Tutti gli animali desiderano vivere e divertirsi
(Foto by Silvia Bandini)
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di Franco Libero Manco
Considero la guerra l’espressione più degradante e distruttiva messa in atto dal genere umano, il trionfo dell’ignoranza, della malvagità e della morte. E’ l’uccisione della coscienza, dell’intelligenza, il più clamoroso fallimento politico, morale e spirituale dell’uomo; è la forza bruta che si manifesta nella distruzione dell’altro, del proprio, simile, le sue opere, i suoi sogni, le sue speranze, i suoi progetti. I soldati sono obbligati ad uccidersi tra loro, pena l’essere uccisi a loro volta se renitenti; è l’azione che non appartiene alle leggi naturali: nessuna specie animale fa la guerra a se stessa, nessuna è volta all’annientamento della sua stessa specie; nessun animale contamina e trascina i suoi simile alla sciagura. Come è possibile che ciò che in tempo di pace è considerato un reato, un crimine diviene legittimo e obbligatorio in tempo di guerra?
Il paradosso è che nessuno vuole la guerra, eccetto coloro che la fanno combattere agli altri, perché non esiste chi desideri la sofferenza e la morte, eppure la guerra, quest’onta blasfema, quest’immane vergogna accompagna il genere umano fin dai primordi, da quando l’uomo divenne cacciatore: si abituò all’azione violenta, all’uccisione dell’altro, degli animali, alla logica del forte sul debole, alla vista del sangue, all’indifferenza verso la sofferenza e la morte.
Ed io sento lo spasimo di quella madre cui è stato smembrato il figlio da una cannonata; sento il pianto innocente dei bambini sotto le macerie; sento l’ angoscia di quella ragazza che non rivedrà mai più il suo promesso sposo; sento la disperazione di chi resterà per sempre mutilato, di chi ha perso le gambe, le braccia, gli occhi: sento il dolore di quella madre, di quella della sorella, figlia stuprata e brutalizzata dai soldati; di chi, ancora vivo e ferito, è sotto le rovine senza possibilità di essere aiutato; sento la pena di chi ha perso le cose più care: gli scritti dei letterati, dei poeti, le opere degli artisti, le faticose ricerche scientifiche, tecnologiche, forse perse per sempre.
E a questo si aggiunge il vergognoso comportamento dei media che raccontano senza patos il dramma spaventoso dei bombardamenti; si parla di fosse comuni, con centinaia di vittime sepolte, con la serena narrazione di chi parla di previsioni meteorologiche, col timore di non urtare la sensibilità di chi come noi ha la fortuna di non essere coinvolti nell’assedio.
Follia è consentire che un solo essere umano abbia il potere decisionale su tutti; che un solo individuo, o una cerchia ristretta di seguaci, abbia il potere di ridurre a rovina l’intero genere umano. Come è possibile che la storia non insegni nulla e ripete i suoi macabri errori ed orrori? La dialettica dei grandi filosofi, gli insegnamenti morali dei saggi e tutte le dottrine dei Santi annullate con la guerra.
E’ UN’ILLUSIONE CREDERE CHE IL MONDO POSSA MIGLIORARE CAMBIANDO I SISTEMI. SE E’ L’UOMO A GENERARE I PROBLEMI E’ SULL’UOMO CHE BISOGNA INTERVENIRE. SOLO QUANDO I GOVERNI DI TUTTO IL MONDO E LE GRANDI RELIGIONI SI IMPEGNERANNO AD EDUCARE LE POPOLAZIONI AI VALORI CIVILI, MORALI E SPIRITUALI, AL VALORE DELLE DIVERSITA’ E ALLA LORO ARMONICA INTEGRAZIONE DANDO LA PREMINENZA ALLA SENSIBILITA’ DEL CUORE, DELLA COSCIENZA, DELL’ANIMO UMANO, SOLO ALLORA L’UMANITA’ POTRA’ LIBERARSI DALL’IGNORANZA, DALLE INGIUSTIZIE, DALLA VIOLENZA, DALLA GUERRA.
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È ancora buio in collina. Le strade sono deserte, sembrano attraversate dal coprifuoco. L’aria è stranamente inquietante. Ci si sente esposti a qualcosa di oscuro e sinistro. Il silenzio appare finto, irreale. Ha le sembianze di un’imboscata. Restare immobili è impossibile, muoversi impensabile. Guardarsi alle spalle, rannicchiarsi e sperare, rimanere muti e regolare il respiro. Ma gli arti tremano.
Cadi in fallo. È l’inizio della fine.
Anche se da lontano, qualcuno ha percepito il tremito che ha scosso la terra. E allora inizi a correre senza sapere verso dove. Da ogni fronte si sentono arrivare passi veloci, sempre più veloci. Sempre più vicini.
Sei accerchiato.
Occhi puntati addosso. Sguardi fieri e rudi quelli di chi ti ha scovato. Denti appuntiti afferrano, stringono, lacerano. Cani rabbiosi, indotti alla ferocia, istigati alla cattiveria ti bloccano a terra. Sei una preda.
Per mano umana arriva uno sparo. Sei morto.
Così vengono ammazzate, per il divertimento sadico di qualcuno, creature incolpevoli.
Così muoiono da innocenti, a milioni, le vittime della caccia. Della violenza armata.
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