domenica 5 ottobre 2008

Herman Hesse e l'arte dell'ozio.

Nella foto: Tramonto arancio da http://www.fotoantologia.it/fotoblog/

Ebbene lo confesso, avevo letto qualcosa di Hesse molti anni fa, ma non lo avevo mai seguito in maniera attenta, poi l'altro giorno una cara amica, Carmela mi ha parlato dei suoi libri, e allora ho ripreso a leggere L'arte dell'ozio di Herman Hesse , del quale mi accingo a proporre un brano di un racconto breve, uno scrittore tedesco naturalizzato svizzero, ha scritto tantissimi libri e poesie, ricordo uno dei più interessanti è senz'altro Siddharta, ma anche Narciso e Boccadoro ed Il lupo della Steppa non sono male;
Hesse amava molto viaggiare e diceva: « Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni » , ed era anche un amante dell'ozio infatti soleva affermare: "Se in fondo non fossi un uomo estremamente operoso, non so come mi sarebbe potuta venire l'idea di concepire inni e teorie in favore dell'ozio. Gli oziosi per natura, gli oziosi geniali, non compiono mai nulla di simile.

Brano tratto da L'arte dell'ozio di Herman Hesse: Fulgore invernale.

Erano ormai quattro notti e tre giorni che la neve cadeva ininterrottamente, una neve buona, a piccoli fiocchi e resistente, che nel corso dell'ultima notte era gelata diventando dura come il vetro. Chi non aveva spazzato e spalato ogni giorno davanti alla porta di casa ora era assediato e doveva ricorrere alla zappa per liberare l'ingresso, la porta e il finestrino della cantina. Cosi' era accaduto a molti del paese che armeggiavano brontolando davanti alle loro case, con stivali di montone, muffole a sciarpe di lana avvolte intorno al collo e alle orecchie. I tipi tranquilli si rallegravano del fatto che la nevicata fosse giunta prima del gelo, a protezione dei loro campi con la semina invernale altrimenti minacciata. Ma qui come altrove i tipi tranquilli sono in minoranza, e la maggior parte piagnucolava indispettita per gli eccessivi rigori dell'inverno, si raccontava a vicenda l'ammontare dei propri danni e si scambiava storie mostruose di inverni altrettanto rigidi. Ma in tutto il paese erano a malapena due o tre le persone per le quali questo giorno meraviglioso non significasse preoccupazioni e fastidi, bensi' gioia, splendore e magnificenza di Dio. Chi appena poteva, rimaneva tra la casa e la stalla, e chi doveva uscire si avviluppava da capo a piedi in indumenti pesanti, senza permettere alla nostalgia di prendere altre vie che non fossero quelle che ritornavano alla panca intorno alla stufa che avevano appena lasciato, dove fra le piastrelle verdi rosseggiava ardente la piastra di ghisa. E tuttavia era una giornata che i cittadini non si sarebbero aspettati neanche da un pittore: molto più giubilante, azzurra e abbagliante della più fulgida giornata di piena estate. Il cielo si perdeva limpido e azzurro in lontananze sconfinate, le foreste dormivano sotto una pesante coltre di neve, i monti dardeggiavano abbaglianti, rosseggiavano o gettavano lunghe e fiabesche ombre azzurrine, e al centro di tutto si estendeva verde come un vetro il lago non ancora gelato, chiaro come uno spechio nelle vicinanze, turchino e nero in lontananza, incorniciato da candide lingue di terra smaglianti, sulle quali non c'era nulla di scuro a eccezione di esili e gelati filari di pioppi calvi e nudi. E attraverso l'aria e attraverso il cielo infinito esultava vanesia e voluttuosa la luce di favilla, riflessa e raddoppiata da ogni collina, ogni prato e ogni pietra ricoperti di neve. Inondava sfavillando senza posa le bianche distese, si accendeva di bordi d'oro sopra il bosco e i monti lontani, dardeggiava nell'aere con saette color diamante e arcobaleno, sottili come un capello; Riposava sazia e dolce sul giallo canneto e nelle verdi insenature sull'altra riva del lago e rendeva soffuse, azzurrinamente morbide e diafane perfino le ombre, quasi che oggi, in questo giorno di fulgore, ogni macchia ribelle dovesse essere penetrata e colmata di chiarore. In giornate simili è impossibile credere che si farà notte, e quando infine il crepuscolo cala comunque, è una meraviglia osservare come il fulgido e audace splendore si arrenda , diventi stanco e cerchi un riparo, quantunque dopo giornate del genere perfino le notti senza luna non siano mai completamente buie.
...continua

Pillola del giorno: Non credo di essere bello. Ma che valore ha la mia umile opinione contro quella che invece dichiara lo specchio?
Muhammad Ali' (Cassius Clay).

1 commento:

figlia delle stelle ha detto...

Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni
Herman Hesse

Io dico la vita è un viaggio un meraviglio viaggio :-)
Herman Hesse, meravigliosa anima