sabato 11 febbraio 2017

Schiavi del sistema



I nostri pronipoti troveranno barbara l'usanza di nutrirsi di animali. Nei prossimi anni milioni di persone sceglieranno di mangiare a un gradino più basso della catena alimentare, così da permettere che milioni di altri possano ottenere quanto occorre per sopravvivere. Se ciò succederà, aumenterà il livello di salute globale - nostra, del Sud del mondo, del pianeta. 
- Jeremy Rifkin, autore di "Ecocidio"

Amici a Cinquestelle liberatevi dalle catene delle multinazionali dell'alimentazione e del farmaco, abbracciate la filosofia vegan, per la vostra salute, per la salvaguardia degli animali e dell'ambiente, vi invito a leggere questo illuminante articolo dal blog Earth Riot:

Lottare per la liberazione animale ignorando che la stessa non può prescindere da quella per la liberazione umana e della Terra.
Lottare per la liberazione animale rimanendo però schiavi di quello stesso sistema basato sul dominio ambientale, animale e sociale.

Queste sono le due contraddizioni che caratterizzano l’ambiente vegan, caduto ormai da tempo in un pericoloso letargo e smarrito tra gli scaffali dei supermercati alla ricerca ossessiva dell’ultimo prodotto industriale vomitato dal mercato.
Non ci riferiamo però a chi parla di veganismo in chiave salutista, per promuovere una scelta alimentare o la ricetta del mercoledì.
Questo non si può neanche definire veganismo, ma “alimentazione a base vegetale”, perché il veganismo è opposizione diretta e radicale al sistema antropocentrico e quindi non può essere associato a qualcosa che viene promosso per interessi personali.
Ci riferiamo invece a chi questa opposizione (espressa attraverso la lotta antispecista) dovrebbe concretizzarla ogni giorno: nel proprio personale quotidiano e attraverso l’informazione fornita a terzi. Ma invece offre il fianco al mercato, inneggia alla vittoria e urla al cambiamento per una gabbia più grande o per il nuovo surrogato vegetale che riporta alla mente ciò che è frutto di schiavitù animale, l’importante è che riporti la scritta “vegan” anche se il termine viene usato senza alcun criterio.
Recentemente la Algida, azienda che fa parte del gruppo Unilever (multinazionale che finanzia il mercato dell’olio di palma e si serve della sperimentazione animale), ha annunciato l’arrivo tra i propri prodotti di un cornetto gelato vegan, ennesima espressione del tentativo di mercificazione delle istanze di liberazione che il mercato sta conducendo ormai da tempo.
Oggi però non vogliamo concentrarci sui crimini ambientali, animali e sociali condotti da questa multinazionale, o sul fenomeno ribattezzato “capitalismo vegan” che sta asfaltando la lotta, ma sulla reazione dell’ambiente antispecista a questa notizia.
Premettiamo.
Veganismo e antispecismo non sono la stessa cosa: il primo deve condurre al secondo divenendo parte integrante di quella lotta che si batte contro ogni forma di dominio e prevaricazione. Però è anche vero che allo stato attuale delle cose, per come in questo momento viene concepita e servita la società, nessuno può definirsi antispecista nel senso più puro del termine: accendere la luce, usare l’auto, utilizzare un pc, produrre un qualche genere di rifiuto ecc. determina danni non indifferenti.
La forza dell’antispecismo però è data proprio da questo aspetto, quello di non sentirsi mai arrivati, spinti ogni giorno a cercare di fare meglio di quello appena trascorso, perché la liberazione totale passa anche attraverso la propria.
E invece troppo spesso si assume passivamente il comportamento del mercato come un’inevitabile processo che intanto, prima o dopo, avrebbe colpito anche l’antispecismo, lasciandosi andare alla rassegnazione e accontentandosi di un cambiamento che tale non si può definire, dimenticando che la lotta non è per la liberazione del vegano, ma per la liberazione animale.
La ricerca del proprio auto-miglioramento lascia il passo alle giustificazioni, a trovare nel prossimo i punti deboli per poterlo criticare, invece che spiegargli perché quel dato comportamento non è corretto.
Ci lamentiamo come se le vite in gioco fossero le nostre, senza spendere mai una parola per chi sta marcendo in una galera, ulteriore espressione di quel sistema basato sulla cultura del dominio, perché la liberazione animale l’ha espressa in senso pratico.
Il punto è che non ci stiamo battendo per eleggere l’attivista antispecista dell’anno, ma per difendere e diffondere i valori di questa lotta, rammentando e rammentandoci ogni giorno quale sia l’obiettivo ultimo: quella liberazione totale (animale, umana, della Terra) che tale potrà essere solo se il sistema di dominio vigente verrà smantellato, un’utopia se si continua a chinare il capo di fronte all’illusione del cambiamento spacciata dal mercato.
Un’utopia che però può diventare realtà, una realtà che si chiama antispecismo!


Siamo vegan perché non c’è una sola ragione utile e benefica che possa giustificare il non esserlo.
Siamo vegan perché è il mezzo più semplice ed efficace per rendere migliore noi stessi e questo mondo.
Siamo vegan perché il destino di una persona e di un popolo dipende da cosa mangia.
Non siamo vegan per moda o per romantico pietismo verso gli animali, ma perché riteniamo ingiusto, indegno dell’essere umano uccidere un animale per nutrirsi del suo corpo al solo scopo di provarvi piacere, pur avendo abbondanze alimentari che non richiedono spargimento di sangue.
Siamo vegan per favorire lo sviluppo di una nuova coscienza umana più sensibile e solidale...
 Alcune frasi di Franco Libero Manco saggista e opinionista che spiega il perchè della sua scelta:

PERCHE' SONO DIVENTATO VEGETARIANO

Fin da ragazzo ho cercato di dare il mio contributo per un mondo migliore, aiutando le popolazioni del Terzo Mondo, lottando per i diritti umani, a favore delle donne, dei bambini, dei diversi. Però mi accorgevo che era come cercare di svuotare una piscina con lo scolapasta e che era necessario intervenire sulle cause dei problemi che, secondo me, risiedevano e risiedono non sui meccanismi economici o politici ma nella coscienza dell’uomo. Pensavo: se la coscienza umana fosse più giusta, più sensibile, fraterna, solidale, capace di condividere le necessità vitali dell’altro, tutti i problemi del mondo si risolverebbero.

Un giorno mentre ero a tavola mi accorsi che stavo divorando la gamba di un animale (un pollo) che, a causa della mia ignoranza e la mia indifferenza verso la sua terribile condizione, era stato privato per sempre della vita, subendo la prigionia e l’angoscia della sua uccisione. Un animale diverso da me solo nella forma, ma con la mia stessa voglia di vivere e la stessa paura della morte. Capii che mentre lottavo per i diritti degli umani causavo l’ingiustizia suprema ad un essere innocente: era un controsenso lottare per la giustizia e l’amore su un ecatombe di animali massacrati. Immaginavo quel povero animale senza possibilità di scampo nella mani del suo rozzo carnefice. Da quel momento ho smesso di mangiare carne di qualunque tipo e la consapevolezza che questa mia scelta risparmiava la vita e la sofferenza a migliaia di animali innocenti mi convinse che era la scelta giusta.

Ho poi capito che la visione antropocentrica della vita era ed è la principale causa della insensibilizzazione della coscienza umana perché abitua l’individuo all’idea che il più debole possa essere sacrificato al più forte.

Prima di diventare vegetariano, e cioè fin dal lontano 1974, ero colpito dall’influenza tre o quattro volte l’anno e da dolori articolari, ma da allora non ho più accusato alcun tipo di malessere, probabilmente perché le mie difese immunitarie erano messe a dura prova dalla carne, pesce e prodotti derivati da animali che il nostro organismo considera degli aggressori che abbassano le difese immunitarie.

A mano a mano è maturata in me la convinzione che un’umanità capace di convivere con il sistematico massacro di milioni di animali nei mattatoi, veri e propri campi di concentramento e di sterminio in tempo di pace, non per necessità di sopravvivenza ma per mero piacere gastronomico, non ha la capacità morale, civile e spirituale per realizzare un mondo migliore dall’attuale. Finché l’essere umano non sarà in grado di valorizzare e rispettare il “piccolo” non sarà neanche in grado di valorizzare e rispettare il “grande”. Il discorso inverso, non funziona, non ha mai funzionato.

Poi mi sono accorto che la mia scelta non era isolata ma affondava le sue origini nel pensiero dei grandi illuminati della storia, dei mistici, dei santi e filosofi, degli uomini di cultura e di scienza di ogni tempo e paese a partire dai Veda, da Krisna, Zoroastro, Buddaha, Pitagora, Platone, Teofrasto, Plotino, Plutarco, Socrate, Seneca, Porfirio, Orazio, Ovidio, Plinio e poi Leonardo da Vinci, Schopenhauer, Schweitzer, Tolstoj ecc. ecc., oltre una lunghissimo elenco di Santi del calibro di S. Girolamo, S. Ambrogio, S. Caterina da Siena, S. Benedetto, S. Gregorio Magno, S. Antonio, S. Filippo neri ecc. per arrivare fino a noi con Gandhi, Einstein, Capitini, Tom Regan, Peter Singer, Umberto Veronesi ed un esercito di studiosi e personalità contemporanee del mondo della scienza, dell’arte, dello spettacolo, dello sport. Tra questi ultimi vale la pena ricordare Dave Scott, Miles, Deriaz, Zanella, Venturato, Maiorca, Crooks, Lewis ecc. Insomma il meglio dell’umanità era stato ed è vegetariano, tutti in ottima salute e alcuni vissuti fino a quasi cent’anni.

Successivamente approfondendo le tematiche della cultura vegetariana mi sono accorto che l’alimentazione carnea non solo incide negativamente sulla condizione fisica, mentale, emozionale e spirituale dell’individuo ma sull’intero pianeta e che c’è una diretta correlazione tra i problemi più scottanti del mondo e l’alimentazione carnea, come causa della carenza di acqua potabile muoiono ogni giorno 30.000 persone: per produrre un solo chilo di carne di manzo sono necessari 50.000 litri di acqua. L’industria zootecnica e foraggiera assorbe in Occidente un terzo dell’intera energia disponibile.Adell’aria, della terra, delle falde acquifere e dei mari è dovuto all’industrie zootecniche e foraggiere. Le foreste vengono abbattute al ritmo impressionante di 50.000 milioni di chilometri quadrati all’anno principalmente per essere adibite a pascolo di animali.dalla carenza di risorse alimentari ed energetiche e che mantengono l’umanità sotto un costante stato di tensione e di guerra: gli allevamenti di animali, con la necessità di adibire alla coltivazione di monocolture e a pascolo sempre più nuove terre, sono causa di contrasti, invasioni e guerre. Ho visto che la fame nel mondo uccide 24.000 persone ogni giorno perché le popolazioni dei paesi poveri sono costrette a coltivare nelle loro terre alimenti per gli animali dei paesi ricchi: ogni mucca consuma derrate alimentari quanto 12 persone. Ho visto che il 20% dell’umanità può concedersi il lusso di mangiare la carne perché l’80% digiuna e che se tutti si alimentassero come gli occidentali ci sarebbe un collasso delle risorse vitali del pianeta. Il 70% delle malattie umane è correlato al consumo di grassi, proteine e derivati animali: negli Usa il consumo di grassi e proteine animali sembra abbia causato più morti di tutte le guerre del secolo scorso. Metà dell’inquinamento totalespesso scaturisconochei conflitti armati e la violenza umana

Dopo essere diventato vegetariano mi sono accorto che la mia mente era più lucida e più efficiente, in virtù alla basicità del sangue che aumenta con gli alimenti vegetali e con essa aumentava la mia resistenza allo sforzo fisico: gli animali più forti e resistenti alle fatiche e più pacifici sono vegetariani, come il cavallo, il bue, il bisonte, l’elefante ecc. Per verificare il mio stato di salute (dal 1974 vegetariano e dal 1986 vegano) mi sono sottoposto ad un’indagine proposta dall’Istituto di Fisiopatologia Medica e dell’Istituto Superiore di Sanità del Policlinico Umberto Primo di Roma. I dati della mia ottima salute, come di tutti i vegetariani che si sono sottoposti all’analisi durata 2 mattinate, sono verificabili nel protocollo di indagine.

Successivamente in virtù di una copiosa letteratura scientifica, parallela a quella ufficiale(spesso al servizio delle grandi multinazionali agroalimentari e chimico-farmaceutiche) di eminenti scienziati, ricercatori e medici come H. Shelton, B. Benner, Ehrete, E. Diamond, L. Kervran, M. Schneider, L. R. Brown, A. Mosserì, Collier J., A. D’Elia ecc. solo per citarne alcuni, ho capito che l’uomo non è strutturato per mangiare animali come i predatori ma, come i primati non umani, dovrebbe alimentarsi di vegetali, frutta e semi oleaginosi, come conferma l’anatomia comparata, l’istintologia, l’immunologia ecc.. Infatti coloro che seguono questa semplice dieta, senza particolari conoscenze di scienza alimentare, conforme alle nostre esigenze chimico-biologiche, non solo non hanno carenze nutrizionali ma godono di una salute migliore degli onnivori umani. Infatti è ormai accertato dai più accreditati istituti scientifici di ricerca del mondo come l'American Dietetics Association, la più grande organizzazione di nutrizionisti americani e canadesi, riconosciuti in tutto il mondo per serietà e attendibilità, che la dieta vegetariana e anche vegana è appropriata a qualunque fase della vita , compresa l’infanzia.

Inoltre. La biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di spiegare scientificamente le radici alimentari dell’aggressività umana. La carne, compresa quella di pesce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina che sono i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori: la carne è un alimento adatto alle tigri, agli orsi, ai leoni, non all’uomo. Coloro che se ne nutrono sono più inclini all’aggressività e alla violenza; per contro l’alimentazione vegetariana fa aumentare il ritmo delle onde alfa connesse con il rilassamento neuromuscolare favorendo nell’individuo un senso di pace, di socievolezza, di gioia avvicinandolo alla percezione delle dimensioni superiori. Inoltre, le popolazioni per tradizione vegetariane non solo sono più inclini alla mitezza ma vivono più a lungo e sono immuni alle peggiori malattie che flagellano il mondo occidentale, come gli Hunza del Kashimir, i Russi del Caucaso, gli Indiani del Toda e dello Yucatan ed altre.

Oggi sono più che mai convinto che la strada più giusta da seguire è solo quella dell'etica universale del biocentrismo, la sola che può consentire lo sviluppo di quei valori civili, morali e spirituali capaci di realizzare un mondo migliore. Per questo sono diventato vegetariano.

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