giovedì 28 agosto 2008

Adelmo Ferrari, seconda parte. Di Stefano Benni.

Nella foto: Immagine da http://terreoltreconfine.blogspot.com/

Seconda parte del racconto: Adelmo Ferrari. Di Stefano Benni.

Adelmo Ferrari, reduce dal turno di notte, è arrivato al semaforo di via Lenin alla pari con Micàcchni. I due hanno iniziato a sgasare rumorosamente. Pioveva leggermente, e questo dava un lieve vantaggio al Ferrari, più forte sul bagnato, perchè gli piove sempre dentro attraverso la capotta. Al verde i due erano appaiati. Purtroppo la partenza è il lato debole del Ferrari, che ha il cosiddetto piede a banana, che non fa presa sull'accelleratore. Ma questa volta Adelmo ha modificato l'assetto della Cinquecento incollando un tagliere da cucina sul pedale, ed è scattato conquistando la pole position. Il bolide rosso è entrato nella chicane della Velda con tre secondi di vantaggio. Ma qua lo attendeva il primo imprevisto. Nonna Velda stava nutrendo i suoi cinquantasei gatti, che stazionavano in mezzo alla strada.
Le alternative erano: uno, sospendere la gara e chiedere la safety-car, due, deviare attraverso il giardino della Velda, tre, schiacciare tutti i gatti. Sportivamente Adelmo Ferrari sceglieva la seconda soluzione e, pur massacrando l'orto dei pomodori, rientrava sbandando in via Monza. L'antisportivo Micàcchini invece puntava dritto a tutto gas, dimezzando la dotazione di gatti, e si ritrovava in testa di sette secondi. Ma la sua slealtà veniva punita. Arrivava lungo alla pozzanghera Tabarroni, ci affondava dentro, e spegneva il motore. Purtroppo Ferrari non poteva approfittare della disgrazia, in quanto aveva danneggiato una ruota urtando un nano di gesso durante l'attraversamento del giardino. La gara era ora in mano ai due team. Il team Micàcchini, formato dal pilota a dai due fratelli. E il team Ferrari, che oltre ad Adelmo comprendeva la moglie Nilde e il figlio Pompeo, piccolo grande stratega. Il team Micàcchini era indeciso tra due tattiche: succhiare con una pompa tutta l'acqua o tirar fuori l'auto con le braccia. Il team Ferrari invece decideva subito. Nilde Ferrari, donna di grande potenza fisica, allenata da anni di sfoglia, avrebbe sollevato la Cinquecento, Adelmo avrebbe cambiato la gomma e Pompeo avrebbe fatto il Montezemolo, cioè non avrebbe fatto un cazzo.
Il pubblico da balconi e finestre stava col fiato sospeso, avendo compreso che in quegli istanti si decideva la gara. Il team Micàcchini cercava di portare la Mercedes in secca, ma era disturbato dal continuo lancio di secchi d'acqua arricchita alla merda da parte di Tabarroni. Inoltre c'era il dubbio se vuotare la macchina o partire carichi di settanta litri d'acqua e di fango. Nel team Ferrari c'era incertezza su quale gomma montare: quella da autobus rubata l'anno scorso o quella rappezzata di dieci anni prima. Pompeo optava per quella più vecchia e collaudata.
Tutto si decideva in pochi attimi: Micàcchini terminava il pit stop in centosedici bestemmie e ventitrè secondi, e tornava in pista con la macchina che spandeva acqua che pareva una cisterna. Ferrari cambiava la gomma in soli ventisei secondi ma, ahimè, ripartiva in seconda posizione. Le due auto si presentavano in questo ordine sul rettilineo finale, e tutto sembrava deciso. Ma ecco il colpo di scena. La Mercedes di Micàcchini, piena d'acqua, perde velocità e dalla marmitta , intasata di pelo di gatto, esce fumo nero. La Ferrari recupera, è a un secondo e tre decimi, quando la gomma d'antiquariato esplode. A questo punto, il capolavoro di Adelmo. Sentendo il rumore del copertone che perde aria, egli sfonda coi piedi il pavimento della Cinquecento, e unendo la spinta delle gambe al getto d'aria della gomma, decolla e sorpassa in aria la Mercedes, atterrando esattamente nel parcheggio. E' la fine di un incubo durato ventuno anni. Via Monza si ammanta di bandiere rosse, molti piangono. Micàcchini la prende sportivamente, prendendo Pompeo a calci in culo. Si stappa una bottiglia di moscato al metanolo, il getto verdastro sale fino a sessanta metri e irrora tifosi e festanti.
E' una grande vittoria per il binomio Fiat-Ferrari, per tutta l'industria italiana e per il prestigio del nostro paese all'estero. Mentre Tabarroni si accinge a suonare l'inno di Mameli con la fisarmonica, la sorpresa. Arriva un carro attrezzi e si diffonde la ferale notizia. Poichè è venuto ad abitare nel condominio un importante assessore, il parcheggio è ora riservato alle auto blu comunali. "Dobbiamo rimuovere questa macchina", dice il vigile, con un inconfondibile accento finlandese. Si incazzano anche i gatti. In via Monza acoppia la rivolta. Gli scontri sono ancora in corso. Comunque vada a finire, grazie, Ferrari.
Fine.

Pillola del giorno: La panzanella

E che ce vò pe fà la panzanella?
Nun è ch'er condimento sia un segreto,
oppure è stabbilito da un decreto,
però la qualità dev'essè quella.

In primise: acqua fresca de cannella,
in secondise: ojo d'uliveto,
e come terzo: quer vino aceto
che fà veni la febbre magnarella.

Pagnotta paesana un pò intostata,
cotta all'antica, cò la crosta scura,
bagnata fino a che nun s'è ammollata.

In più, per un boccone da signori,
abbasta rifini la svojatura
cò basilico, pepe e pommidori.
Aldo Fabrizi.

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