giovedì 16 gennaio 2020

Alimentazione e malattie Neurodegenerative



“Dobbiamo proteggere le foreste per i nostri figli, nipoti e i bambini che devono ancora nascere. Dobbiamo proteggere le foreste per coloro che non possono parlare per difendere se stessi, come gli uccelli, gli animali, i pesci e gli alberi”

(Qwatsinas – Tribù indiana di Nuxalk, Nord America)


Alimentazione e malattie Neurodegenerative
Conferenza presso il Salotto socioculturale Koinè Formia dalle ore 18,30 in poi, a fine serata si potranno assaggiare prelibatezze vegane!
(Qui l’evento su Facebook condividi!)
con Vasco Merciadri
Vasco Merciadri medico chirurgo, omeopata, specialista in Igiene e in urologia.

Membro del comitato scientifico assovegan, tiene conferenze e corsi in Italia e all’ estero su alimentazione, omeopatia, medicina naturale e basi fisiologiche dello yoga.
In questo evento ci illustrerà il suo pensiero e sarà a disposizione per soddisfare le nostre curiosità e rispondere alle nostre domande.

Un incontro che Koinè promuove con un’informazione critica, scientifica e approfondita per dare a chi è interessato gli strumenti per acquisire conoscenza e raggiungere consapevolezza in merito a temi molto importanti quali il cibo e la relazione con salute ed ambiente.

Il Dott. Vasco Merciadri, tra i più conosciuti medici divulgatori dell’alimentazione vegana, darà testimonianza dei moltissimi casi di guarigione della malattia attraverso il giusto e corretto abbinamento degli alimenti totalmente vegetali.

E come migliorare la propria forma e guarire da malesseri fisici e psichici grazie ad una alimentazione senza derivati animali. Ci svelerà i segreti sulla dieta più sostenibile possibile per il nostro corpo e per la salvaguardia del Pianeta.

Interverrà per l’associazione AVA Associazione Vegan Animalista Nino Malgeri che illustrerà “i miti da sfatare” sugli animali, perchè rispettarli per il valore intrinseco della vita di cui ogni individuo vivente è portatore? rispettarli per adempiere al principio di non fare ad altri ciò che non si vorrebbe per se stessi? rispettarli e tutelarli perché porterebbe benefici morali e spirituali, economici, ambientali anche a noi umani?
L’alimentazione vegetale è la migliore per la salute, ma i medici non ne parlano

“La prima causa di morte al mondo sono le cardiopatie, prevenibili, a volte curabili e persino reversibili con la dieta vegetale” eppure si curano i sintomi e non le cause.
Fin dal 1990, con studi controllati e randomizzati, fu evidente che le malattie cardiache sono reversibili, che le arterie si possono riaprire senza interventi, senza farmaci, e lo sappiamo da allora eppure migliaia di persone continuano a morire a causa di quella che è la prima causa di morte al mondo, abbiamo la cura, la conosciamo: si chiama alimentazione vegana.
Principali malattie neurodegenerative:
la malattia di Alzheimer;
la malattia di Parkinson;
la malattia di Huntington;
la sclerosi laterale amiotrofica (SLA);
la paralisi sopranucleare progressiva;
la demenza frontotemporale;
la demenza da corpi di Lewy;
la Malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ)
MITI DA SFATARE con Nino Malgeri
Lo sguardo altro della talpa: una visione antispecista nel dominio del linguaggio

l’architettura del linguaggio

Sei un figlio di cane
rimbambita come un allocco
inutile come una nutria
scema come un’oca
ubbidiente come un cavallo
muto come un pesce

Sei una troia
un vero stallone
lercio come un topo
brutto come un tacchino
fastidioso come un corvo
gufo del malaugurio

Puzzi come un maiale
schifoso come uno scarafaggio
sei viscida come un serpente
ignorante come una capra
ti fregano come un pollo
stupido come un asino
grassa come una vacca

Sei peggio di uno squalo
noioso come un pappagallo
cervello da gallina
vigliacco come un coniglio
assomigli a una scimmia
ti comporti da pecora

Quanta “innocente” violenza possono contenere le parole, quante menzogne i termini. L’arroganza di credere di essere superiori solo perchè dotati di “linguaggio” è l’anticamera del lager. La convinzione di esserne i detentori unici e assoluti è la lama della società. Usare, oggettivizzare gli altri animali per insultare, ferire, denigrare, ghettizzare, depredare, ridicolizzare, isolare, mercificare, ergendosi a viventi degni e legittimi di un mondo abitato da infinite differenze, moltitudini di peculiarità, è l’assoluta e totale visione del dominio. Ancora oggi, forse più di ieri, i termini sono utilizzati e “bloccati” in visioni miopi e senza sfondo. E’ un lavoro lungo e paziente ma deve essere affrontato. Martin Luther King disse:

“Il giorno che smetteranno di chiamarci negri o di colore e inizieranno a rispettarci chiamandoci neri, non avremo certo vinto la guerra ma sicuramente la battaglia più importante. Quella si.”

Ultimamente si sono riscontrate alcune problematiche all’interno di quello che possiamo definire il “Movimento libertario” (non è esattamente questo il nome che vorrei dare ma è per renderlo fruibile e allargato a tutte quelle realtà che lottano contro le discriminazioni). Vignette dove gli altri animali sono considerati nocivi, violenti. Assimilati e paragonati alla repressione, all’ingiustizia, alla violenza di genere. Ecco che il maiale (raffigurato in soggetto predatore) diventa l’involucro delle peggiori nefandezze: il sessismo, il fascismo, il razzismo. Da animale sfruttato si trasforma in feroce esecutore di predominio e intolleranza. L’asino da animale resistente acquista valenza negativa e tesse le lodi di concetti quali: ignoranza, bullismo, superficialità. Il topo si veste della divisa del fascista, dello sporco elevato a pericolosità sociale. E cosi via. In una continua legittimazione del linguaggio dominante. “Sono solo vignette”, mi dicono. Innocenti e spiritose. Ma anche nell’800 e fino al 1960 esistevano vignette contro i neri, i cinesi, i mongoli, i vietnamiti, gli ebrei, gli italiani, i messicani, le donne, i gay, le trans, i mutilati, etc, etc, etc. (in realtà ancora oggi). Nessuno di loro rideva. Nessuna di loro le riteneva innocenti e spiritose. Vignette che amplificavano le diseguaglianze e moltiplicavano il concetto dell’Io “superiore”. La storia è costellata di disegni superficiali che hanno contribuito al sostentamento della discriminazione. Le vignette, storicamente, sono state tra i tentacoli dell’aspetto generale del linguaggio discriminatorio. Sia da destra che da sinistra.


Spesso sento dire. “Ci sono cose più importanti di una vignetta. Ci sono cose più importanti di un linguaggio “specista”, più importanti e più urgenti”. Io mi chiedo: Che cosa è importante? Cosa urgente? Perché Martin Luther King disse quella frase? Forse non sapeva quali erano le urgenze del movimento di lotta dei neri americani? O le “cose” importanti?. Lo disse perché comprese di quale portata rivoluzionaria può essere il “linguaggio estraneo” (al conflitto). Il linguaggio che include e non esclude. Un linguaggio basato sul rispetto del singolo e della minoranza sfruttata. L’importanza o l’urgenza delle istanze politiche chi la decide? Se da una parte possiamo parlare di soggettività del singolo (-Io ritengo cosa sia importante o urgente e cosa no-) dall’altro lato è verosimile parlare di oggettività nella collettività. Nel secondo caso, sicuramente, ci sono cose più importanti da fare di altre. Il linguaggio verbale rientra nelle istanze urgenti? Certo che si. E’ il veicolo di qualsiasi approccio politico. Non ci sogneremmo mai di disegnare, oggi, una donna fascista che frusta altre donne. Perché? Come non parleremmo, ad esempio, dei popoli ancestrali del pianeta, come a dei selvaggi sporchi e cattivi. Forse ci sentiremmo spiritosi a disegnare una persona senza gambe intenta a rotolare sull’asfalto per andare a comprare da mangiare? E allora mi chiedo: Quanto siamo “simpatici” a utilizzare il maiale, tramutandolo in mostro, per dare forza a un pensiero contro la discriminazione? Eduardo De Filippo direbbe: “Non ci azzecca niente”. Sono le parole che hanno mosso la società dominante nella storia, non le azioni. Quelle sono venute dopo gli “ordini”. Il lavoro non solo è lungo e paziente ma ciclopico. Quante donne danno delle troie ad altre donne? Quanti uomini, per insultare, usano termini “virili”?. Quanti e quante si fanno forza con termini difficili e incomprensibili per mettere in difficoltà e in imbarazzo soggetti più fragili? Per dimostrare potere e superiorità intellettuale? Tanti, troppi. Non ho soluzioni, ovviamente, come nessuna di noi. Ma il sentiero è presente da sempre, bisognerebbe solo cominciare a vederne i contorni. Il termine “discriminazione” non può essere frainteso. E non ha certo barriere di specie. Se vogliamo vivere in completa serenità, in pace, senza diventare a nostra volta discriminati, dovremmo contemplare la totalità delle discriminazioni. Il soggetto discriminato diventa la sorella, il fratello. Il corpo “altro” ghettizzato o sfruttato risulta diventare il nostro corpo. Ghettizzato e insultato. Se esiste una società dominante è perché il linguaggio ha contribuito a fondarne le colonne portanti. Destabilizzare e de-costruire il linguaggio può tramutare lo stesso in fuoco e incenerire le stesse colonne. E il “linguaggio”, non si finisce mai di ripeterlo, non è quello dell’uomo. Sono infiniti i linguaggi. Ma è quello dell’uomo che ha creato le discriminazioni. Cominciare a osservare, in punta di piedi, gli altri “modi” di comunicare, sarebbe già un passo importante in avanti. Il movimento dei corpi è linguaggio, ancora prima della parola. Dove esiste movimento armonico del corpo non esiste discriminazione. Viviamo in una società di tale violenza nel linguaggio che (anche solo pensare di combatterla) sembra impossibile porvi rimedio. Nello stesso momento viviamo all’interno della stessa società escludente e non ne siamo affatto contenti. Cominciamo a non usare le immagini o la parola per discriminare, cominciamo ad affrontare le istanze urgenti (fascismo in testa) con la consapevolezza che il “linguaggio” è importante. E non si può più giocare.
Vedere lo sfruttato nella totalità e non più soltanto nell’aspetto del “corpo”. O la diversità, o la peculiarità, o la specie di appartenenza. O la scelta. Per quel maiale, quell’asino, quel topo i fascisti siamo noi. Che sia chiaro questo concetto. Siamo noi i predatori. Come i “bianchi” lo erano coi “neri”, Gli uomini con le donne, i padri con le figlie, i ricchi con i poveri, i soldati con i civili e così via. In una devastante circoncentrica visione “universale”: quella dello sfruttatore sullo sfruttato. Del privilegio sulla disperazione. Non esistono a oggi ricette, è vero. Ma iniziare a mettere il sale dove serve, il piatto dividerlo, l’acqua donarla, la sedia cederla, il corpo comprenderlo, la fragilità farla nostra, è un buon inizio. Siamo solo esseri umani, non siamo Dei. E non lo saremo mai. Fortunatamente. Io soffro perchè le altre soffrono, piango perche gli altri piangono, sono sfruttato perchè al fianco ho gli sfruttati. Non mi interessa se hanno due o quattro zampe, orecchie diverse dalle mie, colore dela pelle, movimenti altri, linguaggi altri. Mi interessa, invece, la loro appartenenza al mondo degli oppressi. Questo voglio combattere: la discriminazione in base alle “diversità” del soggetto. Il soggetto lapidato e derubato della sua soggettività.

Sono, ad esempio, testimone di slanci coraggiosi di conigli in difesa della propria prole di tale portata da far impallidire generali buffoni di corte. Intuizioni destabilizzanti in movimenti e decisioni rapide in galline da poter affermare con giustezza di non averlo mai riscontrato nei pallidi professori sazi di nozioni. Ho visto mantelli luciccanti al sole in armonie di colori perfetti in maiali liberi, silenzi antichi e colmi di dignità in piccoli pappagalli segregati, corpi di sinuosa autodeterminazione in vacche ribelli, criniere intrise di rivolta in cavalli braccati e derisi, misteriose corde sinfoniche in capre dalle lunghe corna, pecore solitarie seguire i raggi della luna in sentieri inaccessibili imprimendo al terreno nuovi passi di vera indipendenza. Questo sono gli altri animali. Non è il linguaggio verbale che determina l’appartenenza ma l’autodeterminazione del corpo in funzione della sua libertà. La superiorità non esiste. Esiste invece il mutuo aiuto, lo scambio delicato, il rispetto totale. Non siamo qualcosa di più. Corpi, solo corpi.

Kropotkin disse: “L’evoluzione della specie non si misura in forza e debolezza, non attiene alle forme che conosciamo noi, non significa predominio. Gli animali si aiutano, utilizzano il mutuo appoggio, il dono, la solidarietà, la comprensione, il linguaggio del corpo, la fratellanza. Come studioso ho dentro di me ormai la certezza che l’animale scambia il proprio sapere con gli altri. Non vi è egoismo o rapina. Quando un animale è malato viene aiutato dal gruppo, difeso, protetto. Non viene ucciso. L’evoluzione è questa: Partecipare attivamente nel migliorare l’esistenza del singolo e della collettività. Senza discriminazione alcuna”

Osservando la lotta del mulo, schiavo e carico in salite a lui nemiche, ho imparato la ribellione.

(Olmo Losca)
E ancora altri modi di dire da sfatare:

Meglio un asino vivo che un dottore morto
E’ meglio essere un po’ più ignoranti e sani che ammalati per avere studiato troppo.

Mettere il carro davanti ai buoi
Procedere in maniera illogica nell’affrontare un problema.

Moglie e buoi dei paesi tuoi
Si preferisce di solito sposare una persona del proprio paese e rimanere fedeli alle proprie tradizioni.

Tagliare la testa al toro
Risolvere un problema tagliando i passaggi inutili.

Una febbre da cavalli
Una febbre molto alta.

A caval donato non si guarda in bocca
Non bisogna criticare i regali che si ricevono.

Campa cavallo che l’erba cresce
Far passare il tempo inutilmente.

Cavallo di battaglia
La cosa che si riesce a fare meglio.

Essere a cavallo
Essere a buon punto.

Una dose da cavallo
Una dose molto elevata di un medicinale.

Capro espiatorio
Qualcuno che si prende tutte le colpe.

Salvare capra e cavoli
Riuscire a soddisfare esigenze differenti.

Essere come una cicala
Sperperare i soldi e vivere alla giornata.

Essere come una formichina
Risparmiare i soldi e pensare al futuro.

Fare la civetta
Attirare l’attenzione facendo discorsi stupidi.

Aver la memoria come un elefante
Avere un’ottima memoria.

Muoversi come un elefante in una cristalleria
Non essere molto delicati nel dire e nel fare le cose.

Avere un cervello di gallina
Essere molto stupidi.

Zampa di gallina
Avere una pessima scrittura.

Andare a letto con le galline
Andare a dormire molto presto.

Gallina che canta ha fatto l’uovo
Il primo che denuncia un fatto negativo ne è probabilmente responsabile.

Gallina vecchia fa buon brodo
L’esperienza è una virtù.

Meglio un uovo oggi che una gallina domani
Meglio qualcosa di concreto subito che una promessa di un bene maggiore in un futuro molto lontano.

Aver grilli per la testa
Avere idee strane.

Prendere lucciole per lanterne
Scambiare qualcosa di piccolo per qualcos’altro di maggiore importanza.

Lento come una lumaca
Molto lento.

In bocca al lupo
Buona fortuna.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Con il tempo si può cambiare fisicamente, ma non nel carattere e nei vizi.

Far saltare la mosca al naso
Fare arrabbiare.

Mosca bianca
L’eccezione positiva.

Non si sente volare una mosca
C’è un silenzio assoluto.

Rimanere con un pugno di mosche
Rimanere senza nulla.

Avere la pelle d’oca
Avere molta paura.

Vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso
Fare progetti contando su qualcosa che ancora non c’è.

Cielo a pecorelle acqua a catinelle
Quando le nuvole sono a forma di pecorella si prevede pioggia.

Chi pecora si fa il lupo se la mangia
Quando si cerca di sembrare una vittima, a volte lo si diventa davvero.

Prendere due piccioni con una fava
Ottenere due risultati con un unico sforzo.

Avere la pulce all’orecchio
Avere un dubbio.

Non saper cavare un ragno dal buco
Non riuscire a fare niente.

Sputare il rospo
Confessare.

Ingoiare un rospo
Sopportare una situazione difficile o dolorosa.

Parenti serpenti
Spesso i parenti sono i peggiori nemici.

Far vedere i sorci verdi a qualcuno
Preparare una sorpresa sgradevole a qualcuno.

Fare lo struzzo
Non preoccuparsi dei problemi circostanti, ignorarli volontariamente.

Cieco come una talpa
Persona che ci vede pochissimo.

A ogni uccello il suo nido è bello
Ognuno ama ciò che è suo.

Una rondine non fa primavera
Un bell’evento non significa che sta arrivando un periodo favorevole.

Andare in bestia
Arrabbiarsi.

Mandare in bestia qualcuno
Fare arrabbiare qualcuno.

Fare il salto della quaglia
Cambiare posizione in modo deciso.

Specchietto per le allodole
Qualcosa che serve solo ad attirare l’attenzione.


Della serie Miti da Sfatare…
Il vero significato del modo di dire “In bocca al lupo”
Non tutti conoscono la bellezza del significato del modo di dire “in bocca al lupo”.
L’augurio rappresenta l’amore della madre-lupo che prende con la sua bocca i propri figlioletti per portarli da una tana all’altra, per proteggerli dai pericoli esterni. Dire ‘in bocca al lupo’ e’ uno degli auguri più belli che si possa fare ad una persona. E’ la speranza che tu possa essere protetto e al sicuro dalle malvagità che ti circondano come la lupa protegge i suoi cuccioli tenendoli in bocca.

Da oggi in poi non rispondete più “crepi” ma “viva il lupo!”

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