mercoledì 22 marzo 2017

La battaglia per il clima




La battaglia per il clima deve essere al centro della lotta per la liberazione animale, umana, della Terra, parte di un processo altrimenti irrealizzabile se non si pone un freno a quei processi industriali che sventrano il Pianeta alterandone gli equilibri.
Parlare di “cambiamento climatico” non è del tutto corretto per, in quanto questo muta semplicemente ogni volta che si passa da una stagione all’altra, ma in questo caso il problema è ben più grande e l’attenzione va portata su tutto ciò che alimenta il fenomeno del surriscaldamento globale, i cui effetti e danni sono già ben visibili.
Un fenomeno reale, scatenato da tutti quei fattori che nel tempo hanno ridotto la Terra alla stregua di un enorme distributore automatico al servizio del sistema capitalista.
Land-grabbing, industria agro-chimica, industria della carne e dei derivati animali, processi estrattivi e minerari sono solo alcuni degli aspetti che minano i delicati equilibri climatici del Pianeta rendendo vano il concetto stesso di libertà, minacciato da processi industriali che si arresteranno solo dopo aver esaurito ogni risorsa sfruttata, oppure no.
Il tempo della Terra sta scadendo e in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative di opposizione diretta a tutte quelle operazioni che prevedono la distruzione di foreste, di habitat naturali e zone incontaminate, che mettono a rischio l’integrità dei vari ecosistemi.
Mentre tutto scorre nell’illusione della “normalità”, migliaia di persone ogni giorno dedicano la propria vita alla difesa della Terra (intesa come quel tutto superiore alla somma delle parti che comprende terre emerse, distese idriche ed ogni specie animale e vegetale), attraverso blocchi, occupazioni, sabotaggi e manifestazioni che possano in qualche modo rallentare il meccanismo di sfruttamento in corso.
Spesso criminalizzate al fine di mantenere il controllo su quell’opinione pubblica sedata dalla diffusione di una sistematica disinformazione, queste azioni e chi le conduce sono invece la risposta a chi commette crimini a norma di legge: aziende tutelate dagli stessi governi ed istituzioni che creano leggi al preciso scopo di normalizzare lo sfruttamento condotto dall’industria.
Le aree della Terra sotto regime di sfruttamento vengono tenute sotto stretta sorveglianza attraverso l’impiego di reparti militari, agenzie di sicurezza e squadroni della morte direttamente ingaggiati dalle varie aziende interessate.
Se nel caso di Standing Rock, dove il controllo dell’area interessata dal gasdotto Dakota Access Pipeline era stata affidata al US Army Corps (sezione dell’esercito statunitense specializzata in ingegneria e progettazione), la miniera di lignite a cielo aperto che sta estinguendo la foresta di Hambach è controllata da quattro diverse agenzie di sicurezza al soldo della RWE: multinazionale responsabile delle operazioni estrattive.
L’obiettivo di questi enti è molto chiaro: impedire la diffusione delle corrette informazioni in modo che il mondo non sappia il reale impatto dei vari cicli estrattivi e produttivi.
La repressione nei confronti di chi cerca di sollevare questo velo di omertà si fa sempre più violenta, come nel caso di alcun* ragazz* che recentemente hanno tentato di fotografare il cantiere della RWE nella foresta di Hambach, in Germania, circondati e inseguiti da alcuni camion appartenenti ad una delle agenzie di sicurezza ingaggiate dalla multinazionale.
Non un passo in dietro però, perché se da un lato la repressione aumenta, dall’altro la resistenza si fa sempre più intensa, come dimostrano le iniziative in programma nei prossimi mesi.
Per il 1° aprile prossimo, sempre in Germania, è stata chiamata un’azione globale per il clima che prevede il blocco del treno del carbone con successiva occupazione della foresta di Colonia.
Il 24 giugno ad Amsterdam andrà in scena Codice Rosso, ovvero il blocco del più grande porto al mondo in ambito di commercio di combustibili fossili, dove viene importato carbone da Colombia, Russia e Sud Africa per alimentare la rete elettrica europea.
Nel mese di agosto, invece, migliaia di persone entreranno nella regione del Reno, una delle principali per quanto riguarda l’estrazione di carbone, dove verranno orchestrate diverse azioni di disobbedienza civile al fine di resistere e contrastare quella devastazione che il sistema giustifica chiamandolo progresso.


Vogliamo la fine del capitalismo fossile!
Stiamo lottando non solo contro il carbone, ma contro il fracking, contro il petrolio, e per mettere in discussione la logica del profitto e della crescita. (Ende Gelande)

Una lotta per la Terra che ha bisogno del sostegno di tutt*, direttamente e indirettamente, attraverso la diffusione di informazione pulita e un impegno quotidiano che conduca ogni persona a fare meglio del giorno precedente.
La forza dell’antispecismo è proprio questa, quella di non sentirsi mai arrivati, consapevoli che, in quanto percorso, questo deve portare ogni giorno a domandarsi cosa si può fare per diminuire ulteriormente il proprio impatto su ciò che ci circonda, per la liberazione animale, umana, della Terra.

Fonte: Earth Riot

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