martedì 1 agosto 2017

Il sovrano dei boschi


Alcuni mesi fa, mentre sereno e allegro, senza pensieri alcuni, percorrevo un sentiero ombroso nel mio bosco, feci un incontro che mi cambiò la vita: un incontro ravvicinato con un direttore di banca. Immaginatevi il terrore, non ne avevo mai visto uno, la tensione alle stelle, i muscoli contratti vibravano, goccioline di sudore mi scendevano dalla fronte, pensai: E se mi attacca? E se mi sbrana?. A pochi metri, io tutto tremante, lui con gli artigli affilati, ci osservavamo. tuonò verso di me. risposi impaurito sghignazzo' con il sorriso agghiacciante del predatore. . < Lurido pezzente, mi prendi in giro! stamani non ho ancora mangiato e tu mi pari un bel bocconcino>. Ero terrorizzato, mi guardai attorno per cercare una via di fuga. Un piccolo passaggio tra due rocce mi convinse, tesi le gambe e in una frazione di secondo scappai. . Correvo a tutta birra ma lui era più grande, più grosso, più veloce. In un balzo mi sfiorò. Ogni metro era un graffio profondo sulla schiena ma nonostante questo riuscii a scappare attraversando un campo rom, avevo letto da qualche parte, che i direttori di banca e le loro famiglie avevano paura di quei campi, troppo per le loro scarpe lucide. Arrivai salvo al paese, mi precipitai dalle guardie del bosco e raccontai tutto. Ascoltarono, poi, mi misero le manette. Loro, le guardie, mi sorrisero e con calma terribile, risposero: . Io mi feci piccolo, piccolo ma presi coraggio e risposi: . Mi colpirono duramente poi, mi misero un ago di narcotico per calmarmi, ma ne misero troppo e cominciai a star male. Dopo circa un ora arrivò il direttore di banca, mi osservò con il suo ghigno cattivo, mi diede un'ultima zampata e se ne andò. Io cominciai a sognare, un sogno bello, rassicurante, un sogno, una favola irrealizzabile. Sognai di tornare nel bosco, correre tra i pendii rocciosi in compagnia della mia famiglia, assaporare i profumi della rosa canina, lavarmi nel torrente ghiacciato e poi vivere. Vivere per sempre in una società dove le vittime sono i buoni e i carnefici, i cattivi. Ora mi si chiudono gli occhi, sono stanco, ma non ho dolore, davanti a me vedo gli abeti chinati alla brezza montana, mi salutano, mi vogliono bene. Scusate se dormo, solo per poco, domani tornerò a correre...
La libertà non si può cingere in una coppia di manette, è impossibile piegarla col narcotico. La libertà è vedere nella vittima la propria condizione di schiavitù e lottare perché cessi. Sempre dalla parte delle vittime, sempre.

Nessun commento: