mercoledì 30 agosto 2017

Lettera aperta ai compagni (per chi vuole ascoltare)


La ripropongo, per quel che vale. È passato un anno e ho partecipato ad almeno 10 giornate libertarie in giro per lo stivale. La salamella la fa da padrona. Non sono qui a giudicare, il giudizio non mi appartiene, ma, come diceva Malatesta "È un lavoro lungo e paziente" e quindi, rivolgendomi alle vecchie cariatidi (in senso buono ovvio) dell'anarchismo rispondo: Che quando addento una presa non la mollo più . Per rimanere in tema. La lotta antispecista (genuina e libertaria lontana anni luce dell'animalismo da operetta conforme e omologato al sistema) è la lotta contro tutte le discriminazioni e non posso, anche volendo, tacere. Ne va della mia dignità. Viva l'anarchia.
Olmo
Seguo da diversi anni Olmo Vallisnera e leggo avidamente i suoi mirabili e geniali articoli e poesie, una persona incantevole, spero che possa venire a Roma insieme a David e Desirèe (fondatori del rifugio antispecista) in occasione dell'evento a favore di Agripunk previsto per il prossimo venerdì 22 settembre, presso il ristorante La Capra Campa (Qui alcune anticipazioni su Facebook), ti invito a leggere questa sua illuminante missiva sul vero significato dell'essere anarchico ed un altro suo altrettanto interessante articolo sull'inutilità delle votazioni...

Lettera aperta ai compagni (per chi vuole ascoltare)

Sono un anarchico. 
Ormai non ricordo più neanche da quanto lo sono, una vita. Mio padre era un anarchico, di quelli che l'ideale prima di tutto, prima della famiglia, delle sue tele, dei figli, della vita stessa. Mio nonno era un comunista anarchico degli anni venti. La mia famiglia da parte di mio padre ha attraversato tutte le articolazioni repressive dello stato; manicomio, carcere. Potrei dire di essere anarchico più di altri, ne avrei facoltà, di quelli che ad esempio si mettono la spilla con la A cerchiata sulla giacca dopo essere usciti di casa per non farsi vedere dai genitori o di quelli che leggendo un libro di Stirner o Bakunin pensano di avere la verità in tasca, ma non lo dico e non lo penso. Certo leggere può aiutare, almeno nella comprensione delle dinamiche di dominio a cui siamo relegati, può aprire la mente come un grimaldello, sensibilizzare la coscienza, ma non serve a nulla leggere se non si è predisposti alla comprensione, alla fratellanza di chi ti sta accanto. Ecco perchè nella vita ho sempre preferito lo spontaneismo anarchico ai barbuti professori, ecco perchè ho sempre visto più anarchia nello sguardo del ragazzo incosciente che non nel giudizio severo del vecchio. Non mangio gli altri animali, consapevole del fatto che siamo tutti animali, diversi questo si, ma semplici abitanti di questo pianeta. Sembra semplice eppure non lo è. Persone ben più preparate di me hanno affrontato tali questioni e direi anche con più esperienza, ma uno stimolo oggi vorrei darlo. La nostra società è fondata sullo sfruttamento, le sue propaggini non si fermano al solo essere umano ma si spingono a tutti gli esseri viventi. Già Voltaire, e prima di lui altri, affrontò la questione animale, la potrei definire un etica del riconoscimento, gettare cioè le basi di una pratica etica estesa oltre la nostra specie. Per secoli pensatori che oggi proponiamo come precursori, almeno nello spirito dell'epoca libertari, hanno voluto e richiesto una sorta di sensibilizzazione a certe tematiche. Il pensiero anarchico è forse l'unico mastice che ha la forza per tenere legati e quindi combatterli i vari sfruttamenti. Non si capisce come mai, o meglio non riesco a capire come mai, la maggior parte dei libertari ha a cuore la eliminazione delle frontiere, degli Stati, del concetto stesso di società per come è strutturata, della salvaguardia del debole, della sparizione di eserciti, carceri e razzismo e non ha a cuore la distruzione delle gabbie. Le gabbie sono il carcere degli altri animali, sono il manicomio di altri esseri viventi, sono la violenza e il dolore moltiplicati per cento. Il potere sfrutta sia noi umani che gli altri animali e questo è un dato incontrovertibile, nessuna scusa può cambiarlo. Gli anarchici sono contro lo sfruttamento, combattono le ingiustizie e quale ingiustizia peggiore degli allevamenti intensivi, del massacro quotidiano di altri esseri senzienti. Perchè essere contro un solo tipo di sfruttamento, perchè combattere contro tutti i crimini che il sistema commette meno che il peggiore, l'eliminazione sistematica degli altri abitanti della terra. Tutti gli anarchici, nessuno escluso, sono contro la devastazione delle foreste, dei villaggi, di popoli che soccombono al progresso del capitale, dichiarano fratellanza ai loro fratelli e questo è onorevole certo, ma ci chiediamo perchè deforestano o eliminano i sindacalisti nei villaggi o torturano le popolazioni inermi ? Beh, spesso lo fanno per coltivazioni intensive, per nutrire i milioni di animali che servono all'industria della carne o del latte. Quali sono le peggiori aziende che annientano l'uomo ? Le stesse che si arricchiscono e annientano gli altri animali, le stesse. Non voglio neanche approfondire troppo l'argomento ormai è lampante e comprensibile a tutti, noi umani subiamo la stessa sorte, la stessa violenza, lo stesso sfruttamento che subiscono gli altri animali. Sono stufo di partecipare a serate o giornate libertarie dove al momento del mangiare si formano due file, la fila che mangia carne e la fila che non la mangia, battute offensive, risate e disprezzo nei confronti di chi fa scelte diverse. Io sono un anarchico e quindi sono un antifascista, un antirazzista, sono contro questo sistema che perpetua la forza e il disprezzo per chi è diverso, sono antispecista perchè ritengo che non ho nessun diritto di fare del male a chi non me ne fa, così come non ho nessun diritto di fare del male a un uomo o una donna diverso da me. Sono anche consapevole che vivendo nell'ingranaggio del sistema sono responsabile di dare sofferenza, da quando salgo su una macchina che per andare devasta il delta del Niger con il petrolio a quando fumo il tabacco ma questo non significa niente, almeno nel mio piccolo cercare di fare meno danno possibile, cercare di creare meno sofferenza possibile, non è difficile da capire. Mi rivolgo a coloro che comprendono i tranelli del potere e la sua ferocia e la combattono, non potremo mai considerarci liberi se sotto i pavimenti che calpestiamo, sotto le case che abitiamo vengono rinchiusi esseri che comprendono come noi il dolore e la paura. A chi mi dice che non mangiare altri animali può essere dannoso per il nostro fisico rispondo che anche fosse non mi interessa, non penso solo a me, sono un anarchico. A chi mi dice che ci sono problemi più urgenti e importanti della questione animale rispondo che tutti i problemi che ci affliggono partono dalle stesse stanze, le stanze che un anarchico non frequenta, semmai le distrugge. A chi mi dice che nella storia si è sempre fatto così rispondo che la storia l'hanno scritta gli sfruttatori non gli anarchici. A chi mi dice che bisogna salvaguardare il lavoro e il salario degli altri rispondo che il lavoro va eliminato, il peggior anello che ci incatena a questa società che vogliamo attaccare perchè anarchici. A chi mi dice che gli altri animali servono anche per sfamare la povertà rispondo che la povertà esiste perchè esiste sfruttamento, la prima "legge" dell'anarchia. A chi mi dice che sono un estremista perchè parlo della questione animale rispondo che il termine estremista me lo hanno già marchiato a fuoco i palazzi del potere perchè anarchico. A chi mi dice che la libertà non potrà fiorire fino a quando tutti non saremo liberi rispondo si, tutti liberi, tutti, sono un anarchico. La prossima volta che mi invitate a una festa libertaria dove le risate e le battute sono indirizzate solo a chi è diverso risponderò io sto con i diversi, con gli ultimi, tutti gli ultimi, sono un anarchico. Io non insegno niente, non ho nessun seguito, non cerco seguaci e non voglio ragione, non ho nessuna verità e sono poco furbo, non conosco il plauso o il battimani, non ritengo di avere lo scettro dell'anarchico perfetto perchè sono nato imperfetto ma una cosa la conosco; sono certo che il dolore, la violenza, il predominio sono vasi fatti dello stesso fango, l'arroganza, la prepotenza, la forza sono dighe di lurido cemento che contengono un fiume pulito che si chiama anarchia...
Olmo

NON VOTARE – Gli Anarchici Non Votano e Nemmeno si Fanno Eleggere


Alle radici di questo atteggiamento ci sono presupposti filosofici, storici, sociologici e politici. Il presupposto filosofico dell’anarchismo, o se volete la sua concezione dell’essere umano, è che, allorquando una persona è capace di intendere, ciascuno è o perlomeno va considerato, responsabile di sé. Con ciò, non vien fatto nessun apprezzamento sulla natura degli esseri umani. Kropotkin aveva sostanzialmente affermato che nel regno animale vige la solidarietà. Gli uomini di potere sono invece convinti che gli esseri umani siano belve assetate di sangue che hanno bisogno di uno stato che pone dei freni alla loro voracità. Stranamente, ritengono gli esseri umani incapaci a governarsi da sé ma capacissimi a scegliersi governanti che dovrebbero in teoria fare il bene comune. Tutto ciò a dispetto dell’evidenza che ha voluto proprio i peggiori tiranni eletti democraticamente o plebiscitariamente dal popolo. La democrazia presenta a questo proposito un paradosso insanabile: la maggioranza dei votanti (che può pur sempre essere una minoranza di elettori) può portare democraticamente al potere il peggiore dei dittatori. Chi non accetta questa scelta è considerato antidemocratico e in questo senso gli anarchici sono antidemocratici e meno male : ossia non sono disposti ad accettare nessuna imposizione solo perché dettata da una maggioranza. Naturalmente, in pratica, questo tratto antidemocratico attraversa in qualche maniera anche dei partiti democratici, poiché la battaglia contro un potere dittatoriale accomuna le più disparate fazioni in nome di un senso di giustizia che non trova rispondenza nella legalità. La differenza tra gli anarchici e gli altri schieramenti politici sta nel fatto che gli anarchici non chiedono un adeguamento della legalità alla giustizia, ma la restituzione dell’ autonomia decisionale all’individuo. È ovvio che alla base di questa impostazione politica v’è la necessità di fondo di rimuovere tutti gli ostacoli che spingono l’individuo a fuggire dalla propria libertà: lo sfruttamento economico, la distribuzione, il collasso ecologico ecc., altrimenti è chiaro che lo stato risorgerebbe immediatamente dalle sue ceneri. Sui presupposti astensionisti dell’ anarchismo: a parte i fascismi che a lungo si sono retti anche sul consenso del popolo, pensiamo agli enormi crolli di credibilità del sistema dei partiti quando mettiamo a confronto progetto (o tensione etica) e risultati. Chi entra in parlamento o in un qualsiasi governo nel mondo ne diventa un ostaggio, anche se inizialmente forse spinto da idee di “buona fede”. Chi dice che nonostante ciò la democrazia è il miglior sistema esistente, è a corto di fantasia, e soprattutto non spiega come orrori come il fascismo nel futuro non debbano ripetersi. Esistono poi dei presupposti sociologici, di cui il più noto indubbiamente è che il potere corrompe e facilmente può essere corruttibile. Ma la ricerca sociologica e psicologica del potere non si è certo fermata qui, e si è andata raffinando in questi ultimi decenni con gli studi sulle personalità autoritarie (leader politici carismatici e affascinanti affabulatori), i persuasori occulti (per modo di dire) pubblicità,TV,giornali, lo stato incosciente individuale (disinteresse superficiale generale verso tutto) e la microfisica del potere (cioè far credere al comune cittadino di poter partecipare attivamente alla cosa pubblica facendogli credere di contare all’interno del sistema, come ad esempio i REFERENDUM abrogativi, le liste civiche nei territori decentrati e disagiati o nei quartieri delle città) tanto per elencarne solo alcuni. per mia fortuna non ho nessuna fiducia nella delega e ci tengo a dire nemmeno nei confronti della delega “superiore” cioè il referendum che ovviamente utilizza il criterio democratico della maggioranza che impone le sue volontà sulle minoranze. Per fare degli esempi: . (estrapolato dagli stessi esecutori di leggi) eheh! in parole semplici il popolo non e’ libero di fare il referendum che desidera è lo Stato che decide se puo’ essere fatto oppure no!. Naturalmente, come spesso succede, mai fare notare le incongruenze delle loro affermazioni poichè vengono sonoramente ipocritamente applaudite durante i congressi degli specialisti e silenziosamente mascherate durante le votazioni. Succede così che tra un congresso di partito e una campagna elettorale o referendaria non ci si accorga nemmeno più che i fenomeni sociali più rilevanti degli ultimi decenni, si sono svolti al di fuori e contro il parlamentarismo e il potere. D’altra parte, numerose sono le conferme, al di là della teoria, di quanto gli anarchici da sempre hanno sostenuto, ossia come, accanto a forme decisamente caricaturali della politica democratica come il galoppinaggio, in realtà anche nel sistema parlamentare la totalità delle decisioni vengono prese al di fuori dell’ambito strettamente istituzionale, in una palude di potere dove interagiscono lobby d’interesse, gruppi di pressione, consigli d’amministrazione, organismi formali e informali a livello nazionale o internazionale (il Forum di Davos, tanto per fare un esempio). Il problema delle votazioni è che con ogni voto espresso tale sistema viene ulteriormente legittimato e consolidato, per quanto possa trattarsi di voti di protesta o di sinistra, allontanando quindi sempre di più la prospettiva di una svolta autogestionaria. Ci sono poi i presupposti politici. Uno degli elementi distintivi della concezione anarchica della politica è il rifiuto della delega, vale a dire la ricerca di un sistema di gestione degli affari pubblici basato sulla responsabilità diretta dei soggetti in causa. Con questo non vuol dire che non debbano esistere “delegati”, bensì sarebbero semplicemente dei portavoce di idee e concetti precedentemente discussi, concordati e approvati da tutti i soggetti coinvolti. Viceversa, ogni giorno, nelle decisioni parlamentari i bisogni della popolazione (o del paesaggio, o della natura, o dell’ambiente ecc…) vengono interpretati secondo logiche del tutto estranee agli interessi delle parti in causa: l’agricoltura diventa così un tema finanziario, la canapa un tema da tribunale, la qualità dell’aria merce di scambio per l’adesione alle direttive UE e tanto altro ancora, in una distorsione tale dei bisogni che spesso non siamo neppure più in grado di leggerla. Ecco perchè proprio in questi momenti è doveroso riflettere come il pensiero e la filosofia concreta anarchica debbano svolgere un basilare contributo per una rivoluzione delegittimante che tende a rovesciare un sistema basato totalmente sullo sfruttamento piu’ bieco dell’essere umano, degli altri animali e della terra.

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