giovedì 1 giugno 2017

Pesce: l’abbiamo mangiato tutto!



La popolazione mondiale consuma più risorse di quante ne abbia a disposizione, e gli italiani non fanno eccezione: mentre il World Overshoot Day, il giorno in cui il consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del pianeta, anticipa il suo arrivo di anno in anno (nel 2016 è stato l’8 agosto, 5 giorni prima rispetto al 2015), in Italia il settore ittico ha già lanciato un segnale d’allarme.

Secondo il Fish Dependence 2017 (lo studio di New Economics Foundation realizzato nell’ambito del progetto Fish Forward dell’Ue) lo scorso 1° aprile abbiamo terminato le risorse ittiche a nostra disposizione.


In poche parole, con un consumo di circa 25 kg procapite, nei primi tre mesi dell’anno abbiamo consumato una quantità di pesce superiore a quella sostenibile dai nostri mari.


Secondo il biologo Boris Worm proseguendo con un livello di pesca pari a quello attuale entro il 2048 tutti i pesci che siamo abituati a consumare potrebbero scomparire dal Mediterraneo. A disegnare questo preoccupante scenario contribuiscono più fattori: non solo l’intensità della pesca (anche di pesci che richiedono molto tempo per riprodursi) ma anche il riscaldamento globale e l’inquinamento che sono determinati in larga parte dagli allevamenti intensivi.
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Proprio dagli allevamenti proviene quasi la metà dei prodotti ittici disponibili sul mercato globale: considerando che ne siamo il secondo importatore mondiale non è difficile immaginare che una buona percentuale del pesce che arriva nei nostri piatti venga proprio da lì. Come per gli allevamenti intensivi a terra, questi luoghi presentano situazioni critiche riguardo la salute psico-fisica degli animali, oltre a essere associati a inquinamento e degradazione dell’habitat circostante.






Per arginare i fenomeni che mettono in serio pericolo la biodiversità dei nostri mari e di tutto il nostro pianeta, la migliore soluzione è lasciare i pesci liberi di vivere in mare, e tenere sia loro che tutti gli altri animali lontano dalle noste tavole.


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