sabato 11 ottobre 2008

Underground. Di Stefano Benni. Seconda parte.

Nella foto: Autunno solitario da http://internapoli-city-2.blogspot.com/

Avevamo lasciato il valoroso Capitan Carabus ed i suoi Guerrieri Neri all'interno del pericoloso Bar della stazione, nel tentativo di liberare la principessa Bea, riusciranno i nostri eroi a salvare la loro eroina? Ecco la seconda parte:

Underground. Di Stefano Benni. Seconda parte.

I quattro si avvicinarono prudentemente, lungo un sentiero di ghiaia. Scavalcarono i macigni con prudenza, attenti a ogni rumore. Ormai solo una grande parete di vetro li separava dall'interno del Centopiedi. Attraverso la cascata trasparente potevano vedere alcune Biscarpe ferme, e altre in movimento. Due nere traforate, una Baby Adidax gommosa e un Mocassino color diarrea.
- Hei, mangiamerda, ma non avevi detto che era deserto? - protestò Scaraffa.
- No, ho solo detto che a quest'ora ci sono meno scarpe che di giorno - rispose la Ronzante. -Del resto, se non ci fosse nessuno, perchè lo terrebbero aperto, cervello di cimice?
- Smettetela, - li interruppe Capitan Carabus - indicaci la strada.
- Dovete entrare e camminare lungo la parete di destra, - spiegò la Ronzante - finchè arriverete ai piedi della Montagna Argentata. Dietro la Montagna Argentata vive un Biscarpe di cui ho visto solo la testa, che è pelata e deliziosamente sudaticcia. Sta li' e serve Delizie calde e fredde, che fanno briciole, gocce e schizzi. Gli altri Biscarpe chiacchierano, bevono, mangiano e poi vanno in un locale meraviglioso che si chiama Toilette, dove...
- Va bene Ronzante, basta coi particolari, - disse Capitan Carabus - dicci dov'è la principessa Bea.
- Sulla Montagna Argentata c'è una locomotiva che sbuffa e manda getti di vapore e di liquido nero. Davanti c'è la gabbia di vetro. Là dentro è tenuta prigioniera la principessa, insieme ad altri della vostra razza.
- E' caduta o ce l'hanno messa?
- Questo non lo so, - disse la Ronzante - ma vi ho portato fino qui, e adesso datemi la ricompensa.
- Va bene, - disse Capitan Carabus - la carogna del gatto è nel terzo cassonetto, quello sotto l'albero dei bruchi.
- Yum- disse la Ronzante, e volò via.
- Sarà, ma io non la sopporto, - disse Cockroach - quando le vedo impiccate alla Palude Gialla, godo a pensare quanto sono fesse.
- Quella si chiama carta moschicida, - disse Cafardo - e nemmeno tu riusciresti a liberarti, se ci finissi dentro.
- Seguitemi Guerrieri! - intimò Capitan Carabus, puntando la lancia verso l'obiettivo.
Entrarono strisciando da una fessura sotto la porta, e si nascosero dietro uno stuoino lurido. Un Biscarpe marrone usci' subito, trascinandosi dietro un laccetto come una coda.
Baby Adidax lo segui' saltellando.
- Bene, - disse Scaraffa - è uscito il piccolo gommoso, quelli sono un pericolo, non stanno mai fermi un istante.
- Ehi! - disse Cockroach - cos'è questa roba azzurra profumata!
Cafardo quasi lo ribaltò con un colpo di lancia.
- Cretino, è veleno per topi, vuoi morire?
- Ehi vecchio - disse Cockroach - mi sono sparato dei litri di Baygon e credi che abbia paura di questa robetta!
Carabus li richiamò con un fischio ultrasonico. Si era avvicinato con prudenza ai piedi della Montagna e ne esaminava l'altezza.
- E' una bella parete di metallo, - disse - ma è appiccicaticcia, ce la faremo.
Uno a uno si avviarono rapidi in verticale. Erano tutti provetti scalatori. Arrivati in cima, si nascosero dietro la Locomotiva. Faceva un gran caldo e c'era una nebbia profumata di tostatura.
Da li' osservarono la situazione. Era proprio come aveva detto la Ronzante. La Montagna Argentata era piena di tesori. Granelli dolci, schizzi, briciole, sputi. C'era al vasca dorata con la sabbia bianca, una collezione di Zuccherose di tutti i colori e, dietro un vetro, una schiera di Tunnel dell'Amore pieni di crema. Ma quando videro nella gabbia di vetro la principessa Bea, lanciarono un urlo d'orrore, fortunatamente non avvertibile dalle orecchie dei Biscarpe.
La principessa era semisvenuta in cima a una catasta di cadaveri neri. Ma era viva, e muovendo lentamente una lancia, segnalò ai quattro che li aveva visti.
- Che crudeltà! Sepolta tra i nostri morti! - gridò Scaraffa.
- Non sono cadaveri, - disse Cafardo - ho già visto quelle cose. Sono nere e molli, somigliano a noi ma non sono vive. Credo che le chiamino liquerizie, o burdigoni, o qualcosa di simile. La principessa li' dentro è ben mimetizzata. Ecco perchè non si sono accorti di lei.
- Speriamo che non se ne accorgano adesso - disse Cockroach.
- Ehi, barista, - disse Mocassino - quelle sono liquerizie?
- E cosa credi che siano? - rispose il Biscarpe chiamato Barista. - Scarafaggi?
- Puah, - disse Mocassino, sputando peli di sigaretta per terra - odio gli scarafaggi, ne avevo la casa piena, ne avrò fatti fuori a ciabattate almeno un centinaio.
- Bastardo, - disse Cockroach - vorrei essere velenoso e ti farei vedere io.
- Calmati e non farti vedere, abbassa la lancia - disse Cafardo.
- Beh, quelle liquerizie non hanno un bell'aspetto, ma dammene una - disse Mocassino - Ho la bocca amara, non ho digerito.
Fu un attimo. La mano enorme del Barista si stava già avvicinando al coperchio. Videro il terrore negli occhi di Bea. La principessa era proprio in cima alla catasta, non c'era scampo per lei. Ma in quel momento Cafardo prese la decisione che lo avrebbe fatto passare alla storia. Usci' dal riparo della locomotiva, trotterellò lungo il bancone e agitò ostentatamente le lance sotto gli occhi dei biscarpe.
- Ehi! - disse Mocassino. - Guarda li', uno scarafaggio!
- Maledetto - urlò il Barista, e calò una gran manata, ma il vecchio Cafardo con agilità impensabile per un insetto della sua età (quasi settantadue giorni) schivò il colpo e saltò sul pavimento, inseguito dai due energumeni.
- Andiamo, - disse Carabus - lberiamo Bea.
- Ma... e il vecchio? - esitò Cockroach.
- Si sta sacrificando per noi, facciamo in modo che non sia tutto inutile - gridò Scaraffa. Corsero lungo il bancone, e scalarono la parete della gabbia di vetro. Iniziarono a spingere il coperchio, senza riuscire a smuoverlo.
- Tutti insieme, con le zampe di dietro - ordinò Carabus. - Uno, due, tre, via...
Intanto risuonavano sinistri i colpi di scopa con cui il Barista cercava di accoppare il povero Cafardo, che correva con l'ultimo fiato rimasto.
- E' andato di là - esclamò Mocassino - verso il sacco della spazzatura.
- Ci si è infilato dentro quel bastardo, - disse il Barista - ma non mi frega, vuoto tutto per terra, pur di trovarlo!
- Cafardo è un vero guerriero, - disse Carabus - oh issa, issa, ci siamo!
Il coperchio rotolò per terra fragorosamente, ma i due umani nemmeno si voltarono. Erano troppo intenti alla loro caccia sadica. Dalle spire di una buccia di mela, avevano visto spuntare le antenne di Cafardo.
- Salta fuori, Bea! - gridò Carabus.
- L'ho presa, capo, - disse Scaraffa - la tiro su io.
- Orbo del cazzo, quella è una liquerizia, - gridò Cockroach - la principessa è qui: dammi una zampa, baby, ti faccio uscire.
- Mi dia del lei giovanotto - disse Bea.
Nel momento stesso in cui la principessa veniva estratta dal vaso, un colpo di scopa risuonò orribilmente, accompagnato da un rumore che l'orecchio umano non poteva percepire, ma che significava la morte per ogni Guerriero Nero. Lo scricchiolare estremo della corazza.
- Addio, Cafardo - disse Scaraffa, incrociando le lance nel saluto d'onore.
- Non c'è tempo per piangere, scappiamo - disse Cockroach.
- Accidenti, i Biscarpe tornano qui, - disse Carabus - presto, tutti dentro le sabbie dolci.
Si tuffarono nella bianca coltre della zuccheriera, scomparendo alla vista.
- Beh, se ci resto secco è una bella morte - disse Cockroach, masticando grani di zucchero a quattro palmenti.
- Zitti e non muovetevi, - disse Scaraffa - provo a tirare fuori un occhio.
- Cosa vedi?
- Stanno ridendo! Maledetti! Il Barista tiene il cadavere di Cafardo per una zampa. Lo butta via, sghignazza.
- E adesso?
- Ha messo in moto la locomotiva. Sembra contento. Ha detto "E adesso ci facciamo un bel caffè!".
- Scappiamo - disse Bea - o siamo perduti.
- E perchè?
- Ho visto come fanno. Dentro il caffè ci mettono la sabbia dolce. Tra un pò verranno qui con una pala d'argento, la riempiranno di sabbia e finiremo nel caffè bollente. Ho visto morire una Coda-a-forbice cosi'!
- Come lo vuoi il caffè? - risuonò la voce del Barista - Io lo prendo amaro.
- Bene sussurrò Bea - "amaro" vuol dire niente sabbia dolce.
- A me due cucchiaini - disse Mocassino.
- Fuori! - gridò Carabus. Insieme a Bea e Cockroach riusci' a correr via e a nascondersi nella bacheca delle paste.
Da li' videro con orrore Scaraffa portato via sulla pala di metallo, acciambellato nello zucchero in modo da essere quasi invisibile.
- Cafardo, - urlava in ultrasuoni insettici - io ti vendicherò!
Scaraffa precipitò nel caffè, e da li', orribilmente nella bocca di Mocassino. Un attimo dopo l'umano iniziò a tossire, a sputare, a emettere suoni strozzati. Il Barista gli dava delle gran pacche sulle spalle, senza alcun risultato. gli occhi del Mocassino erano schizzati all'infuori come quelli di una mantide.
- Beh, Scaraffa non lo ucciderà, ma gli farà passare un brutto quarto d'ora - disse Carabus.
- Andiamo via - disse la principessa, - non sopporto più questa violenza.
- Io resto qui, baby - disse Cockroach, infilandosi in un Tunnel dell'Amore alla crema.
- Sei pazzo?
- Perchè? Il nostro destino è breve. Tra una settimana, forse due al massimo, sarò già sotto qualche scarpa, o sprayato a morte. Voglio godermela qua dentro. Meglio un giorno da sballo che dieci di paura!
- Anch'io alla tua età, venti giorni fa, la pensavo come te, - ammoni' Carabus - ma vedi, noi abbiamo un sacro compito nella vita: quello della riproduzione.
- Allora andate a scopare e lasciatemi in pace, - disse Cockroach, rotolandosi nella crema - no future!
- Andiamo - disse Carabus - ormai è perduto. I bignè danno subito assuefazione. Ne ho visti tanti finire cosi'.
Corsero fuori. La notte era umida e piena di smog, ma a loro sembrò bellissima. Videro Mocassino che vomitava sul marciapiede e il Barista che scuoteva la testa, perplesso. Si avviarono tra gli altissimi fili d'erba, cercando un rifugio dove riposarsi. Lo trovarono in una bottiglia rotta. dentro c'era un pò di rugiada notturna, e Bea si mise a bere a piccoli sorsi.
- Cara - disse Carabus - non speravo più di rivederti!
- Oh caro, - disse Bea, sfregando le sue antenne contro quelle dell'amato - neanch'io.
- E io allora? - tuonò una voce nei pressi della bottiglia.
Si girarono e videro, attraverso il vetro verde, l'insetto più mostruoso che si potesse immaginare. Era alto come un gatto, gocciolante di muco giallo, tutto storto e monco, con le elitre accartocciate e un'antenna spezzata che strisciava per terra.
- Chi sei creatura infernale? - urlò Capitan Carabus, uscendo dalla bottiglia lancia in resta. Ma la voce gli si strozzò in gola.
Dvanti a lui c'era Scaraffa!
Il vetro concavo della bottiglia ne aveva ingigantito e deformato l'immagine, ma era proprio il vecchio Guerriero. Ingoiato, glassato di succhi gastrici e vomitato, ma vivo!
- Amico mio - disse Carabus abbracciandolo. - E' incredibile!
- Beh, - disse Scaraffa - anche nella vita di un piccolo scarafaggio può esserci una grande soddisfazione.

Pillola del giorno: Un uomo molto vecchio ad una donna molto vecchia: "Se ti violento mi aiuti?".
Gianni Magni.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

E pensare che credevo "Bugs" il meglio che si potesse tirar fuori da una blatta ! :o)
Complimenti, delizioso scorcio di microvita...

Cercasogni

Anonimo ha detto...

Grazie infinite del tuo invito... sono appena rientrata e tornerò presto a leggerti...
Buona domenica...
LeAAA

Anonimo ha detto...

complimenti bellissimo racconto ^^
mi fà piacere leggere artisyi che nn conosco !
un abbraccio