mercoledì 22 maggio 2019

PROGETTO CHIUDERE I MATTATOI



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PROGETTO CHIUDERE I MATTATOI

di Franco Libero Manco

“Bisogna chiudere i mattatoi, a costo di un terremoto economico planetario” (Voltaire)

Uno slogan, una speranza, un’utopia.

Tutte le grandi innovazioni nascono nell’utopia.

Nessuno di noi si illude perché tutto dipende dell’evoluzione civile, morale e spirituale di un popolo

Sappiamo che la nostra battaglia è impari e disperata.

Noi lottiamo con le fionde contro i carri armati.

Ma sappiamo che anche un carro armato è vulnerabile e che se agiremo concordi e determinati vinceremo la nostra battaglia.
Sappiamo benissimo che forse solo i figli dei nostri figli vedranno l’alba di un’umanità migliore, finalmente libera dalla violenza, dalle ingiustizie, dalle malattie, dal dolore

Siamo certi che questo accadrà, perché è nell’ordine naturale delle cose.

Noi siamo gli “anticorpi” dell’Organismo Terra, per questo stiamo ponendo a dimora il seme della chiusura definitiva dei mattatoi.

Il percorso sarà lungo ed insidioso ma alla fine l’amore, la civiltà, la giustizia prevarranno, inevitabilmente: perché il futuro appartiene a chi difende la Vita.

Io sono sicuro che non passeranno molte generazioni e nei luoghi dove ora sorgono i mattatoi vi sarà una stele commemorativa, a perenne ricordo del lato più oscuro della storia e della coscienza umana, su cui, probabilmente, sarà scritto:


“In questo luogo, ad imperitura vergogna del genere umano, milioni di animali muti, indifesi ed innocenti vennero sistematicamente massacrati per essere divorati dagli umani.
In questo luogo di spavento e di dolore sono stati versati fiumi di sangue, non per odio, non per vendetta ma per il semplice piacere gastronomico.
In questo luogo hanno sofferto il terrore della morte e l’agonia non mostri sanguinari, feroci predatori ma miti e servizievoli nostri compagni di viaggio.
In questo luogo fu negata la fratellanza biologica universale, fu disprezzata la vita e la sofferenza, fu calpestata la pietà, fu ucciso il rimorso, derisa la compassione, schernito l’amore.
In questo luogo di orrore e di barbarie, in questo campo di perenne sterminio, in questa fucina di crudeltà e di insensibilità, in questo luogo trionfò a lungo non la civiltà ma l’arroganza più vile e regressiva, non l’amore ma l’egoismo più impietoso e distruttivo, non la giustizia ma l’ignoranza e la morte”




In questa fase del progetto occorre:

– considerare i mattatoi come simbolo della battaglia animalista per spingere le varie associazioni e movimenti ad impegnarsi in modo prioritario nel raggiungimento di questo obiettivo;

– organizzare programmi di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica mediante volantinaggi, tavoli di informazione, conferenze e quant’altro utile allo scopo a dimostrare l’ingiustizia e gli orrori della cultura dei mattatoi e dell’alimentazione carnea;

– raccogliere suggerimenti su come mettere in atto programmi intesi a suscitare nella gente il giusto e naturale disgusto per la carne;

– raccogliere adesioni alla campagna di personaggi del mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte;

– organizzare manifestazioni di protesta davanti ai mattatoi con l’invito agli addetti alla macellazione a cercare lavori alternativi;

– proposta di erigere un monumento a tutti gli animali brutalizzati dall’uomo nei mattatoi e non;

– lanciare la proposta provocatoria in modo che ognuno che mangia la carne debba dover uccidere con le proprie mani l’animale che intende divorare, oppure proporre visite guidate ai mattatoi dove ognuno può rendersi conto da dove viene la sua bistecca.

Ultima ed importante considerazione.
Dagli ultimi dati risulta che in Italia vi siano circa 5 milioni di vegetariani

Ma considerando che nelle case degli italiani vi sono circa 30 milioni di animali domestici è lecito supporre che coloro che amano gli animali possano essere almeno 10 milioni: un esercito di persone potenzialmente vegane.
Occorre dunque fare in modo che tutti gli animalisti diventino vegani.


Gli animali e il mutuo appoggio

La libertà nella forma più originaria, genuina, il mutuo aiuto senza distinzioni di forma, linguaggio, corpo.

Osservare a distanza, in punta di piedi, cercare di comprendere, nel totale, assoluto rispetto la delicatezza del movimento.

Scrollarsi di dosso quel falso e ipocrita involucro di animale superiore, gettarlo nel fango e scorgere, tra le pieghe dello sguardo, il grido di aiuto, ascoltarlo, farlo proprio e nella diversità fare muro a difesa, con ogni mezzo necessario.

Nessuna prevaricazione, nessuna inferiorità, nessun dominio, solo semplici abitanti discreti di questa terra, questa è Anarchia.


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