venerdì 18 agosto 2017

Finalmente Veggy


Piccolo recinto

Pomeriggio. Quasi sera. I raggi del sole penetrano, ormai stanchi, tra i rami dei larici centenari, infrangendosi sulle acque cristalline di un laghetto montano. Fresco, un leggero vento fa increspare la superficie, creando a tratti piccoli movimenti, delle dimensioni dei miei passi. Pieghe liquide, osservate a distanza, si riflettono su ombre rapide come il vento d'altura. Sono rondini. Rapidissime planano fino a toccare l'acqua, istanti, poi si levano in verticale verso il cielo. Insetti, la loro caccia. Poco distante, in direzione della conca, una malga. Vitelli, appena nati, riposano in un piccolo recinto. Musi annoiati, forse stanchi, forse di resa. Mi chiedo il perché ci siano solo cuccioli, poi comprendo. La malga offre da mangiare ai turisti e quale biglietto da visita migliore, fa piacere vedere delle miniature viventi, sorridono i bimbi, i genitori sereni si convincono. La malga è piena di gente, solo un ragazzo invecchiato, che mi somiglia, se ne sta in disparte, sui bordi del lago, è stranamente triste. Le voci dei commensali si elevano sopra le piante, canti e allegria, urla infantili, corse verso il piccolo recinto. Fuori, a duecento metri, il ragazzo non canta, si sforza di inseguire le voci di festa ma non riesce, guarda le rondini, ali libere e fugaci, libertà totale senza compromessi, la bocca accenna a un riso, ma è un istante, il riso è amaro, il piccolo recinto. Dove sono le vostre madri? Piccoli, indifesi, lo sentite il profumo dell'erba? No, non lo sentono, il piccolo recinto è costruito su nuda terra. Canzoni di altri tempi, fiumi di birra e bambini. Il ragazzo si alza, un ultimo sguardo alle rondini, all'imbrunire, vuole andare via ma le gambe non lo ascoltano, bloccate ai raggi del sole, che si addormentano sul piccolo recinto. Le rondini giovani giocano a un filo d'erba di distanza da altri giovani, che non conoscono quel meraviglioso passatempo, un tempo che passa tra la gioia infinita e la tristezza millenaria. Finalmente le gambe lo lasciano andare, è curvo, un vecchio ragazzo curvo da sensazioni incomprese. Un folle tra i normali, uno scemo che sospira guardando le rondini e piange al piccolo recinto. Viva la vita, dice il ragazzo, viva la vita a chi può permetterselo. Buio. Quasi notte. Le rondini riposano, stanche dello svago perfetto e armonioso, la malga chiude, conta i soldi, la luna ancora sotto la montagna, i cuccioli di mucca riaccompagnati nella stalla, soli, le madri lontane. Anche il vecchio ragazzo è ormai lontano, piange, nessuno può sentirlo, il sentiero gli tiene compagnia. Cammina, la luna inizia a illuminare, il sentiero sale, sale fino alle rocce, si volta verso la conca più in basso, mille metri più giù, nell'oscurità il laghetto rumoreggia, sembra salutarlo, ma lui, non lo sente vede solo il piccolo recinto...
Olmo


-Olmo! Hai provato il gelato vegano dell'Algida?-

-No-
-Non mi dire che pure tu fai parte di quelli che dicono che il gelato è delle Multinazionali?-
-No-
-Oh, ma non ti va mai bene niente però-
-Ti sbagli, è a voi che va bene tutto-.
Finalmente Veggy
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E' di questi giorni l'uscita a livello internazionale del nuovo cornetto vegano dell'Algida (azienda della Unilever). Finalmente dopo tante attese esce il gelato succoso anche per i vegani. Un passo avanti per le multinazionali dello sfruttamento, dieci passi indietro per l'umanità. Visto che sto già leggendo apprezzamenti orgasmici sul nuovo gelatoveg, alcune informazioni sul colosso che lo fabbrica e lo distribuisce. La lotta per la liberazione totale parte combattendo proprio coloro che la vogliono privare della spinta rivoluzionaria, riducendola a insulto dietetico, modaiolo e etichettandola come conforme a una società che ci annienta sempre di più. L'antispecismo non si riconosce e mai si riconoscerà nelle istanze fasciste di colossi che non solo sfruttano ma manipolano e lobotomizzano. Non crediate che un gelato per definizione sia un prodotto innocente, anzi, come tutti i prodotti della grande distribuzione esso gronda sangue di esseri viventi. La mercificazione va combattuta sempre, di qualsiasi colore, rossa, blu o verdeveg che sia.
Una sola lotta: liberazione animale, umana e della terra,
il resto è oppressione.


STORIA DI UNILEVER <

PRODOTTI

La Unilever Italia occupa il primo posto tra le imprese alimentari italiane (opera attraverso cinque società "autonome" che fanno capo a Unilever Italia s.p.a. e sono Sagit, Lever Fabergè, Van Den Berg, Calvin Klein Cosmetics, Diversey), è azienda leader nel mercato degli oli d'oliva, dei surgelati, del tè, delle margarine e dei gelati. Inoltre, è il più grande commerciante al mondo di the di cui è anche un grande produttore attraverso la propria filiale Brooke Bond.

Oggi è presente nei mercati di tutto il mondo con i seguenti prodotti:

• DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto, Vim, Cif, Lysoform, Surf
• SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona
• SPAZZOLINI: Gibbs
• DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up Pepsodent, Mentadent
• CREME: Leocrema, Cutex
• SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei
• COSMETICI: Atkinson
• PROFUMI: Fabergè, Brut 33
• ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya
• MARMELLATA: Althea
• GELATI: Algida (Toh, il cornetto vegan!), Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri
• SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo
• OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya
• MAIONESE: Calve', Mayo', Top down
• TE' : Lipton, TE' ati

PARADISI FISCALI

Secondo il Rapporto annuale 2009 Unilever, la società ha filiali nei seguenti paesi: Andorra, Antigua, Bahamas, Barbados, Belize, Bahrain, Brunei, Costa Rica, Cipro, Dominica, Grenada, Guatemala, Hong Kong, Irlanda, Liberia, Lussemburgo, Malta, Isole Marshall, Mauritius, Monaco, Antille Olandesi, Panama, Filippine, Samoa, San Marino, Seychelles, Singapore, St Lucia, St Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Tonga, Uruguay e Vanuatu. In questi paesi compra letteralmente il silenzio dei funzionari amministrativi.

PRODOTTI GENETICAMENTE MODIFICATI E GELATI

La multinazionale Unilever, che controlla oltre il 60% del mercato italiano del gelato confezionato, vuole lanciare in Italia il “gelato al merluzzo” o meglio alla proteina artificiale copiata con la bioingegneria dal ´macrozoarces americanus´, una specie di merluzzo che vive nelle acque atlantiche più fredde. L’intento di Unilever è quello di abbassare così la temperatura a cui si formano i cristalli di ghiaccio e realizzare gelati con forme più complicate e più “gradevoli” alla vista, soprattutto dei bambini. Unilever ha affermato che una miscela solida potrebbe essere creata e usata, che mantiene la forma delineata senza l'uso eccessivo di grassi e crema. La richiesta di utilizzare la tecnologia era stata presentata alla Food Standards Agency, e Unilever ha detto che la tecnologia è stata già precedentemente messa in atto negli Stati Uniti come in altre parti del mondo. Nell'ottobre 2015 Ethical Consumer ha scritto ai vertici Unilever allegando un questionario che comprendeva una domanda sull’uso o meno di una politica di modificazione genetica. L'azienda ha risposto che "Riconosciamo che l'opinione pubblica sulle biotecnologie, come ad esempio l'uso di ingredienti geneticamente modificati negli alimenti, è ancora in evoluzione e che il dibattito e il consenso dell'opinione pubblica stessa è in fasi diverse in differenti regioni del mondo. Le nostre aziende sono libere di usare ingredienti derivati da semi geneticamente modificati, che sono stati approvati dalle autorità di regolamentazione e che soddisfano i nostri standard di qualità e accettabilità’’. Secondo le guide che si occupano di boicottare le multinazionali che devastano l'ambiente i seguenti prodotti sono stati classificati con il rating negativo applicato a "prodotti alimentari che contengono ingredienti geneticamente modificati o essere derivati da animali nutriti con colture geneticamente modificate": Pepperami, ragù bianco sugo lasagne, Ben & Jerry gelato, Magnum, Solero, algida (Toh, il cornetto vegan!) Pollo Salse Stasera reamy, Minimilk, Bovril, Elmlea, maionese Hellman, e brodo di pollo Knorr, prosciutto salsa cremosa salsa olandese salsa, e il prezzemolo.

IL THE

Unilever, con la consociata Brooke Bond (proprio quella che si occupa del marchio Lipton) coltiva tè in paesi come l'India, il Kenya, la Tanzania, Malawi e lo Zaire per una superficie globale di circa 17'000 ettari. Le critiche vanno alle condizioni più che misere dei lavoratori come pure ai salari da fame che percepiscono, nessuna possibilità di sindacati e continue vessazioni e intimidazioni alle famiglie dei lavoratori. La produzione di tè nello Sri Lanka è cominciata verso la fine del secolo scorso, quando Lipton comperò 10'000 ettari di terra. La popolazione locale si rifiutò di lavorare in quelle piantagioni così Lipton assunse lavoratori Tamil dal sud dell'India. Ma le popolazioni Tamil non sono viste di buon occhio da quelle cingalesi. Cominciarono così tutta una serie di guerre civili tra forze governative e le cosiddette " tigri di liberazione Tamil ". Sono circa mezzo milione i Tamil che lavorano oggi nelle piantagioni della Unilever, senza diritti politici, senza patria, al limite della soglia di povertà, emarginati dal governo cingalese, come ogni minoranza etnica e non del resto. La tragica situazione dello Sri Lanka affonda le sue radici nel periodo coloniale, in cui la coltivazione del tè ha creato ingiustizie strutturali che permangono tutt'ora : il tè Lipton rimane la memoria e il simbolo di queste ingiustizie.

RITORSIONE SUI LAVORATORI

Unilever ha filiali in paesi con regimi oppressivi come il Brasile, la Colombia, l'Egitto, l'El Salvador, il Guatemala, Honduras, l'India, l'Indonesia, il Kenya, il Messico, il Marocco, il Perù, le Filippine, il Senegal, lo Sri Lanka, la Turchia e l 'Uganda. Unilever è uno dei massimi responsabili delle gravi condizioni in cui versano milioni di contadini del sud del mondo (milioni non centinaia!) perchè i suoi metodi commerciali, totalmente ispirati ad una logica di profitto terrificante, non garantiscono guadagni dignitosi. La violenza dell'Unilever è ormai nota a livello mondiale. Secondo il sindacato internazionale dei lavoratori, la controllata Brooke Bond continua a strappare ingenti profitti dalla sua piantagione keniota Sulmac, la più grande del mondo, ove impiega oltre 5000 lavoratori a tempo pieno. Le condizioni di lavoro sono state definite "da manuale del colonialismo". Secondo il rapporto 2005 di ActionAid 'Power Hungry’ i vertici Unilever sono stati complici di lavoro minorile in Andhra Pradesh, in India. La pubblicazione ha dichiarato che ci sono stati 82.875 i bambini impiegati in aziende agricole di semi di cotone nello stato Indiano meridionale nel 2003-2004 - e che 12.375 dei bambini ha lavorato in aziende multinazionali come la fornitura di Unilever.
Il rapporto sostiene che molti erano bambini lavoratori sotto i 10 anni, l'85% erano ragazze, e avevano un salario medio giornaliero di 14-25 rupie. Molti sono stati gli immigrati che sono stati venduti in schiavitù per debiti. I bambini erano soliti subire l’impollinazione incrociata di fiori di cotone a mano per un massimo di 13 ore al giorno, e nel processo sono stati esposti a effetti di pesticidi tossici. Dormitori comuni allocati in piccole capanne erano l’alloggio più usuale, ove si lamentava mal di testa, nausea e convulsioni dovuti alle sostanze chimiche inalate. Unilever (la mamma di Algida), in Indonesia, Malawi e Kenya, è stato accusato di assumere personale con un contratto temporaneo il che comporta un peggioramento della paga e una diminuzione dei diritti fondamentali, per esempio accesso alle cure mediche. Unilever è responsabile del 70% delle esportazioni di tè indonesiano, ed è stato dichiarato "altamente probabile" che l'azienda influenzi i prezzi nella regione in stile militarista.

INQUINAMENTO

La compagnia è stata multata innumerevoli volte a causa del rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna). Secondo il Registro dell'Autorità Nazionale dei Fiumi, nel periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l'1-9-1989 e il 31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle acque in superficie e delle falde acquifere. Unilever è stata accusata nel 2008 da varie associazioni ambientaliste per avere contribuito alla deforestazione della foresta pluviale indonesiana acquistando olio di palma da fornitori che devastavano l'ambiente. L'azienda ha risposto rivelando i suoi obiettivi di acquisto di olio di palma da fornitori certificati entro il 2017 (certo vi crediamo fiduciosi). In India la filiale di Unilever Hindustan Lever è stata accusata di inquinamento ambientale in una zona protetta del sud del paese per avere abusivamente scaricato scarti tossici di mercurio derivanti dalla produzione di termometri.

TEST ANIMALI

Quasi tutti i cosmetici della Unilever sono testati sugli animali (dico quasi tutti perchè parliamo di più del 90 per cento). Unilever era su una lista di aziende che testano i propri prodotti sugli animali come, per esempio, prodotti di igiene intima e prodotti per la casa che sono stati testati su cavie anche se non richiesto dalla legge. L'edizione 2014 del Bollettino ‘’Uncaged Campagne’’ dichiarava che vivisettori da Unilever siano stati coinvolti nel 'sacrificio' di centinaia di topi in un ripetersi di test d’avvelenamento utilizzando ingredienti chimici quali butilparaben e metilparaben. Le sostanze chimiche coinvolte vengono somministrate agli animali come '’cibo di tutti i giorni’’, effettuando il prelievo di campioni di sangue con un metodo chiamato '’emorragia retro-orbitale’'. Si tratta di una procedura estrema che coinvolge la puntura della cavità oculare. Secondo l'articolo, non vi è stata applicata condanna alcuna per questo metodo d’esaminazione, avvallando dunque l'estrema brutalità di questo test. Nel Febbraio 1992 Earth First lanciò il boicottaggio della Unilever e dei suoi prodotti dietetici integrali, alla luce dei test sugli animali e del comportamento globale verso l'ambiente. Secondo un comunicato stampa della Humane Society degli Stati Uniti, del 23 agosto 2009, una campagna era stata lanciata per chiedere a 'Ben & Jerry', di proprieta’ Unilever, di smettere l’uso di uova provenienti da allevamenti di pollame in batteria per produrre il proprio gelato. La società assicurò di effettuare tale modifica e passare a uova di galline ruspanti (la barzelletta nella tragedia).>>.

Per concludere in maniera faticosamente leggera (quando si affrontano argomenti dove si parla di aziende che disintegrano l'ecosistema, uccidono e utilizzano la tortura per aumentare i loro profitti, è difficile chiudere con leggerezza) fare il gelato (senza latte e uova) in casa richiede circa trenta minuti. Ma se utilizzate la domenica per fare il gelato, privandovi per una volta della gita all'outlet, allora in 3 ore riempite il frigorifero di gelati per un mese. Fate felici voi, i vostri figli, la vostra nonna, la bisnonna, la vostra o vostro o altro compagn* e evitate così di foraggiare la guerra (perchè di questo si tratta, guerra).

Il gelataio pazzo


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