giovedì 23 maggio 2024

IL CARATTERE DI UNA PERSONA E’ IL SUO DESTINO



Gli animali hanno propri diritti e dignità come te stesso. È un ammonimento che suona quasi sovversivo. Facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà. – Marguerite Yourcenar

Foto: Cerva fra gli abeti by Olmo Losca


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IL CARATTERE DI UNA PERSONA E’ IL SUO DESTINO

di Franco Libero Manco

Non v’è decisione, dalla dichiarazione di guerra alla scelta del pasto giornaliero, che non passi attraverso il carattere della persona. Gandhi diceva “Sii il rinnovamento che vorresti nel mondo”, ma cambiare il carattere delle persone, rinnovare se stessi, è la cosa più difficile dell’universo: richiede una costante e forte volontà di mettere in discussione e superare i propri punti di vista.

Le nostre convinzioni, le ostinazioni sui nostri principi, la mancanza di umiltà, la volontà di doversi giustificare ad ogni costo ad ogni critica, ad ogni divergenza di vedute, sono il nostro peggior nemico. Anche la persona più importante con un carattere ostico e permaloso è destinata ad essere evitata, esclusa, o al limite sopportata. E a causa di un cattivo carattere spesso succede che per un’inezia si rovini un’amicizia, un affetto, una buona relazione, un amore.

Quando nel dialogo occorre la massima attenzione per non urtare le opinioni dell’altro significa che l’altro deve ancora liberarsi dalla prigionia dei propri limiti. Vi sono persone alle quali è possibile rivolgere solo parole di apprezzamento: qualunque appunto o critica bonaria viene interpretata come una offesa fino a far vacillare o a volte cancellare un affetto che magari dura da anni disconoscendo il 99% che di buono e di positivo c’è stato tra le parti. Ma coloro che occorre trattare con i “guanti bianchi” si accontentano della maschera e non sapranno ciò che realmente gli altri pensano di loro. L’amore vero, l’affetto vero, l’amicizia vera, se è tale si manifesta apertamente in ogni circostanza, con garbo, gentilezza e gratitudine, senza la paura di essere malintesi.

La nostra vera natura non è quella che si manifesta nelle circostanze di un contesto favorevole in cui c’è armonia di relazione e condivisione di idee: è nella prova, nella provocazione, nell’insulto, nell’offesa, nella critica ingiusta, nella mancanza di rispetto, magari nella derisione, nel tradimento della fiducia, nella privazione di un bene o di un diritto che si manifesta il nostro vero carattere. Ed è meglio non fare il bene se non si è disposti a sopportare l’ingratitudine.

La reale consistenza di un muro si può verificare solo nel momento in cui si cerca di abbatterlo. In ognuno di noi si nasconde un santo e un criminale, ma è la provocazione che fa emergere l’una o l’altra nostra vera natura, quello che realmente siamo.

Avere un bel carattere, disponibile al dialogo, capace di mettere in discussione la propria visione delle cose, le proprie certezze, essere aperti al dialogo e all’innovazione questo è il bene più prezioso di una persona per chi ha la fortuna di vivergli accanto; ma una persona permalosa, litigiosa, inflessibile, ostinata è sicuramente motivo di tensione e discordia.

Credo che la vita ci dia ogni giorno la possibilità di migliorare noi stessi e questo è possibile solo se, attraverso un giusto e salutare esame di introspezione, siamo disposti a mettere in discussione le nostre chiusure, i nostri personalismi.

Ognuno di noi è un universo a sè stante, diverso da ogni altro, più o meno in armonia con se stesso e con il contesto naturale, ma il metro di verifica è se il nostro modo di essere è empatico e amabile o soltanto sopportabile. Quindi la domanda da porsi è: se tutti avessero il mio carattere il mondo sarebbe migliore o peggiore? Credo che in noi vegan/universalisti alberga una coscienza più vasta, un’etica più profonda, un senso di giustizia più ampio del comune sentire, per questo abbiamo l’obbligo morale di essere di esempio, in ogni circostanza. Spesso il modo più efficace di aiutare gli altri è quello di migliorare se stessi.


Lo sapevi che…?

Oggi proseguiamo a parlare dell’evoluzione dell’asino, argomento che abbiamo iniziato a toccare nelle settimane scorse.
Il successore del Mesohyppus, il Merychippus, compare circa 15 milioni di anni fa. Questo antenato degli equini moderni è cresciuto ancora un po’ rispetto al suo predecessore e ora cammina su un solo dito per arto, con l’ultima falange coperta dallo zoccolo, senza cuscinetto plantare, proprio come i nostri equini. È considerato il primo pascolatore ed è anche il primo ad avere la forma della testa distintiva degli equini moderni. È ipsodonte, ovvero ha dei denti che continuano a crescere per tutta la vita, per compensare il consumo dovuto alla masticazione dei vegetali di cui si nutre; anche questo esattamente come per gli equidi moderni.

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