

QUANDO LA LIBERTÀ È UN SALTO
Salta Brianna, salta! Ora o mai più. Il camion sta macinando i chilometri e tra poco arriverà a destinazione. La fine del viaggio coincide con la fine della vita. Brianna lo sa. L'asfalto corre veloce e la paura è tanta, soprattutto perché la vita dentro di te è da proteggere. Forse è proprio da questo pensiero che deve nascere il tuo coraggio.
E Brianna salta. Pochi secondi lunghissimi e il dolore della caduta. Ma ormai è fatta. Ora Brianna è dall'altra parte. Ha superato quella sottile linea che separa la disperazione dalla libertà.
Brianna è una mucca che era destinata a un macello del New Jersey. È saltata dal secondo piano di un camion di trasporto animali. Trovata per caso, è stata portata allo Skylands Animals Sanctuary and Rescue, dove ha dato alla luce, il 29 dicembre scorso, suo figlio Winter. Nato libero. Nato lontano dall’orrore.
Ma, per una storia come questa, ce ne sono migliaia e migliaia che si concludono con la morte. Un colpo sulla fronte e, poi, la plastica che avvolge pezzi di corpi esposti sul banco di un supermercato.
Ciascuno di noi può contribuire a mutare questi destini.
Non acquistare la morte, scegli veg.
Bolsonaro toglie le terre ancestrali agli indigeni e le regala alle multinazionali
Le promesse elettorali che tanto preoccupavano si stanno già trasformando in realtà, a partire da quella di cancellare ogni tipo di legge favorevole agli indios e quella di favorire l’apertura di miniere e zone commerciali nelle terre indigene, stringere alleanze con le multinazionali, bandire le Ong ambientaliste e dare il via libera allo sfruttamento di animali da pascolo.
Bolsonaro che è stato ribattezzato il ‘Trump tropicale’, come prima azione del suo mandato ha tolto alla Fondazione Nazionale per gli Indigeni (Funai, Fundaçao Nacional do Indio) la gestione dei confini delle loro terre ancestrali. Adesso sarà il ministero dell’Agricoltura presieduto da Tereza Cristina a occuparsene.
E non c’è da stare tranquilli soprattutto perché Tereza Cristina era leader del gruppo parlamentare della Bancada Ruralista, la lobby che rappresenta in Parlamento gli interessi dei grandi proprietari agricoli che vorrebbero sfruttare le terre ancestrali a loro piacimento.
“Hai visto?La rottura è iniziata. Il Fuani non è più responsabile per l’identificazione, la delimitazione, la demarcazione e la registrazione delle terre indigene. C’è qualcuno che ancora dubita dell’elusione delle promesse elettorali?”, ha scritto Sonia Guajajara, una dei principali leader indigeni del Brasile, già candidata alla vicepresidenza della Repubblica con il Partito Socialista e della Libertà (PSOL) sul suo profilo Twitter.
In Brasile vivono circa 900mila indigeni in 462 riserve che occupano un’area pari al 12,2 per cento del territorio nazionale, per lo più in Amazzonia e da oltre trent’anni la gestione di queste terre era in mano al Funai. Con questo cambio di rotta, sale la preoccupazione per occupazione di agricoltori, minatori e allevatori nonché per la costruzione di dighe e centrali.
Questo significa via libera alle multinazionali che potranno gestire a loro piacimento le terre ancestrali distruggendo foresta e biodiversità, nonostante nella Costituzione brasiliana sia esplicitata la tutela dei popoli indigeni.
Fonte: Green Me

La risposta che il capitalismo aspettava: un'arteria fascista che consegna la Terra nelle mani di banche e multinazionali!
Il #Brasile di #Bolsonaro, seguito dei regimi repressivi già sdoganati da#Macri e #Pinera in #Argentina e #Chile, è lo specchio di ciò che accadrà in ogni angolo della Terra se non si comprende una volta per tutte che fascismo e capitalismo non si possono battere continuando ad alimentarne alcuni aspetti.
Beef not Trees – La battaglia per la Terra
"La Terra è in saldo, fascismo e capitalismo le due facce di quella stessa moneta che ne svende valore e monopolio a stati e multinazionali.
Siamo sull’orlo di una crisi globale che investirà tutt* a prescindere dal luogo in cui si vive.
La crisi climatica, invece di allarmare, sta diventando un business, con mercati finanziari e multinazionali alla finestra a tifare per quei governi e regimi oppressivi che apriranno al saccheggio delle terre, mettendo il profitto davanti all’integrità di risorse che non gli appartengono e, direttamente o indirettamente, alla libertà di ogni singolo vivente.
In periodo elettorale i vertici di Deutsche Bank hanno dichiarato come Bolsonaro rappresentasse il candidato ideale per gli interessi dei mercati.
Se Macrì e Piñera, rispettivamente presidente argentino e cileno, tentano di reprimere la Resistenza Mapuche svendendo le terre ancestrali alle multinazionali (tra cui l’italiana Benetton) il primo, addestrando squadroni della morte (Comando Jungla) per rastrellare le foreste dell’Araucania e del Bio Bio il secondo, il neo-presidente del Brasile ha già fatto proclama di genocidio contro tutte quelle popolazioni indigene che saranno di ostacolo alla sua sete di potere...
...Le multinazionali minerarie, provenienti da tutto il mondo, occupano già buona parte della foresta amazzonica brasiliana con diversi progetti estrattivi: le australiane Mirabela Nickel e BHP, le canadesi Belo Sun, Kinross Gold e Yamana Gold, la svizzera Glencore, le britanniche Anglo-American e Rio Tinto, e la statunitense Alcoa.
Sono invece 240 mila gli ettari di terra già convertiti in monocolture di soia geneticamente modificata, produzione esclusivamente rivolta all’industria della carne e dei derivati animali e controllati rispettivamente da 5 compagnie: LD (Louis Dreyfus), Bonge, ADM, Cargill e Monsanto...
...Il Brasile di Bolsonaro è lo specchio di ciò che il sistema capitalista attende da tempo, ed è ormai chiaro che non esistono studi scientifici che tengano, si tratta della sistematica negazione della realtà, una distorsione dei fatti funzionale al profitto.
E se lo sfruttamento della foresta amazzonica viene erroneamente percepito come qualcosa di distante, si pensi allora alle posizioni espresse da Salvini che, in linea con l’approccio nazionalista ed imperialista di Trump, Macrì e Bolsonaro, ha dichiarato che bisogna sfruttare al massimo il legno italiano per produrre mobili italiani, il tutto condito con la solita promessa di posti di lavoro.
Il manzo è più importante per loro rispetto agli alberi, rispetto alla vita di qualsiasi vivente escluso quella dei diretti interessati, e per loro va inteso il sistema tutto perché non esistono “poteri” buoni.
La battaglia per la Terra è iniziata, in certe zone già da tempo e attende solo di potersi espandere, ma attraverso l’autodeterminazione, una responsabilizzazione individuale e una coscienza collettiva che non lasci spazio a derive, infiltrazioni e protagonismi funzionali alla strumentalizzazione della lotta di Liberazione per torna conto personali come già accaduto troppe volte in passato.
Commettere un errore non è un danno, reiterarlo nel tempo è complicità."
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- La repressione dell'autodeterminazione: http://earthriot.altervista.org/blog/5699-2/
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