mercoledì 1 ottobre 2008

Re Capriccio seconda parte. Di Stefano Benni.

Nella foto: Alba marina a Piombino.

Sul quotidiano L'Unità ho trovato un articolo interessante che parla di Plastiche "verdi" e canapa, l'Italia leader ma non le usa , molto istruttivo per la salvaguardia dell'ambiente ne consiglio la lettura.
Ma adesso lasciamoci alle spalle la crisi degli stati uniti, il dramma Alitalia, il dramma della monnezza a Napoli e dedichiamoci alla lettura di:

Re Capriccio Seconda parte (di Stefano Benni)

Il maestro entrò nel bagno, di piastrelle nere coma da contratto. Qui lo attendeva il segretario personale, il dottor Fedora, l'unico in grado di sopportarlo, per via di un servilismo e di una pecoraggine uniche al mondo.
- E' pronto il mio bagno, Fedora? - chiese il Maestro, liberandosi del kimono e mostrando il fisico possente, centotrenta chili di cassa di risonanza e rotondità amplificanti, forse qualcuno di troppo, ma quale donna avrebbe potuto dire al Maestro: lei mi schiaccia? Tutt'al più sospiravano: come mi sento piccola e fragile tra le sue braccia, e poi correvano a farsi ingessare le costole.
- Temperatura dell'acqua? - chiese Del Pietro.
- Trentasei gradi - disse il segretario.
- Sali da bagno?
- Dèsir d'amour al sandalo, boccetta numerata, cui ho miscelato dieci gocce di elicriso e dieci di eucalipto.
- Profondità?
- Ottanta centimetri.
- La spugna?
- Sarda della costa verde.
- Le ochette?
- Come lei ha ordinato, una bianca e una rossa.
- Con l'elica?
- Veramente - disse Fedora - mi sembrava che lei avesse chiesto quelle antiche di legno, della collezione Goering.
- No, Fedora. Ho detto le ochette "piccole". Vale a dire quelle di plastica che aprono il becco, fanno qua qua e nuotano tutto intorno. Dove sono?
- Fortunatamente le ho qui nella borsa, Maestro - disse il segretario - eccole qua, Marisina e Tommasina.
- Marilisa e Teresina, cretino - disse il tenore, entrando nell'acqua come un tricheco. - Sai che hai rischiato il licenziamento, vero?
- Si, Maestro. Posso andare?
- No. Ho bisogno di qualcuno che mi lavi la testa.
- Posso fare io Maestro?
- Neanche per sogno, tu hai delle unghiacce da strega. Voglio qui subito il mio parrucchiere personale.
- Ma maestro... Julien probabilmente sta lavorando...
- Lo so, ma voglio lui. E basta discutere! - troncò Del Pietro, e con una manata, schizzò irosamente di schiuma Fedora, che usci' mestamente dirigendosi verso il telefono.
- Signor direttore, è da parte del Maestro.
- Oh povero me, cosa c'è ancora?
- Vuole Julien, il suo parrucchiere personale. Potrebbe andarlo a prelevare con l'elicottero dell'hotel?
- Dio mio, quanto tempo ho?
- Non più di quindici minuti.
- E dove si trova questo Julien?
- Credo che stia pettinando la moglie del sindaco per la prima di stasera.
- Ma come faccio a...
- Glielo strappi via, la lasci con i bigodini in testa. Lei non sa di cosa è capace il Maestro se viene contrariato il giorno della prima.
- Ci proverò.
Fedora crollò su una poltrona. Non era una vita facile, la sua. Dal bagno risuonava la voce del tenore che alternava brani della Berenice a conversazioni con le ochette.
- Fosse sempre cosi' tranquillo - disse tra sè.
- Fedora! - urlò il Maestro, come se lo avesse sentito.
- Serve qualcosa?
- Vieni subito qui.
Del Pietro era nella vasca, pallido, con le labbra livide e guatava l'acqua profumata come se nascondesse un caimano.
- Cosa c'è Maestro?
- Fedora, dianzi ho petato...
- Ebbene?
- Nessuna bolla d'aria è apparsa alla superficie. Perchè? Ti sembra normale?
Ahi ahi, ci risiamo, pensò Fedora, i peggiori capricci del tenore erano qualli a sfondo ipocondriaco.
- Sono fore occluso? Cementato? Mi sto forse gonfiando come un aerostato? Sai bene che l'emissione d'aria è fondamentale nel mio lavoro, ti ricordi, vero, quando ho abbattuto mezzo coro del Nabucco, io devo sfiatare, è indispensabile alla mia respirazione, come per le balene o i delfini, chiama il mio medico... anzi no, ci vuole qualcuno più competente, un esperto di fisica sottomarina, provvedi Fedora, o ti butto giù dalla finestra.
- Provvederò Maestro.

Un'ora dopo il grande Del Pietro si era del tutto tranquillizzato in seguito a un colloquio intercontinentale con il Centro Ricerche Oceanografiche di Miami, e precisamente col maggior esperto mondiale di patologia dei cetacei, il dottor Starbuck. Il Maestro si godeva un momento di relax tra un'ochetta e un sorso della sua acqua minerale preferita, riserva himalayana, quando qualcuno bussò alla porta. Solo una persona era autorizzata a bussare alla porta del bagno del Maestro senza essere investito dalla sua ira: il suo manager Caprone.
E Caprone infatti entrò, salutò e si sedette fieramente sul Water. Era stato anche lui un tenore, per quanto di scarso talento, e stazzava ancor più del maestro. Indossava una pelliccia di lupo siberiano lunga fino ai piedi, e ben presto il caldo e i vapori del bagno lo fecero sudare a ruscelli. Diede un imbarazzato colpetto di tosse e disse:
- Manrico, da quanto io e te lavoriamo insieme?
Il Grande Tenore lo fissò sospettoso. Era una frase che annunciava sempre brutte notizie.
- Sputa l'osso, Caprone, cos'è successo di sgradevole? La Lodoletti. Quel soprano da filodrammatica?
- No, no, la Lodoletti non fa storie. Ha accettato di uscire alla ribalta solo dopo tutti i tuoi applausi.
- Quel frocio di Blumenthal?
- No, no, è onorato di dirigerti, anche se sono tre giorni che non provi...
- E allora? Ambrassas? Ancora lui? Ha detto qualcosa di perfido su di me in una delle sue biliose interviste, quel tenorucolo da balera, quel cornacchione stonato, ma io gli faccio causa io, lo rovino io, lo mando a cantare in strada, io...
- Niente di tutto questo - disse Caprone, sbottonandosi la pelliccia - è una cosa... che riguarda il presidente...
- Non verrà? - gridò il Maestro, sobbalzando e affondando Teresina - ma è un insulto!
- Verrà, verrà, stai tranquillo. Anzi, proprio qui sta il problema. Ma è un problemuccio che possiamo risolvere facilmente. Il presidente è un appassionato di lirica e tuo sperticato estimatore. Direi che è un vero fanatico, e tu sai come sono questi fanatici...
- Insopportabili - sospirò il maestro, immergendosi fino a lasciar fuori solo l'atollo dell'epa.
- Trattandosi del presidente, sarà meglio usare il termine "capriccioso". Diciamo che chi ha tutto, ogni tanto fa i capricci, tu lo sai bene no? Non sei forse soprannominato Re Capriccio?
- Cosi' dicono i pennivendoli filoambrassiani. Ho le mie preferenze, ecco tutto.
- D'accordo - disse Caprone - diciamo allora che il presidente ha anche lui una segreta preferenza. E' uomo molto potente, è padrone di tutto il paese, può fare e disfare sollevando un mignolo, ma ha un sogno che non è mai riuscito a realizzare... e noi possiamo aiutarlo.
- Spiegati meglio.
- Il sogno del presidente è di calcare un palcoscenico lirico. Anzi, per l'esattezza, di cantare al tuo fianco.

L'urlo del Maestro risuonò prolungato trivellando i venti piani dell'albergo. Fedora dovette percorrerli tutti per rassicurare i clienti che si trattava soo di una piccola discussione di lavoro. Dalla suite giungeva rumore di vetri rotti e porcellane volanti. Quando il tornado sembrò placato, Fedora entrò nella suite con cautela.
... fine seconda parte.

Pillola del giorno: Non mi piace abbronzarmi. Sono di carnagione chiara. Sembra che mi abbiano trapiantato la pelle di un cadavere. L'ultima volta che sono andato al mare e mi sono svestito, un medico ha insistito per farmi un'autopsia.
Matteo Molinari.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sparito il mio commento di ieri, ribadisco il concetto:
benni for president!
ciao da cenere