giovedì 20 novembre 2025

I LIMITI DELLA MORALE CRISTIANA


“… Venti smorzano
i loro passi marziali
… Le foglie ottennero tregua –
Novembre appese
il suo cappello di granito
a un chiodo di felpa…”
( Emily Dickinson
Foto di Monika da Pixabay )



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I LIMITI DELLA MORALE CRISTIANA

di Franco Libero Manco
Accanto alla morale cristiana (che limita la sua sfera etica alla sola specie umana) va affermandosi sempre più la morale del Movimento Universalista (del quale sono parte viva e palpitante i vegani e gli animalisti) che estende i principi di rispetto e di giustizia dall’uomo ad ogni essere senziente: una rivoluzione etica, culturale, sociale ed esistenziale pari solo, a mio avviso, al superamento della cultura schiavista.
Come risponde la Chiesa cattolica a questa stupenda realtà che emerge dalle nuove generazioni, che fa onore alla coscienza umana, alla civiltà, al progresso civile, morale e spirituale, che si apre anche alle necessità di coloro che non appartengono alla specie umana, con una capacità di condivisione più vasta? La morale dei vegani e degli animalisti non solo non viene accolta e valorizzata ma spesso vi è un palese rigetto, una totale chiusura ed un’esplicita accusa di sperperare energie e risorse che dovrebbero essere impiegate esclusivamente a beneficio della specie umana: come se gli umani non potessero interessarsi dell’una e dell’altra realtà. Avete mai sentito dire, da parte del clero, ”Dopo che vi siete interessati dell’uomo preoccupatevi del benessere degli animali”? Nonostante il movimento animalista in ogni parte del mondo siano una realtà in crescita esponenziale, per la Chiesa il problema degli animali semplicemente non esiste. Sarà questo il motivo che spinge le nuove generazioni verso religioni più sensibili alla sofferenza animale? “La morale cristiana contiene in se la grande ed essenziale imperfezione di limitare i suoi precetti agli uomini e di lasciare senza alcun diritto il mondo animale” (Arthur Schopenhauer).
Come è possibile che siano i laici (che magari non fanno riferimento alla Patristica, alla Scolastica, né ai Testi Sacri ma semplicemente alla loro coscienza) a chiedere amore e rispetto per le creature più deboli e indifese, vittime del nostro egoismo e della nostra ingordigia? Non dovrebbe forse essere la Chiesa, che per definizione incarna quei principi di non violenza e di amore, sostenere questa nuova ed edificante apertura morale? Non dovrebbe apprezzare ed agevolare ogni espressione umana che tende a rendere migliore l’animo umano? Anche se non è nelle sue priorità assistenziali interessarsi del benessere degli animali, non dovrebbe condannare lo sfruttamento e l’uccisione degli animali come ciò che incide negativamente sulla coscienza, sulla spiritualità dell’individuo, sull’economia, sull’ambiente, sulla fame nel mondo?
Come può un prete lasciarsi superare in compassione, in sensibilità ed in senso di giustizia da un uomo qualunque che non ha per istituzione questa missione? L’indifferenza verso la sofferenza altrui non è il vero cancro della coscienza che i preti sono chiamati a curare? Il disprezzo della vita non si oppone al piano del Creatore? Non è forse la misericordia il fulcro della dottrina cristiana? E può la misericordia essere data all’uomo e negata all’animale? Quale amore è quello limitato ad un solo membro della famiglia mentre si è crudeli con gli altri componenti? Come possono i religiosi negare l’evidenza che la nostra visione del mondo e della vita sia più vicina alla dimensione paradisiaca e quindi al progetto stesso di Dio? Perché la vita e la sofferenza dell’uomo hanno valore proprio mentre la vita e la sofferenza dell’animale ne sono privi? L’ingordigia non è uno dei peccati condannati dalla Chiesa? “Quando un ideale umano diviene superiore all’ideale religioso, quella religione è perduta”. (Pierre De Schardin)
Che differenza c’è tra l’angoscia di un animale braccato e quella di un uomo in preda allo stesso terrore? Che differenza c’è tra il pianto di una mucca a cui è stato strappato il vitello per essere fatto a pezzi e mangiato e quello di una madre a cui un criminale ha sottratto un bambino? La Chiesa cattolica risponderà mai alle nostre domande o continuerà ad ignorare le nostre istanze chiudendosi, come è sempre successo in passato, di fronte alle nuove esigenze dello spirito umano? Quanto sangue dovrà essere ancora versato prima che la Chiesa e gli educatori religiosi si accorgano che sono anacronisticamente chiusi nella loro tetragona torre d’avorio, sordi al pianto delle loro vittime innocenti?
“Guai alle religioni che non assolveranno il loro compito di salvare i valori spirituali del mondo; lo spirito non può morire e risorgerà altrove, fuori di esse”. (Pietro Ubaldi)


“Se l’umanità ha una speranza di sopravvivenza, questa è nel ritrovare un equilibrio con la natura. Il seme di quell’equilibrio è nella saggezza “primitiva” che, strada facendo, abbiamo dimenticato. Non è indispensabile andare lontano per scoprire dei tesori” (Tiziano Terzani)

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