne, però, questo meccanismo di difesa (chiamato in gergo psicologico “rimozione”) ha smesso di funzionare e così sono sempre terribilmente lucida su ciò che è vita e ciò che invece è morte.
Adesso, quando vedo tutti quei pacchetti incellofanati, con dentro le membra squartate e sanguinolente di tante creature miti, fiduciose e innocenti, sento le lacrime pungermi gli occhi e il mondo mi appare in una luce intensa e senza ombre.
Da quando ho smesso di mangiare la carne, la vita ha assunto una chiarezza che evidenzia la verità, senza censure e senza mistificazioni, e una trasparenza che mette in luce i lati negativi di me stessa in tutta la loro dolorosa realtà.
C’è un prezzo da pagare per ogni scelta e quella di diventare vegana non è stata facile, mi è costata molte privazioni e sacrifici.
Ho rinunciato a credere nella bontà, mia e degli altri, e ho dovuto ammettere la crudeltà di un mondo che ignora la sofferenza.
Ho sacrificato la mia ingenuità, imponendo a me stessa di guardare l’indifferenza negli occhi quando con dolore ne ho scoperti i sintomi fin dentro la mia stessa anima.
Avrei preferito poter salvare almeno la coerenza e non dover riconoscere i crimini, commessi con superficialità e ignoranza, per aver concesso al mio bisogno di approvazione di seguire il branco in quei riti tribali, chiamati pranzi e cene, dove si compiono i sacrifici di tante vittime innocenti.
Ma come molti altri anche io ho goduto, ignorando la morte e il dolore, convinta che fosse del tutto naturale uccidere per soddisfare il piacere del gusto.
Ho dovuto privarmi della mia immacolata perfezione e accettare che, proprio come il peggiore dei nazisti, per mano dei miei sicari ho torturato e ucciso creature che non mi avevano fatto niente, giudicandole inferiori e perciò passibili di morte e di ogni abominio, sulla base dei tratti somatici e di una cultura differente da quella della razza in cui mi riconosco e sento di appartenere.
Avrei voluto scoprirmi migliore e proclamare a testa alta la mia innocenza davanti ai delitti di chi ammazza per divertimento, per sport e per il piacere del proprio palato.
Ma ho dovuto rinunciare al vantaggio di stare dalla parte del giusto e confessare che, come tutti gli altri, sono stata spietata, cinica, indifferente, insensibile e priva di umanità perché anche io ho lasciato che la morte si perpetuasse senza sosta, solo per il piacere di sentire un sapore buono in bocca.
Che brutta sorpresa scoprirmi così crudele e priva di discernimento!
Che sofferenza tollerare di essere gregaria, conformista, qualunquista e opportunista, priva di amore, di pietà e di rispetto per gli altri esseri che insieme a me popolano la terra.
Esseri che non distruggono il pianeta per mangiare innumerevoli volte in un solo giorno, che non soffrono di sovrappeso, cellulite e obesità, che non prendono psicofarmaci e che non hanno malattie mentali, prostituzione, pedofilia, sfruttamento, inganno e usura.
Esseri che rispettano la natura e che convivono con le altre specie senza distruggere ciò che hanno intorno per divertimento.
Esseri miti che si lasciano condurre a morire piuttosto che ribellarsi alla violenza e alla ferocia dei loro carnefici.
Quando ho smesso di mangiare la carne, ho dovuto anche smettere di credere a quello che dicono tutti, per cominciare a seguire le istruzioni del mio cuore.
E ho scoperto che non è possibile vivere sereni cibandosi di morte, perché la nostra anima conosce i crimini commessi nel silenzio e in quel silenzio li osserva, senza giudizio e piena di dolore, aspettando con pazienza che arrivi il momento di liberarsi da quella zavorra di angoscia che appesantisce il cuore.

Ma tanti strati di sofferenza inespressa creano una coltre sulle percezioni e intorpidiscono la comprensione della vita rendendola greve e priva di significato.
Scoprirsi complici di tanti abomini oscura l’immagine idealizzata che vorremmo avere di noi stessi e ci costringe a cambiare per diventare migliori.
Perciò, da quando ho smesso di mangiare la carne, a malincuore ho dovuto rinunciare a credere nella mia bellezza illuminata di essere prescelto da Dio per portare la saggezza in un mondo popolato di bestie, rozze e prive d’intelligenza.
E ho dovuto ammettere con umiltà che proprio quelle bestie sono i maestri venuti a dimostrare con l’esempio della loro esistenza cosa vuol dire rispettare il creato, la natura e la vita.
Così, da quando ho smesso di mangiare la carne, non sono più l’eletta rappresentante di una razza superiore ma una fra tanti, colpevole di aver creduto con presuntuosa arroganza che al mondo esistano vite di serie A e vite di serie B.
E con umiltà ho dovuto riconoscere che la vita è sempre un valore assoluto, a chiunque appartenga.
Oggi, quando mi trovo in mezzo a una di quelle belle riunioni conviviali, ricche di antipasti e di tante portate succulente, sono oggetto di curiosità, di scherno o di commiserazione, da parte di quelli che, proprio come me, occultano a se stessi la consapevolezza in nome di un sapore a cui sacrificano il valore della vita.
Spesso mi piacerebbe raccontare cosa si prova scegliendo di non cibarsi della morte, e spiegare come il percorso verso il raggiungimento dell’umanità passi attraverso il riconoscimento che ogni creatura ha diritto alla propria esistenza, senza essere il pasto di nessuno.
Ma so che è inutile intestardirsi nel tentativo di combattere la rimozione per proporre un’idea che ancora non può essere accolta nella coscienza.
So che io stessa in passato sono stata così, insensibile e priva di umanità.
Ognuno deve fare il suo percorso e trovare da solo, nascoste in fondo all’anima, le ragioni per cui la vita è degna di essere vissuta con amore, con umiltà e con rispetto.
Perciò, da quando ho smesso di mangiare la carne, lascio che tutti compiano i propri sbagli con noncuranza, convincendo se stessi di essere nel giusto e soffrendo un dolore di cui diventa sempre più difficile scovare le radici perché strati di prevaricazione censurata impastano l’anima dando forma a una vita senza chiarezza.
E mentre cerco di condividere il mio pensiero e le mie scelte, capisco che ciò che è giusto per me è incomprensibile per qualcun altro, convinto di appartenere a una razza prescelta da un Dio che fa figli e figliastri, e perdona e punisce secondo un criterio arbitrario e pericolosamente narcisista.
Allora parlo, sapendo che le mie parole raggiungeranno soltanto le persone pronte per condividerle, e con gratitudine ringrazio chi, nel passato, ha avuto con me la stessa risoluta determinazione, mentre da sola costruisco un mondo in cui non ci sarà sopraffazione, ma tutti potremo vivere in armonia scambiando i doni delle nostre culture gli uni con gli altri.
Carla Sale Musio





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