giovedì 15 marzo 2018

La "giusta" scelta


Poche chiacchiere, i massacri più efferati e brutali, quelli che oltrepassano persino l'immaginazione del più orrido dei cervelli, li compiono le persone in nome dello Stato, della religione, del partito, del padrone di turno, dell'istituzione locale o nazionale. Parlo di violenza inenarrabile. Tutto legale, ci mancherebbe. Poi vengono a parlarmi di violenza in anarchia, da cui fuggire, dicono. Fuggire dalla violenza? Ma magari! Allora provino loro, questi inorriditi dall'anarchia, a disertare la guerra e gli altri crimini legalizzati, se amano tanto fare i pacifisti. Che lo facciano davvero, e sempre! Parlano e criticano, ma sono gli stessi che ambiscono a diventare funzionari del Dominio e non si fanno scrupoli ad armarsi contro i fratelli e le sorelle. Sono gli stessi che firmano carte di sfratto, che sganciano bombe sulle città, che ti mandano a casa gli sbirri, che ti chiudono lo sportello in faccia per una pratica di vitale importanza, che fanno la spia, che obbediscono ed eseguono sentenze di morte o di tortura, che ti mettono in condizione di elemosinare o di rubare, che ti avvitano i dissuasori sulle panchine per non farti manco dormire al freddo, che ti vengono a cercare se non paghi una tassa, che ti aiutano a soffrire di più perché 'così impari a rispettare le regole dello Stato', che ti mettono addosso un'infamia, un'etichetta, così il padrone sa con chi ha a che fare... Che fa continuo? Ma di che stiamo parlando? Violenza anarchica? Ma devono solo nascondersi mille volte di fronte all'anarchia e sciacquarsi bene la bocca prima di nominarla! Assassini!




La "giusta" scelta

"Ricordate uomini, donne, cittadin#!" disse il governante:
"Voi che vi lamentate in continuazione, in fondo siete sempre liberi"
"Si!" rispose il popolo:

Siamo sempre libere di morire di fame, liberi di passeggiare per i centri commerciali scannandoci per una scatoletta di plastica, libere di fare un lavoro che ci annienta nel fisico, nell'amor proprio fino a farci schiattare. Liberi di votare il nostro carnefice preferito, liberi di farci rapinare dalle banche donando con orgoglio i risparmi di una vita, libere di avere una corda al collo legata dai vampiri delle assicurazioni, dai giganti farmaceutici. Libere di soffocare nelle vie di città mangiate dal cemento, costruite per ghettizzarci, per farci indossare un salvagente per il paradiso ipocrita della convivenza a intermittenza, renderci inoffensive divorate dalla solitudine. Si, siamo liberi di scegliere la bara migliore intarsiata di argento e orpelli a forma di ostia, libere di festeggiare la pasqua, il santo natale, il santo banchetto, il santo bugiardo sorridente, intriso di dolore e paura. Liberi di divertirci con i vostri videopoker, i bingo dell'idiozia mascherati da decisioni individuali nella direzione di una falsa libertà di scelta, un divertimento che è solo degli aguzzini abitanti i palazzi del centro che incassano le fiches della nostra vita. Sempre liberi di esultare la domenica, la giornata del fraterno riposo, libere di cambiare autovettura per uno status ridicolo costruito su cerchioni e vernici tossiche, liberi di cambiare carburante, pazienza poi per quelle scaramucce nei paesi schiavi. Liberi di cacciare, assumendo pose grottesche da soldati invidiosi di una guerra inventata per depredare e violentare un nemico che non esiste. Libere di accendere il mutuo, incatenando cosi piedi e mani fino alla fine dei nostri giorni, liberi di cambiare canale assaliti da una frenesia assurda dettata solo dalla noia, liberi di sfogliare le riviste di moda, che insegnano come si mangia, come ci si veste, come si scopa. Libere di fare la carità per sentirci brave e oneste cittadine di serie A, liberi di pregare un dio creato per sottometterci e conquistarci. Sempre liberi di insultare e sputare su chiunque non rientri nei nostri comandamenti: gialli, verdi, neri. Ma, viceversa, se hanno fama e la barca allora siamo liberi di inginocchiarci alla banconota. Libere di costruire recinti, gabbie di ferro e vetro opaco per celare l'azzurro dell'orizzonte; Ed è con queste meravigliose libertà che forgiamo ogni giorno le catene che pendono dai nostri fianchi...
Olmo Vallisnera
(Un sogno a stufa spenta, ferito, fatto in una notte insonne leggendo Emma)

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