venerdì 3 aprile 2020

PASQUA: OVVERO, COME FESTEGGIARE LA VITA UCCIDENDO



“Non si può essere ambientalisti e mangiare prodotti di origine animale. Punto. Illudete voi stessi, nutrite la vostra dipendenza se volete, ma non consideratevi degli ambientalisti”. (Howard Lyman)

Ci rendiamo conto che una petizione rivolta alle televisioni non verrà mai presa in considerazione, ci sono enormi interessi degli inserzionisti da tutelare, ma magari soprattutto in questo nefasto periodo forse un pò di solletico se siamo in tanti a firmare glielo possiamo procurare, invito tutti a condividere e firmare la petizione grazie!






Visita il nostro sito Associazione Vegan Animalista



Metti “Mi piace” sulla pagina Facebook del presidente Franco Libero Manco



Metti “Mi piace” sulla nostra pagina Facebook AVA Associazione Vegan Animalista



Vieni a trovarci presso la nostra sede di Roma in Piazza Asti, 5/A



Visiona iscriviti e condividi le nostre videoconferenze dal nostro canale Youtube



Iscriviti ai nostri gruppi su Facebook:




PASQUA: OVVERO, COME FESTEGGIARE LA VITA UCCIDENDO

di Franco Libero Manco

Come il condannato assiste impotente all’apprestarsi del giorno del supplizio, così l’universo animale trema di terrore nei giorni che precedono la Pasqua; e la festa che celebra la vita, la resurrezione dei cuori si trasforma in un immane orgia di sangue e di morte: i corpi martoriati di milioni di animali allieteranno la vorace quanto insensibile bocca degli umani.
La ricorrenza della morte di Colui che ha fatto dell’amore il suo vessillo, che ha preferito la morte alla violenza, viene festeggiata con il trionfo della brutalità sui più deboli, che è come festeggiare la natura tagliando le foreste.

Ma quei corpi intrisi di vibrazioni mortali, di cui l’umano avidamente si nutre, reclamano giustizia e precludono la pace e la giustizia tra gli uomini, condannandoli alla malattia e alla violenza.

Reminescenze di sapore arcaico quando nei riti pagani col sangue si lordavano gli altari degli dei; oggi come allora, il macellaio succede al sacerdote in una trasposizione che non assolve la coscienza del mandante, come del rude macellaio.
E non è forse la madre di tutte le sventure l’indifferenza verso la sofferenza altrui?

Ciò che da sempre inclina l’uomo a qualunque ingiustizia, a qualunque delitto, alla violenza e alla guerra?

E se ci nutriamo di dolore e di morte come possiamo sperare di avere in noi la gioia e la vita?
Come può un essere umano procurarsi un piacere a discapito della vita e del dolore di una creatura mite e innocente come un agnellino, un coniglietto, un vitellino?

Potenza della cultura ipocritamente antropocentrica che tutto pervade e che ha trovato nel mondo religioso la sua massima alleata.

L’idea del consumo di agnello a Pasqua trae le sue radici non solo in un contesto a noi totalmente estraneo ma nessuno mette in pratica le condizioni prescritte dalla Bibbia.



“… Ma in una società come la nostra, totalmente profana, in cui nulla è più sacro e gli unici timori concessi sono legati alla materia, la catena di morte del macello non è che una realtà tra le altre. Le #urla degli #agnelli sono un rumore di fondo, uno dei mille rumori che frastornano i nostri giorni.
E forse non sapere ascoltare questo lamento è il non saper ascoltare tutti i lamenti — i lamenti delle vittime delle guerre, dei malati, dei bambini torturati, uccisi, delle persone seviziate, abbandonate, dei perseguitati, di tutte quelle voci che invano gridano verso il cielo.”

Nessun commento: