venerdì 30 giugno 2017

Dizionario animalista: lettera S


Testo tradotto e liberamente interpretato dall’originale pubblicato su www.humanemyth.org
Traduzione e adattamento a cura di Costanza Troini

Speciesism – Specismo

Lo specismo (termine coniato dallo psicologo inglese Richard Ryder nel 1973) si riferisce all’atteggiamento di superiorità e dominio, esercitati in modo oppressivo sugli appartenenti a un’altra specie — in questo caso, gli animali non umani. Sarebbe considerato specista, per esempio, dire che il desiderio di gustare i loro corpi sia una giustificazione sufficiente per gli umani per togliere la vita agli altri animali, visti senza alcun valore o ragione di essere se non per essere usati. Lo specismo, come il razzismo, spesso implica il non riconoscimento del diritto degli altri al rispetto, all’integrità fisica e alla libertà dalla prigionia.

Suffering – Sofferenza

L’esperienza mentale associata al dolore fisico ed emozionale, alla fame, alla sete, alle temperature estreme, alla malattia, all’isolamento, all’affollamento, alla mutilazione, e via dicendo.

Cattivo uso (Abuso) comune: Alcuni difensori degli animali influenzati dall’utilitarismo (vedi http://www.humanemyth.org/glossary/1040.htm– in inglese, presto tradotto e pubblicato su Veganzetta, N.d.T.) giustificano le proprie strategie d’aiuto agli animali sulla base della “riduzione della sofferenza”, piuttosto che su altre prospettive. Il problema è il seguente: questo uso implica che la sofferenza, come esperienza mentale, possa essere quantificata o misurata. Dal momento che concetti come la sofferenza o l’amore sono soggettivi, usarli in modo da farli apparire oggettivi e scientifici può servire a razionalizzare pressappoco ogni cosa. Quest’errore può diventare smisurato quando si parla di “ridurre la sofferenza di miliardi di animali”, la qual cosa, nonostante la nobile aspirazione, non si riferisce ad alcunché che possa essere calcolato o verificato. L’essere confinati per anni in una piccola gabbia di ferro apporta “maggior sofferenza” che venire ammassati con migliaia di altri in un capannone buio e lurido? Una forma di tortura è “migliore” rispetto ad un’altra forma di tortura? Nessuno può dare una risposta. Gli altri animali sono individui, proprio come gli umani. Soffrono a loro modo, secondo le singole personalità, il loro passato e la diversa fisiologia di ognuno.

Sustainable – Sostenibile

Una scelta di vita, che se adottata dalla gran maggioranza degli esseri umani, potrebbe permettere la sopravvivenza di un ecosistema sano, in grado di sostenere diverse forme di vita vegetale e animale, anche acqua (vedere http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/3559542.stm in inglese) e aria pulite.



Cattivo uso (Abuso) comune: Quelli che propagano il “mito umanitario” spesso si riferiscono a quel modo di usare e uccidere gli animali, o a quel tal tipo di prodotto animale, come “più sostenibile” di altri, o semplicemente come “sostenibile”. Con i ritmi correnti di consumo, nessuna forma di allevamento animale ad ora conosciuta è sostenibile. Al contrario, un recente studio effettuato da scienziati dell’ONU ha dimostrato che la zootecnia è la fonte numero uno dei gas serra, e che la stessa fornisce al riscaldamento globale un contributo più grande di tutte le auto, i camion, gli autobus, gli aerei, le navi e i treni messi insieme. Se anche ci fosse abbastanza terra per allevare i 50 miliardi di animali attualmente usati e uccisi ogni anno al mondo, nel nome idilliaco di “Old McDonald’s farm,” il risultato sarebbe comunque solo la continuazione della catastrofe ecologica in atto. In più, la produzione di cibo destinato a una dieta basata su cereali, frutta e verdura usa considerevolmente meno energia (vedi http://ajcn.nutrition.org/content/78/3/660S.full in inglese) e acqua (vedi http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/3559542.stm in inglese), creando molto meno inquinamento di un regime basato su carne, latte e uova.

Fonte: Veganzetta

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