domenica 19 marzo 2017

Un uccello nato in gabbia crede che volare sia una malattia



Bisogna accendere la mente, non riempirla




Un uccello è una creatura nata per essere libera, ma se vede il mondo solo dalle sbarre di una gabbia, la sua essenza verrà circoscritta a una minima parte. È come se gli tagliassero le ali e, con esse, una delle sue caratteristiche principali: la possibilità di volare. Il titolo di quest’articolo è tratto da una citazione di Alejandro Jodorowsky e ci servirà per analizzare il fatto che alle persone può accadere una cosa simile.

A livello metaforico, vivere in una gabbia come gli uccelli non ci permette di avere a disposizione una prospettiva più ampia di ciò che potremmo provare. Ci sono persone che si accontentano di quello che hanno, che le fa sentire sicure e non si danno il permesso di esplorare altri ambiti o di fare nuove esperienze.

Tutto questo non sarebbe così negativo se si ripercuotesse solo su quell’uccello e se fosse una sua scelta consapevole: il problema si presenta quando l’uccello nato in gabbia crede che siano gli altri a sbagliare, quando gli dicono di voler volare.

“L’usignolo si rifiuta di fare il nido in una gabbia, affinché la schiavitù non sia il destino dei suoi pulcini.”
-Kahlil Gibran-

L’uccello che rimane in gabbia anche quando la porta è aperta

Proprio come gli uccelli, anche noi esseri umani siamo nati con la possibilità di dirigere i nostri passi verso ciò che desideriamo, in modo libero e autonomo. Tuttavia, per i motivi più disparati, come l’educazione o l’influenza della società, ci sono persone che, una volta raggiunta una certa età, si impantanano in una zona conosciuta come “zona di comfort”, e non sono in grado di uscirne nemmeno quando gli altri li invitano a farlo.

La zona di comfort ha a che fare con tutto ciò che per loro è familiare e che li fa sentire protetti, in cui la routine è già stabilita e agisce al posto loro. Di fatto, sono persone che fanno molta fatica a cambiare le loro abitudini, i loro comportamenti e i valori che hanno acquisito, e che si sentono a disagio quando incontrano persone diverse da loro.

Visto che siamo liberi, nessun uccello è obbligato a uscire dalla gabbia e spiccare il volo, ma nessuno è nemmeno obbligato a restarci. La tolleranza dovrebbe portarci a comprendere che ci sono stili di via diversi, solo così possiamo relazionarci con gli altri in modo positivo.

“L’uomo è libero, deve essere libero.

La sua prima virtù, la sua grande bellezza, il suo grande amore, è la libertà.”

-Juan Ramón Jiménez
Due occhi bendati vedono di più di una mente cieca

Uno dei personaggi più conosciuti a livello mondiale, Nelson Mandela, credeva nella libertà della mente al di sopra di tutto: un paio di occhi bendati possono sempre togliersi ciò che impedisce loro di vedere, ma per una mente cieca sarà molto più complicato.

Le persone che non sono capaci di vivere in gabbia si sentono spesso giudicate dalle menti meno flessibili. “Sei pazzo”, “Non ci si comporta così”, “Quello che fai non va bene”, “Cosa diranno di te?”, sono frasi che chi ha il coraggio di volare si deve spesso sentire dire.

Chi vive dentro una gabbia non potrà mai capire che il mondo è pieno di sfumature e possibilità. Chi non sa di avere le ali, inchioda i suoi sogni al suolo e si costringe a vivere dentro un recinto. Chi non si chiede se sarà in grado di volare, spesso giudica chi si decide a farlo e critica i loro sogni.
Se un uccello ha le ali per volare, il mezzo con cui l’uomo può farlo è la mente. Eppure, la mente ha bisogno di essere sempre accesa, di essere alimentata con semi che la aiutino a pensare, e non riempita con idee preconfezionate.

Ci sono persone che vivono come un uccello nato in gabbia, che ha paura di saltare quando gli aprono la porta: non giudica i suoi compagni che volano, solo che non ha il coraggio di farlo anche lui. In questo caso, la paura è giustificata, e l’unica cosa necessaria è un po’ di coraggio. Come disse il filosofo Kant, sapere aude: abbiate il coraggio di sapere, conoscere, usare la vostra ragione per ottenerlo.

La libertà fa paura quando non si è più abituati ad utilizzarla.”
-Robert Schuman-

Nessun commento: