domenica 15 agosto 2021

L’etica, la parte migliore repressa dell’animo umano



Chiamano progresso,
crescita, democrazia,
questa follia del guadagno
che in un colpo solo
ha ucciso
il sacro e l’intensità
e la poesia e i canti
e il silenzio,
la dolcezza, la devozione.
Solo gli alberi e gli animali
resistono all’inganno.
Ora io credo solo alla luce,
alle rondini e ai cardi.
Quando sfioriscono le rose
annuso i sassi
sulla spiaggia.

(Franco Arminio)



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L’etica, la parte migliore repressa dell’animo umano

di Franco Libero Manco

L’etica profonda è la parte più nobile dell’animo umano alla quale raramente viene dato il suo giusto ed edificante valore che si esprime in tutta la sue essenza e bellezza mediante la compassione verso chi soffre a causa delle nostre troppo spesso irresponsabili scelte quotidiane.

Come può un religioso, un uomo di stato, di scienza, di cultura essere in profonda contraddizione con le stesso, con la propria coscienza quando a cena consuma le parti anatomiche di un animale e non accusare sensi di colpa per l’ingiustizia, il dolore e la morte causata? Come può giustificare, assolvere se stesso davanti alla vita? Come può non sprofondare nella vergogna per la propria incoerenza dal momento che molto probabilmente non avrebbe il coraggio di uccidere con le proprie mani l’animale che con ingordigia e insensibilità consuma a tavola?
La vita geme sotto il peso della violenza e del dolore che l’uomo causa a se stesso e all’ immenso oceano animale. Abbiamo barattato la nostra dignità, dimenticato il cielo, rinnegato la nostra anima, venduto il nostro pensiero al migliore offerente e la giustizia langue sotto la coltre del piacere dell’oggi; abbiamo barattato la nostra coscienza per un mortifero pasto di carne.

Abbiamo bisogno di una nuova civiltà che abbia come vessillo la vita in tutte le sue splendide manifestazioni; che promani il profumo del sole, dell’aria pulita, dell’acqua pura delle sorgenti, della terra incontaminata, dell’erba smeraldina; che magnifichi il volo degli uccelli, il canto del mare, il fruscio del vento che gioca tra le fronde degli alberi. Siamo ad un passo da una nuova aurora che esalti e proclami la vita e nello stesso tempo dal baratro e dall’agonia.
L’uscita della storia dagli altari di sangue, dei campi di concentramento e di sterminio di umani e di miliardi di nostri fratelli animali, è possibile e con essa porre le premesse per la redenzione umana protesa verso le mete del divino. Non c’è bellezza, grazia, dolcezza, amore dove domina l’egoismo predace e nega il rispetto del diverso, della vita.

Non è più tollerabile chi giustifica e genera questa insaziabile sete di sangue e di dolore. Abbiamo bisogno di ingentilire questo plumbeo tempo moderno. Dobbiamo strappare gli artigli alla ferocia, al sopruso, all’ingiustizia, all’indifferenza; anteporre all’oblio nichilista una nuova visione del mondo che combatta e superi il culto dell’avere ad ogni costo; che combatta la follia della guerra, della morte, della miseria, della fame, delle malattie, come espressioni identificative dell’umano. L’uomo è qualcosa che deve essere superata.

La terra ci avverte che l’enorme cumulo di sangue e di dolore causato a miliardi di miliardi di creature angeliche che conservano la vita sul pianeta, è al punto di ribellarsi. Il pericolo che l’umanità s’incammini verso l’era del progressivo annientamento di se stessa è più che mai concreto. Il mondo è cominciato senza l’uomo e finirà senza di lui.
Occorre rifondare i valori, innalzare la vera civiltà, amare la bellezza, la grazia, la gratitudine verso la vita che tutti accoglie e che fino ad oggi, con stupefacente generosità, ci ha assolto dal tradimento.

Bisogna affermare il Biocentrismo come vessillo dell’unica bandiera da appuntare sul cuore dell’universo e sostituire il dominio incontrollato dell’uomo con l’edificante visone della nuova coscienza umana, biocentrica, riconoscendo la diversità come ciò che consente a tutti di esistere nell’incantevole oceano della vita.

Perché camminare in paludi fangose, e spesso strisciare, sugli inanimati pavimenti dell’egoismo quando possiamo volare, spaziare sugli orizzonti e i cieli sublimi della coscienza redenta?

Ognuno interroghi se stesso e metta sotto accusa la sua parte peggiore quando assolve se stesso dalla colpa di non aver contribuito a rendere migliore questo mondo.


“Le querce e i pini, e i loro fratelli della foresta, hanno visto sorgere e tramontare così tanti soli, e visto andare e venire così tante stagioni, e svanire nel silenzio così tante generazioni, che possiamo ben chiederci cosa sarebbe per noi “la storia degli alberi”, se questi avessero la lingua per narrarcela, oppure se le nostre orecchie fossero abbastanza sensibili da comprenderla.”

(Maud Van Buren)

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