sabato 5 agosto 2017

Altri sguardi di Olmo Vallisnera


Noi e loro. Gli altri. Eppure basterebbe scendere dal piedistallo, togliersi l'armatura di plastica usata, spogliarsi da consuetudini inutili e camminare di fianco, senza dimenticare da dove proveniamo. Abitanti, nient'altro. Incenerire i troni e calpestarne la cenere


.In un mondo dove, al primo e flebile segno di ribellione, tutto il peso della violenza e della legge ti cade pesantemente sulla testa, sembra non esserci altra possibilità che rimanere quieti e buoni. Nonostante tu non abbia commesso nulla che possa nuocere ad altri rimani comunque un soggetto pericoloso per la stabilità e la dottrina del sistema. Non è sufficiente esprimere le proprie opinioni in base alla solidarietà e alla fratellanza tra i popoli, sempre appari destabilizzante, incomprensibile e soprattutto "strano". La piramide non tollera colui o colei che strappa le catene dai massi e si lancia in corsa verso il deserto, ci vuole tutti schiavi. Ogni giorno studiano, architettano metodologie per sfruttarci in maniera tale che arriviamo, stanchi, a esserne grati. Masse di individui rincorrono pupazzetti artificiali per le vie dei centri commerciali, ottimo esperimento per deviare le cause del disagio, non pensiamo e non agiamo, non alziamo lo sguardo e mai ci libereremo. L'egoismo si moltiplica ogni volta che accendiamo i riflettori su coloro che ci annientano, e, a sera, sorridiamo per aver trovato amici immaginari. Oggi il vento si è placato. La grandine che ha devastato le piccole strutture legate con lo spago si è allontanata e ha lasciato uscire dalle loro tane animali, che curiosi, attraversano i legni fradici di monte. Camminano sospettosi, le antenne vibrano per sentire il circostante e appena notano un impedimento, si fermano alcuni istanti, pensano, loro si pensano e trovano in breve la via migliore per districarsi. Eccoli gli animali inutili, gli altri animali senza "anima", i piccoli esseri calpestabili dai panzer del progresso da ipermercato. Sono loro gli stupidi e i sacrificabili, noi, perfetti soldati, invece abbiamo la spada del potere, siamo tutto, siamo gli unici a calpestare con diritto questa terra che si ammala giorno dopo giorno, ma fa niente, noi siamo chinati a seguire pupazzetti che ci divertono e non ci lasciano pensare. In cima c'è l'ordine, sorride piacione e moltiplica i pupazzetti a velocità tale che presto ne saremo sommersi. Mi chino a osservare le dinamiche di movimento, sono curioso e attento, sarei orgoglioso di me se riuscissi a capire come riesce a evitare la merda che lo circonda, dal suo sguardo è un asse di legno e ferro, dal mio è questa società marcia che tanto è amata, una società che alimenta il nulla e il nulla diventa tutto, in un mondo che non sa più camminare. Osservare e infine procedere, determinati, verso chi ci fa del male. Ma noi non abbiamo tempo, troppo impegnati a trovare i pupazzetti che ci aiuteranno a uscire dall'incubo depressivo della nostra vita e, se per farlo, dobbiamo calpestare tutto, bene, calpesteremo tutto, perchè in fondo noi cosa siamo se non esseri superiori, belli, imbattibili, onesti, modesti, valorosi. Mi siedo distrutto,, triste ad osservare quel piccolo animaletto, lo sguardo bagnato da lacrime incomprensibili, vane, mi osserva pochi secondi e poi, silenzioso si allontana, forse infastidito dal rumore di catene che pendono dai miei fianchi...

Fermo, ascolto.
Il canto del grillo è presente, sfuma.
Gracchiano i corvi in bilico su cime di pino
anche loro, come le ghiandaie,
attenti al respiro dello scoiattolo,
incuranti del mio.
Pesante come macigni mai sollevati,
stanco come il terreno arido,
Inutile come la brezza torrida.
Un sussulto, le foglie secche,
sgretolandosi, imprigionano i formicai.
Vita infame, deserto per gli occhi,
attrazione fugace, mai compresa.
Vita lontana, sguardo staccato,
lacrime in torrenti di secca.
Partenza, sosta precaria, passi inespressi.
Sorrisi dimenticati, parole in echi lontani.
Roccia non parli, mille domande
senza risposta, pensieri, pensieri nient'altro.
Legno di frassino bagnato da piogge accennate,
panche consumate, gambe nervose.
Libertà, questa sconosciuta, sempre urlata,
mai difesa, solo plagiata.
Il falco risponde, passeggero di boschi,
amico del resto, che poi non è niente.
Vigliacca esistenza, dal fresco salmastro,
fresco inquinato da generazioni dormienti.
Allegrie, attimi, senza dimora.
Ridete signori, ridete, vi è vicina la tomba,
del vostro incespicare servile.
Viva la vita per ignari spettatori,
luci bruciate,
infame per anime scomparse.
Viva la vita per chi sa dipingere,
orli di pizzo, vecchi tarli, carrelli schiodati.
Ombre di tuoni, nuvole scure, sorelle,
continuate a cantare, anche solo per me,
gli altri sereni del bel tempo fasullo.
Cantate per me,
Io vi posso ascoltare...

Olmo

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