giovedì 14 novembre 2019

Se abbiamo paura (della natura) a casa nostra


Quando avrete abbattuto l'ultimo albero, quando avrete pescato l'ultimo pesce, quando avrete inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.
(Toro Seduto)

Se abbiamo paura (della natura) a casa nostra

di Anna Mallamo



Questa proprio ci mancava. Questa paura, che credevamo estinta da qualche generazione. Che sembra assurda da provare qui, nel tinello di casa, circondati da muri solidi e con la luce a tutte le ore e una miriade di macchine prodigiose che sanno fare qualunque cosa, anche parlare con noi (sì, Siri, sto parlando di te).

Eppure io l’ho provata, l’altro giorno, qui a Messina, dove in fondo non è successo quasi nulla, ma ci siamo trovati dentro un ciclone: pioggia orizzontale, vento rabbioso, mare in tempesta. Scuole chiuse, strade spopolate, un certo modo, nuovo, di guardarsi attorno, di stare attenti a dove si parcheggia, di valutare sottopassaggi e cantinati e anche semplici lungomari.Sì, è una paura delle manifestazioni della natura che la mia generazione certo non conosceva (ma nemmeno quella di mia madre, e quella di mia nonna la cittadina, che invece l’altra sull’Aspromonte viveva un altro mondo, dove patteggiare con la natura era comunque quotidiano e abituale).

Nelle stesse ore in cui il Ciclone Mediterraneo ci flagellava, a Matera e Venezia si compivano devastazioni, e oggi leggerne e guardare le foto è comunque sentirci vicini, sentire le comunità sorelle dentro questa nuova paura.Certo, ha sempre piovuto e grandinato e lo scirocco qui è un signore e un despota (e lo Stretto un luogo pericoloso per definizione, pieno di mostri dall’antichità più remota), e non c’è alcun bisogno di farci l’elenco delle alluvioni dal 10 avanti Cristo a ieri: lo fanno i negazionisti del cambiamento climatico, per ridicolizzare questo timore antico che, ben a ragione, si fa di nuovo avanti.

Ma dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo: ci siamo sbagliati, le nostre città non sono i luoghi sicuri che pensavamo, non basta costruire muri, strade e argini (e tombare torrenti e abbandonare montagne e scavare colline e cementificare litorali e golene e edificare sui letti dei fiumi, e coprire i mari di plastica, e avvelenare le falde, e...), non basta dichiarare che la natura è addomesticata (ma si deve leggere “schiavizzata”) e sta fuori, e non è affar nostro cosa accade alle foreste, ai mari, alle montagne, all’aria, all’atmosfera. Perché poi ci vengono a cercare. Lì, dentro il tinello dove stiamo al computer a guardare le foto delle strade trasformate in torrenti, delle piazze trasformate in laghi, delle colline trasformate in fango che precipita, che ci arriva in casa, nel tinello...Quindi ben venga, questa paura antica, che un tempo si accompagnava al negoziare, al venire a patti, anche con piccole opere, con le forze grandi di questo mondo. Che no, non siamo noi, non abbiamo noi.


L'immagine può contenere: spazio all'aperto e acqua

Vediamo.

Il centrodestra governa ininterrottamente da 24 anni, e per 5 mandati consecutivi, la Regione Veneto, che ha competenza concorrente sulla tutela e la difesa dell’Ambiente. Di questi cinque mandati, 4 volte il governatore è stato sostenuto apertamente dalla Lega, e in 2 casi - gli ultimi - è stato un rappresentante e un’espressione diretta della stessa Lega.

Negli ultimi 25 anni la Lega ha governato il Paese per oltre un decennio, con Berlusconi, ex fascisti e grillini. 25 anni in cui si sono registrate tre delle alte maree più gravi nella storia di Venezia.


Nel 2003 Silvio Berlusconi ha inaugurato ufficialmente il Mose, affiancato dall’allora ministro all’Ambiente Altero Matteoli (pace all’anima sua), l’allora Presidente del Veneto Giancarlo Galan (Forza Italia), il suo all’epoca vice e attuale governatore Luca Zaia (Lega) e Renato Brunetta (FI). 16 anni - e 7 miliardi di euro -dopo, il Mose attende ancora di essere completato.

Martedì scorso, durante la discussione sul Bilancio regionale, Zaia e la sua maggioranza sostenuta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno appena bocciato tutti gli emendamenti per contrastare i cambiamenti climatici. Due minuti dopo la sala del Consiglio regionale è stata invasa dall’acqua ed è stata evacuata.

E oggi Matteo Salvini ha ancora il coraggio di accusare l’attuale governo - in carica, ricordiamolo, da meno di 3 mesi (tre mesi!) - di “ignorare un patrimonio dell’umanità e di fare più danni della grandine”.

Ma la cosa più spaventosa non è neppure che lo dica. Lui di mestiere fa lo sciacallo, l’avvoltoio. Il problema è che la maggioranza degli italiani gli crede. Lo acclama. E gioiosamente lo vota. Questo è il problema.
Lorenzo Tosa 

L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi

GALANTUOMO
Tutte le condanne per le tangenti: dagli imprenditori a Galan, il Mose a Venezia 18 anni tra mazzette, rinvii e ruggine.




Nessun commento: