martedì 27 settembre 2016

5 ottimi motivi per creare un reddito d'esistenza universale ed incondizionato.



Ecco perché dovremmo dare a tutti un reddito d'esistenza senza alcun obbligo di lavorare.





Che cos'è un reddito d'esistenza, universale ed incondizionato?

Il reddito d'esistenza consiste in una somma di denaro erogata dallo Stato ai propri cittadini ad intervalli regolari, come se fosse una sorta di pensione.

Universale significa che questo reddito viene riconosciuto e concesso a tutti gli esseri umani, vita natural durante.

Incondizionato vuol dire che non viene posta alcuna condizione per ricevere quel reddito: tutti ne hanno diritto per il semplice fatto di esistere, senza alcun obbligo, né di cercar lavoro o di lavorare.

Per tutti coloro che si staranno chiedendo: «Perché mai dovremmo volere un reddito d'esistenza universale ed incondizionato?» ecco 5 validi motivi su cui vale la pena di riflettere:

Perché i ricchi non sarebbero più così ricchi e i poveri non sarebbero mai più poveri.

La disuguaglianza sociale è una delle piaghe dell'odierna società. In un mondo dove l'1% della popolazione ha accumulato ricchezze pari a quelle del restante 99% redistribuire la ricchezza è diventato un obbligo più che un'eventualità.

Il reddito d'esistenza sarebbe finanziato anche mediante una manovra redistributiva. In questo modo i ricchi non sarebbero più così smisuratamente ricchi e in cambio i poveri non potrebbero più esser tali, perché ogni individuo potrebbe contare sul proprio reddito d'esistenza per vivere in modo più che dignitoso.

Perché diminuirebbe drasticamente la criminalità.

C'è furto e furto: i ricchi rubano per avidità, i poveri per necessità. Di norma, il povero non è un criminale, ma può diventar tale a causa della sua povertà.

Sta di fatto che, in una società caratterizzata da una dilagante povertà, gran parte delle azioni criminali possono essere ricondotte a questioni di bisogno dovute a scarsità economica. Ma istituendo un reddito d'esistenza universale nessuno sarebbe più povero.

E così, anche se i ricchi avidi continueranno di certo a rubare, almeno i poveri riacquisteranno la dignità e nessuno dovrà più ridursi a delinquere per necessità. Ne consegue che furti, truffe e rapine diminuirebbero drasticamente.

Perché il lavoro potrebbe essere automatizzato senza causare alcun problema sociale legato alla disoccupazione.

Non appena un macchinario (o un software) diviene più conveniente dell'impiegare dei lavoratori umani, i capitalisti si affrettano a licenziare i propri dipendenti per sostituirli con delle automazioni. È la logica del profitto che lo impone.

In passato i “disoccupati tecnologici” ritrovarono impiego in altri settori. Si passò dall'agricoltura all'industria, e poi dall'industria ai servizi.

Ma oggi i software stanno cacciando via dagli uffici anche i cosiddetti “colletti bianchi”, e questa volta non c'è un “quarto settore” per riassorbire l'eccesso di lavoratori. I nuovi disoccupati tecnologici resteranno tali perché non saranno più necessari.

Nei prossimi decenni il 47% dei lavoratori sarà sostituito da automazioni e software di intelligenza artificiale. Questo è un dato di fatto che non si può ignorare. Allora che fare?

Esattamente all'opposto di quanto accade oggi, con l'istituzione del reddito d'esistenza tutto ciò non causerebbe alcun problema.

Si potrebbe addirittura incentivare l'automatizzazione dei processi produttivi perché i disoccupati avrebbero comunque un reddito per vivere in libertà, anche senza lavorare.

Perché i lavoratori sarebbero finalmente liberati dalla schiavitù del lavoro e non dovrebbero più subire i ricatti dei capitalisti.

Obbligare le persone a sacrificare 8-10 ore al giorno, 5-6 giorni alla settimana, per svolgere “un lavoro” a prescindere da passioni e volontà, grazie all'azione coercitiva di un ricatto socio-economico riassumibile nel motto: «Se non lavori, diventi povero e rischi di morire di fame», è del tutto equivalente ad aver legalizzato una moderna forma di schiavitù.

Disponiamo di conoscenze scientifico-tecnologiche straordinarie, eppure, per molti, le condizioni di lavoro sono pessime: orari totalizzanti, paghe misere, contratti a scadenza e tirocini non retribuiti sono all'ordine del giorno.

Tutto ciò è potuto accadere, e viene socialmente accettato, perché le persone vivono perennemente nella paura di non avere un reddito, di essere licenziati e di non riuscire più a trovare un lavoro.

Per questo i lavoratori sono disposti ad accettare qualsiasi condizione lavorativa, senza protestare. Nel mentre, però, i capitalisti realizzano lauti profitti.

Ma se tutti avessero un reddito certo su cui poter contare, il potere contrattuale dei lavoratori aumenterebbe, e questi potrebbero pretendere con forza un miglioramento delle condizioni di lavoro, perché nessuno avrebbero più paura di essere licenziato.

Inoltre, chiunque non dovesse trovarsi bene con il proprio lavoro avrebbe tutte le garanzie del caso per mandare sonoramente a quel paese i propri sfruttatori, i superiori e i colleghi di lavoro, qualora lo ritenesse necessario, senza rischiare di cadere in disgrazia.

Tutto ciò andrebbe chiaramente a discapito dei detentori di capitale, che dovrebbero redistribuire gli utili invece di accumularli avidamente. Si capisce quindi perché il reddito di esistenza è fortemente scoraggiato dalle élites che oggi detengono il potere.

Perché gli esseri umani potrebbero scegliere liberamente come vivere la loro vita.

Spinto dalle false necessità indotte dalle logiche del profitto, il lavoro ha finito per assumere una dimensione ipertrofica. Ma la vita di un essere umano non può ridursi soltanto allo svolgere un lavoro per tutto il giorno.

Se le energie psicofisiche vengono assorbite dal lavoro, come può un individuo esprimere la propria unicità? Se non esiste altro tempo che quello da dedicare al lavoro, come può un lavoratore dirsi libero?

Il lavoro dovrebbe rappresentare soltanto una parte dell'esistenza e soprattutto non dovrebbe essere obbligatorio. Gli esseri umani dovrebbero poter scegliere liberamente cosa fare o non fare nella loro vita. Ed il sistema economico dovrebbe fornir loro i mezzi necessari per compiere queste decisioni con serenità.

Il lavoro dovrebbe trasformarsi in una libera, matura e volontaria espressione del proprio essere e non più in una condanna sociale che annulla l'individuo, imposta a suon di ricatti.

Se poi qualcuno volesse condurre un'esistenza votata alla ricerca intellettuale, alla scrittura, alla musica, all'arte, all'esplorare il mondo o allo sport... dovrebbe essere libero di poterlo fare, disponendo dei mezzi economici necessari per assecondare le proprie passioni in modo svincolato dalle costrizioni lavorative.

L'istituzione del reddito d'esistenza consentirebbe il conseguimento di questi nobili obiettivi, gettando le basi per sprigionare il vero potenziale dell'umanità.

In conclusione: si dovrebbe istituire un reddito d'esistenza universale ed incondizionato per creare una società più equa, sicura e vivibile, che assicuri ad ogni essere umano le condizioni economiche necessarie per intraprendere liberamente il proprio cammino verso la meta della felicità.
Mirco Mariucci


Fonti:

L’1% della popolazione è più ricco del resto del mondo.
Negli Stati Uniti sono a rischio robotizzazione il 47% dei posti di lavoro nei prossimi 10-20 anni.

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