lunedì 20 maggio 2019

GLI ANIMALISTI NON PORTANO SCARPE DI PELLE



“Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare”

(Michel Foucault)


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GLI ANIMALISTI NON PORTANO SCARPE DI PELLE

di Franco Libero Manco

Spesso noi animalisti crediamo di essere a posto con la nostra coscienza quando non consumiamo prodotti animali e lottiamo per la loro liberazione ma a volte non ci rendiamo conto che se indossiamo scarpe di pelle o cuoio stiamo camminando sopra il cadavere di qualche animale, nostro fratello, che nel contempo lottiamo per i suoi diritti e cerchiamo di difendere dalla violenza umana.

E’ la forza dell’abitudine e soprattutto il poco senso critico che a volta viene a mancare

Ma non possiamo non solo non essere coerenti con la nostra filosofia di amore e di rispetto per ogni essere vivente ma anche prestare il fianco a chi aspetta un nostro errore per dire che anche noi… e così giustificare se stesso, ogni abuso e ogni sfruttamento.

In fondo non è poi così difficile abolire dalla propria vita e dal proprio guardaroba resti di animali.

Attualmente non mancano le alternative alla pelle con le quali sostituire scarpe, portafogli, cinte e oggetti vari.
Oggi sono in commercio prodotti alternativi alla pelle, fatti di lorica, di ecopelle, di yuta, di cotone, di poliuretano

Attivarsi in modo che i negozi possano avere questi prodotti è compito nostro.

Consiglio a chi volesse attivarsi in tal senso di entrare in un qualunque negozio di scarpe o anche di pellicce e chiedere semplicemente se hanno prodotti cruelty free, alternativi alla pelle o alle pellicce, anche se non si ha intenzione di acquistare nulla.

In questo modo tra i rivenditori si diffonde l’idea della richiesta e siccome è la domanda a generare la produzione può essere un mezzo molto efficace.

Altro problema spesso trascurato ma ingiustificabile per una coscienza animalista è (qualcuno ci accuserà di estremismo) l’uso della lana nei nostri capi di abbigliamento, di coperte, piumini e trapunte con piume d’oca.

Per quanto riguarda la lana sono in pochi ad associare questo prodotto allo sfruttamento spesso brutale della pecora.
Gran parte della lana oggi in commercio è ottenuta da pecore Merinos selezionate negli anni in nodo da avere un’epidermide rugosa che corrisponde ad un manto con quantità di lana maggiore che spesso raggiunge la metà del peso dell’animale

Nei mesi estivi tale condizione causa una più intensa sudorazione e ad una maggiore disposizione ad essere attaccate da parassiti e a subire infestazioni.

Per arginare questo problema gli allevatori non si fanno scrupoli e senza anestesia asportano lembi di carne dalla zona circostante l’ano lasciando una ferita dolorosa e sanguinante.

Le pecore allevate per produrre lana oltre a soffrire terribilmente il caldo nei mesi estivi, dopo la tosatura, senza il loro manto naturale protettivo, subiscono i micidiali rigori del freddo.

Solo in Australia ogni anno ne muoiono circa un milione.
E’ come se costringessero noi umani a portare cappotto e sciarpa in pieno agosto e ci spogliassero nudi nel periodo invernale

Utilizzare coperte di lana non solo non è coerente con la nostra coscienza animalista ma non è consigliabile neppure sotto il profilo igienico, infatti specialmente la lana Merinos risulta essere terreno fertile per una elevata concentrazione di acari, dannosi specialmente per le persone allergiche.

Anche le coperte sintetiche hanno controindicazioni, in particolare quelle in poliestere che possono causare asma e difficoltà di respirazione.

La lana se non è certificata bio può avere serie controindicazioni a causa dei pesanti trattamenti che subisce con sostanze chimiche e di sintesi.
Alternativa alla lana e ai piumoni sono la canapa, il kapok e le coperte in cotone biologico

Il kapok è una fibra vegetale tenera, liscia e morbida, le cui fibre non si infeltriscono e non si raggrumano come avviene con la lana e il cotone, è particolarmente igienico ed è in grado di tenere lontani acari e tarme.

La pratica più diffusa per l’utilizzo delle piume d’oca per imbottire piumoni, cuscini, coperte e altro ancora (praticata specialmente in Cina e in buona parte dei paesi europei) viene attuata mediante spiumatura degli animali vivi.

Le oche vengono appese per il collo con le zampe legate, o semplicemente immobilizzate tra le gambe dell’ operatore, mentre gli vengono strappate via tutte le piume del corpo e spesso anche brandelli di pelle.

La reazione sulle oche causa ulteriori ferite all’epidermide totalmente priva di difese.

Questo avviene quando le oche hanno appena 8 settimane di vita e viene ripetuta ogni 8 settimane prima di essere uccise.

Per chi proprio non vuole rinunciare alle piume l’alternativa potrebbe essere quella di utilizzare coperte con piume d’oca non spiumate da vive, (praticamente gli animali vengono allevati a scopo alimentare e poi uccisi) alla canapa e il kapok o i piumini in cotone biologico, privo di pesticidi e diserbanti.
Ma utilizzare i resti di un povero animale allevato e ucciso a vantaggio della specie umana, tirannica e padrona, è inconciliabile con la nostra coscienza animalista.


“Venite in negozio da me, mi indicate una scarpa e mi dite:

“É DI #CAMOSCIO? HAI NIENTE DI CAMOSCIO?”

Ma voi avete idea di cosa mi state chiedendo?


Perché è facile riempirsi la bocca di parole, parole, parole senza sapere di cosa si sta parlando!


FORSE PENSATE CHE LE SCARPE DI CAMOSCIO CRESCANO SUGLI ALBERI?


Mi chiedete il camoscio? ECCOLO!


Ve lo faccio vedere IL CAMOSCIO, se non avete mai avuto il piacere di incontrarlo a casa sua in montagna!

É un capretto, un cerbiattino, un animaletto erbivoro innocente che non fa male a nessuno.

E voi volete che lo scuoino per farvi confezionare un bel paio di scarpe, quando esistono altri materiali sintetici con i quali si può evitare tanta inutile crudeltà!


E invece no, voi volete proprio il camoscio!


Perché il camoscio fa “figo” quando davanti a un caffè, raccontate alla vostra amica che vi siete appena comprate una scarpa di camoscio!


Già vi vedo per strada camminare 3 metri sopra terra, più in alto degli altri, con quelle scarpe addosso!


Vi fanno sentire parte di quello “status di persone benestanti” che ormai avete perso, ma al quale volete rimanere aggrappate!


Perché voi “Signore di oggi”, se non avete ai piedi un pezzo di cadavere conciato e al collo una pelliccia… vi sentite delle nullità…

E fate bene!!”



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