venerdì 31 ottobre 2008

La riparazione del nonno. Di Stefano Benni, terza parte.

Nella foto: Faro al mattino, immagine tratta dal blog dell'amica Elisabetta http://uto.splinder.com/



Negli ultimi giorni il fermento nella scuola si è ingigantito a dismisura, la manifestazione degli studenti ed insegnanti dell'altro giorno, è stata definita EPOCALE dalla'amica rosalba, una che ha vissuto in prima persona l'evento, avendo partecipato alla manifestazione, ne fa un reportage nel suo blog che invito tutti a visitare; la bellissima immagine del faro riprodotta in alto, è di Elisabetta, anche lei fortemente impegnata nel dare notizie.
Qui di seguito aggiorno l'elenco dei blog che parlano dell'argomento:

-Morskajavoda: http://vistasulmare.splinder.com/

-Elena: http://single0zitella.splinder.com/

-Arte82misia: http://dacozzanascecozza.splinder.com/

-Fiamma: http://fatadifuoco.splinder.com/

-Mara: http://aquilonesenzavento.splinder.com/

-Elisabetta: http://uto.splinder.com/

-Rosalba: http://neroassenso.splinder.com/

-Luisa: http://luisasantangelo.splinder.com/

-La finestra sul cortile: http://rearwindow.splinder.com/

Sono tutti da consultare, fanno capire in maniera importante quello che sta succedendo alla scuola pubblica.

Adesso la terza parte del racconto di Benni.



La riparazione del nonno. Di Stefano Benni, terza parte.



Mio zio disse che il nonno non era felice ed era giusto rischiare, ma forse bisognava fare prima una prova e lui suggeriva un volontario, ad esempio sua moglie Marcella.

Zia Marcella disse neanche per sogno, e poi a lei i racconti del nonno non piacevano neanche tanto, anzi suggeri' di prendere un altro nonno da camino, una Romualda 92 che conosceva tante belle storie romantiche e ricette di cucina e non faceva tanti spot come il nonno.
Mio babbo disse che avrebbe rotto la Romualda a bastonate, perchè nonno Telemaco era unico e bisognava tentare di tutto per aggiustarlo.
Mio fratello disse che era incerto, perchè se il nonno moriva non solo non avremmo più ascoltato i suoi racconti, ma sarebbe toccato a lui tenere dietro l'orto.
Mia mamma disse che la cosa migliore era chiedere al nonno.
Il nonno rispose: Voglio vivere cosi', non posso guarire.
Ufizeina, controllandogli il potenziale elettrico sul coppino, disse che era ancora sotto shoc, e in realtà aveva detto: Voglio guarire, non posso vivere cosi'.
Perciò ci preparammo all'operazione "Controsaetta due", che fu lunga e difficile. Bisognò preparare l'attrezzatura e aspettare l'occasione adatta. E una sera di febbraio nubi nere oscuravano il cielo e si videro, lontano, bagliori di lampi. Stava per arrivare un temporale coi fiocchi.
Il nonno fu messo in mezzo al campo, con uno scolapasta come elmo e le tasche piene di forchette. Sulla testa aveva un'antenna costruita da Ufizeina con sette metri di fil di ferro e una caffettiera in cima. Ai piedi gli avevamo legato due ferri da stiro.
Ci posizionammo a un centinaio di metri. La nonna pregava, lo zio accettava scommesse, io non sapevo se essere impaurito o eccitato. Ed ecco che cominciò a diluviare, e caddero i primi fulmini: uno su un ippocastano, un altro sulla strada, un altro nella vigna.
"E' li', è li'", urlavamo tutti indicando il nonno, ma i fulmini non ne volevano sapere, uno addirittura puntò il nonno ma all'ultimo momento scartò e fece secca la giardinetta di Favilla.
Dieci minuti di bombardamento non sortirono effetto alcuno. Poi il nonno ebbe un'idea geniale. Guardò in su, portò le mani alla bocca e gridò con tono di sfida:
"Non mi prendi, non mi prendi...".
Si udi' un brontolio irato, e la nube nera si gonfiò. Quale che fosse la divinità evocata dal nonno, la provocazione era andata a segno.
"Favilla", gridò il nonno "hai presente il geometra Biondi, quello che si dà delle gran arie da cacciatore? Beh, una volta l'ho visto tirare venti schioppettate a una lepre zoppa senza prenderla. Mi sa che quel signore lassù ha la mira del geometra Biondi!"
Stavolta si preparava qualcosa di grosso. La nube triplicò il volume, e scaricò ruggendo non uno, ma quattro fulmini che centrarono il nonno esattamente sul cranio. Lo spostamento d'aria ci buttò tutti a terra. Quando ci riprendemmo il nonno giaceva a terra esanime, e la pioggia era cessata di colpo. Le campane annunciavano l'alba.
Grazie a Dio, il nonno era brucicchiato, ma vivo! Fu messo davanti al fuoco, rifocillato e subito gli chiedemmo:
"Telemaco ci racconti una storia?".
"Era il novembre del 1943," iniziò lui "io e Favilla eravamo sulle montagne, temendo una rappresaglia tedesca. Erano circa le sette di un fresco mattino autunnale, tirava vento da est e i campi erano pieni di brina, ricordo che io vidi un bel pò di funghi porcini, circa trentasei, ma proprio mentre stavo per raccoglierli sentii rumore di motori e vidi avanzare sulla strada sottostante un'autocolonna comandata dal maggiore Hans Rieger di Dusseldorf, Sparkstrabe 124, comprendente cinque camionette Magirus con ventitrè soldati più un mortaio da 120 e una jeep con due mitragliatrici leggere da centottanta colpi al minuto guidata da tale caporale Otto, un bavarese alto circa un metro e settanta, sottili baffi biondi, una cicatrice sotto l'orecchio destro..."
Il nonno aveva ripresi a raccontare con una lucidità e una precisione di particolari del tutto nuova. Come disse Favilla, "gli si erano ricaricate le pile".
Il problema fu che non si riusci' a spegnerlo. Parlò ininterrottamente per undici anni e la notte dovevamo chiuderlo nel pollaio insonorizzato perchè se no teneva svegli tutti.
Nessuna cura funzionò. Ma il nonno era felice: raccontava storie alle galline, raccontava zappando nell'orto, vendemmiava raccontando e raccontava mangiando.
Cessò le trasmissioni una mattina di luglio, a novantatrè anni. Non lo dimenticheremo.

Pillola del giorno: Gli schiamazzi avevano raggiunto una tale intensità da potersi definire "notturni".
Autentico verbale di polizia.







2 commenti:

Rear Window ha detto...

Ti ringrazio per la citazione al mio post!

Anonimo ha detto...

Che pace si avverte qui da te, nino ... io sono un po' turbolenta (turboveloce :) come avrai notato
maaa

è perchè sono oltre Rubbia che dice:

"Siamo su un treno che va a trecento chilometri all'ora, non sappiamo dove ci sta portando e, soprattutto, ci siamo accorti che non c'è il macchinista."

... oltre perchè mi sono accorta che il treno ha deragliato ... e nessuno lo dice.

Baci
Uto

P.s.: ottima l'idea dei negozi rispettosi dell'ambiente.