domenica 9 settembre 2018

Agripunk Onlus il Rifugio per Animali Liberi

L'immagine può contenere: spazio all'aperto
Un bel lavoro realizzato con Mozzart e Bravo Cionsi per Agripunk Onlus

L'immagine può contenere: cielo, spazio all'aperto e acqua

Regalo di un fratello di Olmo Vallisnera

L'isola che c'è Chiudete gli occhi. Immaginate una valle, una piccola valle nascosta, circondata da boschi di roveri, silenziosa, dove anche il vento l'accarezza dolcemente e la lascia riposare. Una valletta celata da sguardi indiscreti, protetta, nascosta dal caos frenetico della città... Lontana dalle moltitudini che quotidianamente rincorrono uno status deciso da altri, schiave loro stesse di una condizione di non appartenenza. Adagiata ai piedi della minuscola valle una piana, una piana al primo sguardo dolce, verde, sicura. Lentamente però osservandola con più attenzione ci si accorge che essa è troppo grande per una carezza di colline appena accennate, una piana importante contenuta a fatica da una corona di terra e roccia, querce e roverelle. Inchiodati, sprofondati con la forza del cemento una linea di capannoni giganteschi la occupano per gran parte, ecco, svelato forse il mistero di tale ampiezza, la piana ha le dimensioni misurate da migliaia di metri quadri di pareti, feritoie di metallo gelido, pavimenti umidi e bui, tetti che sfidano il cielo a una guerra a cui nessuno voleva partecipare. Chiudete gli occhi. Toccate le pareti, appoggiate le mani e dopo un attimo verrete travolti. Comincerete a sentire i rumori di fondo, a una prima superficiale lettura sembrano un infinito stormo di anatre selvatiche che riunite balzano per un ultimo saluto prima di emigrare verso lidi piu' caldi, sicuri. Animali liberi che dialogano allegri preparandosi a un lungo viaggio. Ma questa sensazione di pace svanisce velocemente. Più l'orecchio si tende, come un arco consumato da troppi schiocchi, e più si ha la sensazione che quei rumori di fondo non siano poi così rassicuranti. Ogni secondo trascorso con le mani sulle pareti amplifica il disagio innalzandolo a tali frequenze che i timpani cominciano a sanguinare, no, non è uno stormo che posa la sua dolce ombra sui campi sottostanti, non sono suoni che ti invitano a riposare ma sono grida, urla che non danno scampo. Decine, centinaia, migliaia di grida esplodono come un temporale minaccioso. Un terrificante, violento e innaturale temporale ti strappa il fiato lasciandoti senza voce, i polmoni sussultano, cercano ossigeno in una disperata corsa verso un cuore che ha già capito tutto. Ti fermi, rimani bloccato, le gambe non acconsentono più a seguirti, ti sono nemiche, vogliono solo voltarsi e scappare via. Fai uno sforzo immane per rimanere in equilibrio, ti appoggi alla parete ma ecco che vibra per l'onda d'urto di un dolore passato, un terremoto di piume fradicie, ali incastrate, becchi tagliati, zampe spezzate. Calma !, calma...., riprendi il respiro, ti sforzi di pensare ad altro, guardi in alto, una piccola rondine passa velocemente in piccoli cerchi, si avvicina, sente il buio della vita che trasmetti e in un battito frenetico scappa via. Ansimi, la frequenza sale, il tremore delle mani non accenna a smettere, le osservi, non riesci a dare un freno ai singhiozzi, stringi le labbra in un ultimo morso di coraggio e poi urlando con l'ultimo fiato che hai in gola chiedi scusa, scusa, scusa. Squarciando il tuo petto cerchi di respirare, abbassi gli occhi, serri i pugni e violenti le tue gambe che non sentono l'impulso a muoversi, poi, ti concentri sul bosco circostante, si, hai una via di fuga, ormai sordo dai lamenti ti tendi come una molla e scompari, scappi via.....stacchi le mani. Chiudete gli occhi. Capannoni nascosti, lager impenetrabili che si aprono e si chiudono solo per fare caricare e scaricare migliaia di vittime, la loro unica colpa essere degli oggetti, delle cose, della carta straccia. Vittime costrette a sopravvivere ammassate senza aria, ferite, umiliate e torturate per ingrassare individui feroci e accontentare la gola di altri. Migliaia di piccoli esseri privati non solo della libertà, della vita, della loro natura ma insultati anche da morti, scherniti, presi a calci. L'olocausto dura mesi, anni, poi si ferma, viene fermato, nessuna dittatura è eterna. Adesso, aprite gli occhi. L'erba ha acquistato un verde brillante, spacca il cemento creando fessure sempre più larghe. Decine di animali: colombi, capre, pecore, mucche, galline, maiali, cinghiali e altri fino a poco tempo prima segregati respirano spensierati tra i corridoi dei lager, inconsapevoli del dramma che quelle pareti hanno testimoniato, ma portatori loro stessi di altri drammi, altri lager. Timidi si affacciano alla piana e dopo un ultimo sguardo fugace si lasciano trasportare dall'aria profumata di una nuova primavera. Un piccolo laghetto traspira umidità, le sue acque un tempo marce di morte sono finalmente limpide, placate. Piccoli alberi da frutto riposano all'ombra di colline liberate, una leggera sinfonia di saltelli accompagnano un torrente simbolo di una rinascita. 
Spalancate gli occhi. Questo non è un sogno, una fiaba per costringerci a vivere di fianco alla sofferenza, per non pensare, o un incubo che ci attanaglia le notti insonne, ma è realtà. Questo angolo di terra, questa valletta strappata alla violenza esiste. La chiamerei “l'isola che non c'è” ma non posso questa isola è palpabile, è presente. Nascosta da una cintura di alberi complici, da profumi delicati di fiori di collina, da rumori familiari, semplici, sereni, finalmente sereni. Abitata da animali umani e da animali non umani, insieme, rispettandosi e imparando da ognuno nuove esperienze. Qui gli animali non vengono acquistati per uno stupido concetto di liberazione, qui vengono strappati dalle morse del sistema. Ormai e' mattina devo partire, un ultimo sguardo alla piana, ai suoi colori e poi mi volto, respiro profondamente, le sensazioni di comprensione qui hanno un senso. Mi allontano, non mi accorgo che qualcuna mi sta osservando, tranquilla, le ferite ormai rimarginate da tanto tempo, una forza di tale portata che intimidisce, una testimone diretta dell'ecatombe, l'ultima sopravvissuta all'infinita, assurda giostra del dolore. Poi una sensazione, mi volto e la vedo, riesco a salutarla, ora riesco a sorridere, ora riesco a respirare... All'orizzonte si staglia una piccola nuvola, sembra quasi abbia la forma di un cuore, chissà mi dico, forse anche le nuvole vogliono chiederti scusa...


Agripunk Onlus il Rifugio per Animali Liberi

Il rifugio per animali liberi Agripunk ha una storia lunga e travagliata, situato nella vallata incontaminata su di un terreno di ben ventisei ettari in località Ambra in provincia di Arezzo, nell'immediato dopoguerra gli americani costruirono sette enormi e cupi capannoni adibiti ad un allevamento intensivo di tacchini (gli americani hanno la barbara e agghiacciante usanza di ammazzare e cucinare tacchini in qualsiasi occasione e soprattutto durante la loro famigerata "Festa del Ringraziamento", durante la quale vengono sacrificati milioni di tacchini), questo vero e proprio lager era stato concepito per sfamare le migliaia di soldati americani stanziati nel nostro paese nelle varie basi militari costruite allo scopo di difenderci dall'invasione dell'armata sovietica, successivamente l'allevamento fu rilevato da mister "Parola di Francesco Amadori" il quale ha continuato imperterrito e per decenni ancora ad ammassare ed allevare tacchini fino al fatidico anno 2014, quando finalmente David e la sua compagna Desirèe aiutati da tanti altri amici sono riusciti a far chiudere questo nefando stabilimento, da allora questo luogo è stato trasformato in un rifugio di animali liberi di scorazzare e vivere in armonia con la natura, visitate il loro sito e la loro pagina su Facebook! Agripunk fa parte dei rifugi supportati dal nostro gruppo Canapa e Vegan per I Rifugi di Animali Liberi, iscrivetevi al gruppo...

Gli ospiti non umani di Agripunk hanno tante storie da raccontare, qui di seguito la storia di Scilla un torello riuscito a scappare dalle grinfie dei suoi aguzzini, è fuggito da una nave gettandosi in mare, una nave che trasportava bestiame nel mar mediterraneo, il torello si è buttato in mare fra Scilla e Cariddi nello Stretto di Messina, ecco la sua storia...

Regalo di un fratello per Scilla di Olmo Vallisnera

BUIO.
FREDDO.
NON RESPIRO, MI MANCA L'ARIA, AIUTO!
Vicino a me centinaia di fratelli, sorelle che piangono, urlano, si schiacciano fra di loro, perche?

Perchè rinchiusi al buio, incatenati, percossi, umiliati, perche?
Devo respirare, sono giovane non voglio morire.
Alcuni compagni cercano di fare scudo ai più deboli, prendono le bastonate al posto loro, non si piegano, dove la trovano la forza, loro stessi imprigionati senza colpa.
Nel buio più totale il sangue, l'odore del sangue è insopportabile.
Mi giro e cerco di abituare gli occhi all'oscurità... ecco!
Un barlume di luce.
Devo farmi forza, devo avvicinarmi a quella luce a quell'ossigeno, a quell'ultimo ossigeno.

Cerco di attraversare quel corridoio infinito di corpi, scavalco il dolore, la rassegnazione alla violenza, metro dopo metro.
Ora sono vicino, la luce penetra nella mia carne, sento l'aria, pulita, sa di sale.
Un uomo scende le scale e apre un cancello per depositare dei secchi, si volta, va via.
Ha lasciato il cancello aperto!
Forza vai

Salgo faticosamente le scale e a un tratto sono all'aperto.
Davanti a me un oceano di acqua, mamma mia che paura e ora?
.
Vedo degli uomini che corrono verso di me, e ora?
Gli uomini si avvicinano, hanno la bava alla bocca, sono arrabbiati, ormai pochi metri.
Poi tutto cambia.

Il comandante sorridendo sarcastico sibila
.
L'acqua è fredda, faccio fatica a nuotare ma sono giovane, non devo cedere.
Non avevo mai visto tanta acqua, non so dove andare, mi sento stanco ma devo allontanarmi al più presto, morirò ma morirò libero.
Ore a nuotare nella corrente gelida, in mare aperto, l'acqua che penetra nelle narici, in bocca, il sale che brucia sulle ferite ma devo nuotare, devo allontanarmi.
Sento un rumore che cos'è? noo! una barca, mi hanno trovato.
Uomini mi legano, mi trascinano, rumore di motori e poi la costa.
Non riesco a camminare, sono distrutto, lasciatemi qua, mi gira la testa.
Un rumore sordo, il giovane crolla sull'asfalto del molo, sfinito.
Albe e tramonti si susseguono.
Perchè non mi uccidono?
Ormai sono mesi che mi tengono qui.
Ogni tanto vedo degli umani che si avvicinano, non mi colpiscono con il bastone, mi piace questa cosa, ma chi sono?
Ore, giorni, mesi e poi qualcosa cambia.
Oggi vedo dei gran preparativi, non capisco cosa succede, ma intuisco che vogliano portarmi da qualche parte.
Rumore di strada, l'aria entra dall'alto, un'aria fresca chissà dove mi portano, ho paura.
Poi il motore si ferma, sento chiaccherare fuori, si apre il portone e vedo degli umani che mi guardano.
Scendo e ho l'impressione che non sia in pericolo, comunque aspetto per sicurezza, male che vada corro.
Qualcuno si avvicina, una carezza, un sorriso, mamma mia che bello!
Non avevo mai sentito una carezza, ma chi siete?
Perchè voi non mi picchiate?
Mi addormento, esausto.
La mattina dopo è diversa dalle altre, da tutte le altre.
Sento un profumo di erba bagnata, sento allegria, sento tranquillità.
Vedo che ci sono altri miei fratelli e sorelle che stanno bene, ma dove sono?
Vi prego non prendetemi in giro, ditemi dove sono?
Una carezza mi calma e poi un'altra, mi piacciono le carezze.
Vedo delle lacrime scendere da chi mi sta vicino, occhi belli, profondi, come i miei.
Guardo queste persone che mi parlano sottovoce, mi parlano d'amore, mi trasmettono pace, finalmente pace e piango anch'io.
Piango tutte le lacrime che ho trattenuto in mare, le lacrime dei miei fratelli e delle mie sorelle. Ancora devo capire dove sono, ma una cosa l'ho capita, qui sono in salvo, potrò crescere, giocare, vivere...
Scilla è salvo.
Salvato da esseri umani che guardano l'orizzonte con occhi puliti.
Il rispetto e la determinazione alle volte, alcune volte hanno la forza di attraversare oceani e volare sopra colline liberate.
Grazie ragazz*, grazie.
Olmo

Alcuni ospiti del Rifugio

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Tutti noi antispecisti vorremmo che tutti gli animali fossero liberi, ma al momento attuale l'unica soluzione auspicabile sarebbe che l'essere umano sparisse dal pianeta terra, come descritto nella parte iniziale del post, nel frattempo che questa eventualità si concretizzi (e dai cambiamenti climatici in atto, non dovrebbe essere un momento tanto lontano, noi umani siamo seduti sul ramo dell'albero che stiamo segando, e manca pochissimo alla catastrofe), bisogna pensare agli animali liberati dagli allevamenti e dai macelli, in Italia e nel mondo esistono tanti rifugi o santuari per animali liberati, e bisogna aiutarli, a supporto di questi luoghi magici, da qualche mese ho formato un gruppo su Facebook: Canapa e Vegan per I Rifugi di Animali Liberi, al momento siamo oltre quattromila iscritti, vorrei che mi deste una mano a farlo crescere, invitando ed iscrivendo i vostri amici;
I rifugi si possono aiutare in tanti modi, il più semplice è destinare l'otto per mille sulle dichiarazioni dei redditi, oppure organizzare delle cene benefit nelle vostre città a favore dei rifugi in ristoranti e locali solo vegan (Non finanziamo gli sfruttatori di animali), ma soprattutto si possono visitare e conoscere gli umani e non umani ospiti delle strutture.


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