venerdì 29 agosto 2008

Bar Sport Duemila. Di Stefano Benni.

Nella foto: Salvador Dali, La vecchiaia di Guglielmo Tell (1931) da http://www.salvadordali.it/gallery/1931/galleria.html?10

Nel 1997 Stefano Benni pubblicava il mitico Bar Sport, che dovrebbe essere obbligatorio nelle scuole, nel duemila è uscito il seguito: Bar Sport Duemila, dopo la carrellata agostana dei suoi racconti, propongo alcuni brani di questo libro.

Bar Sport Duemila. Di Stefano Benni.

Psicopatologia del bancone da bar. Una strana e contagiosa malattia ha iniziato a colpire i bar e i locali pubblici verso la fine degli anni settanta: il suo nome è "sindrome del bancone", o megalobancomania. Questa sindrome porta a cambiare ossessivamente il bancone del bar ogni quattro-cinque anni. E ogni volta il bancone diventa più grande, più scomodo ed esteticamente incomprensibile. Si possono cosi incontrare, in piccoli bar di paese, dei monoliti di alabastro nero del peso di dieci tonnellate, portati li da non si sa quale astronave. Parimenti dei bellissimi banconi di legno perfettamente funzionanti vengono sostituiti con banconi a "esse", a labirinto, pralinati con lapslazzuli, in materiali che vanno dalla bachelite arancione al vetro blindato. Gli stili passano dal rococò-maya al neo torronico bugnato, dal liberty-linoleum al Barbie-Godzilla, dal Cheope-Chippendale al post-Benito, dal gotico-zotico al Luigi-X-Files, Dall'assiro-bullonese al techno-etrusco, in una gamma di orrori mineralogici e geometrici senza limiti di spesa, di tonnellaggio e di vergogna. Ecco alcuni dei più strabilianti.
Il monolito

E' un bancone di marmo, o travertino, di colore scuro, del peso pari a quello di un sottomarino nucleare, che viene calato nel bar con tecniche ancora più misteriose di quelle usate per le piramidi egizie. Anche se ingentilito con zuccheriere di Murano e scalinate di caramelle, mantiene l'aspetto di una grossa lapide, o mausoleo funerario. In un bar di Vigevano, negli anni ottanta, si presentò agli occhi dei clienti un gigantesco blocco di marmo grigio. Non appena fu lucidato, apparve la scritta: A Matteo sposo esemplare la vedova inconsolabile. Questo potrebbe confermare l'ipotesi che gran parte di questi banconi siano residui cimiteriali riciclati.

Il pregiato catafalco può essere impreziosito con rifiniture in oro, pietre preziose, bassorilievi, mosaici e soprattutto gadget. abbiamo cosi alcune varianti.

Il superaccessoriato

Tipo di bancone usato nelle città ricche e in zone abbienti. In esso si sposa l'ideale estetico dei più alti esempi di pacchianeria e cattivo gusto mai raggiunti nel nostro paese: l'arte souveniristica e il defilè di moda televisivo. Il materiale è in vetroresina rosa bordello da emiro, o un lastrone di iceberg salmonato. L'importante è che sotto il sapiente gioco di luci, impostato da uno specialista in discoteche, tutto brilli e mandi riflessi accecanti sugli avventori. Su questo apparato si ergono alcuni distributori di caramelle alti fino a due metri, un'edicola di biscotti, quattro bidoni di yogurt di diversi colori, una cioccolatiera che rimesta la stessa cioccolata dal giorno dell'inaugurazione, una macchina che fa cubetti, sfere e ottaedri di ghiaccio, e un gigantesco rotore cha agita una fanghiglia verde che potrebbe essere granita o cremolato di iguana.

Sul bancone sono allineate decine di vassoietti contenenti pizzette, pistacchi, pannocchiette, anacardi, capperi, olive nere, olive verdi, salatini, arachidi, cetrioli, patatine e affini. Frequentando uno di questi banconi un bevitore di Campari può vivere a sbafo per tutta la vita. Mazzi di bustine di zucchero, zucchero di canna, zucchero dietetico e zucchero per mancini occupano le zone restanti. Nell'unico spazio libero ci sono la pubblicità del Beaujolais nouveau, e un vaso criselefantino con le offerte per il rifugio del Levriero.

L'inconveniente di questo prodigioso bancone è che nessuno sa dove sia il barista, sepolto dietro la parata di optional. Se riuscite a scoprirlo, tra il distributore di yogurt a la cioccolatiera, o dietro una palizzata di bottiglie, potete provare a chiedergli un caffè. - Mi dispiace signore, - risponde affranto, - ma non saprei proprio dove mettere la tazzina.

Il Transilvania superstar

Detto anche "Bara di Dracula". Blocco di marmo nero con disegni in oro, distributore di birra alla spina in avorio, sgabelli in osso. Il barista apre solo dopo la mezzanotte.

Il girotondo della morte

Semicerchio di alabastro verde pisello con ringhierina rococò, e sedili formati da tronchetti traballanti che spesso crollano al suolo senza motivo apparente. Se uno dei clienti perde l'equilibrio, trascinerà tutti gli altri in una caduta circolare, e l'ultimo precipiterà giù per le scale della toilette.

Il grande labirinto

Inventato da un architetto sadico in un giorno di ascesso dentario, questo bancone ha il compito di rendere il più possibile scomoda la vita del barista e degli avventori. E' fatto a "elle", a "esse", a "doppia vu", a percorso di motocross, ogni forma insomma, che impedisca una normale razionalizzazione del lavoro. Le bottiglie sono sospese in alto, impiccate ad anelli metallici, e il barista ci può arrivare solo saltando.

La lavastoviglie è sul bancone, vibra e schizza getti di vapore caldo sui clienti, mentre la macchina del caffè è in fondo a un tornante a sinistra, nascosta da una catasta di tazze.. E' quindi impossibile ottenere un caffè caldo, perchè la tazzina, per arrivare dalla macchina espresso al bancone, impiega circa un minuto e mezzo. I clienti più abili usano il vapore della lavastoviglie per scaldarsi il cappuccino o arricciarsi i capelli. Per il gioco delle sedie, girate e contrapposte in strane angolazioni, alcuni avventori stanno di spalle e possono bere solo attraverso cannucce speciali con retrovisore, altri devono mangiare tenendo il piatto sulle ginocchia del loro dirimpettaio. Ne nascono amori e antipatie. A volte può crearsi il famoso "vortice cosmico": un misterioso scambio di posti per cui tutti i clienti si ritrovano all'interno del bancone e i baristi seduti sugli sgabelli. Il fenomeno è allo studio della Nasa.

Fine prima parte.

Pillola del giorno: Er pangrattato

Me ricordo che all'epoca de nonna,

sentivo di che a tavola è un peccato

si ce se mette er pane rovesciato,

dice, perchè fa piagne la Madonna.

Sarebbe insomma, come si 'na donna,

la prima sera, doppo ch'ha sposato,

nun vò la luce e appena che ha smorzato

se butta a letto a bocca sotto e a sponna.

Perciò, a lo scuro, er povero marito

và a tasto e ner sentilla in quella posa

nun sa s'è pè vergogna o pè un invito.

Tenta d'arivortalla, poi se fionna,

forse perchè capisce un'antra cosa,

e scambia er colosseo cò la rotonna...

Aldo Fabrizi.






Nessun commento: