giovedì 1 gennaio 2009

I racconti di Stefano Benni e le gustose e conturbanti ricette naturali






 La favola della fine del mondo e Zenzero 1000 virtù




 Paradiso, tratta da http://internapoli-city-2.blogspot.com/


La favola della fine del mondo.

-Papà, mi racconti la favola degli uomini del duemila?- Va bene, ma dopo dormi. Nel duemila gli uomini avevano un sacco di cose: I sonniferi, il campionato di calcio, le sfilate di moda, il silicone, i computer...- Anche la pizza?- Anche la pizza. Ma, malgrado possedessero tutto questo, la loro vita cominciò a peggiorare. Non sarebbe stato catastrofico, se lo avessero ammesso e si fossero comportati di conseguenza. Ma ormai erano abituati all'idea che la storia era come un'automobile, doveva essere sempre nuova e più bella, anche se non c'erano più le strade per farle andare avanti. Il clima e l'ambiente impazzirono, ma gli uomini sembravano quasi contenti di battere ogni record di caldo e di freddo. La metereologia era l'unico sport dove le prestazioni crescevano mostruosamente e nessuno chiedeva misure antidoping. Nelle città non si respirava più e l'aria fu privatizzata: I più ricchi usavano le bombole Fiat-eolo all'aria di montagna. I giovani avevano lo zainetto-standa all'alito di rockstar, mentre i più poveri si accontentavano della Pneumocentro, la bombola-risparmio che elargiva quattro respiri al minuto.L'agricoltura era sconvolta, ma gli scienziati pensavano a costruire sedani a tre stadi e maiali col manico, c'erano siccità e bibite gassate, yacht e alluvioni, club vacanze e onde anomale.- Cosa vuol dire anomalo?- Quando una cosa l'hai lasciata spadroneggiare e ingrandire fuori da ogni legge e regola, anzi ci hai pure fatto affari, e poi non riesci a torgliertela più dai coglioni, allora la chiami anomala.- Podding, il mio compagno di giochi, lui è molto colto, vive nella vecchia biblioteca, mi ha detto che nel Duemila avevano avevano soprattutto paura di tre cose: Della moviola, delle rughe in faccia e degli squatter.- Si, allora nessuno si preoccupava se le banche, o i palazzinari, o le industrie si impadronivano di intere città, radevano al suolo quartieri, rendevano inabitabile intere zone. Però se qualcuno occupava una casa vuota, si incazzavano come iene.- E' cosi che cominciarono ad andare indietro?- Esattamente. I trasporti divennero sempre più lenti e caotici. Poichè era di moda l'esoterico e il divinatorio, un giornale che si chiamava "La Repubblica", dopo i tarocchi regalò l'orario dell'Alitalia. C'era gente che prenotava un volo alla Malpensa per poter stare li tutta notte a fare lo scambio di coppie. I treni si nascondevano nei tunnel per la vergogna. Le autostrade divennero a cinque corsie, cosi rimasero vuote le tre corsie di destra per l'unica Prinz che non si vergognava ad andarci. E poi c'erano gli incendi.- E come li spegnevano?- Col fiato. Appena ne scoppiava uno grosso, cominciavano a litigare, le Regioni accusavano il ministro, il ministro accusava le Regioni, tutti e due accusavano il forte vento di scirocco, e l'esercito restava in caserma a fare la guardia al ficus del colonnello.- E avevano altri problemi?- Le atomiche esplodevano ancora ma erano deterrenti, le guerre erano intelligenti, i mercanti d'armi li chiamavano esportatori di tecnologia bellica. Solo i morti continuavano testardamente a chiamarsi morti. Dai paesi poveri i disperati cercavano di sbarcare nei paesi ricchi. Alcuni trovavano accoglienza di destra, un calcio nel culo e via, altri un'accoglienza di sinistra, un calcio nel culo e un chinotto. Perchè i paesi ricchi, ormai, avevano paura di tutto: Della zanzara africana, della borsa asiatica, dei neri non calciatori, dei bianchi non bergamaschi. E avevano inventato una parola magica: Emergenza. Emergenza ozono, emergenza incendi, emergenza mafia, emergenza immigrati. Emerganza voleva dire: "Niente paura passerà". Alla fine giunsero all'"emergenza delle emergenze", e non uscirono più di casa.- E nessuno denunciava queste cose?- Come no. C'erano i film catastrofe, i concerti di beneficenza, la pubblicità Benetton. E poi i raduni degli scienziati, al termine dei quali i partecipanti si riunivano tutti insieme e lanciavano un grido d'allarme. Era una cerimonia molto divertente, qualcuno gridava anche "gol" o faceva il verso dell'upupa, poi tornavano a casa contenti. La televisione aveva cento canali, ma dentro ci giravano sempre le stesse facce. Cosi la gente diceva: Bè, se loro sono sempre li, vuol dire che le cose non peggiorano. Magari se avessero visto un presentatore prendere fuoco, un politico travolto da un'ondata, o un gommone di profughi piombare in mezzo a un quiz, si sarebbero preoccupati. Ma le cose brutte si vedevano solo nei telegiornali, che ormai erano considerati delle favole cattive.- E poi cosa accadde?- Bè, te l'ho già raccontato. un giorno il Polo si squagliò e il mare si alzò di sette metri. Tutto sprofondò in trenta secondi di diretta e quattro spot. Restarono solo rottami galleggianti. Sull'ultima zattera un certo Ragionier Brambilla, prendeva a remate un albanese che voleva salire. Poi tutto tacque. Ci salvammo solo noi, e la vita continuò.- Insomma babbo, sono proprio fortunato a essere nato topo.- Proprio cosi, figlio. Hai studiato la lezione per domani?- Si nella storia dell'evoluzione dei topi ci sono tre grandi periodi: Quello di Neanderthal, quello di Simmenthal e quello di Emmenthal.- Bravo, sono orgoglioso di te. E adesso dormi. Buonanotte.


Da Vegan Blog:

Zenzero 1000 virtù
Il mio rimedio contro catarro, influenza e tosse malefica. Un anno fa, più o meno in questo periodo, leggendo qua e là come faccio sempre, ho tovato un libricino in edicola sui rimedi della nonna e cercando qualcosa di “alternativo” per curare le persistenti tossi, bronchiti e influenze della piccola ho trovato qualche suggerimento utile e me lo sono mixato a qualche spunto preso da informazioni via internet e dai genietti laboriosi della mia testolina. Naturalmente la mia pestifera accetta tutto da me 😉 Dunque ecco a voi.
zenzero 012
Ingredienti:
zenzero fresco qb
malto a vostra scelta (io di miglio) qb
limoni freschi qb
serena varicella 4 anni 001
Procedimento:
Ora vi spiego perché tanti qb. Bisogna pelare e centrifugare lo zenzero, misurate la quantità di succo di zenzero che avete ottenuto e aggiungete una parte uguale di succo di limone (centrifugato anche quello, così non vi trovate i pezzetti da setacciare) e una parte uguale di malto. Mettete tutto in un pentolino e portate a bollore con la fiamma al minimo. Dovete avere una consistenza simile allo sciroppo di agave, e sarà molto concentrato di sapore, molto pungente e piccante. Fate raffreddare e imbottigliate.
Considerazioni:
Grazie all’alta percentuale di zucchero e limone, si mantiene anche 2 mesi in frigorifero, ma basta farne poco per volta perché è davvero potente! Quando la pestifera sta proprio male, gliene do 1 cucchiaino 3 volte al giorno, ma devo avere a portata di mano un bel bicchiere d’acqua perché è veramente tosto da mandare giù e lei è il mio mito! Per noi adulti invece che mandarlo giù tutto in una volta è fantastico anche negli infusi e spettacolare nella birra. Ne basta 1 bel cucchiaio nella bottiglia e dopo si fanno scintille di sapore. Le virtù dello zenzero sono innumerevoli e già conosciute, ma non sapevo che il limone aumentasse le difese immunitarie, in quanto attivatore di globuli bianchi, e che fungesse anche da antibatterico per il cavo orale; in più io e la pestifera abbiamo adottato una dieta “anti catarro” a base di cavoli, rape bianche, sedano rapa, daikon cotti, crudi, bolliti, frullati e lessati e tanta frutta fresca. Dopo un anno senza farmacia direi che il metodo è collaudato e funzionante. Ho un altro fantastico rimedio, ma lo rimando alla prossima volta 😉
N.B.:
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Diario delle vacanze il grande rientro parte prima e Ragù Vegetale


Diario delle vacanze il grande rientro di Stefano Benni Parte prima.

20 agosto
Caro diario, l'ora X sta per avvicinarsi. Per tutta la vacanza papà ci ha svegliato alle tre di notte per le esercitazioni del Grande Rientro. Dopo aver scoperto che il look militare è di gran moda, ci ha vestito con pezzi della sua tuta mimetica. Ci siamo abituati a dormire con gli anfibi spalmati di grasso, e le lenzuola sono diventate un pò scivolose. Ma papà dice che dobbiamo prepararci alla guerra, perchè ci sono dei Grandi Vecchi nascosti in grotte col fax, la parabolica e i videogiochi.sappiamo tutto di loro, la mappa del bunker, il water segreto e anche quante bombe a mano e mitra hanno e il loro numero di matricola. Ma papà, ho detto io, se conosciamo tutti questi particolari, vuol dire che sappiamo anche chi ha venduto le armi, magari c'è anche una regolare fattura IVA. Allora non era meglio impedire di venderle, piuttosto che contarle adesso? Invece di bombardare, non si fa prima a bloccare qualche fabbrica o mercante internazionale? Papà mi ha guardato male e ha detto che sono un potenziale terrorista. La mamma gli ha detto, caro, non arrabbiarti, è solo un bambino, e lo ha portato in camera da letto. Temo una rappresaglia.
Fine parte prima.

Dal blog I Vegolosi

Ragù vegetale facilissimo

Che sia di soia, verdure, tofu o lenticchie, il ragù resta il sugo principe della cucina italiana: anche nella sua versione vegana mantiene il gusto e la bontà della tradizione.
di SERENA PORCHERA


Il ragù, si sa, è un grande classico della cucina italiana, il condimento per eccellenza delle nostre paste, secondo solo alla classica “pummarola”, con cui peraltro viene preparato. Per chi non vuole consumare carne, ma neanche rinunciare al sapore unico e alla soddisfazione che un bel piatto di spaghetti al ragù regala al palato, le alternative esistono e sono veramente tantissime!

Cosa ancor più importante: il ragù senza carne non è un affronto alla tradizione. Il ragù vegetale è infatti da sempre esistito, fa parte della cultura contadina e sfrutta gli aromi dell’orto: sedano, cipolla, carota e il coloratissimo pomodoro, passato oppure in polpa. In aggiunta, spezie e vino rosso, corposo e deciso, aggiungono personalità e gusto a questo sugo prelibato.


Ma quale che sia l’ingrediente principale ogni ragù che si rispetti prevede la lentezza di una cottura che necessità di pazienza e cura per permettere agli ingredienti di amalgamarsi per bene in modo che il risultato finale sia molto di più della semplice somma delle parti.




Diario delle vacanze parte seconda  e patate all'arancia


 Vacanze a Niagara Falls.

Diario delle vacanze parte seconda Di Stefano Benni
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21 agosto
Il rientro è vicino.Lo capisco da come, nell'albergo, tutti fanno finta di niente per non rivelare l'ora della partenza. I nostri vicini di camera hanno addirittura messo sulla porta una scritta "Vendesi auto come nuova".Invece sappiamo che hanno già caricato le valigie.Papà, per essere pronto, non le ha mai neanche scaricate, ogni notte va di nascosro nel bagagliaio a prenderci le mutande di ricambio. Papà è uno dei più grandi architetti portapacchisti d'Italia. Riesce ad innalzare sul tettuccio dell'auto una costruzione che sta a metà tra una pila per roghi e l'altare di san Gennaro. Per fissarla usa metri di elastici tirati al massimo, ogni tanto qualcuno gli arriva in faccia come una frustata, il vero portapacchista -sostiene lui- è sempre pieno di cicatrici. In cima ai tre metri di bagagli ci mette immancabilmente due damigiane d'olio. Gli ho chiesto perchè, visto che non le usiamo mai. Papà mi ha risposto che è un'antica tradizione. poi mi ha preso sottobraccio e mi ha detto che, riguardo al terrorismo, l'arma migliore è bloccare i conti in banca dei ricchi scheicchi. Ma papà, gli ho chiesto, come facciamo a scoprire i giri finanziari di Bin Laden se non siamo riusciti a capire quelli di Tanzi della Parmalat? Mi sono preso uno schiaffone.22 agostoAlle due di notte papà ha gridato "Sveglia giù dalle brande" e ho capito che il grande giorno era venuto. Dal risuonare di anfibi lungo le scale, abbiamo dedotto che non eravamo soli.Per il viaggio ci siamo sistemati cosi: Papà e mamma davanti, io e il coccodrillo-salvagente di dietro. Lo portiamo a casa gonfio perchè è pieno di salubre aria di mare. Ognuno di noi recava con sè i souvenir della vacanza. La mamma le conchiglie, papà tutti gli asciugamani della pensione, i portacenere ed il tavolo da ping pong. Io i cucchiaini dei gelati. Ho letto che questa estate ogni italiano ha consumato sedici chili di gelato a testa. Bè io li ho mangiati in una sola sera, il gelato si chiamava Supercoppa Grangelo Marmolada Titanic e costava come tre aragoste.Era una coppa cosi grossa che sporgendomi ci sono cascato dentro, ho sentito un gran freddo, un odore dolciastro e la voce di mio padre che diceva "tieni duro ragazzo, adesso ti tiriamo fuori da li". Quando ho ripreso i sensi, c'era Buck che mi leccava la faccia. Buck è un cane da vaniglia, versione marina del cane da valanga, e mi ha salvato la vita. Caro vecchio Buck!
La terza ed ultima parte alla prossima uscita.

Da Vegan Blog:

Patate all'arancia
Ecco una ricetta semplice semplice per stupire i vostri ospiti, a pranzo o a cena, con un contorno gustosissimo e coloratissimo, le patate viola. Le patate viola sono state una piacevole scoperta, sono ricche di antiossidanti, sostanze nutritive che proteggono l’organismo e aiutano a ridurre l’invecchiamento e non contengono glutine. L’orto del Fucino mi ha dato questa possibilità ed ho preparato questo piatto che nessuno rifiuta mai.
2 Ingredienti:
patate
patate vitelotte
sale
rosmarino
olio evo
succo e scorza grattugiata di arancia

... Continua




Diario delle vacanze parte terza e Crespelle salate vegan alle castagne, funghi e besciamella al tartufo

Serre ingorgo
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Diario delle vacanze parte terza Di Stefano Benni.

23 agosto
La partenza intelligente è riuscita. All'alba ci siamo trovati in una coda di gente tutta intelligente come noi, trenta geniali chilometri di ingorgo. Ma una volta entrati in autostrada abbiamo fatto prestissimo. Dopo un attimo eravamo già in fila del casello di uscita, nel senso che c'erano cento chilometri di coda fino a casa. Mio papà è subito sceso gridando che la colpa era di quelli che non tengono gli spiccioli pronti. Siamo scesi anche noi, l'autostrada è diventata un party all'aperto, si faceva conversazione da auto ad auto. Di fianco a noi un camperista tedesco spiegava a mio padre che le armi più pericolose del terrorismo internazionale sono l'uranio venduto dai russi e l'esplosivo plastico. Papà gli ha chiesto come faceva a saperlo. Il tedesco ha detto con orgoglio che suo figlio è il rappresentante di vendita per l'Africa ed il Medio Oriente. Mamma voleva litigarci, papà l'ha zittita. Io ho creato un movimento di bambini disidratati organizzati e ci siamo messi a gridare lo slogan "vogliamo il gelato". La manifestazione è stata sciolta.
23 agosto sera
Dopo nove ore di coda ci è venuta fame, ma abbiamo scoperto che per un errore di stratificazione la busta delle cibarie era finita in fondo al baule, si sentiva l'odore del provolone e lo scricchiolio delle uova sode, ma non c'era niente da fare. Cosi abbiamo affrontato la calca di un Autogrill mettendoci coraggiosamente in fila alle casse. Mamma ha sbagliato subito, è finita nella fila dei gabinetti e si è chiusa in una toilette a piangere. Papà è stato eroico, ha sgomitato e lottato ed è uscito trionfante con l'ultima "Gazzetta dello Sport". Per la gioia però si era dimenticato di comprare da mangiare. Io ho rubato un pacchetto di brigadini a una bambina, la guerra è guerra. Quando siamo tornati all'auto , il coccodrillo era esploso e un ladro scalatore ci aveva rubato le damigiane d'olio. Eravamo stanchi, ma abbiamo proseguito. Mi sono addormentato sognando che qualcuno cercava di vendermi una scatola di missili Giotto a colori. Quando mi sono svegliato ho visto il volto di papà rasserenato: eravamo usciti dall'ingorgo autostradale ed eravamo nel vecchio caro ingorgo di città.
24 agosto
A casa abbiamo trovato qualche cambiamento. Il ficus era morto, secco e bruciato, e c'è stato un palleggiamento di responsabilità tra la portinaia, il nonno e le regioni. Inoltre la mamma aveva lasciato al gatto una scatoletta per ogni giorno, dicendo che con la sua intelligenza avrebbe capito e si sarebbe regolato. Purtroppo si era dimenticata di aprire le scatolette. Il gatto era molto magro e arrabbiato. E cosi eccomi qua, nel mio comodo letto. Le vacanze sono finite e tornano i problemi. Mancano i posti, non i posti di lavoro, i posti letto per i Vip al Festival di Venezia. Ma ho letto con sollievo che l'industria bellica continua ad assumere. Perchè al mondo non ci sono soltanto gli eserciti statali, ma anche centinaia di eserciti privati in vendita. Come fanno certi paesi a parlare di pace mentre le loro industrie di armi sono un supermarket aperto a tutti, come fanno a spedire proclami di indignazione e cataloghi di missili con lo stesso fax?Ma non devo più preoccuparmi per il mio futuro. Ho deciso. Da grande farò il bersaglio.


Da I vegolosi:

Crespelle salate vegan alle castagne, funghi e besciamella al tartufo


Le crespelle salate ai funghi sono un piatto classico autunnale. In questa ricetta le abbiamo condite con una besciamella aromatizzata al tartufo un sapore che si sposa molto bene con i funghi. Un piatto sostanzioso e saporito che conquisterà tutti a tavola.







Diario delle vacanze Tre: il dottor Norman e Crostata con patata dolce


Tutti al mare di ( http://internapoli-city-2.blogspot.com/)

Diario delle vacanze tre: il dottor Norman.di Stefano Benni.

Caro diario, domani partiamo per le vacanze. Mio padre mi ha preso da parte e mi ha spiegato che ho già tredici anni, sono una ragazzina intelligente e dovrò fare vacanze intelligenti. Non dovrò portarmi dietro la bambola e l'orsacchiotto Paco, perchè non devo dipendere da niente. Anche lui, ha detto, lascerà a casa due dei suoi cinque telefonini. Ci serve proprio un pò di svago e di vita sana. Abbiamo passato un bruttissimo inverno. La mia città ha tre volte il tasso di polveri e benzene consentito. Ma una volta al mese fanno la domenica ecologica, chiudono il centro e ci danno il permesso di girare tutti insieme in bicicletta, cosi possiamo respirare tutta la merda in una volta e il giorno dopo le macchine hanno un pò di aria pulita da inquinare nuovamente. Per via di questo inverno un pò impestato il mio fratellino Luigino ha avuto tredici virus con qurantadue di febbre, io sei bronchiti, mamma una vecchia allergia ai pollini insieme a una nuova allergia ai peli di cammello (per fortuna siamo stati allo zoo solo due volte). Papà ha avuto la congiuntivite allergica con gli occhi rossi per sei mesi, e una stomatite che gli ha scoperto le gengive, e una notte che era vestito di nero un uomo ha cercato di ucciderlo con un paletto nel cuore. Per finire il nostro cane, Bongo, ha preso da un gatto le zecche che i piccioni prendono dai topi. Ma il dottore ha detto che tutte queste malattie sono nella norma e anche nel 1936 ci fu qualcosa di simile. Ma ora respireremo un pò di aria sana.Siamo sull'autostrada bloccati da nove ore. La fila è di cinquanta chilometri ma la radio ha appena detto che nel 1996 ce ne fu una molto più lunga. Diluvia e ci sono dieci gradi all'ombra, ma il metereologo ha appena detto che la temperatura è sostanzialmente nella norma. Nessuno spegne il motore e l'aria non è proprio pulitissima. Luigino vomita. Bongo si gratta, io tossisco, mamma ansima e papà bestemmia. Ho letto da qualche parte che ci sono già le auto elettriche e quelle che vanno ad olio di colza non inquinanti, ma le industrie non le vogliono, l'olio di colza è contingentato e addirittura da qualche parte si sono rifiutati di assicurare le auto che vanno con l'olio di colza. Io spero che qualcuno la tiri fuori davvero questa storia dell'olio, se no siamo fritti.Mentre siamo in fila, ascoltiamo la radio. Siccità in Africa, bufere di vento in Sardegna, alluvioni in Scandinavia e incendi in tutta l'America. Un metereologo però dice che nel 1869 ci fu un anno simile e quindi siamo nella norma. Finalmente abbiamo raggiunto il mare e siamo corsi subito in spiaggia. Soffiava un tipico vento gelido di agosto, gli ombrelloni volavano dappertutto e faceva un freddo bestiale. Io e luigino abbiamo litigato perchè lui voleva fare un castello di sabbia e io invece un pupazzo di neve.Verso sera una nave, spinta dalle onde in burrasca, si è arenata sulla spiaggia. Tutti sono corsi là armati di bastoni e spiedi pensando che fossero curdi. Invece era un traghetto che andava alle Eolie ed era stato spinto là dalla tempesta. Sopra c'era anche un signore che fa il metereologo e si chiama dottor Norman, che ha spiegato a papà che nel 1934 ci fu un episodio analogo. Siamo stati un pò barricati dietro l'ombrellone, e poi papà si è vestito con la muta e la giacca a vento e ha provato a fare il bagno. Si è quasi congelato, ma quando è uscito si è alzato un vento rovente di scirocco che l'ha cotto in pochi istanti. Norman ha detto che era tutto nella norma, compreso l'incendio che ha distrutto la nostra pensione, la bufera di vento che ci ha portato via la tenda, e la tempesta di polvere che ci ha accecato, cosi che papà ha rimontato la tenda sul formicaio più grosso dell'occidente. Abbiamo dormito in una buca nella sabbia.Stamattina per fortuna fa più caldo. cinquantasei gradi all'ombra, e un vento africano che porta sabbia, raffiche di cuscus e, purtroppo, peli di cammello a volontà per la povera mamma. Io penso che noi umanoidi abbiamo combinato un bel casino con questo clima, che ci vorrebbe una commissione climatica mondiale che ci informasse davvero e imponesse regole da rispettare, e mi piacerebbe che le notizie di questa commissione fossero la prima notizia del telegiornale, ancora prima dell'indice Mibtel e delle vacanze dei Vip. Al pomeriggio ha cominciato a piovere, c'è stata una piccola alluvione e una grandinata color tamarindo. Io e Luigino l'abbiamo assaggiata e non era male, però poi ci è venuta la colite e siamo stati tutto il pomeriggio seduti nella norma.Papà ha detto io me ne frego del maltempo, io faccio il bagno, è entrato in acqua e ha trovato prima le meduse e poi la mucillaggine, è uscito che sembrava una gelatina semovente, e tutti i bambini della spiaggia lo hanno preso per Pokèmon e se lo sono disputato.Il dottor Norman ha detto a papà che nel 1965 ci fu un caso di mare inquinato in quel modo, sono calamità naturali e non bisogna cedere all'allarmismo e alla tentazione di incolpare uomini ed industrie. In quel momento è giunta a riva una chiazza di petrolio venuta da chissà dove. Papà e il dottor Norman si sono infilati in un branco di fenicotteri e cosi sono riusciti a farsi ripulire da Greenpeace.Ieri Luigino sotto la tenda ha preso un nuovo virus con quarantasei e mezzo di febbre. Il dottore ha detto che aveva già visto un caso simile nel 1988, però si trattava di un wurstel. Nel delirio, Luigino mi ha confidato che crede di aver capito tutto. Tutte le volte che succede qualcosa di mostruoso, basta dire che è una calamità naturale, ma soprattutto che è già successo e anche peggio. Quindi, basta tenere presente Hitler e ogni politico italiano va bene. Ogni nuovo virus è meglio del colera. Ogni catastrofe climatica è meglio del diluvio universale. Un maremoto non è un problema, a meno che non depositi sulla spiaggia degli extracomunitari. Quindi ognuno può continuare ad inquinare, disboscare, chimicizzare, sfruttare. Pensandoci bene, c'era del metodo nel delirio di Luigino. Volevo discuterne con papà, ma era impegnato in una discussione con i vicini di tenda sui pericoli delle radiazioni da cellulari, e su perchè la pubblicità dice che le telefonate costano meno ma le bollette crescono. Il dottor Norman ha detto che c'era già stato un caso simile nel 1864, in una bolletta del gas in Alabama. Tutti si sono rassicurati.
Fine prima parte.

Da Vegan Blog

Crostata con patata dolce

Non la solita crostata, ma una con base di biscotto e crema di “finto” cioccolato. La base punta su un abbinamento un po’ diverso preparato con il cocco, che le dà la crocantezza, e la crema di sesamo, che le dà un sapore abbastanza particolare aiutandola a rimanere friabile. La crema nonostante il sapore di cioccolato, in realtà è molto leggera ed è realizzata principalmente con la patata dolce e il cacao. Il tutto insieme crea una crostata unica dal sapore indimenticabile che potete decorare con frutta a vostra scelta.
vb
Ingredienti per la base:135 g di farina di riso
75 g di zucchero di canna
60 g di farina di cocco
150 g di crema di sesamo (tahina)
75 g di acqua calda
2 cucchiaini di lievito per dolci
Ingredienti per la crema:850 g di polpa di patata dolce
100 g di zucchero di canna
50 g di cacao amaro in polvere
45 g di melassa
30 g di burro di arachidi
1/2 cucchiaino di sale fine
1 pizzico di vaniglia
200 g circa di frutta di bosco a scelta
Procedimento per la base:In una ciotola setacciate la farina di riso, poi aggiungete lo zucchero, la farina di cocco e il lievito e mescolate tutto. Versate al centro della farina la crema di tahina e l’acqua e amalgamate tutto fino ad ottenere un panetto morbido e compatto. Avvolgetelo con della pellicola per alimenti e mettetelo a riposare per circa 15 min nel frigo. Passato il tempo prendete una teglia da crostata di diametro di 26 cm e imburratela con burro di arachidi. Poi foderatela con l’impasto lasciandola senza bordi. Dopo bucherellate il fondo con una forchetta e infornatela a 180° in modalità statica, in forno già preriscaldato, per circa 15 minuti. Sfornate la base e lasciatela raffreddare su una gratella.






Diario delle vacanze tre parte seconda. e Zuppa vegan di ceci e orzo


 immagine tratta da http://gallinavecchiafabuonbrodo.blogspot.com/

Da Diario delle vacanze tre, il dottor Norman seconda parte.
Di Stefano Benni.

Oggi finalmente c'è un tempo discreto, pioviggina. Abbiamo fatto il bagno, le meduse non c'erano, c'era solo uno squalo, ma è passato vicino a Luigino ed è morto di tonsillite in pochi istanti. Sul giornale ho letto che in Africa non c'è più un goccio d'acqua e nell'Artide i ghiacci si sciolgono a tempo di record, che il clima mediterraneo è fottuto e si prevedono tornadi mai visti. L'ho letto in un trafiletto tra le notizie della fusione tra Telecom, Cragnotti, Parmalat e la triade cinese.Verso sera la situazione è peggiorata. Si è messo a nevicare. Luigino è stato punto da una nuova zanzara tropicale, mamma starnutisce come un locomotore. Ma papà ha detto che bisogna reagire e fare il bagno, si è fatto prestare una tavola da surf e si è lanciato contro un'onda di sei metri. E' rimbalzato sulla cima di un pino, al centro del solito incendio.Il dottor Norman stava rassicurandolo spiegandogli che era successo qualcosa di simile nel 1789, ma papà gli ha tirato un pugno in faccia di incredibile potenza, scardinandogli metà dei denti, poi lo ha rassicurato dicendo che aveva dato un pugno molto peggiore a un suo compagno di scuola nel 1956, e quindi il pugno doveva considerarsi nella norma.A sera abbiamo arrostito delle bistecche di medusa sulla schiena di Luigino e mamma si è ripresa dall'asma inalando dalla marmitta della macchina. Sembra che abbia una sindrome di dipendenza dal benzene. Papà sta facendo le valigie e piange. Io ho acceso la radio e ho sperato in qualche buona notizia. C'era una lite tra maggioranza e opposizione sui parcheggi da assegnare alle loro auto blu, esattamente uguale alle quindici liti precedenti. Poi c'erano tutti gli indici Mibtel, Nasdaq, e le novità degli amori Vip in Costa Smeralda, il calciomercato e la moda inverno-inverno. Non una parola sull'aria, sugli oceani, sul mio febbrile e alluvionato futuro. Perciò ho deciso di farla finita. Sono andata in riva al mare e ho camminato nell'acqua, aspettando che le onde mi sommergessero. Sfortunatamente il mare era ghiacciato. Vorrei sapere che cosa ne pensa il dottor Norman, ma non riesce ancora ad aprire la bocca. Mi sono sdraiata sulla sabbia e ho pensato: come pretendete che facciamo due settimane di vacanze intelligenti se vi comportate da stupidi tutto il resto dell'anno? Ho contato le stelle. Erano due, tra nuvole nere e vapori di petrolio. Poi mi sono addormentata tutta agitata pensando: beati quelli che hanno paura degli scippi.

Da I Vegolosi

Zuppa vegan di ceci e orzo al pesto di basilico vegan

di SONIA MACCAGNOLA


La zuppa vegan di ceci e orzo è un saporitissimo piatto unico a cui il basilico del pesto regala una delicata freschezza. La presenza del cereale e del legume rende questo piatto completo e ideale come pasto leggero ma nutriente e ricco di sapore.

Ingredienti per 4 persone

230 g ceci lessati
100 g orzo perlato
1 cipolla
2 coste di sedano
1 ½ cucchiai di concentrato di pomodoro
2 cucchiaini di origano
4 cucchiaini di pesto di basilico vegan
Brodo vegetale
Sale e pepe

Prepariamo la zuppa

Pulite e tritate la cipolla e il sedano e soffriggeteli in una pentola capiente con un po’ d’olio extravergine d’oliva. Dopo 5 minuti aggiungete il concentrato di pomodoro e l’origano. Fate saltare per un altro paio di minuti.
... Continua




Estate in città e Cioco(fa)rì


da ( http://blabla-sonia.blogspot.com/ )
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Estate in città di Stefano Benni prima parte 

Caldo, negozi chiusi, smog, non sono i peggiori nemici dell'estate in città. Sono in agguato insidie da cui non è facile difendersi. Eccone un elenco.
Il tossicopolare. Essere che ha sviluppato una dipendenza all'aria condizionata, tale da temere che un solo istante di esposizione al caldo possa incenerirlo. Obbliga i suoi colleghi di uffcio a vivere sottozero e indossare cappotti. Dopo il lavoro balza dentro la sua auto, riconoscibile dai ghiaccioli sul volante. Appena dentro casa, accende una bufera di climatizzatori che schianterebbe un esquimese. Non va al ristorante se non è sicuro di potersi sedere vicino al getto d'aria fredda, mangia solo mozzarella appena uscita dal freezer tagliandola col piccone. A volte lo si può trovare raggomitilato dentro il cassone dei gelati. Di notte costringe la moglie a dormire nel sacco a pelo sotto un cannone che spara neve artificiale. Si è liberato delle zanzare ma talvolta nel sonno viene morsicato da un tricheco. Il suo motto preferito è: "Che estate di merda, ci sono quaranta gradi e io ho sempre il raffreddore".
Il lavatore d'auto. Uomo in mutande che, in mezzo alla strada, ogni notte, lava la sua macchina in una pozza di schiuma e detersivo larga anche duecento metri. Inutile fargli notare che l'auto è più che pulita. Vi sorriderà tristemente e tornerà alla sua ossessione. Se volete farlo felice vomitategli sul parabrezza.
Il calabrone della notte. Alle tre di notte, quando dopo molti tantativi siete riusciti a prendere sonno, sotto la vostra finestra passa questo essere maligno, a bordo di un veicolo che emette un rumore senza paragoni nella scala cacofonica universale. E' qualcosa che sta tra una sega elettrica, una zanzara gigante e la colica di una formula uno. Il rumore inizia da chilometri di distanza e si spegne all'alba. Nessuno è mai riuscito a vedere chi sia il terribile calabrone della notte. Si favoleggia di un vecchietto su un minuscolo motorino. Blocchi stradali e agguati non hanno dato esito.
La sfilata. D'estate, la città è invasa da sciami di manifestazioni. Sui viali c'è la maratonina, sul lungomare il Festivalbar, nel chiostro cinquecentesco un dibattito sul premio Strega, durante il quale anche i sarcofaghi sbadigliano. Ma la peggior disgrazia è scoprire che la vostra passeggiata è bloccata da una sfilata. Modelle beccheggianti e ramboidi in bermuda hanno occupato la piazza davanti a un parterre di Vip rintronati. Non avvicinatevi, o dovrete subire il selvaggio assalto dei Dolci e dei Gabbani, molto più invadenti di un vù cumprà. Non contenti di aver invaso gli studi televisivi, sfilano in stazioni, scalinate, darsene, morgue, spacciando la ripetitività per scuola, le zip aperte per trasgressione, il griffaggio di profumi e accendini per creatività. Nessun angolo della città sfugge a questi ambulanti miliardari, telepresentati dal Pippone e dalla Pippona di turno in un ininterrotto spot ossequioso. Sono parate militari del banale elevato a potenza, scopiazzature di quadri e costumi antichi, versioni impellicciate e pralinate della sagra paesana e della processione del Santo, senza il miracolo di un attimo di spontaneità, e con la carica sexy di una polleria. Anche se Naomi divora chilometri come una marciatrice russa, e gli stilisti spendono miliardi di pubblicità e organizzano feste lussuose per trovare nuovi complici, il magazzino delle idee è vuoto. Se passate vicino a una sfilata, sfilate via.
Fine prima parte.

Da Vegan Blog

Cioco(fa)rì


Avete presente il ciocorì?? Ecco, io da piccola ne andavo matta! Così ho pensato di replicarlo homemade, versione vegan e super healthy, aggiungendo anche il farro – sempre soffiato – per renderlo più vario nel gusto. Il risultato è stato apprezzato tanto da tutti! 😉ciocofarì 1
Ingredienti:
100 g di cioccolato fondente
15 g di riso soffiato al naturale
15 g di farro soffiato al naturale
Procedimento:
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria o nel fornetto a microonde, stando attenti che non si bruci. Aggiungetevi i cereali soffiati e mescolate bene. Stendete su un foglio di carta forno, sistematelo su una superficie piana (piatto, vassoio, teglia, ecc…) e riponetelo in frigo per 1/2 giornata. Una volta freddo ed “indurito” spezzetatelo con le mani. Conservate in frigorifero, in un contenitore ermetico.






Estate in città di Stefano Benni seconda parte e Polpettone vegano in crosta

tempio di Taj Mahal in India da http://unfilodindia.blogspot.com/

Estate in città di Stefano Benni seconda parte.

Il sordo del televisore. Signore che tiene la finestra aperta e il volume del televisore a livello di concerto rock. Tutta la zona viene svegliata alle sette di mattina dalla sigla delle Tartarughe ninja. Costringe i condomini a vedere tutti lo stesso telegiornale, perchè il suo audio annichilisce gli altri. Guarda tutto, compreso il Dipartimento Scuola Educazione alle quattro di notte, e se gli abitate vicino potrete diventare geometri in un mese. A volte aggiunge al televisore un giradischi a pieno volume. Dalle finestre contigue arrivano lanci di pentole, frecce e bestemmie, ma non c'è niente da fare. Non si può chiamare la polizia perchè l'agente vi risponderà"mi dispiace signora, ma se non abbassa quel televisore non capisco una parola". Non si può suonare il campanello, nè telefonargli perchè non sente il trillo. L'unico modo per fermarlo è scalare la parete della casa ed entrare dalla finestra. Lo troverete addormentato e vi confesserà candidamente che lui la televisione non la guarda mai, la tiene accesa perchè gli fa compagnia.
L'annaffiatore. Entità superiore, che da altezza misteriosa fa precipitare in continuazione getti d'acqua sui passanti. Giorno e notte, il rumore della sua cascatella risuona nel silenzio della strada. Si ignora quale tipo di foresta tropicale o avido baobab debba innaffiare in continuazione. Se siete colpiti dal getto, inutile guardare in su, l'annaffiatore misterioso è invisibile, tutt'al più potrete vedere tremolare un geranio. Se gli gridate di stare attento, smette per due minuti, e poi lo stillicidio riprende. Se lo insultate, molla giù innaffiatoi, bulbi e , in qualche caso, vasi di oleandri di un quintale.
La pallottola vagante. Succede sempre più spesso che, nel corso di sparatorie tra bande camorristiche, qualche cittadino venga colpito. E' un gaio far west di pistoleri strabici sempre più spavaldi e numerosi, a riprova che queste organizzazioni sono padroni del territorio. Perciò, per chi vuol rischiosamente passeggiare, segnaliamo i capi più "in" dell'estate. Per lei, la tuta antiproiettile stile pompierone che fa tanto Sigurney Weaver in Alien. Per lui, la canottiera in lamiera e il giubbotto verde corazzato alla padana. Per i giovani la maglietta con la scritta "Bastardo dentro", ed un bel concerone in piazza. L'unico vero problema sono tutti questi Kalashikov che girano. Perchè questa crisi dei fucili made in Italy?

Da I Vegolosi

Polpettone vegano in crosta con legumi e verdure


Ingredienti per 6 persone
1 sfoglia vegana
500 g di spinaci
460 g di ceci lessati
500 g di funghi champignon
2 scalogni
carote
1 spicchio di aglio
timo q.b
salvia q.b
sale e pepe
mollica di pane q.b.
1/2 bicchiere di vino bianco
per il contorno
cipolline al forno
patate al forno
Strumenti: frullatore
Iniziamo dallo scalogno
Come prima operazione tagliate gli scalogni e saltateli in una padella antiaderente con un filo di olio extravergine di oliva. Mondate i funghi eliminando la terra sui gambi e lavando velocemente il resto sotto l’acqua corrente. Mettete da parte il gambo e tagliate la testa in quattro parti. Unite i funghi tagliati allo scalogno e cuocete insieme per circa 10 minuti. Salate leggermente.






Il dottor Niù di Stefano Benni e Fetta al latte


Vignetta di Serre: L'automobile.

Oggi inizia un nuovo racconto di Stefano Benni:Il dottor Niù.
Avevo appena parcheggiato la macchina, quando un tizio con occhiali neri e capelli rasati mi viene incontro e si presenta: dottor Niù, consulente di aggiornamento tecnologico per famiglie.
E' un tipico esemplare Mediolanum, un uomo per cui il tempo si è magicamente fermato. Ha sessant'anni ma ha il fisico di un quarantenne, l'han condannato a venti anni di galera, ma non ne ha fatto neanche uno.
Mi spiega che la sua è una new profession nata insieme alla new economy per una new way of life. Devo solo aver un old conto corrente con un pò di old fashion money per pagargli l'old onorary.
Travolto dal suo garbo e dal suo eloquio, firmo un contratto di consulenza. Diamoci subito da fare, dice il dottor Niù, la sua vita va ottimizzata e rimodernata. Cominciamo dalla sua auto, è un vecchio modello superato e ridicolo. Ma ha solo tre anni, dico io. Tre anni sono tre secoli nella new economy, spiega. La sua auto non ha il navigatore satellitare, i vetri bruniti, l'altimetro, le sospensioni antialce. Però funziona bene, dico io.
Si vede che non guarda la pubblicità, ride il dottor Niù. Cosa vuol dire "funziona"? L'auto non è fatta per funzionare ma per mostrarla, per esibirla, per parlarne con gli amici, il funzionamento è un puro optional. Insomma in meno di tre ore ho il nuovo modello di auto, una specie di ovolone azzurro a dodici posti. Peccato che in famiglia siamo in tre.Il giorno dopo il dottor Niù piomba a casa mia per organizzare un new restyling. Per prima cosa dice che la porta in legno è roba medioevale. La sostituisce con un lastrone blindato d'acciaio che sembra la lapide di Godzilla. Poi sostituisce la mia vecchia pentola con una brocca Kettle elettropiretica, sei secondi per bollire l'acqua. Al posto del glorioso e bisunto forno, mette un microonde che cuoce un pollo solo con lo sguardo. Il tutto mi prosciuga il conto in banca, per cui obietto: cosa mi serve cucinare velocemente se poi non avrò un cazzo da mangiare? Non si preoccupi, dice il dottor Niù, la nostra ditta fa prestiti rapidi, firmi qui e in trenta secondi avrà un mutuo con tasso al trenta per cento. Come in sogno firmo.L'indomani il dottor Niù si ripresenta, e sostituisce l'edera del giardino con una new edera modificata geneticamente che strangola i ladri. Poi squote la testa rimproverandomi perchè ho ancora la vecchia televisione col vecchio videoregistratore e la vecchia playstation. Obietto che ho comprato tutto l'anno scorso. Mi rispiega che per la new economy un anno è un secolo, e subito mi fa comprare la playstation due, dove si può giocare a Pokèmon, vedere i film in Dvd e ascoltare musica, insomma la macchina perfetta per fare litigare mio figlio videogiocomane, mia moglie cinefila e io che amo i Beatles.
Cerco di telefonare ad un fabbro perchè intanto la new porta blindata si è bloccata col new alarm system, ma rapidissimo il dottor Niù mi strappa il telefonino di mano.Ma non si vergogna? dice. Questo cellulare è un modello vecchissimo, pesa come un mattone, non ha il collegamento infrarossi, non ha il Wap, non ha il comando vocale, non ha i games e il grafic system per spedire i cazzi agli amici. Ma l'ho comprato solo due mesi fa, mi lamento, e ci telefono benissimo. In due mesi, i telefonini hanno enormemente mutato le loro funzioni, dice Niù. Dopo che si sarà collegato alla rete, avrà mandato un fax, avrà riempito la rubrica con novecento nomi, avrà comprato i biglietti per la partita e avrà giocato al serpentone mangiacoda, pensa di avere ancora il tempo di telefonare? Forse ha ragione, dico io.
Mi fornisce subito il nuovo telefonino, un biscottino nero con dei microtasti che ogni mio polpastrello ne prende quattro. Dopo dieci telefonate sbagliate, fortunatamente il mio cane Ricky lo ingoia e corre per tutto il giorno con l'ouverture di Guglielmo Tell in pancia, finchè non si scarica la batteria.
Fine prima parte.

Da Vegan Blog

Fetta al latte

Forse l’avrete capito che io adoro fare/mangiare dolci: mi diverte molto il fatto di poter convertire una ricetta in qualcosa che sposi la nostra filosofia, ossia “senza crudeltà”. Questa fetta al latte è davvero golosaaa, provatelaa!!!
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Ingredienti per la base:
300 g di farina
60 g di cacao
1 bustina di lievito
280 g di latte di soia
1 vasetto di yogurt di soia ai cereali
170 g di olio di semi
200 g di zucchero
Ingredienti per la farcia:
400 ml di panna di soia da montare
spalmabile vegan al cioccolato qb
trito di nocciole qb
latte condensato di soia homemade
6 g di agar agar
Procedimento:
Unire farina, cacao, zucchero, lievito e yogurt, poi latte e olio; se troppo compatto aggiungere altro latte. Mettere in una teglia ben oleata e cuocere per 30 min in forno ventilato a 180°. Per la farcia come prima cosa montiamo la panna bella fredda di frigo! Prepariamo il latte condensato: mettiamo a scaldare 190 g di  latte alla vaniglia con 200 g di zucchero a velo e aggiungiamo 25 g di burro di soia, il tutto su fuoco basso per 7-8 minuti, mescolando e facendo attenzione che non esca; intanto a parte sciogliamo 6 g di agar agar in una tazzina di latte di soia caldo: ora uniamo la panna, il latte condensato e l’agar agar sciolto






Il dottor Niù Seconda parte  e Cavolfiore al forno



da http://internapoli-city-2.blogspot.com/

Il dottor Niù Seconda parte di Stefano Benni.

Il giorno dopo torno a casa e non trovo più mia moglie. Il dottor Niù mi spiega che era un vecchio modello, e che bisognava rimodernarla. Me la riporta dopo una settimana liftata, siliconata e liposuzionata. Sembra un incrocio tra Emilio Fede e Moira Orfei. Preferivo il vecchio modello, dico a bassa voce per non farmi sentire. Perchè lei è vecchio, ammonisce il dottor Niù. Nei tempi della tecnologia, la vecchiaia è un errore di programmazione, una colpevole resa. Investa in giovinezza.
Mi fa un new prestito al quaranta per cento e mi chiudono in una clinica. Mi spianano le palpebre, mi massaggiano, mi drenano, mi mettono una pompa idraulica nel pistolino, mi trapiantano tremila capelli sintetici e un rene di una bambina thailandese. Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio, ma il cane mi ringhia contro, mia moglie piange e mio figlio scappa di casa.
Non ne posso più. Mentre mi stanno consegnando il computer che ho ordinato la settimana scorsa, il dottor Niù lo blocca sulla porta, spiegando che in una settimana è già invecchiato di due generazioni. E' lento, ci mette sedici secondi ad entrare in rete, un'eresia nel tempo veloce della tecnica. E cosi mi fa comprare un computer della Nasa con quattro gigabyte, e una web cam con cui, in sette secondi, posso far vedere il mio culo in tutto il mondo.
Ma se tutto deve essere nuovo, obietto, come mai in Italia conserviamo da trenta anni in una salamoia di fard, tanti politici pataccari che propongono sempre la stessa televendita? La politica è una cosa, risponde, la tecnoeconomia un'altra. A proposito, il suo prestito è scaduto, lo rinnova? Assolutamente no, ringhio.
Forse mi sono liberato del dottor Niù. La mattina mi sveglio. Il fedele cane Ricky non mi viene incontro. Ho un sospetto. Nella nuova cuccia blindata c'è un pitbull tysonberger reichwailer che conosce le arti marziali ed è collegato alla questura con un lunghissimo guinzaglio. Ah questa poi no! Vado a recuperare il vecchio modello di Ricky al canile.
Quando torno ritrovo il dottor Niù nel mio giardino, nervoso. Adesso basta gli dico, non ho più un centesimo, mi lasci in pace! Va bene va bene, siete tutti irriconoscenti, risponde. Guarda il cielo, le piante, l'orizzonte e sbuffa. Cosa c'è che non va? gli chiedo. Caro mio, risponde, questo mondo è un vecchio modello. Troppi boschi, pochi parcheggi. La Silicon Valley è senza elettricità, il petrolio sta finendo, e lo sprechiamo alle Galapagos. Il traffico aereo è intasato, il clima si ribella, l'aria è irrespirabile. E' un mondo sorpassato, non può più sopportare le esigenze della crescita tecnologica, è una materia prima in esaurimento. E allora cosa pensa di fare? ho chiesto.
Questo, ha detto il dottor Niù con un'espressione folle nel fisico da quarantenne. Ha estratto una scatola nera con un pulsante, ha premuto e all'orizzonte è apparsa la nube di un'esplosione, poi un'altra e un'altra ancora. Come in un film americano, piovevano dal cielo camion, mucche e cabine telefoniche. La gente gridava, l'aria era rovente. Disgraziato, ho detto, il mondo era un vecchio modello, ma avevamo solo quello. Adesso che lo avete distrutto con cosa lo sostituirete?In effetti, ha detto il dottor Niù, non ci avevo pensato.
Ho udito un rumore lancinante, ho gridato di terrore, è la fine, è la fine. Invece era il trillo della sveglia: era tutto un sogno! Meno male ho pensato, balzando giù dal letto. Ho baciato mia moglie, la pentola, il cane, il mio vecchio telefono.
In quel momento hanno suonato alla porta. Era un signore con gli occhiali neri che si è presentato come dottor Niù, consulente di aggiornamento tecnologico per famiglie.
Ho mangiato il suo fegato con un piatto di fave e un buon bicchiere di Chianti.
Fine.

Da I vegolosi

Cavolfiore al forno arrosto alle spezie

di SONIA MACCAGNOLA


Portate in tavola questo arrosto di cavolfiore al forno aromatizzato da profumatissime spezie e vi possiamo assicurare che farete un figurone. L’effetto scenografico è garantito dal lasciare la testa di cavolfiore intera, e la copertura di yogurt di soia e spezie diventa in forno una deliziosa crosticina, dorata e invitante.

Ingredienti per 4 persone
1 cavolfiore intero
125 g yogurt di soia non dolcificato
1 cucchiaino di sale
½ cucchiaino di pepe
1 cucchiaino di cumino
½ cucchiaino di curry
1 cucchiaino di paprika
2 cucchiaini di tahin
1 limone (succo e scorza)
½ spicchio d’aglio
... Continua




Il Re Moro di Stefano Benni e Pasta sorpresa


Otello di William Shakespeare ( http://it.wikipedia.org/wiki/William_Shakespeare ).

Il Re Moro   di Stefano Benni:

Il Re Moro entrò nella scuderia. Sul volto d'ebano brillavano gli occhi feroci che tanto terrore incutevano ai nemici durante le battaglie. Osservò i due cavalli, uno bianco e uno nero, purosangue di incredibile bellezza. Li valutò attentamente poi con fare deciso, mosse verso il cavallo bianco. Fu una questione di pochi attimi, il cavallo, con un doppio balzo, si avventò sul Re Moro e lo mangiò.
Il Re si era dimenticato di essere il re degli scacchi.

Da Vegan Blog

Pasta sorpresa

Interamente fatta di legumi!! Quindi senza glutine!!
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Ingredienti (per 1 persona):125 g di pasta di lenticchie rosse
1 vasetto di yogurt bianco di soia
1 piccola zucchina
1 cucchiaio di olio evo
sale qb
farina di mandorle (facoltativa)
Procedimento:Portare a bollore acqua in una pentola. Scaldare l’olio in una padella, aggiungere la zucchina fatta a pezzi (dopo averla lavata)  e far cuocere per 10 minuti (a vostro gusto: a me piace non troppo cotta). Salare. Intanto lessare la pasta (sul pacchetto indicava 5-6 minuti, ma l’ho dovuta cuocere un pochino di più perchè secondo me era troppo dura. Scolare al dente e versare nella padella delle zucchine aggiungendo lo yogurt, mescolare bene e impiattare. Spolverare con farina di mandorle (o vegmaggio a piacere).
Il punto:Questa pasta è una vera rivoluzione!! Magari molti di voi già la conoscono, nel dubbio  ho voluto condividere perchè sono davvero soddisfatta! E’ buonissima, tiene la cottura e al gusto sembra pasta “normale”, quindi adattissima anche per chi è celiaco!! Uno spettacolo. La mia è di marca “più bene”. Buonissima pasta a tutti!!!








Lara.Di Stefano Benni e Torta vegana all’acqua




Barriera corallina, atollo di Mururoa.


Lara.Di Stefano Benni: 

Ho sempre saputo di essere diversa fin da quando ero giovane. Non chiedetemi perchè.Avevo cambiato pelle poche volte, e vivevo tra i coralli della scalomata., centoventi metri sotto il mare.Già da allora passavo molto tempo in solitudine mentre le mie compagne si rincorrevano scodando, si infilavano nelle tane sfidando i polpi, e mangiavano pesci morti con delicati gesti delle nostre posate naturali, le chele.

Già da allora guardavo in su, verso quel punto misterioso da dove, nelle giornate limpide in cui non c'era burrasca, veniva quella luce, quel colore di un altro pianeta.Già da allora scrutavo nel fondo, e lanciavo i miei ultrasuoni nell'abisso da dove salivano le mie simili più grandi, i pesci dai grandi occhi allucinati e le piovre sinuose.

E più di tutte invidiavo la balena, il grande corpo scuro che poteva precipitare giù fino ai duemila metri, scomparendo nel buio gelido, ma anche involarsi verso la luce, passandomi vicino con l'occhio ebbro di profondità, senza vedermi, perchè ero troppo piccola per lei, una piccola aragosta rossa, brillante come un corallo, ma con un destino doverso da tutte le altre, il mio nome è Lara.

Già da allora sapevo fare qualcosa in più delle mie compagne, il radar delle mie antenne era più potente del loro, captavo tutti i rumori del mare e potevo riprodurli con facilità, sapevo simulare il canto della balena e la risata del delfino, riuscivo a imitare il sibilo minaccioso che emette la piovra nuotando a propulsione, e a volte con quel sibilo spaventavo le mie compagne, arrivando da lontano. Ma non usavo queste mie capacità per dare spettacolo. Non era un gioco, faceva parte della mia curiosità per il mondo cosi vasto e tutto da scoprire. Non mi bastava il mondo di mezzo, la zona delle rocce coralline e delle attinie, dei lenti banchi di paraghi e delle migrazioni dei tonni. Mi piaceva esplorare, su e giù, i misteri della luce e del profondo.

Andavo spesso verso il lato più oscuro del mare, scendevo lungo la parete della scalomata finchè la pressione non mi stringeva la corazza in una morsa, finchè sentivo tutte le cartilagini scricchiolare e gemere. (Forse è un rumore che avete già sentito, se avete bollito qualcuna di noi).

Nuotavo verso il buio e incontravo pesci che non avevo mai visto, soli o a branchi, nubi di gamberi e sciami di calamari. Vidi il Pelacadon luminoso passarmi davanti come un riflesso di sole, inseguito da una forma oscura, alata, forse una manta, e dietro passò qualcosa di ancora più grosso, facendo rombare l'acqua e le mie antenne, perchè questa è la prima regola del mare:

Nessuno è tanto grande da non incontrare un giorno qulacuno più grande di lui.

Oh, io ero piccola. Non più di venti centimetri, e non avevo neanche le chele robuste dell'astice, quel prepotente verdastro sempre pronto ad azzuffarsi con noi e mutilarci. Non sapevo neanche mimetizzarmi come la cicala preistorica, non mi nascondevo nella sabbia, come la rana pescatrice, non avevo per difendermi il nero della seppia nè i denti della murena, o i tentacoli della piovra. Avevo la corazza, ma era un ben misero guerriero. Necrofago, mangiatore di carne morta. E per mia sfortuna, ero anche carne pregiata.

Una volta scesi fino a quattrocento metri e incontrai le aragoste bianche. Ne avevo sentito parlare ma non le avevo mai viste. Erano molto grandi, cinque o sei volte più di me, e si muovevano come spettri. Alcune erano trasparenti e potevo vedere la linfa scorrere nelle zampe, nelle antenne, fino agli occhi. Danzavano (questo mi era già stato raccontato), nuotavano in fondo con lenti battiti di coda, seguendo un percorso che scendeva a spirale. Ascoltavano la musica della corrente, la corrente fredda dei calamari che attraversa le acque tiepide in quel punto, quasi un mare dentro al mare.

Compresi subito il motivo di quella danza: proprio al centro del girotondo c'era un'aragosta bianca più grande di tutte. Non batteva più la coda, agitava solo un poco le zampe, a pancia in su: stava morendo, e le altre la accompagnavano verso il fondo. La grande moribonda scendeva piano, roteava, si lasciava andare: niente mi sembrò più desiderabile di quella caduta angelica. Ma mentre risalivo, capii che, nello stesso modo, desideravo la luce sopra di me, l'ascesa vertiginosa verso un altro mistero.Quando tornai, le compagne risero di me. Il freddo aveva coperto la mia corazza di una patina scura, le mie antenne vibravano. Mi chiesero se avessi visto il Kraken lungo come sette navi, o l'astice lupo che taglia in due le aragoste, una metà la divora e l'altra la possiede, o se avessi trovato un bel cadavere di marinaio da mangiare. Facci l'imitazione del verso del Celacadonte, disse una . Non mi curai di loro.

Avevo cambiato carapace altre dieci volte, quando infine ebbi dal destino il segno che aspettavo. Mentre osservavo i perfidi agguati di una rana pescatrice nascosta nella sabbia, scorsi sospesa nell'acqua un'immensa rete. Oh, non era la prima volta. Avevo visto spesso le mie sciocche amiche precipitarsi sui pesci catturati dalle maglie, avevo voltato la testa quando le avevo viste dibattersi prigioniere, scuotersi in un'inutile lotta, farsi divorare vive dalle pulci di mare e penzolare impiccate alle pareti di corda. Ma quella rete era diversa: dietro di essa, per la prima volta, mi apparve un uomo. Era tutto nero, con lunghe pinne. Sapevo che quello non era il suo aspetto naturale, ma un travestimento per entrare nel nostro regno. Eppure non sembrava tanto diverso dalle creature del mare. Dietro di sè lasciava una bellissima scia di perle d'aria, alcune piccole e frenetiche, altre grosse, come meduse, che volavano verso l'alto.

Imaparai subito ad imitare il loro rumore, il loro scoppio leggero. Capii subito che cosa interessava l'uomo. Cercava il corallo, il nostro villaggio-albero, la casa dove milioni di piccoli animali vivono insieme. C'era un bosco di corallo, che conoscevo bene, su una roccia circolare bucata da tane di cernie. C'erano voluti anni e anni perchè quel bosco fosse costruito. Ora l'uomo ne staccava i rami, e li metteva in una piccola rete. Stava orizzontale sul fondo, nella stessa posizione dei pesci, muovendo lentamente le pinne, e lavorava tranquillo. Tra me e lui c'era la rete. Cosi non mi spaventai quando mi vide. Forse sarei scappata, o forse no. Ma la rete c'era, ed era un ostacolo anche per lui.Mi avvicinai, tanto da potergli vedere gli occhi, dietro la parete trasparente della sua corazza. Mi guardò a sua volta, e con la mano fece un goffo tentativo di passare attraverso le maglie per catturarmi. Pensai che sarebbe stato comico se fosse rimasto impigliato anche lui nella rete come una sciocca aragosta, avrei partecipato anch'io al banchetto, non ho mai mangiato un umano, ma in fondo è carne, nient'altro, e dopo un poco frolla e puzza come tutto.Desistette presto dal suo tentativo, e si rimise a lavorare. Poi assunse una posizione diversa, pinne in basso e testa in alto, e risali verso la luce. Io lo seguii, andava veloce ma riuscii a raggiungerlo. Mi accorsi che mi guardava stupito. Poi la rete che ci separava fini, c'erano solo delle lunghe corde tra noi, ma l'uomo non fece nessun tentativo per catturarmi, capii che aveva fretta di risalire, che il mare in quel momento gli faceva paura. Improvvisamente si fermò, aggrappato a una corda che veniva dall'alto, dove si vedeva chiaramente la pancia bianca di una barca. Si fermò come istupidito.

Si tolse dalla schiena la macchina che lo faceva respirare e fare bolle, e dall'alto gliene calarono un'altra. Ora stava fermo, e respirava calmo. forse non voleva tornare più su, si trovava bene li. Mi misi a girargli attorno. Pensavo che avremmo potuto fare amicizia. In fondo eravamo in una zona intermedia, là dove non c'è più il buio profondo e la luce non è ancora accecante, dove passa la corrente tiepida, dove giocano i delfini. cosi provai con le antenne a a sentire la consistenza delle sue pinne. Lui mi guardava e sembrava interessato ai miei movimenti. Gli vidi in mano una lastra nera, su cui tracciò dei segni. La legò a una corda, tirò e la lastra nera sali verso la luce. Ora aspettava qualcosa. Dall'alto scese un oggetto oblungo. Proprio all'ultimo momento vidi che aveva in cima un arpione, un dente a tre punte. Intuii il pericolo e scappai. L'arpione mi sibilò vicino con tutta la sua cattiveria e terminò la sua corsa con una capriola violenta.Non era facile fare amicizia con l'uomo, i delfini me l'avevano detto, oppure avevo voluto provare. Ma quel giorno avevo anche capito che il mio destino mi portava su, verso il mondo della luce.

Fine prima parte.

Da I Vegolosi

Torta vegana all’acqua – Ricetta facilissima

del nostro chef CRISTIANO BONOLO

La tortaall’acqua vegan è un dolce dall’impasto decisamente light e con l’aggiunta della farina di soia diventa anche molto salutare e proteica. Ideale per una merenda o uno spuntino prima dell’attività fisica. Ecco la ricetta.

Ingredienti:
200 g di farina di farro integrale
270 ml di acqua
50 g di farina di soia
100 g di zucchero di canna
20 g di cacao amaro in polvere
70 g di cioccolato fondente
60 ml di olio di semi di girasole
1 bustina di polvere lievitante
1 pizzico di sale
scorza di 1 mandarino
Confettura alle albicocche q.b


Strumenti: teglia a cerniera da 18 cm

Iniziamo dal cioccolato

Sciogliete a bagnomaria il cioccolato fondente. In una ciotola capiente setacciate la farina di farro integrale e quella di soia insieme al lievito e al cacao amaro. Aggiungete lo zucchero e mescolate bene tutti gli ingredienti secchi.





Lara di Stefano Benni seconda parte e Pizza che delizia



Barriera corallina da ( cid-960e15580eef1d34.spaces.live.com/blog/ ).

 Lara, seconda parte.Di Stefano Benni

E il destino si compi, dieci cambi di corazza dopo. Ormai ero un'aragosta grossa e rispettata, avevo già avuto trecentomila figli, anche se solo due o tre erano riusciti a diventare adulti. Ero cosi esperta e veloce da sfuggire a qualsiasi piovra, a volte zig-zagavo spudoratamente attraverso i tentacoli protesi. Non temevo neanche le risse con gli astici. Non poteva durare: troppa sicurezza non è un buon modo per sopravvivere, in mare.
Cosi un giorno, mentre nuotavo pigramente all'indietro, sentii vicina la presenza ostile della rete. Il mio sistema radar me ne aveva già fatte evitare tante, e quella rete aveva maglie molto larghe: volli provare il brivido di passarci in mezzo. Ci riuscii. Ma dietro la prima rete c'era una seconda rete più sottile. Ebbi solo un breve attimo di panico, mi dibattei, storpiandomi la chela. Poi mi calmai. Appesa, imprigionata, attesi il mio destino. Non dovetti aspettare molto. Mi fu riaparmiata la tortura di essere mordicchiata dalle pulci di mare. La rete iniziò a muoversi. Vidi che saliva verso levante, e che la pancia bianca della barca si stava avvicinando. Quando fu proprio sopra, la rete iniziò a salire più in fretta. Non fu piacevole. Anche se le aragoste possono sopportare grandi sbalzi di pressione, la paura di quella ascesa verso la luce bianca mi torceva la corazza, mi riempiva il cuore, che non ho.
Salii ancora, intontita. Sbattei contro la parete della barca. La luce mi accecò, persi i sensi. Poi sentii un tentacolo che delicatamente mi liberava dalla rete. E VIDI. Vidi il vostro mondo, o una parte del vostro mondo, vidi i pesci agonizzare tutto intorno con la pinna natatoria esplosa. Vidi quattro o cinque umani, vidi come erano veramente, non somigliavano a nessuna creatura marina: forse nel volto, alla testuggine. Mi misero in un'acqua fetida dentro una scatola buia, assieme ad altre quattro o cinque compagne, e tutte gridavano, piangevano, facevano domande assurde del tipo: e ora che ne sarà di noi? Sul fondo della vasca, ingrugnito, c'era un'astice. Aveva le chele legate, gliele avevano legate gli uomini, perchè non ci facesse male, perchè non rovinasse le nostre carni delicate. Mi insultò. Gli pisciai in faccia.
Ora vorrei provare a dirvi dove mi trovo. In un "frigorifero", questa è la parola se ho ben capito. Sono dunque ancora viva, anche se un pò stordita e congelata. Mi hanno cambiato posto tante volte, ho vissuto un mese in un posto che chiamano vasca di mantenimento, insieme ad altre duecento colleghe, a qualche astice ammanettato e a una cernia mascotte.
Poi un giorno sono stata "comprata". Il capo della pescheria, un uomo che ci chiama "le mie ballerine", è entrato insieme ad un altro uomo, uno che parlava da importante (la voce degli umani, segna le gerarchie). Ci hanno guardate tutte, una per una, e poi hanno scelto me e un'altra che chiamiamo la Grassa. Ci hanno sbattuto insieme in una busta di plastica una sopra l'altra, con la Grassa che non stava mai ferma e piangeva e mi chiedeva se per pietà la uccidevo perchè non voleva soffrire. Grassa e tragica, Poi l'uomo mi ha portato nella sua casa e siamo state divise, in questo frigorifero. La Grassa, che stava tirando gli ultimi, l'hanno messa sopra, in un reparto da dove viene un vento gelido. Io sono stata messa in uno scatolone di vetro, insieme ad una salma di branzino da tre chili. Mi ci sono sdraiata sopra, era un lettone gelido e un pò umido. E ho aspettato.
Quella sera hanno preso la Grassa, e io ho spento il radar, perchè non mi andava di sentire tutte le sue lamentele e le volontà testamentarie prima di morire. Ho riacceso le antenne solo un attimo. Mi ha comunicato che, bontà loro, gli umani ti fanno morire nel tuo elemento: L'acqua. Poi ho sentito distintamente il messaggio: "aiuto, che caldo". Poi basta: addio alla Grassa. Ho dormito tutta la notte, mentre il frigorifero ronzava e ogni tanto si apriva e un uomo sudato tirava fuori acqua e liquidi di vari colori. A un certo punto mi ha anche guardato. stavo immobile, sospettosa. Allora mi ha tirato per un'antenna. Mi sono mossa. Ha detto, meno male è ancora viva. Che buon cuore. Capisco tutto quello che dicono ormai, ogni suono e vibrazione, ascolto ogni loro discorso.
Bene, stasera il mio destino si compie. Mi hanno preso, mi hanno legato e ora il padrone di casa mi porta verso la camera della morte, mi tiene davanti a sè a braccia protese, come una vittima sacrificale. Ed ecco in fondo la pentola fatale, il fumo che esce, e quattro persone che lanciano gridolini di finto orrore, oh dio poverina, sento dire, una donna fa finta di non voler guardare ma sbircia, un'altra sghignazza, sembra deriderla, un uomo fa la faccia seria per sottolineare che lui non è un sadico, ma purtroppo questa è la legge della natura; il quarto invece è rosso, eccitato e si vede che la scena gli piace. Ecco che il boia mi tiene sopra la pentola. Sento un gran caldo, un altro gridolino di donna e il boia ha un momento di esitazione, sa che mi deve ficcare dentro in un colpo, se no con la coda lo ustiono. Si prepara a uccidermi, trattiene il respiro, anche tutti gli altri lo trattengono, il sole si ferma in cielo e le onde si fermano nel mare, capisco che quell'attimo di silenzio cosmico è ciò che aspettavo. Alzo un'antenna, come un dito puntato verso il suo viso e imitando la voce umana, con un scricchiolante falsetto gli dico:
"Ma lei ci crede nella reincarnazione?".
E adesso fatti loro. Io, da questo momento, non parlerò più, vengano pure gli scienziati e le televisioni di tutto il mondo. Se ho capito la parola.

Da Vegan Blog

Pizza che delizia!

A casa nostra, di domenica sera, la pizza è diventata quasi un must! Ecco quindi la mia ricetta!pizza-che-delizia
Ingredienti:
300 g di farina (quella che preferite)
160 g di acqua
20 g di olio evo
1 cucchiaino abbondante di sale
1/2 cucchiaino di malto di riso
1/2 bustina di lievito di birra
passata di pomodoro qb (io uso quella fatta in casa da mia zia, sublime)
1 mozzarella vegan (la compro, non la faccio io)
Procedimento:
In una ciotola mettete tutti gli ingredienti solidi, lasciando per ultimo il lievito. Unite poco alla volta quelli liquidi mescolando all’inizio con un cucchiaio, poi con le mani. Impastate bene fino a quando la pasta non sarà omogenea. Copritela con un tovagliolo di cotone e lasciatela lievitare per 4-5 ore nel forno spento. Una volta trascorso questo tempo, prendete la pasta, impastate di nuovo con le mani e stendetela con il mattarello. Mettetela sulla teglia per pizza. Lasciatela riposare per circa 1/2 oretta, aggiungete un filo d’olio, la passata di pomodoro a vostro piacimento e la mozzarella vegan sminuzzata. Mettete la pizza nel forno caldo a 200° per 15-20 minuti. Il tempo di cottura varia a seconda del forno. Ovviamente potete aggiungere tutti gli ingredienti che volete. Io spesso aggiungo il radicchio rosso o delle verdure grigliate. W la pizza!!!!





Diario delle vacanze Uno: la new holiday e Tagliatelle fresche al cioccolato


Salvador Dali ( http://it.wikipedia.org/wiki/Salvador_Dal%C3%AD / http://www.salvadordali.it/ ) orologi molli.

Diario delle vacanze Uno: la new holiday Di Stefano Benni

Caro diario: siamo partiti per la vacanza. Da quando papà ha cominciato a leggere tutte quelle riviste sulle "new holiday", è diventato un altro. "Faremo le ferie evitando qualsiasi forma di adulterazione, inquinamento e danno della natura" ha detto. Non potevamo partire in auto, per via degli ingorghi e degli scarichi. Neanche con l'aereo, che inquina acusticamente e arrostisce nelle turbine centinaia di cicogne innocenti. Abbiamo scelto il treno.

Martedi. Il viaggio verso il mare è stato lungo. Siamo rimasti bloccati sotto la solita galleria, ma papà ha tirato fuori dalla supersacca ecologica quattro maschere antigas. Poi ci ha insegnato un tipo di respirazione rilassante che i medici tibetani usano quando restano bloccati in un treno italiano. Mentre gli altri si abbuffavano di salame e pecorino, noi ci siamo nutriti con delle deliziose tavolette di soia. Il nonno le ha rifiutate, dicendo che non aveva fame. A papà è venuto un sospetto, e ha scoperto che il nonno aveva un panino alla porchetta dentro la maschera. Siamo arrivati con sole nove ore di ritardo e abbiamo preso la coincidenza, un trenino a vapore. Papà ci ha spiegato che questi treni sono molto meno inquinanti dei moderni. In quel momento è entrata una nube di fuligine e quando siamo scesi sembravamo la nazionale del Camerun. Ma papà insisteva a dire che il carbone è sano. Mamma allora gli ha chiesto perchè tanti minatori sono morti di malattia. Papà ha risposto che parlando cosi si consegna il paese all'opposizione. Io volevo fare una domanda sul carbone della befana, ma ho capito che non era il caso.

Mercoledi. Siamo arrivati e abbiamo piantato la tenda. La spiaggia è deserta, a eccezione di un gruppo di nudisti olandesi che, secondo papà, sono creature che vivono soltanto in zone incontaminate. Papà si è messo a pescare con le mani perchè nel "new fishing" è scorretto affrontare i pesci con attrezzature quali, lenze, arpioni o fucili. Con le mani nude ha catturato un preservativo e mezza zampa di polpo. Poi lo abbiamo sentito gridare, ma non era un grido di trionfo: aveva preso un riccio. Si è medicato con una pomata naturale "new medicine", ma le bestemmie erano abbastanza vecchio stile. Il nonno intanto è tornato dal mercato con un dentice da un chilo, e si è messo ad arrostirlo. Papà gli ha chiesto come poteva piacergli quel pesce evidentemente surgelato e riciclato. Il nonno, che vota monarchico, si è messo a ridere. A sera, si è presentato il problema delle zanzare. Ucciderle è un danno all'ecosistema, ma pizzicano di brutto. Nonno proponeva di sterminarle con lo spray, la mamma di schiacciarle con un ammazzamosche, io, ancora più moderato, di catturarle e rieducarle. Mentre era in corso il dibattito, sono arrivate anche le formiche, le mosche e uno scarabeo con una palla di sterco di misura calcistica.

Giovedi. Sono state trovate dodici zanzare morte nei pressi del sacco a pelo del nonno. Lui dice di averle ammazzate ecologicamente a ciabattate, ma l'autopsia ha rivelato tracce di Baygon nei polmoni. Poi è successo un guaio: mentre papà faceva yoga in riva al mare è arrivato uno yacht a tutto gas, a venti metri dalla riva. L'onda ha bagnato pantaloni, soldi e documenti di papà, e lui ha dovuto respirare un bel pò per calmarsi. Poi si è presentato Karl, un giovane nudista olandese alto uno e novanta. Ha attaccato discorso con mamma. Papà ha detto che non gli è simpatico perchè l'Olanda è andata immeritatamente avanti nel Mondiale. Ma la vera ragione è che tra Karl e papà ci sono parecchi centimetri di differenza e non solo in altezza, non so se mi spiego. Nel pomeriggio siamo andati a fare bird-watching, stesi sulla sabbia col cannocchiale. In tre ore abbiamo visto una cosa rosa che poteva essere un fenicottero, o un fachiro ustionato dal sole. Quando ci siamo alzati, ci siamo accorti che eravamo osservati alle spalle da circa duemila gabbiani. Uno è partito in picchiata e mi ha rubato la merenda. Ho respirato profondamente, ma sono rimasto arrabbiato. Quando siamo tornati, la mamma non c'era, era con Karl a raccogliere conchiglie, e il nonno era andato a vedere la partita di calcio sullo yacht. A mezzanotte hanno scaricato in mare la sentina e si è diffuso nell'aria un delizioso odore di petrolchimico.

Fine prima parte.


Da I Vegolosi

Tagliatelle fresche al cioccolato al sugo di rosmarino e noci
di VALENTINA PELLEGRINO


Tagliatelle fresche vegane al cacao? Un accostamento particolare, nel quale il cacao si sposa perfettamente con il rosmarino e le noci. Un piatto sfizioso, perfetto per stupire con semplicità a una cena tra amici.
... Continua




Diario delle vacanze Uno: la new holiday e Millesima millefoglie



Mosca Piazza Rossa, Cattedrale di San Basilio da http://www.nationalgeographic.com/


Diario delle vacanze Uno: la new holiday di Stefano Benni seconda parte.

Venerdi. Butta male. Papà ha sul naso un ponfo di zanzara che sembra un pandoro. Il nonno è andato in gita con quelli dello yacht cercando rocce da decapitare. La mamma e Karl sono sulla battigia che fanno una new gymnastics che secondo Karl si chiama tai-chi-wan-lu,
secondo me si toccano di brutto. Sono arrivati anche cinquanta locali con radio a tutto volume, porchette e una impressionante batteria di fucili subacquei. Sono entrati in acqua e dopo un'ora avevano già colpito un pesce e due polpacci. Papà li ha severamente redarguiti, dicendo che non è giusto prendersela coi pesci che non possono difendersi. In quel momento ha messo il piede su un pesce -ragno. Adesso è nella tenda che rifiuta sdegnosamente l'ammoniaca, e il piede sembra uno scarpone da sci. Il nonno ha invitato gli amici dello yacht a una spaghettata sulla spiaggia, si sono ubriacati e hanno scherzosamente incendiato un ettaro di pineta. Mamma è andata a vedere la luna piena in canoa con Karl. Per fortuna papà dorme, se no dovrei fargli notare che sarà luna piena tra quindici giorni.

Sabato. Papà si è alzato, si è guardato il piede gonfio, ha ammazzato lo scarabeo con una zoccolata, ha bevuto tutte le birre del nonno e ha seminato le lattine sulla spiaggia. Qualcosa in lui era cambiato. Con la luce strana negli occhi, ha detto "smontiamo la tenda, si va via".
Ha noleggiato un'auto a da tre ore guida smadonnando e sorpassando tutti dall'interno. fuma in continuazione e butta le cicche dal finestrino dicendo che lui i piromani li ammazzerebbe. Il nonno ha sei anfore fenice in valigia. Mamma fa dei sospironi non buddisti e consulta di nascosto una cartina di Amsterdam. Viaggiamo incolonnati verso destinazione ignota. La radio comunica emergenze sui fronti giustizia, incendi, trasporti, ozono, quadrupedi abbandonati e bipedi disoccupati, nonchè rischi per l'abbronzatura e la democrazia. E' lo stesso bollettino dell'anno scorso. Altrochè new Holidays, ci hanno rifilato un'estate usata.
Fine.

Da Vegan Blog


Millesima millefoglie

So che ci sono già tantisssime ricette di millefoglie, ma volevo condividere anche la mia, che è la versione per pigri, siccome si fa con pasta sfoglia già pronta e besciamella dolce invece che con la chantilly ;).milefoglievegan
Ingredienti
:
1 rotolo di pasta sfoglia vegan confezionata
2 cucchiai molto pieni di burro di soia o margarina
3 cucchiai di farina
2-4 bicchieri di latte di soya
1 bustina di zucchero vanillino
qualche goccia di estratto di vaniglia
1 cucchiaino di zucchero
fragole fresche tagliate a pezzetti
granella di nocciole
marmellata di fragole
Procedimento:
Come prima cosa si preriscalda il forno a 190° (ma credo sia sempre meglio guardare le istruzioni della pasta sfoglia…) poi si taglia la sfoglia in 3 parti uguali, si bucherella tutto con una forchetta e si inforna. Di solito ci mette circa 20 minuti, ma dipende dal forno e dalla sfoglia quindi consiglierei di tenere d’occhio le sfoglie e tirarle fuori solo quando sono dorate. Mentre i pezzi di sfoglia raffreddano, si fa la besciamella dolce: in un pentolino si scioglie la margarina, poi si aggiunge la farina e si mescola con una frusta finchè non sono incorporati. Si lascia cuocere un pochino a fuoco medio/basso e poi piano piano si aggiunge il latte, mentre continuiamo a mescolare.







Scandalo all'hotel Nasturzio e Caponata di melanzane rosse



da www.donfrenchphotography.com


Scandalo all'hotel Nasturzio di Stefano Benni

Sapete tutto sulle vacanze dei Vip, razza eletta che occupa palinsesti e paginoni nell'estate dell'informazione. Più rari sono i pettegolezzi e le indiscrezioni sulla vita dei Nip (Non important person) vale a dire quei cinquanta milioni di italiani, carne da auditel e da sondaggio, che non vivono nel paradiso dei Vip. I Nip, pur adorando i Vip, sono molto diversi da questi ultimi. I Nip, ad esempio, sanno quasi tutti fare qualcosa, mentre è noto che nella maggioranza dei casi per diventare Vip è indispensabile non saper fare niente. Ma anche i Nip vanno in vacanza, hanno i loro segreti, si incontrano, flirtano, inventano mode. Per voi, ecco la cronaca mondana dei Nip.

Sulle spiagge Nip fioriscono le mode Nip. Quest'anno, ad esempio, va fortissimo il body-icecreaming, originale connubio tra stilismo, moda e golosità. Quando il capofamiglia fa la fila per comprare il gelato al parentado, in questi giorni di pienone passa sempre un pò di tempo tra l'acquisto, il pagamento a la consegna. Nel frattempo il gelato passa dalla fase freddo-compatta a una fase tiepido-viscosa, e in questa insidiosa condizione il cono viene distribuito al nucleo familiare. Dopo pochi secondi di camminata nel caldo ferragostano, la fase tiepido-viscosa evolve nella fase liquido-brodosa e poi schizzo-eruttiva, e il gelato inizia a colare sugli abiti del fruitore e di chiunque transiti nei paraggi.
Notata ad esempio sul viale dei Nip a Cattolica la famiglia Pederioli, ramo new economy, nel senso che sono di nuovo disoccupati. Papà Pederioli sfilava con una camicia bianca Hawaiana da schizzi di mango e zabaione. Mamma Piera sfoggiava un lamè giaguarato da patacche gianduia. Il piccolo Anselmo lanciava il suo personalissimo look, una maglietta bianca ornata da un disegno astratto color puffo, limone e nerofumo, con zone in rilievo. (Per ottenere questo clamoroso effetto il ragazzino fa cadere tre o quattro volte il gelato per terra, raccogliendolo denso di effetti speciali quali segatura, terriccio e gomme americane masticate.)
Molto di moda sono anche il collarino bianco post-tamponamento autostradale e il sandalo da gladiatore che con la calura si scioglie e svelle bistecche d'asfalto ad ogni passo.
Per i più giovani, va forte la maglia da calcio con nome del campione preferito e soprattutto la zeppa Stelvio. Questa calzatura è usata da ragazzine Nip sui tredici anni scontente della propria statura, che esse vorrebbero pari a quelle delle loro idolesse Vip. La zeppa è alta dal mezzo metro in su e ci si sale in tre modi: a) con una scaletta a pioli; b) con un balzo come quando si sale a cavallo; c) calzandola da sdraiati e poi facendosi verticalizzare dagli amici. Una volta indossata la zeppa Stelvio, con un pò di allenamento, consente di fare tutto, dal ballare al baciare ragazzi alti un metro e novanta, si può persino andare al gabinetto con l'aiuto di un piccone da roccia per rialzarsi. Purtroppo la zeppa non consente di scendere da soli. Bisogna quindi, con l'apposito telefonino, chiamare gli amici per farsi aiutare. Alcune zeppe contengono un meccanismo autodistruggente, esplodono da sole ed è quindi possibile scendere al volo.
La zeppa più celebre dell'estate è stata indossata da Pierina F., commessa di Varese, che è entrata in discoteca pagando un solo biglietto su due zeppe fatte dal padre falegname. Dentro le zeppe si erano abilmente nascoste le sue sei sorelle. Scoperte, le ragazze sono state espulse dalla discoteca e col legno della zeppa sequestrata verrà costruita una scuola.

Un clamoroso scandalo ha sconvolto l'hotel Nasturzio, una delle più esclusive pensioni Nip della riviera.
Il pensionato Aldo T. è stato visto spiare col binocolo nella camera di fronte dove Angela S., prospera infermiera padana, stava cospargendosi di crema doposole per un totale di sedici metri quadrati. Il marito di Amelia, Giovanni, ha scoperto il vile guardone e, essendo ex campione regionale di bocce, ha estratto il set da spiaggia, ha tirato e ha bocciato in fronte il pensionato da una distanza di dieci metri. Contemporaneamente al piano di sotto scoppiava una rissa tra i figli delle due famiglie che cercavano di giocare a ping-pong in trentasei allo stesso tavolo, quando è noto che al massimo si riesce a giocare in diciotto. Nella confusione che ne è seguita è sparita la bottiglia di minerale mezza piena che era al tavolo della famiglia S. I carabinieri stanno indagando.

Grande festa al Poporipò, il locale dove tutto si può, per l'elezione di miss tropici. Erano assolutamente obbligatori vestito esotico e musica sudamericana. Tra le signore Nip più ammirate la fornaia Vanessa, con un gonnellino di banane e il figlio Filippo, detto Pipinho, con un pannolone ricavato da un cocomero. Al suo fianco il marito Luigi, vincitore per tre anni consecutivi della gara di rutti dell'albergo, secondo alcuni esibiva al collo un tatuaggio tribale, secondo altri non si era lavato. La giuria presieduta dal poeta ultrà Tamarazzo, autore del famoso coro "Bianconero son davvero". Sono state esaminate numerose concorrenti che si sono esibite in mambi, lambade e nella famosa "banana" mimata. Al termine, il signor Vladimiro, manovale, si è esibito in uno strip maschile al suono di "Quando calienta el sol". Purtroppo, al momento di togliersi i pantaloni, è stato colto dal colpo della strega e portato via in posizione fetale. Si è poi svolta una tombola a porte chiuse in cui pare siano state giocate e perse ingenti somme. Al termine il signor Luigi, deluso per aver più volte sfiorato la cinquina, ha tentato il suicidio buttandosi nella piscina dell'albergo. Essendo la piscina un ciambellone profondo venti centimetri, se l'è cavata con lievi escoriazioni al naso.
Fine prima parte.


Da I Vegolosi


Caponata di melanzane rosse

del nostro chef CRISTIANO BONOLO
La caponatina di melanzane rosse è una rivisitazione della più classica ricetta siciliana, dove abbiamo preferito una cottura al forno rispetto alla frittura delle melanzane per avere un piatto più leggero. Le melanzane rosse, dal gusto leggermente più piccante, donano al piatto una marcia in più.



Ingredienti per 4 persone
2 peperoni (rosso e giallo)
1 cipolla grande
500 g di melanzane rosse
pomodori mini plum
olive nere denocciolate q.b.
olive verdi denocciolate q.b.
2 cucchiai di capperi sotto sale
sale e pepe
olio extravergine di oliva
... Continua






Scandalo all'hotel Nasturzio e Tortelli agrumati al pistacchio



lago al tramonto da http://terreoltreconfine.blogspot.com/


Scandalo all'hotel Nasturzio di Stefano Benni seconda parte.

E' purtroppo finita la storia d'amore Nip dell'estate tra Francesco, il meccanico di motorini famoso per essere il sosia di Brad Pitt quando indossa il casco e la bellissima Armida, bagnina del bagno Azzorre, centosessanta salvataggi ogni estate di cui solo tre senza simulazione del bagnante. Che ci fosse crisi tra i due era sospettabile dai pettegolezzi della farmacista Lina, nota commentatrice mondana, che aveva rilevato un calo nell'indice Mibtel dell'acquisto dei profilattici. Ma tutto è precipitato dopo una serata al ristorante pizzeria Belmare. Francesco non ha gradito le attenzioni che il pizzaiolo Walter, detto il Raoul Bova dell'origano, rivolgeva alla bella Armida. Tra queste, una pizza tre volte più grande del normale con la scritta in carciofini "Io te farebbi qualunque cosa". L'improvviso ritrovamento del reggiseno di Armida dentro la pizza di un turista tedesco è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E' scoppiata una rissa per la gioia del paparazzo Silverio della "Voce dell'alga" che ha scattato foto a ripetizione, con lo sfondo di un Pikachu gigante. Anche se tutti sono tristi per la fine del grande amore Nip dell'estate, i protagonisti hanno rilasciato dichiarazioni ottimiste. Il meccanico Francesco ha detto che, con l'aiuto di un amico svizzero, spera di poter avviare un'attività di contrabbando di capitali in proprio. Armida ha detto che approfitterà della sua nuova libertà per prendere lezioni di inglese e tentare la strada del cinema, che oltretutto è proprio vicino a casa sua. In serata
ha subito ricevuto un telegramma d'incoraggiamento da Veltroni.

Abbiamo chiesto a Birollo, noto personaggio della vita notturna Nip, spacciatore di ecstasy e organizzatore di corse notturne sulla circonvallazione, quali sono le mode Nip dell'estate. Birollo ha detto che il gavettone è out, e cosi i fuochi artificiali e l'aquilone. Di gran moda invece fare l'aerobica sulla spiaggia, picchiare gli extracomunitari e andare ai duecento sul lungomare. Molto trendy lo zampirone, out la citronella. Out il sexy-party sulla spiaggia, meglio lo stupro di gruppo.
Out abbandonare i cani ai lati della strada, meglio affogarli direttamente. Per queste sue simpatiche provocazioni Birollo è talmente noto che è incerto se aprire un locale da ballo o farsi dare cento miliardi da Berlusconi per fare un giornale.

Ma la vera vacanza Nip è per chi resta in città. Tutti i servizi sono assicurati. File di vecchietti si recano al pronto soccorso per avere la soddisfazione di riuscire a farsi fasciare un dito. Per un giorno finalmente i cittadini maschi possono visitare senza ressa i loro monumenti preferiti: il campo di calcio, le concessionarie d'auto e le puttane sui viali.

Per finire buone notizie dall'Italia, il più grande autoscontro del mondo. Il signor Giorgio G., cappottando sull'autostrada, ha vinto un premio per il decimillesimo incidente in un mese. Il premio consiste in un arto artificiale a scelta. Risolto anche il problema dei camion pericolosi. Verrà tolto dal rimorchio il cartello della velocità massima, cosi almeno si crepa ma non ci prendono per il culo.

Ultima buona notizia. Il bimbo Adelmo G., di nove anni, ha vinto il premio al concorso "Castelli di sabbia" con una somigliantissima scultura dei genitori, che sono apariti misteriosamente da due giorni.
Fine.

Da Vegan Blog


Tortelli agrumati al pistacchio



In questo periodo l’orto regala bellissimi broccoli, allora ne approfitto per un ripieno di tortelli. Aggiungo le erbe aromatiche, senza le quali non potrei stare, il croccante e saporito pistacchio, una nota agrumata di limone… e altri sapori che a me piacciono tanto. Inoltre mi piace un sacco fare i tortelli. Per facilitarmi le cose uso gli stampi Raviolamp. Eccezionali, un grande aiuto in cucina.
Ingredienti per la pasta:
270 g di semola rimacinata
30 g di farina T1
1 cucchiaino di curcuma
3 cucchiai di olio evo
1 pizzico di sale
150 ml di acqua
... Continua



Una boccata d'aria per il nonno e Torta vegana in padella




Una boccata d'aria per il nonno di Stefano Benni

Siamo andati a trovare il nonno che ha ottanta anni e abita a Città Quattro, ridente quartiere periferico. La casa del nonno è in una salubre posizione tra due svincoli della tangenziale, e lui è molto orgoglioso perchè per ben tre volte i Tir gli hanno sfondato il tinello, e tiene tutti i ritagli dei giornali. Inoltre ha un comodo supermercato proprio davanti casa. L'unico inconveniente è che quando esce lo investono i carrelli. Per il resto il nonno vive tranquillo, o almeno non si lamenta.
Ieri mattina, dunque, siamo arrivati davanti alla sua porta e si sentiva il rumore di un film di guerra, evidentemente il nonno guardava la televisione. Abbiamo suonato, ma nessuno apriva e, non avendo un Tir, abbiamo sfondato a spallate.
Non era un film di guerra: il nonno era sul divano, tossiva, rantolava e scatarrava a mitraglia come gli effetti speciali di Rambo.
Lo abbiamo portato subito all'ospedale. In astanteria ho riconosciuto due signori che aspettavano la Tac con me nel 1994. Frequentandosi per tanti anni in sala d'aspetto si sono innamorati e sposati, e adesso erano li con tre gemelli che aspettavano il test di gravidanza. Per fortuna noi abbiamo un cugino infermiere molto potente che è capo del racket dei lassativi, e ci ha fatto passare davanti.
Un primo medico gentile ha esaminato il nonno, diagnosticando una bronchitina, e che comunque a quell'età bisogna rassegnarsi. Ma il nonno si è incazzato, ha roteato una flebo e il medico ha detto che forse c'era bisogno di una visita specialistica. Siamo andati da un secondo medico che ha subito chiesto se il nonno mangiava troppe fiorentine, il nonno ha detto magari, quindi si poteva escludere mucca pazza, poi gli ha fatto un esame per vedere se aveva un danno neurologico da telefonino, anche se il nonno non ce l'ha, poi gli ha chiesto se faceva footing o fitting o body sculpturing e il nonno ha detto solo il flipper da giovane. "Male male" ha sospirato il medico, ed ha aggiunto che la sintomatologia era anomala e comunque a quell'età c'è poco da fare.
Il nonno ha scritto su un biglietto "aria", ha rubato il carrello dei pasti all'infermiere e si è mangiato le razioni di purè di tutto il reparto. Allora lo abbiamo portato dal neuropsichiatra.
Questo l'ha visitato per bene e poi ha detto che la malattia, come spiegava tempo fa la "Repubblica", nasceva dall'ansia del nonno di non poter navigare in Internet, dalla tensione di non sapere l'inglese e forse anche da uno stress per le oscillazioni dell'euro. Il nonno ha rantolato "aria".
Il medico ha chiarito che con quella parola il nonno rivelava la sua fragilità e volatilità, la sensazione di essere spazzato via in una situazione di competizione di mercato, e la sua insicurezza di fronte all'invasione degli extracomunitari. Poi fli ha chiesto se la notte aveva degli incubi tipo un Tir che gli sfondava la casa. Il nonno ha ruggito e ha fatto un casino da ventenne, bestemmiava, spaccava fiale e ha ingerito tanto bario che poi ha cagato un paracarro. Lo abbiamo portato al reparto pedriatico.
Fine prima parte.

Da I Vegolosi


Torta vegana in padella, zafferano, mandorle e limone



Avete voglia di dolce, o volete preparare una tortina al volo senza accendere il forno: niente panico potete mescolate tutto e cuocetela in padella. Non avrete più scuse: con poche mosse potrete preparare una torta vegana in padella!
Ingredienti per una padella da 26 cm150 g di latte vegetale di soia
100 g di zucchero di canna
1 cucchiaino di cremor tartaro
40 g di sciroppo d’agave
100 g farina di mandorle
30 g di mandorle in scaglie
80 g di farina integrale
80 g di amido di mais
100 g di olio di girasole
1 pizzico di sale
1 bustina di zafferano
1 limone



 Una boccata d'aria per il nonno e Lasagne alter ego


Cosa guarda? da http://internapoli-city-2.blogspot.com/


Una boccata d'aria per il nonno seconda parte di Stefano Benni

Qui abbiamo trovato un dottore che ha azzeccato la diagnosi.
Il nonno vorrebbe respirare un pò d'aria, ma purtroppo l'aria non fa parte del concetto moderno di benessere, è in antitesi col valore ben più alto della mobilità automobilistica e del ciclo industriale. Non esistono allevatori d'aria che fanno manifestazioni e soprattutto, siccome l'aria non si vende, non sollecita interessi economici.
Infatti io ho pensato: se il miliardario pataccaro inscatolasse l'aria, certo vedremmo la pubblicità in televisione, l'aria diventerebbe un bene prezioso e nascerebbero tanti modelli e tante marche.
In quel momento ci siamo accorti che il nonno era scomparso. L'abbiamo cercato dappertutto. Era finito in un reparto di sordidi vecchi rantolanti. Uno aveva un bottiglione di aria di mare e lo passava agli altri , e quelli tracannavano, si sbronzavano di ossigeno e cantavano canzonacce. L'infermiera ha subito aperto la finestra per fare entrare smog, spremuta di marmitta e polveri.
"Se si abituano a respirare, poi diventano pneumnomani dipendenti" ci ha spiegato.
Abbiamo riportato il nonno in astanteria, spiegando che aveva una sindrome semplicissima, cioè aveva voglia di respirare, in una città dove l'inquinamento è sedici volte superiore alla norma.
"Cari miei, piacerebbe a tutti - ha detto il medico - ma in tempi di new economy, respirare è sorpassato. Può fare altre cose. collegarsi in rete con un sito di alta montagna. Guardare la pubblicità delle caramelle mentolate alla televisione. Andare in una boutique a comprarsi una maglietta con le nuvole. Mettersi la maschera antigas di Valentino. Investire in un polmone d'acciaio. Ma respirare è un concetto antiatomico, se cominciano i vecchi poi vorranno respirare tutti, anche gli stranieri".
Gli ha prescritto un'aspirina e ha concluso: "E poi non esageriamo, per un pò di enfisema alla sua età".
Allora il nonno ha cominciato a fare un rumore di betoniera. Raspava dai polmoni una colata di broncomagma e preparava la vendetta. Si è udito un rumore di terremoto, le guance del nonno si sono gonfiate ed è partita una scatarrata che per trenta secondi sembrava di essere sul ponte di una nave in tempesta.
Quando tutto è finito, pareva che sui muri ci fossero i cadaveri di dodici marziani, e il dottore sembrava una pastiglia Valda masticata. C'era muco anche sul lampadario.
Il nonno è stato arrestato per attività respiratoria eccessiva e continuata, catarricidio intenzionale e mancanza di trachea catalitica. L'hanno portato in prigione.
Là almeno ha un'ora d'aria.
Fine.

Da Vegan Blog


Lasagne alter ego

É davvero molto tempo che non pubblico più nulla, ma seguo ovviamente sempre il sito e le ricette sono sempre più accativanti e bellissime da vedere, quindi complimenti a tutti!!!! Augurandovi una serena giornata voglio condividere con voi questo esperimento lasagnero… che in realtà con le classiche regine della cucina italiana poco c’entra… ma viva la fantasia, no?!?!
Ingredienti per la fake-pasta:
3 zucchine
3 carote
1/2 radice di daikon gigantesca
erbette cotte
... Continua




Capodanno di Stefano Benni.e Torta vegan al cioccolato



El Escultor, Pablo Picasso (http://it.wikipedia.org/wiki/Pablo_Picasso)




Capodanno. Di Stefano Benni.

In quanti modi, piacevoli e no, si può passare il trentun dicembre? Ecco un breve elenco di coloro che non esiterei a definire gli ardimentosi eroi del capodanno.

Il Solitario. Il Solitario, una settimana prima della notte fatidica, viene colto dalla sindrome di San Silvestro, uno strano miscuglio di spleen, misantropia e odio per le ricorrenze. Dichiara agli amici che non parteciperà a questo rito noioso e sempre uguale, e che per lui Capodanno è una notte come tutte le altre. A tutti coloro che gli chiedono "cosa fai il trentuno" risponde con omelie ed invettive.
Questo stato di orgogliosa autonomia dal clima di festa dura fino alle nove della sera fatidica. A questo punto il Solitario viene colto da pensieri tristissimi. Spia alla finestra i festosi preparativi di tutti, e i primi petardi gli feriscono il cuore come stilettate. Lascia il frugale pasto e il libro con cui aveva preventivato di passare la serata e parte in macchina, senza orologio, sperando di non pensarci più. Ma tutto gli ricorda la sua solitudine. Frotte d'auto con gente vestita da sera lo sorpassano, comitive armate di bottiglie di champagne lo salutano, botti gli esplodono intorno. Ed egli si rende conto che la città si è riempita di giganteschi orologi luminosi. alle dieci e mezza la sua tracotanza si è trasformata in una resa dolorosa, e farebbe qualsiasi cosa per brindare con un essere umano.
Davanti a lui ci sono alcune ultime, disperate soluzioni: a) telefonare agli amici appena snobbati; b) comprare una bottiglia di moscato e passare il capodanno col casellante dell'autostrada, fingendosi un camionista; c) entrare in un bar con una bottiglia di champagne e gridare "è nato mio figlio, offro da bere a tutti"; d) entrare in un ristorante, fingendo di aspettare qualcuno, poi alle undici e cinquantasei scoppiare a piangere gridando "Quella maledetta senza cuore mi ha lasciato solo, me lo aveva giurato e invece non è venuta", dopodichè sperare nella pietà dei presenti; e) telefonare a una compagna di scuola brutta e mondanissima, da lui respinta trent'anni fa e dirle che improvvisamente ha capito di amarla follemente, e che vuole correre a casa sua a dirglielo; f) andare a casa di Gazzoli, come il noiosissimo Capodanno scorso, durante il quale il Solitario aveva giurato agli amici: "Se mi vedete un'altra volta a casa di Gazzoli, sputatemi in faccia".
Tutte queste ipotesi si rivelano impraticabili. Gli amici sono già usciti, al casello c'è sciopero, nel bar si è ammessi solo su prenotazione perchè c'è un cenone di ottantasei portate con anguille al posto dei grissini. Il ristorante è guardato a vista da buttafuori che hanno già respinto decine di Solitari disperati. Al vecchio numero della compagna di scuola risponde un ristorante cinese che ripete "è tutto plenotato". Da Gazzoli c'è la segreteria con Jingle Bells. Non resta che una soluzione. Alle undici e mezzo il solitario sterza l'auto contro il guard-rail. A mezzanotte trascorrerà il Capodanno con una gamba ingessata, insieme al medico di turno e a un'infermiera sorridente, con due gocce di Chardonnay nella flebo. " E pensare che stavo andando a una bellissima festa in campagna" - dice. "Anche noi" gli rispondono dai letti vicini sette Solitari ingessati, alzando i calici.

L'ansioso. Per lui il problema del Capodanno nasce ai primi di ottobre. Da quel momento, egli comincerà a organizzare la serata, massacrando gli amici, consultando orari, prenotando ristoranti, e comprando un arsenale di fuochi artificiali. Per stare tranquillo, si farà firmare un impegno scritto dagli organizzatori di almeno sei feste, tutte a orari diversi. La settimana prima di Capodanno, l'Ansioso viene evitato come la peste. E' agitato perchè per problemi di approvvigionamento gli è saltata la festa delle tre e mezzo, e inoltre c'è un problema di neve per raggiungere una baita sul Cervino. Ma tutto si aggiusta con l'acquisto di tremila pizzette e di un gatto delle nevi. Anzi, il trentuno pomeriggio, egli riceve numerose telefonate di amici dell'ultima ora, che vengono smistati in varie feste della regione. Vestito di tutto punto e con quattro megatoni di botti nel cofano, l'Ansioso parte in macchina. Ha appuntamento alle dieci con una comitiva di amici in camper per andare a un ristorante dove si farà mezzanotte per poi andare a una festa al mare da cui alle tre si prenderà un treno speciale per andare alla festa nella baita in montagna da cui si scenderà in slitta fino all'autostrada dove un pullman riporterà tutti in città per prendere il cappuccino e concludere la nottata a casa di Gazzoli. Tutto procede bene, a parte la deflagrazione di un petardo che gli incendia metà macchina, ma il nostro eroe riesce a giungere al ristorante alle undici e mezzo, e qua inizia a mangiare in piedi tenendo i collegamenti via cellulare con vari gruppi sparsi e con la baita del Cervino. Ma alle undici e cinquanta lo stress degli ultimi giorni si scarica in una violenta colica renale.
Imbottito di antidolorifici, viene scaricato dagli amici irriconoscenti al Pronto soccorso, dove il medico, mentre lo palpa, fa esplodere il petardo che teneva in tasca. Medicato d'urgenza, brinderà nel letto vicino al Solitario.
Fine prima parte.

Da I Vegolosi


Torta vegan al cioccolato

del nostro chef CRISTIANO BONOLO

La torta vegan al cioccolato è un dolce classico saporito e goloso, in questa versione è stata preparata con lo yogurt che gli conferisce molta morbidezza. Ecco la ricetta.


Ingredienti per 6 persone

260 g di farina di tipo 2
280 ml di latte di soia
40 g di amido di mais
100 g di zucchero di canna integrale
100 g di yogurt soia
70 ml olio di mais
40 g di cacao amaro in polvere
12 g di polvere lievitante
... Continua




Capodanno: seconda parte e Gnocchi alla capricciosa



da http://gallery.gotoscience.com/


Capodanno: seconda parte. Di Stefano Benni.

L'Esotico. Costui non può passare un Capodanno normale, ma deve organizzarne
uno da raccontare agli amici. In un castello della Loira, su un catamarano in mare, in una miniera abbandonata in sardegna. Leggendario un Capodanno su una chiatta ancorata sul Po, con disancoramento e risveglio a mezzogiorno a Spalato. Quest'anno è stato scelto il Capodanno in Cappadocia, in un monastero in cima ad una roccia. Ci saranno canti di monaci, cibi tipici, e pernottamento in ceste matrimoniali sospese sul baratro. E' obbligatorio un saio scuro, e possibilmente il cilicio. Si parte da Malpensa alle dieci. Alle dieci e mezzo, appare subito la scritta, "volo annullato". La comitiva passerà il Capodanno in piazza, sotto la neve, masticando panettone e noccioline seduta sui gradini. Alle tre, tutti da Gazzoli.

Gli Innamorati. Per tutto dicembre si sono fatti un giuramento: Capodanno solo tra loro, cenetta intima, e notte erotica. Lei si esibirà in uno strip e lui cucinerà il tacchino alle noci. Lui prepara la casa con ogni cura, compra candele rosse e lenzuola di seta, e prepara una vasca da bagno con petali di rosa. Lei acquista un completino di pizzo sexy da un milione e si allena per lo strip con le musiche più eccitanti per lui: Joe Cocker e la sigla della Domenica Sportiva. Agli amici che chiedono cosa faranno a Capodanno, rispondono "chissà, non abbiamo ancora deciso", e si scambiano un sorrisino complice. Alle dieci, tutto è pronto. Lui ha preparato la cena con l'aiuto del ricettario, il tacchino farcito è ottimamente riuscito anche se forse avrebbe fatto meglio a togliere le noci dal guscio. Arriva lei, con un vestito rosso mozzafiato. Lui ha una violenta erezione che rischia di concludere la serata già alle dieci e un quarto. Lei gli resiste. La cenetta trascorre tra deliziosi lazzi, guardando la televisione e commentando com'è piacevole questa loro intimità. Ma alle undici e mezzo suonano alla porta. E' una brigata di cinquanta persone che grida "sorpresa! Sapevamo che non avevate una festa dove andare, ma non passerete la serata da soli, se no a che cosa servono gli amici?". L'allegra brigata invade la casa, vengono cucinati cotechini surgelati e lanciati petardi dal terrazzo. La vasca ai petali rosa, scambiata per una grande sangria, viene interamente bevuta e tutta la serata risuona di rutti profumati. Qualcuno scopre il completo di pizzo sexy. Lui, ubriaco, è costretto a esibirsi sul tavolo in giarrettiere, lei è inseguita per i corridoi da tutti i maschi presenti. Alle quattro vanno tutti da Gazzoli. Dopodichè, finalmente soli, ma stremati, i due Innamorati si danno un casto bacio e si addormentano.

Gazzoli: Gazzoli non ne vuole sapere di organizzare la festa di Capodanno, ma ha una casa grande, una cantina piena di vini, e soprattutto è molto mite e non sa dire di no. Si calcola che, in vent'anni, abbia ospitato diecimila persone, offerto mezzo milione di bottiglie, pulito cento ettari di vomito e mai, dico mai, cuccato una volta. I danni alla casa ammontano, ogni volta, a svariati milioni. Gazzoli è assicurato, ma la polizza gli scade sempre a mezzanotte del trentuno.
Fine.

Da Vegan Blog


Gnocchi alla capricciosa

Lasciatevi sedurre da questo capriccio di cucina… E’ una ricetta facile da realizzare e di sicuro successo, soprattutto in caso di ospiti improvvisi a cena 😉 … parola di Lali!
Ingredienti (per 2 persone):
2 belle carote già lessate
farina semintegrale qb
1/2 cipolla rossa di Tropea
2 carciofini al naturale
2 cucchiai di funghetti famigliola gialla sottolio
3 pomodorini datterini
1 cucchiaio di peperoni a listarelle, sottaceto
1 cucchiaino di capperi dissalati
qualche oliva taggiasca
1 cucchiaio di ricotta di soia
1-2 cucchiai di olio evo buono
sale, pepe qb
1 pizzico di maggiorana essiccata
... Continua



Adelmo Ferrari e Burger vegan alla quinoa



da http://www.donfrenchphotography.com/ViewFull.php?image=221


Adelmo Ferrari.di Stefano Benni:

Grazie, Ferrari Adelmo. La Ferrari, ha vinto e siamo tutti contenti, anche se la Formula uno e i suoi eroi ci annoiano mortalmente. Ci annoia Schumacher, l'uomo dalla mandibola carenata che guadagna dieci milioni al minuto, cioè un milione ad ogni inspirazione di benzina, è l'unico al mondo col rimborso spese per l'inquinamento. Ci annoia Luca di Montezemolo, il fighetto col ciuffo che arraffa presidenze e soldi ovunque, il Berlusconcino del futuro. Ci annoiano le gomme con la mescola dura, con la mescola molle, coi foruncoli da pioggia e con l'eritema da sole. Ci annoia questa storia che "i piloti sono atleti": cento giri del circuito di Indianapolis sono una passeggiata in confronto ad una Bologna -Firenze in agosto. Ci annoia vederli piangere e gioire agli inni nazionali e poi prendere la residenza a Montecarlo. Ci piacciono soltanto i meccanici Ferrari, perchè sembrano una cooperativa di diavoli, ci piace la Minardi perchè non vince mai e soprattutto ci piace Alvaro Vitali, che dopo una breve carriera nel cinema, ha saputo cambiare vita e vincere con lo pseudonimo di Jean Todt. Ma soprattutto ci dispiace come la vittoria della Ferrari abbia fatto passare sotto silenzio un evento molto più importante: e cioè che dopo ventuno anni Adelmo Ferrari ha vinto la gara del parcheggio sotto casa. Poichè nessun giornale lo riporterà, saremo noi a raccontarne le gesta e a dire: grazie, Ferrari Adelmo.
La battaglia di Via Monza
Da ventuno anni, via Monza, alla periferia della città, è considerato il circuito più pericoloso d'Europa. La si imbocca dopo il semaforo di via Lenin, l'ultimo semaforo comunista, tredici minuti di rosso e solo quattro secondi di verde. La via è formata da quattro curve a precipizio, tra cassoni della spazzatura, buche nell'asfalto, lavori in corso e sgorghi di fogna. Si entra nella via sgommando ai cinquanta, poi si ingrana la prima alla chicane della Velda.
Nonna Velda ha ottant'anni e ogni sera si mette seduta fuori della porta, solo che non si è accorta che da vent'anni hanno tolto il marciapiede a sta con la sedia esttamente sulla mezzeria. Schivata nonna Velda e superata la chicane, si entra nella curva del pataccaro, davanti al manifesto gigante di Berlusconi, poi si toccano i sessanta all'ora sul breve rettilineo di Nerone, cosi detto perchè vi si possono ammirare lavori in corso risalenti a epoca romana, e in controsterzo si affronta la famosa curva delle acque, o della pozzanghera Tabarroni.
Qui da vent'anni, per un problema di tombini intasati, c'è una profonda pozzanghera attraversando la quale le auto schizzano fanghiglia nel giardino di Palmiro Tabarroni, che reagisce tirando sassi, secchi d'acqua e talvolta palate di merda. Superata questa pericolosa curva si apre a tutto gas sul rettilineo dei Calabroni Pazzi, e schivando i ragazzini che vanno su una ruota sola in motorino, si arriva al traguardo, cioè l'unico parcheggio disponibile nella via, uno spiazzetto tra due platani butterati. Qui, per ventuno anni è sempre arrivata prima la Mecedes grigia del fornaio Mirko Micàcchini, boss della baguette rionale, detto "il finlandese" per la chioma bionda ossigenata. Qui ogni mattina dopo il lavoro notturno, per ventuno anni ha cercato invano di infilarsi la Fiat Cinquecento rossa di Adelmo Ferrari, infermiere, residente proprio davanti al parcheggio. Domenica , in concomitanza col circuito di Suzuka, si è svolta l'ennesima sfida.
Fine prima parte.

Da I Vegolosi


Burger vegan alla quinoa con carbone vegetale

I burger vegani al carbone sono un’idea alternativa per festeggiare la giornata di halloween con i vostri bambini ma non solo. Ecco la ricetta per un burger spaventosamente buono.




Adelmo Ferrari e Frolla colorata con spirulina



Immagine da http://terreoltreconfine.blogspot.com/


Adelmo Ferrari Seconda parte Di Stefano Benni.

Adelmo Ferrari, reduce dal turno di notte, è arrivato al semaforo di via Lenin alla pari con Micàcchni. I due hanno iniziato a sgasare rumorosamente. Pioveva leggermente, e questo dava un lieve vantaggio al Ferrari, più forte sul bagnato, perchè gli piove sempre dentro attraverso la capotta. Al verde i due erano appaiati. Purtroppo la partenza è il lato debole del Ferrari, che ha il cosiddetto piede a banana, che non fa presa sull'accelleratore. Ma questa volta Adelmo ha modificato l'assetto della Cinquecento incollando un tagliere da cucina sul pedale, ed è scattato conquistando la pole position. Il bolide rosso è entrato nella chicane della Velda con tre secondi di vantaggio. Ma qua lo attendeva il primo imprevisto. Nonna Velda stava nutrendo i suoi cinquantasei gatti, che stazionavano in mezzo alla strada.
Le alternative erano: uno, sospendere la gara e chiedere la safety-car, due, deviare attraverso il giardino della Velda, tre, schiacciare tutti i gatti. Sportivamente Adelmo Ferrari sceglieva la seconda soluzione e, pur massacrando l'orto dei pomodori, rientrava sbandando in via Monza. L'antisportivo Micàcchini invece puntava dritto a tutto gas, dimezzando la dotazione di gatti, e si ritrovava in testa di sette secondi. Ma la sua slealtà veniva punita. Arrivava lungo alla pozzanghera Tabarroni, ci affondava dentro, e spegneva il motore. Purtroppo Ferrari non poteva approfittare della disgrazia, in quanto aveva danneggiato una ruota urtando un nano di gesso durante l'attraversamento del giardino. La gara era ora in mano ai due team. Il team Micàcchini, formato dal pilota a dai due fratelli. E il team Ferrari, che oltre ad Adelmo comprendeva la moglie Nilde e il figlio Pompeo, piccolo grande stratega. Il team Micàcchini era indeciso tra due tattiche: succhiare con una pompa tutta l'acqua o tirar fuori l'auto con le braccia. Il team Ferrari invece decideva subito. Nilde Ferrari, donna di grande potenza fisica, allenata da anni di sfoglia, avrebbe sollevato la Cinquecento, Adelmo avrebbe cambiato la gomma e Pompeo avrebbe fatto il Montezemolo, cioè non avrebbe fatto un cazzo.
Il pubblico da balconi e finestre stava col fiato sospeso, avendo compreso che in quegli istanti si decideva la gara. Il team Micàcchini cercava di portare la Mercedes in secca, ma era disturbato dal continuo lancio di secchi d'acqua arricchita alla merda da parte di Tabarroni. Inoltre c'era il dubbio se vuotare la macchina o partire carichi di settanta litri d'acqua e di fango. Nel team Ferrari c'era incertezza su quale gomma montare: quella da autobus rubata l'anno scorso o quella rappezzata di dieci anni prima. Pompeo optava per quella più vecchia e collaudata.
Tutto si decideva in pochi attimi: Micàcchini terminava il pit stop in centosedici bestemmie e ventitrè secondi, e tornava in pista con la macchina che spandeva acqua che pareva una cisterna. Ferrari cambiava la gomma in soli ventisei secondi ma, ahimè, ripartiva in seconda posizione. Le due auto si presentavano in questo ordine sul rettilineo finale, e tutto sembrava deciso. Ma ecco il colpo di scena. La Mercedes di Micàcchini, piena d'acqua, perde velocità e dalla marmitta , intasata di pelo di gatto, esce fumo nero. La Ferrari recupera, è a un secondo e tre decimi, quando la gomma d'antiquariato esplode. A questo punto, il capolavoro di Adelmo. Sentendo il rumore del copertone che perde aria, egli sfonda coi piedi il pavimento della Cinquecento, e unendo la spinta delle gambe al getto d'aria della gomma, decolla e sorpassa in aria la Mercedes, atterrando esattamente nel parcheggio. E' la fine di un incubo durato ventuno anni. Via Monza si ammanta di bandiere rosse, molti piangono. Micàcchini la prende sportivamente, prendendo Pompeo a calci in culo. Si stappa una bottiglia di moscato al metanolo, il getto verdastro sale fino a sessanta metri e irrora tifosi e festanti.
E' una grande vittoria per il binomio Fiat-Ferrari, per tutta l'industria italiana e per il prestigio del nostro paese all'estero. Mentre Tabarroni si accinge a suonare l'inno di Mameli con la fisarmonica, la sorpresa. Arriva un carro attrezzi e si diffonde la ferale notizia. Poichè è venuto ad abitare nel condominio un importante assessore, il parcheggio è ora riservato alle auto blu comunali. "Dobbiamo rimuovere questa macchina", dice il vigile, con un inconfondibile accento finlandese. Si incazzano anche i gatti. In via Monza acoppia la rivolta. Gli scontri sono ancora in corso. Comunque vada a finire, grazie, Ferrari.
Fine.

Da Vegan Blog

Frolla colorata con spirulina

Mi piace sperimentare in cucina ricercando colore e salute nella realizzazione di semplici piatti! Questa pasta frolla vegana è colorata con un pochino di alga spirulina biologica… è l’occasione per nutrirsi di questa favolosa alga anche attraverso un golosissimo dolce! Poi tanta frutta e una crema vegana al limone per chiudere in bellezza!
1
Ingredienti per la frolla:
2 g di alga spirulina biologica
300 g di farina grano tenero 0 bio
100 g di latte di soia bio
80 g di zucchero di canna integrale bio
80 g di olio di girasole (no Ogm)
1 cucchiaino di lievito per dolci bio
... Continua


Bar Sport Duemila e Vellutata di patate



Salvador Dali, La vecchiaia di Guglielmo Tell (1931) da http://www.salvadordali.it/gallery/1931/galleria.html?10




Bar Sport Duemila. Di Stefano Benni.

Psicopatologia del bancone da bar. Una strana e contagiosa malattia ha iniziato a colpire i bar e i locali pubblici verso la fine degli anni settanta: il suo nome è "sindrome del bancone", o megalobancomania. Questa sindrome porta a cambiare ossessivamente il bancone del bar ogni quattro-cinque anni. E ogni volta il bancone diventa più grande, più scomodo ed esteticamente incomprensibile. Si possono cosi incontrare, in piccoli bar di paese, dei monoliti di alabastro nero del peso di dieci tonnellate, portati li da non si sa quale astronave. Parimenti dei bellissimi banconi di legno perfettamente funzionanti vengono sostituiti con banconi a "esse", a labirinto, pralinati con lapslazzuli, in materiali che vanno dalla bachelite arancione al vetro blindato. Gli stili passano dal rococò-maya al neo torronico bugnato, dal liberty-linoleum al Barbie-Godzilla, dal Cheope-Chippendale al post-Benito, dal gotico-zotico al Luigi-X-Files, Dall'assiro-bullonese al techno-etrusco, in una gamma di orrori mineralogici e geometrici senza limiti di spesa, di tonnellaggio e di vergogna. Ecco alcuni dei più strabilianti.
Il monolito
E' un bancone di marmo, o travertino, di colore scuro, del peso pari a quello di un sottomarino nucleare, che viene calato nel bar con tecniche ancora più misteriose di quelle usate per le piramidi egizie. Anche se ingentilito con zuccheriere di Murano e scalinate di caramelle, mantiene l'aspetto di una grossa lapide, o mausoleo funerario. In un bar di Vigevano, negli anni ottanta, si presentò agli occhi dei clienti un gigantesco blocco di marmo grigio. Non appena fu lucidato, apparve la scritta: A Matteo sposo esemplare la vedova inconsolabile. Questo potrebbe confermare l'ipotesi che gran parte di questi banconi siano residui cimiteriali riciclati.
Il pregiato catafalco può essere impreziosito con rifiniture in oro, pietre preziose, bassorilievi, mosaici e soprattutto gadget. abbiamo cosi alcune varianti.
Il superaccessoriato
Tipo di bancone usato nelle città ricche e in zone abbienti. In esso si sposa l'ideale estetico dei più alti esempi di pacchianeria e cattivo gusto mai raggiunti nel nostro paese: l'arte souveniristica e il defilè di moda televisivo. Il materiale è in vetroresina rosa bordello da emiro, o un lastrone di iceberg salmonato. L'importante è che sotto il sapiente gioco di luci, impostato da uno specialista in discoteche, tutto brilli e mandi riflessi accecanti sugli avventori. Su questo apparato si ergono alcuni distributori di caramelle alti fino a due metri, un'edicola di biscotti, quattro bidoni di yogurt di diversi colori, una cioccolatiera che rimesta la stessa cioccolata dal giorno dell'inaugurazione, una macchina che fa cubetti, sfere e ottaedri di ghiaccio, e un gigantesco rotore cha agita una fanghiglia verde che potrebbe essere granita o cremolato di iguana.
Sul bancone sono allineate decine di vassoietti contenenti pizzette, pistacchi, pannocchiette, anacardi, capperi, olive nere, olive verdi, salatini, arachidi, cetrioli, patatine e affini. Frequentando uno di questi banconi un bevitore di Campari può vivere a sbafo per tutta la vita. Mazzi di bustine di zucchero, zucchero di canna, zucchero dietetico e zucchero per mancini occupano le zone restanti. Nell'unico spazio libero ci sono la pubblicità del Beaujolais nouveau, e un vaso criselefantino con le offerte per il rifugio del Levriero.
L'inconveniente di questo prodigioso bancone è che nessuno sa dove sia il barista, sepolto dietro la parata di optional. Se riuscite a scoprirlo, tra il distributore di yogurt a la cioccolatiera, o dietro una palizzata di bottiglie, potete provare a chiedergli un caffè. - Mi dispiace signore, - risponde affranto, - ma non saprei proprio dove mettere la tazzina.
Il Transilvania superstar
Detto anche "Bara di Dracula". Blocco di marmo nero con disegni in oro, distributore di birra alla spina in avorio, sgabelli in osso. Il barista apre solo dopo la mezzanotte.
Il girotondo della morte
Semicerchio di alabastro verde pisello con ringhierina rococò, e sedili formati da tronchetti traballanti che spesso crollano al suolo senza motivo apparente. Se uno dei clienti perde l'equilibrio, trascinerà tutti gli altri in una caduta circolare, e l'ultimo precipiterà giù per le scale della toilette.
Il grande labirinto
Inventato da un architetto sadico in un giorno di ascesso dentario, questo bancone ha il compito di rendere il più possibile scomoda la vita del barista e degli avventori. E' fatto a "elle", a "esse", a "doppia vu", a percorso di motocross, ogni forma insomma, che impedisca una normale razionalizzazione del lavoro. Le bottiglie sono sospese in alto, impiccate ad anelli metallici, e il barista ci può arrivare solo saltando.
La lavastoviglie è sul bancone, vibra e schizza getti di vapore caldo sui clienti, mentre la macchina del caffè è in fondo a un tornante a sinistra, nascosta da una catasta di tazze.. E' quindi impossibile ottenere un caffè caldo, perchè la tazzina, per arrivare dalla macchina espresso al bancone, impiega circa un minuto e mezzo. I clienti più abili usano il vapore della lavastoviglie per scaldarsi il cappuccino o arricciarsi i capelli. Per il gioco delle sedie, girate e contrapposte in strane angolazioni, alcuni avventori stanno di spalle e possono bere solo attraverso cannucce speciali con retrovisore, altri devono mangiare tenendo il piatto sulle ginocchia del loro dirimpettaio. Ne nascono amori e antipatie. A volte può crearsi il famoso "vortice cosmico": un misterioso scambio di posti per cui tutti i clienti si ritrovano all'interno del bancone e i baristi seduti sugli sgabelli. Il fenomeno è allo studio della Nasa.
Fine prima parte.


Vellutata di patate, zucca e mele con crostini al rosmarino

di VEGOLOSI.IT


Una vellutata deliziosa e dai sapori autunnali facilissima da preparare: zucca, patate e mele si sposano con la croccantezza e l’aroma del pane integrale e del rosmarino. Ecco come preparare questa vellutata.
... Continua


Bar Sport Duemila e Timballo di riso alle melanzane



da http://gallery.gotoscience.com/main.php?g2_itemId=8960

Bar Sport Duemila. Secondo brano di Stefano Benni.

L'inferno di cristallo
Altro bancone insidiosissimo. Tutto è riflesso, tutto è specchiato e moltiplicato in un vorticoso gioco di trompe-l'oeil e tranelli prospettici. Anche la vetrina e le pareti partecipano al caleidoscopio. Il barista potrebbe essere davanti, ma anche dietro di voi. Il caffè che avete ordinato tarda ad arrivare perchè il barista è lento, oppure perchè lo avete ordinato al riflesso del barista, che in realtà è venti metri più in là. Chiedete un whisky ma il barista dovrà capire , tra le cento bottiglie riflesse, qual è quella vera, e poi vi verserà il whisky in testa. Pensavate di girare il cucchiaino nel vostro caffè e invece lo avete infilato in bocca a un bambino. Non è un krapfen che tenete tra le mani, ma la guancia di una signora. E cosi via.
Una volta, in uno di questi bar, un cliente chiese un toast.
Il barista rispose che li non si facevano toast.
- Eppure - insistette il cliente, - qua c'è scritto: "tost e panini caldi".
- No, signore, - disse il barista - la scritta che lei vede è quella del bar dall'altra parte della strada.
Il serpentone
Bancone quanto mai impegnativo, composto da metri e metri di materiale laterizio. Il barista corre da un lato all'altro sudando e spostando l'unica zuccheriera. Quando il serpentone si unisce al monolito, si crea il moloch, sogno e incubo di ogni barista. Un blocco lucente, ispirato alle statue dell'isola di Pasqua, per trasportare il quale è necessario un autosnodato. Assistemmo una volta al montaggio di un moloch in un piccolo bar di periferia. Il padrone era molto contento. Solo dopo alcune ore si rese conto che il bancone occupava l'intero bar, e non c'era più posto nè per lui nè per i clienti. Per qualche settimana riusci a sbarcare il lunario mostrandolo alla gente: dieci minuti, mille lire. Poi con una sega elettrica lo tagliò in otto pezzi e li vendette come sculture moderne. Sette sono attualmente esposti nella villa di un produttore romano a Torvajanica,
l'ottavo è in un museo di San Antonio (Texas).
Il bancone marino
Vecchio e classico bancone di legno, con oblò, rifiniture in ottone, conchiglie incastonate e mummie di aragoste. Certo, fa effetto vederlo fuori dal suo abitat navale in un bar di città. Ma funziona sempre , specialmente se il barista ha una benda sull'occhio.
Ha solo due inconvenienti: per prima cosa attira stormi di gabbiani, che lo caramellano di guano e rovistano nella spazzatura. Inoltre, anche se dista trecento chilometri dal porto, la sera si riempie misteriosamente di marinai che si ubriacano, sfasciano tutto in risse interminabili e misteriosamente spariscono.
Il secondo inconveniente è che provoca , in soggetti particolarmente sensibili, feroci attacchi di mal di mare. Dopo un solo bicchiere di birra vomitano e si sdraiano per terra, chiedendo quando finisce la traversata.
Il caso più misterioso avvenne nel 1983 in un bar sulle montagne di Arezzo. Verso mezzogiorno il padrone apri la porta e una misteriosa ondata portò via lui e una decina di clienti. Solo tre vennero recuperati al largo delle Celebes, degli altri nessuna traccia.
... continua
Per leggere il resto del racconto, si consiglia di acquistare il libro presso un qualsiasi punto vendita Feltrinelli , da leggere in compagnia e da regalare anche agli amici (Terza ristampa nel marzo del duemila).

Da Vegan Blog


Timballo di riso alle melanzane
Siete in vena di un primo piatto sfizioso e diverso dalla solita pasta? Provate questo sformato di riso e melanzane. E’ una sorta di parmigiana. Il sapore è delizioso. Un classico che troviamo in diverse versioni, un piatto molto saporito, una versione vegan, di molto alleggerita nelle cotture e nell’apporto calorico, ma egualmente gustosa e scenografica: una vera delizia da portare in tavola per stupire i commensali, senza. troppe rinunce

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Ingredienti:

500 g di riso integrale
1/2 bicchiere di vino bianco
brodo vegetale qb (più 1 l)
1 bustina di zafferano
curcuma qb
lievito alimentare in scaglie qb
800 ml di polpa di pomodoro bio




Isotta vacca italiana e Pasta integrale con besciamella di castagne e nocciole



Da http://internapoli-city-2.blogspot.com/



Isotta vacca italiana. Di Stefano Benni.

Mi chiamo isotta e modestamente sono una Vip, Vacca Italiana Pezzata. Vivo in un allevamento modello, con filodiffusione, mungitrice automatica "California Legend" e spazzabuazza a vapore. Nel mio box siamo in sette, molto amiche come usa tra noi mucche, e insieme parliamo dei nostri sogni e del nostro futuro, perchè se gli umani ci hanno messo in un posto cosi' bello, è certo per prepararci a qualcosa di grande e piacevole.
Vi presento le mie colleghe. C'è Genziana, che non è nata qui, è una vacca di alpeggio, ci racconta con nostalgia della sua stalla senza riscaldamento a Gressoney, e di quando la mamma la portava a veder passare il treno, e quanto è buona la macedonia di margherite condita col piscione caldo. Questo scandalizza un pò Samantha, che è una mucca assai snob di razza butirrifera Jersey, si crede irresistibile e racconta che una sua bisnonna fece la modella al pittore Segantini, anche se i maligni dicono che invece posò per Guernica di Picasso. Ha delle tette colossali siliconate, tanto che col suo latte, invece delle mozzarelle, ci fanno le palle da tennis. Quando viene il veterinario a toccarla, fa delle roteate di coda e degli sbattimenti di ciglia che ti ammali dallo spiffero.
Secondo Teresa è un pò vacca. Ma Teresa è una bovina molto puritana e mistica, ascolta solo musica sacra e il suo sogno è di lavorare in un presepe. Quando il veterinario le controlla le mammelle, diventa rossa e ripete "non lo fo per piacer mio ma per far piacere a Dio". Vicino a Teresa c'è Umbertina, vacca padana assai fiera delle sue origini. Suo padre si chiamava Eridano e sua madre Luganica, ha un marchio verde sul cosciotto e tiene nel box il poster di Borghezio.
Poi c'è Cordelia, poetessa e intellettuale, ascolta solo muuuusica classica e il suo idolo è Riccardo Muuuuuti, una volta per scherzare le abbiamo fatto sentire all'altoparlante Laura Pausini e per lo choc ha fatto settanta chili di ricotta acida. Infine c'è Palmira, giovane e progressista, invece della radio ha voluto la televisione e guarda solo Mtv e le sfilate di moda, che poi è la stessa cosa, sta inchiodata allo schermo ruminando palinsesti ventiquattro ore al giorno perchè dice che è moderno capire quello che non ti piace, anche se alla fine non capisci più quello che ti piace. Ha tatuato sul filetto la scritta No Future e fuma erba medica di nascosto.
La vita nell'allevamento scorre alquanto monotona: pasto, mungitura, altro pasto, rimungitura non spengono mai le luci cosi' dormiamo di meno e produciamo più latte. gli unici nostri divertimenti sono i pettegolezzi e le gare di buazze. Cioè ci sfidiamo a chi fa la buazza più grossa e rotonda: io modestamente faccio delle robe che mi chiamano Giotto, ma la più brava è Genziana, una volta ne ha fatta una che sembrava un personaggio di Guerre stellari, ogni notte nel silenzio si sente plof, ploffete, poi si misura, e chi ha fatto la merda più grossa vince. Questo gioco, su indicazione di Palmira, lo abbiamo chiamato "Auditel".
Fine prima parte.

Da I Vegolosi


Pasta integrale con besciamella di castagne e nocciole
del nostro chef CRISTIANO BONOLO


La pasta integrale con besciamella di castagne è un primo ricco di sapore che potrebbe sorprendere anche i palati più difficili. La ricetta veloce e semplice è proprio alla portata anche del carattere più pigro in cucina. Ecco gli ingredienti.
... Continua



Isotta, vacca italiana e Crema nocciolosa



Da http://gadgets.net78.net/Daily/main.php?g2_itemId=126


Isotta, vacca italiana.di Stefano Benni:Seconda parte


E cosi' tutto il tempo scorre placido, fino al brutto giorno in cui arrivano gli inservienti e portano via Genziana. Che bello, dice lei, tornerò a casa, riavrò il mio campanaccio.
Arrotola il poster del Monta Rosa, e ci saluta contenta. Invece Palmira, che ha appena guardato il telegiornale, ci spiega che Genziana è spacciata. Siccome è per metà di sangue francese, si sospetta che possa essere portatrice di un morbo che si chiama encefalite spongiforme, e perciò verrà abbattuta. Ma io non ci credo. Tre giorni dopo, ci cambiano pastone, ci danno una roba con un sapore strano, che mi sembra di conoscere. Palmira, che ha imparato a leggere dal videotel e a parlare da Biscardi, dice che secondo lei c'è qualcosa di anomalico che non vassi in quel cibbo e sarebbi meglio che controllessimo il sacco dal di quale proviene. Infatti lo troviamo e c'è scritto: "mangime contenente soia transgenica, moltiplicatori della lattazione, antibiotici e proteine di origine animale". Ecco cos'era quel sapore, era piscione! Ci hanno dato da mangiare i resti di Genziana! Io vomito tutta notte, Teresa ha un incubo tremendo nel quale viene munta da Michele Cocuzza, Cordelia ci invita a riflettere sulla caducità della vita bovina e compone la seguente poesia:

Cos'è la vita infine?
Oggi siam qui, domani scaloppine.

Ma il peggio deve ancora venire. Portano via Umbertina, e tremiamo per la sua sorte. Invece torna, tutta strana. Dice che è stata scelta per un corteo padano, l'hanno dipinta di verde e portata in città, ha dato la coda a Bossi e si sente che la sua vita non sarà più la stessa. Mi chiede da dove vengo e le rispondo che sono toscana. La sento sibillare "terrona", e appartarsi. Durante la notte comincia a tremare e a urlare "Un impegno concreto! Aiutare chi sta dietro". noi non capiamo se ha male alla coda o allude ai vitelli che stanno dietro al nostro box ma quelli stanno benissimo, anzi ci gridano: "basta far casino, dormite, brutte vacche". Questi giovani!
Il giorno dopo Genziana peggiora, comincia a dire che il suo latte non deve finire nelle scamorze del Sud improduttivo, e quando viene il veterinario che è siciliano, aspetta che sia a tiro e poi scalcia, la portano via con la bava alla bocca, irriconoscibile, mentre lancia oscure minacce alla magistratura e agli gnu africani. Palmira ci informa sulla gravità della situazione. Dice che c'è un'epidemia detta "mucca pazza". Gli umani ci hanno contagiato col mangime cannibale e adesso noi contagiamo gli umani. Capito che ipocriti, non chiamano il morbo "allevatore pazzo", o "commerciante di mangimi stronzo", danno la colpa a noi! Come se gli umani non ingurgitassero ogni giorno alimenti avvelenati da loro: cibi transgenici, vino all'antigelo, frutta al pesticida, pesce al mercurio, cavoli all'uranio impoverito. E le pazze saremmo noi? Mi arrabio tanto che comincio a tremare e bisogna che mi calmi se no portan via anche me. Per fortuna arriva una buona notizia. Samantha è stata scelta per la monta, cioè conoscerà biblicamente un bellissimo toro. E' tutta eccitata, le acconciamo la coda con le treccine rasta e le lustriamo le corna col Sidol, è bellissima quando la portano via, come la invidiamo! Ma ritorna appena due ore dopo, depressa.
Racconta che le hanno messo delle grosse giarrettiere, poi è entrato il promesso sposo. Era un bellissimo toro spagnolo, Alonzo Miguel de Miura y Bocadillo, con muscoli da palestrato e un piercing sul naso. Ma non l'ha neanche potuto avvicinare, erano separati da uno steccato. Appena lui si è eccitato, gli hanno messo davanti una mucca di legno che all'interno aveva un inserviente con la provetta in mano. Alonzo ha trombato la similmucca e tutto il seme l'han tenuto per la fecondazione artificiale.
Samantha ha muggito di dolore tutta notte, abbiamo cercato di consolarla dicendo che avremmo protestato in Vaticano, Palmira poco psicologa le ha regalato un poster di una corrida e tutto è precipitato. La mattina Palmira mi sveglia dicendo che c'è Samantha che balla il flamenco, ma non era flamenco, era il muggito del morbo, e poi la poverina ha cominciato a muggire "Alonzo Alonzo amore mio vengo da te", è stramazzata e l'han portata via. E tre. Poi è toccato a Cordelia. I segni della pazzia sono stati subito evidenti. Ci siamo accorti che non ascoltava più Muti ma Marilyn Manson, ha rotto a calci la mungitrice automatica e ha iniziato a concionare: "Meglio morta che prigioniera, bovini bufalidi e bisonti, ribellatevi, cavie rompete i labirinti, ostriche mordete gli chef, morte a Buffalo Bill e alle pelliccerie". Poi ha sfondato la barriera del box e si è lanciata in strada, caricando un Tir che trasportava suini. Il Tir è uscito di strada, i maiali hanno conquistato la libertà, e Cordelia ha trovato un'eroica morte.
Cosi' siamo rimaste in tre, ognuna spiando l'altra per paura del contagio. Teresa ci ha detto: confidiamo nel signore. E il signore sembra averla esaudita: è stata scelta per fare la parte del bue nel presepe vivente. L'hanno lavata e strigliata, ma già barcollava e spetazzava, le è venuto un alito che sembrava una cloaca, appena ha soffiato sul Bambin Gesù quello è svenuto, hanno portato via anche lei. Requiescant in pace.
Ora siamo qui, io e Palmira, da sole, la filodiffusione diffonde Blu muuuuuuun, la mia canzone preferita, ma non ho voglia di cantare. Palmira mi guarda e dice: "Dobbiamo fuggire da qui, cambiare lavoro e diventare ricche, fuori c'è la new economy, la transgenica, internet, un futuro radioso per noi quadrupedi. Guardando la televisione ho avuto una grande idea. Prendiamo dieci vitellini ambosessi, li proviniamo, li scegliamo bellini, fighetti e non troppo vivaci, che non esprimano critiche al sistema caseario. Facciamo un battage pubblicitario mai visto. Li chiudiamo in un allevamento modello tre mesi e poi riprendiamo tutte le stronzate che dicono, le ruminate, le buazze in diretta e vedrai che milioni di persone lo guarderanno, i giornali scriveranno fiumi di inchiostro e avremo fatto una vippicultura, i vitellini giovani diventeranno in breve tempo Vip adulti e noi li venderemo e faremo i soldi. Che te ne pare?". Alla luce del neon, il suo muso trema, gli occhi brillano di una luce disumana e disbovina. Poverina, è diventata pazza! Ma come può pensare che gli umani siano tanto scemi da interessarsi a una roba cosi'? Povera Palmira, anche tu, amica mia!

Da Vegan Blog

Crema nocciolosa

L’altro giorno ho fatto questo dolce al cucchiaio che è in pratica molto ma molto simile alle famose coppe bianche di marca D… e compagnia bella. Non ho usato per ora le nostre nocciole, ma mi sono facilitata il compito usando la Nocciolata Rigoni di Asiago Vegan ok. Inoltre mi permetto (sperando che non sia vietato) di segnalarvi una mia nuova pagina su facebook. Si chiama Go Vegan ed è fresca fresca di alcuni giorni.
Ingredienti:
400 ml latte di cocco in lattina
400 ml di latte di avena
3 cucchiai di sciroppo di dattero
2 cucchiai di semolino di riso
1 punta di cucchiaino di agar agar
1 bacca di vaniglia
2 cucchiai di Nocciolata Rigoni di Asiago



Un casinò chiamato Italia e Tortino vegano di ceci e cacao



Da http://gadgets.net78.net/Daily/main.php?g2_itemId=310



Un Casinò chiamato Italia. Di Stefano Benni.

C'è un paese dove, quando accade qualcosa di clamoroso, non ci si chiede come reagirà l'opinione pubblica, ma come reagirà la Borsa. E dove l'approvazione di una Finanziaria consuma più energie di mille scelte politiche. Ovvio che gli abitanti di questo paese sognino grandi fortune e carriolate di miliardi, e siamo diventati un popolo di scommettitori, grattatori, biscazzieri, quizzaroli, schedinologi, cabalisti, lotterioli e lottisti normali e super.
Per i giornali è una febbre, per gli psicologi è una compensazione, per la Chiesa è peccato, per lo Stato è un'entrata. Per noi, è un interessante campionario da cui trarre alcuni esempi.

Il giocatore di cavalli. Antico scommettitore che ha subito una mutazione genetica. Una volta le sale da gioco sembravano un saloon di El Paso, o il bar di Guerre Stellari, adesso sembrano l'aeroporto di Tokio, moderne e computerizzate. Ma potete trovare ancora qualche vecchio giocatore doc all'ippodromo. Si riconosce da tre particolari: 1) beve solo fernet o tombolino, micidiale mistura di caffè e liquore che provoca la tachicardia ippica, al ritmo degli zoccoli dei cavalli. Per individuare un vero giocatore, basta sentirgli il polso. Se ha più di duecento battiti al minuto è genuino; 2) il vero giocatore conosce o fa finta di conoscere, tutti i cavalli. Dice " Veleno oggi non vince, ha lo sguardo triste". Oppure " Vaniglia mi ha strizzato due volte l'occhio, vuol dirmi che arriva seconda"; 3) Il vero giocatore, a fine anno è sempre in perdita.

Il lottista. Il vecchio appassionato del lotto, quello che gioca i numeri dei sogni e dei morti celebri, esiste ancora,ma ha subito una notevole evoluzione. Gli specialisti di Smorfia si sentono rivolgere domande del tipo "ho sognato mia nonna che faceva una strage in un Mc Donald's con un mitra, che numeri devo giocare'". Il giocatore di superenalotto, invece, è un cybergiocatore, ipnotizzato dall'entità della cifra. Vi riporto un dialogo veramente ascoltato (lo giuro sulla costituzione americana).
Signore - Vorrei giocare al superenalotto, secondo lei quanto si vince questa settimana?
Tabaccaio - Cinque o sei miliardi.
Signore (sospirando) - Allora non ne vale la pena.

Il totocalcista. Ne esistono di tre tipi. a) Lo sprovveduto, che gioca schedine precotte, mette i segni a caso e atterrisce i presenti con domande del tipo "La Spal è quella che gioca a Madrid?". b) Lo scientifico, per il quale la schedina è una sofferenza. Passa ore a valutare i precedenti, consulta i giornali, soppesa le formazioni. Spesso lo si può trovare addormentato sul tavolo del bar, la testa sulla "Gazzetta" e in tasca l'ultima lastra del ginocchio di Baggio, misteriosamente in suo possesso. c) Il sistemista, che gioca per anni la stessa schedina, solo o con gli amici. Se è un sistemista di gruppo, guai a tradire. E' più facile uscire dalla Legione straniera o da una setta satanica che da un clan di sistemisti organizzati. Pare che alla base della vendetta del conte di Montecristo ci fosse in realtà la sua esclusione da un tredici.

Il giocatore di casinò.Personaggio mitico ormai in estinzione. Non va più a Montecarlo per rischiare, ma per prendere la cittadinanza monegasca e non pagare tasse. Gommoni stracarichi di Vip italiani sbarcano nel porto del principato, sperando in un futuro migliore. Al posto del demone del gioco, li accompagna un angelo commercialista.

Il telegiocatore. Sicuramente il settore in maggiore espansione. Se i concorrenti entrassero in sciopero, la televisione dovrebbe chiudere. Invece eccoli li', entusiasti e educatamente tonti per adeguarsi ai testi e ai presentatori. Lasciando da parte gli specialisti, come l'indovinatore di ritornelli, il battezzaprezzi e lo scopritore di frasi segrete, magari finto o con le soluzioni in tasca, i telegiocatori si dividono in due categorie:
a) il telefonatore che gioca da casa ed entra subito in garrula intimità col presentatore, con dialoghi del tipo: "Gerry, ma che piacere sentirti". "Brandolfo, ma che bel nome hai, che mestiere fai?". "Il becchino". "Ma che carino, dai giochiamo". Il telefonatore abitualmente non deve rispondere a domande di alto profilo, ma niente è troppo facile per lui.
Esempio. Presentatore: "Mi dica qual è la città della Toscana dove si corre un famoso palio e che comincia con Sie..." Telespettatore: "Un aiutino, Paolo, un aiutino..."
b) l'ospite in studio. Nel tentativo di risollevare le sue sorti, la tivù moltiplica la cattura di coppie, nuclei familiari, gruppi di amici, bande di ottoni, reparti ospedalieri, onde poterli quizzare a grappoli. Se una volta per partecipare bisognava essere esperti di qualcosa, adesso anche un intenditore di funghi è troppo intellettuale per l'Auditel. Per cui i giocatori vengono sottoposti a un processo di cretinizzazione che esclude rigorosamente qualsiasi forma di intelligenza istintiva o scolasticamente appresa. Esempio: per vincere, il nonno è obbligato a raccogliere limoni con la bocca in una vasca da bagno. La madre deve cantare a singhiozzo Tintarella di luna. Il padre (L'ho visto, giuro sulla testa di Berlusconi) deve imparare a memoria i sessanta nomi dei presentatori televisivi più famosi con data di nascita. La nonna deve fare la sfoglia appesa per i piedi. Il bambino deve far dondolare la nonna se no è troppo facile. Alcuni giochi prevedono la partecipazione di squadre contrapposte di Vip, e bisogna ammettere, a loro onore, che riescono a essere molto più cretini dei concorrenti abituali.

Il giocatore estremo. Scommette solo su cose pericolose e illecite. Gare notturne di moto sulle rotonde, duelli di Camion, corse abusive di cavalli, combattimenti di cani pitbull, tiro ai topi con la carabina, lancio di pietre in autostrada. Queste scommesse fetenti, ma anche le lotterie normali, in quanto idolatrie del denaro, sono state recentemente condannate dalla Chiesa. Che però non ha certo paura delle grandi cifre, come dimostra il Giubileo. Se le curie e i sindaci si dessero da fare per trovare casa ai poveri, come si impegnano a ristrutturare e preparare i posti ai pellegrini di Roma, il problema della casa sarebbe risolto.

Da I Vegolosi


Tortino vegano di ceci e cacao
del nostro chef CRISTIANO BONOLO


Il tortino vegano di ceci e cacao è un dolce insolito, con una buona carica proteica grazie alla farina di ceci, ma che vi darà moltissime soddisfazioni. Non ci credete? Allora provate la nostra ricetta.

Ingredienti per circa 6 tortini o 12 muffin
150 g di farina di ceci
150 g di farina di farro integrale
300 ml di latte di soia25 g di cacao amaro
140 g di zucchero di canna
90 g di olio di semi di mais
1 bustina di polvere lievitante (cremoro tartaro)
... Continua



LE 15 PRIME COLAZIONI PIÙ STRAORDINARIE DEL MONDO e Penne con cardoncello al forno


Coffee for Mister Yves Klein by Floriana Barbu. Immagine tratta dal blog http://borisblackblues.splinder.com



LE 15 PRIME COLAZIONI PIÙ STRAORDINARIE DEL MONDO. Di Stefano Benni

Estero - Hotel Okura, Tokyo. Sessanta metri di buffet. Portare una carriola. Attenti alla brioche lunga color cioccolata. È un pesce gatto crudo.
- Londonderry Arms Hotel Carnlough (Irlanda). Bellissima locanda appartenuta a Churchill, per appassionati di cavalli. Pane, burro, salmone e biada freschissima.
- Ritz, Montreal (Canada). Per chi vuole mangiare aragosta anche la mattina. Per quaranta dollari potete divorare tutto quello che c'è, compresi i camerieri.
- Brasserie Buci, rue de Buci, Parigi. Croissant squisiti, caffè quasi decente, crostino al formaggio Chevignon, prezzi modici, barista normanna con enormi occhi azzurri.
- Traghetto Copenhagen-Malmoe, Nordic Lines. Straordinaria esperienza, specialmente se il mare è mosso, con decine di svedesi e danesi ubriachi che vomitano. Provate il caffè col cetriolo e il bullar con la liquerizia salata e il Bergott. Si consiglia la xamamina.
- Sultan Emerald Palace, Rahiastan (India). Novanta qualità di frutta, cervello di scimmia con bacon, acqua Ferrarelle. Prezzo alto, ma se piacete al sultano ci si può mettere d'accordo.
- Quatros Petardos, Tijuana (Mexico). Se vi piace cominciare la giornata con un caffè forte e una tartina veramente piccante, questo diventerà il vostro bar preferito, se riuscirete a uscirne vivi.

Italia - Bar del Trio Paloma, Collegio di Spagna, Bologna. Buffet salato preparato da Paloma Primo, il Klee delle tartine. Se siete fortunati, potete veder passare Prodi in bicicletta.
- Bar del Pescatore, Sasso Marconi. Le ultime inarrivabili Luisone, paste di sette-otto chili. Per chi ama le sensazioni forti, caffè corretto al genepì con dadini di mortadella e ciccioli freschi.
- Bar "O segreto", Napoli. Bar di cui è proibito pubblicizzare l'indirizzo. Dovete trovare un libraio che si chiama Rosario: lui vi guiderà sul posto. Caffè paradisiaco, cannoli indescrivibili. Neanche Bassolino sa dov'è.
- Bar Lepori, Putzu Idu, Oristano. Le migliori paste sarde e i gelati del grande Michelangelo. Profumo di fiori o di alghe, secondo come tira il vento. Tavolini all'aperto con vista sul più bel mare del mondo.
- Bar libreria Patagonia, Venezia. Chiedere a Vittorio che vi guidi nell' "Alcoolic breakfast". Capuccino con fernet, ombre del mattino, paste al rum, pane, burro e birra, cannoli al Grand Marnier. Per uomini e donne forti.
- Vanni, via Frattina, Roma. Tavoli letteralmente in mezzo alla strada, tra giapponesi e motociclisti. Cappuccino agli ottani e paste all'ozono. Gelati squisiti. Prezzi, un decimo di Rosati, quindi abbastanza cari. Molti Vip: Renato Zero, Romoletto er Gattaro e il barbiere di Gasparri.
- Bar della stazione di Bressanone. Kraffen del 1918, ambiente bilingue, vista sulle rotaie. Ma quanti ricordi!
- Casa di Cristina. Colazione a letto. Col cazzo che vi dò l' indirizzo.

Extramondo - Sid's palace, sulla rotta per la costellazione di Boothe. Ki-Kumka Kafhe, pasticceria a ologramma, possibilità di mangiare Ughlugh vivi, freschissimi. Attenti ai cattivi incontri, specialmente al Bloooobnik, nervosissimo quando non ha ancora preso il caff&egrave. Dopo, lo potete carezzare tranquillamente.

Da Vegan Blog



Penne con cardoncello al forno


Ingredienti:
140 g di penne integrali
2 cardoncelli
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 scalogno tritato
1 cucchiaino di dado vegetale granulare
sale qb
1 peperoncino rosso tritato
olio evo
2 cucchiai di lievito in scaglie

Procedimento:
Pulire e tagliare i funghi a pezzetti, ricoprire una teglia con carta da forno, mettere 3 cucchiai d’olio evo, aggiungere i funghi, il sale, il dado, lo scalogno e il peperoncino, mescolare e mettere in forno per 15 minuti a 200°. Poi aggiungere il prezzemolo tritato e rimettere in forno spento per 5 minuti. Intanto portare a bollore abbondante acqua salata e cuocere le penne per 9 minuti. Versare i funghi in una ciotola e versarvi le penne, mescolare, aggiungere il lievito in scaglie e servire.




Il Paradiso in terra e Crema di avocado al cacao



dalla Malaysia Megat



Il Paradiso in terra. Di Stefano Benni.

Nel silenzio del deserto, tre uomini col mantello cavalcano tra le dune imbiancate di luna.
- Vi dico che dobbiamo andare di là, - disse Baldo - verso la stella El-Daneb.
- Neanche per sogno, - disse Gas - la direzione è Ovest, bisogna seguire l'Orsa minore.
- Ragazzi, - disse il Nero - io sono l'unico che è già stato in quel posto. Perciò non litigate e seguitemi. Mezzo miglio a Nord, proprio sotto la luna.
Baldo e Gas sbuffarono e deviarono le loro cavalcature.
- Spero che tu abbia ragione, - disse Gas - è tre giorni che viaggiamo, ho il culo livido e ho più sete di un cammello bucato.
- Ehi Nero, davvero sei già stato laggiù? - chiese Baldo. - E' proprio come raccontano le leggende?
Il Nero socchiuse gli occhi e si passò la mano sulla barba, facendo schioccare le labbra.
- Non sono leggende! Non c'è delizia uguale in tutto l'Oriente. Là, dove finisce il deserto, sboccia un'oasi. Palme, aranci, cedri, orchidee, gigantesche foglie di basilico, laghi d'acqua limpida pieni di ninfee, salamandre e pesci prelibati.
E all'ingresso c'è un'insegna, illuminata dalle torce, che dice:

Il Paradiso in Terra
è qui per te, viandante.

- Per la barba del profeta, ma sarà tutto vero? Non sarà la solita fregatura per turisti?
- E' un luogo magico, - sospirò il Nero - appena entrati, una decina di bellissime giovanette ti spogliano e ti fanno entrare in una vasca profumata di sandalo e petali di rosa. Ti lavano e ti spalmano di unguenti. Poi iniziano a massaggiarti...
- Si', l'ho letto nei dèpliant, - disse Gas eccitato - ti fanno sdraiare e ti camminano sopra con i piedi...
- Non solo: si ungono il corpo di olio e lo strofinano contro il tuo, poi spengono a una a una le candele e...
- Io credo che dovremmo deviare a Est - li interruppe Baldo. - Guardate, non c'è neanche un'orma sulla sabbia, se il posto è cosi' famoso dovremmo già vederne qualcuna, no?
- Il "Paradiso" è famoso ma anche molto esclusivo - sorrise il Nero. - Pochi sono ammessi! Ed è assai costoso. Avete portato i doni?
- Io ho le calze di nailon, grappa e penne biro - disse Gas.
- Può andare, - disse il Nero - ma io ho di meglio: cinquanta collane di vetro, accendini di plastica e dieci Rolex d'oro falsi. E tu Baldo?
- Banane.
- Banane? Vuoi entrare nel locale più esclusivo d'Oriente pagando in banane?
- Sono banane di Hyrmuz e la loro buccia è la droga più potente dei Sette Deserti. Ma insisto nel dire che stiamo sbagliando strada.
- No, guardate! Vedete quel chiarore là, oltre le dune? Sono le luci del "Paradiso in Terra".
- Si', si', lo vedo, - gridò Gas - è il riflesso delle mille torce del viale d'entrata.
- Speriamo - mugugnò Baldo.
- Basta coi dubbi e spronate le cavalcature, amici, tra poco ci rifocilleremo nel miglior ristorante d'Oriente.
- I dèpliant dicono: "cucina internazionale" - disse Gas, entusiasta.
- Vi assicuro che non ho mai visto niente di simile, neanche nella reggia dell'emiro Ibrahim. Un buffet con ogni tipo di frutta, ananassi, datteri, manghi, papaye, pesche sciroppate, e poi aragoste del Mar Rosso, dodici tipi di yogurt, formaggi, marmellate, miele, nutella, prosciutto di cerbiatta, uova di quaglia, e anche il pane integrale e i crispies.
- E da bere?
- Tutto, dal distillato di fiori di cactus ai whisky di importazione e poi aperitivi, long drink, vasche di sangrilla grandi come fontane e ghiaccio! Montagne di ghiaccio che viene portato in volo dalle montagne dell'Atlante, negli artigli di aquile ammaestrate.
- E... gli spettacoli? - chiese Baldo.
- Ti sei convinto, eh, peccatore? - sghignazzò il Nero. - Su, al galoppo, guardate la grande luce che ci guida. Al di là di quelle dune ci attende Salima dai sette veli!
- Salima a noi! - gli fece eco Gas, spronando la cavalcatura nell'alta sabbia di una duna.
- E chi è questa Salima?
- Salima è il fiore più bello mai sbocciato in un deserto. A mezzanotte, quando tutte le torce si spengono, appare lei, alla luce rossa delle candele. E danza al suono di un'arpa Kouzak, leggera come il primo vento del mattino. Inizia a ballare e subito si toglie il primo velo e lo lancia agli spettatori gridando "Nureddes!". Chi prende il velo, potrà godere dei favori dei Nureddes.
- I Nureddes, - lesse Gas su un opuscoletto - sono una razza meticcia robustissima, amanti polifunzionali per chi ama il sesso estremo.
- Poi Salima, ancheggiando, lancia il secondo velo tra gli spettatori e sussurra: "Sulemane!".
- Leggo: "Le Sulemane sono giovanette laureeate all'Università Statale delle Odalische, e per la loro piccola statura sono capaci di soluzioni erotiche incredibili".
- Salima si toglie il terzo velo e dice: "Sport Acquatici!".
- Windsurf, sci nautico, escursioni sub con istruttore nei meravigliosi fondali del lago dell'oasi, pesca sportiva, eccetera.
- Si toglie il quarto velo e sussurra: "Fitting".
- Yoga, body building, lezioni di tennis, aerobica per principianti, maneggio con le bellissime amazzoni siriache...
- Si strappa il quinto ed esclama: "La notte del Paradiso".
- Ogni sera giochi, intrattenimento e danze col complesso "Imad e i sultani", spettacoli di prestidigitazione, riffa, gioco dei mimi e gare di barzellette.
- Si toglie il sesto velo e dice: "Sorpresa!".
- Ogni notte una sorpresa: la danza dei dervisci, il karaoke, lo strip della donna serpente e il peep-show tra dromedari.
- Si toglie l'ultimo velo e dice...
- Siamo arrivati! - gridò Baldo, giunto per primo in cima alle dune. Tutti e tre guardarono in giù, e furono accolti da un inaspettato e fragoroso applauso.
- Sono arrivati, sono arrivati! - gridò un coro di voci.
Sotto di loro c'erano almeno un migliaio di viandanti di modesta estrazione sociale. Tutti sembravano circondare una stalla, sul cui tetto brillava un'insegna luminosa a forma di cometa. Dentro alla stalla si intravedevano una donna, un uomo barbuto, e qualcosa che sembrava un fagotto di stracci.
- Benvenuti ai Re Magi - urlò un tale, travestito con un paio di ali bianche.
- Un momento - disse Baldo. - Ci deve essere un equivoco, noi cercavamo un locale che si chiama...
- Come sarebbe a dire, - lo interruppe un pastore, che brandiva un gigantesco bastone - siete venuti senza doni?
- Pochi scherzi, - gli fece eco un nerboruto compare - sono due settimane che aspettiamo!
- Mamma, mamma, - si mise a piangere un bambino - i Re Magi sono arrivati senza regali...
Un mormorio ostile percorse la folla.
- Ragazzi, - sussurrò sottovoce Melchiorre, il nero, agli altri due - mi sa che abbiamo davvero sbagliato direzione.
- L'avevo detto io! E adesso come ce la caviamo? - si lamentò Baldassarre.
- Lasciate fare a me - disse Melchiorre. Si eresse imponente sul cammello e gridò: - Ebbene, si', siamo qui tra voi, siamo i Re Magi e siamo lieti di essere ospiti di questa... festa... sagra... festival...
- L'Epifania! - urlò una voce cristallina.
- Si', l'Epifania! - gridò Melchiorre. - E naturalmente abbiamo portato i doni!
- Calze di nailon, accendini e droga - esclamò Gasparre.
- Come? - ruggirono i pastori.
- Voleva dire: oro, incenso e mirra - lo corresse Melchiorre.
- Allora avanti, - disse San Giuseppe - venite entrate nella mia modesta capanna, o Magi d'Oriente.
- Viva i re Magi - gridò la folla. - Evviva i generosi sovrani!
- La prossima volta prenoto in un Club Mediterranèe - disse tra i denti Melchiorre, e spronando il cammello, avanzò trionfalmente tra due ali di folla festante.

Da I Vegolosi


Crema di avocado al cacao


del nostro chef CRISTIANO BONOLO


La crema di avocado al cacao è un dolce super veloce che si presta molto bene per una merenda gustosa gustata con dei biscotti o spalmata su del pane. E’ anche l’ideale al termine di una cena con amici. L’avocado è un frutto delizioso e privo di colesterolo originario del Messico.
... Continua


LETTERE DALL'ITALIA INDIGNATA e Torta di fagioli neri



da http://darkfeiry.splinder.com/


LETTERE DALL'ITALIA INDIGNATA. Di Stefano Benni.

Il mondo contemporaneo, pur governato da ex-bambini, non ama i bambini ma si accanisce nel maltrattarli, sfruttarli e ucciderli. Questa sorprendente scoperta ha destato i regnanti dal loro sonno. Scoperta perlomeno sospetta e tardiva, visto che è impossibile nascondere il commercio di duecentocinquanta milioni di videocassette. Ma lo choc mediatico ha risvegliato negli italiani un'indignazione che potrebbe durare più dei tre giorni abituali. Ecco alcune delle lettere ricevute.

Cari redattori,
bravi, bravi. Ho letto i vostri articoli e se non avessi avuto il mascara fresco, avrei pianto. Sono madre di due bellissimi figli e so cosa vuole dire essere in pena per loro. Ieri ero tanto turbata dalle immagini dei pedofili che ho fatto sei elemosine in cento metri di shopping e mi sono sentita meglio. Il problema è che nella società moderna i bambini sono abbandonati a se stessi. I miei tesori, Giampiero e Maria Luisa (oppure Piermario e Annalisa, mi confondo sempre), non sono mai soli. Lunedì e giovedì vanno a lezione di equitazione, martedì e venerdì Giampiero frequenta karate, Maria Luisa va a danza classica, mercoledì viene l'insegnante di tedesco, il sabato vanno in campagna dai nonni e domenica che per me e mio marito è l'unico giorno libero, li lasciamo con la baby sitter. Certo mi piacerebbe vederli di più, ma sono tanto impegnata. Il mese scorso sono andata a prenderli a scuola a mezzanotte, ma erano già usciti, quei dispettosi, e tutte le mattine ci parliamo attraverso la porta del bagno. Inoltre hanno tutti e due il telefonino e se hanno bisogno possono chiamare i nonni o la questura.
È proprio vero, non bisogna mai abbandonare i bambini, e io non so come fanno quei genitori poveri a lasciarli tutto il giorno da soli, per forza poi che succede qualcosa di brutto, sono proprio mamme senza cuore e ora vi lascio perché è entrato un amico di Giampiero che chiede se può mangiare qui a casa, e io gli dico che però Giampiero non è ancora tornato, e lui dice "mamma, Giampiero sono io". Che sorpresa, ma quanto è cresciuto! È bello vedere i propri figli crescere bene...

Cara Redazione
sono un imprenditore del Nord e sono molto incazzato con quei bastardi di slavi che stuprano i nostri bambini. Quest'anno sono stato a Bangkok con un amico e ce la siamo spassata con delle ragazzine locali un po' giovani, ma si sa che nel terzo mondo dieci anni valgono trenta dei nostri. Ho portato qualche foto a casa e adesso mia moglie dice di vergognarmi, che sono un orco anch'io. Come se fosse possibile il paragone! Da una parte un uomo sano sposato ariano che si diverte un po' con delle bambine e deve anche pagare, dall'altra parte dei pezzenti depravati cibernetici che ci guadagnano. È giusto proteggere i nostri ragazzini, mica i mini-accattoni zingari e musulmani che vanno in giro per la città a rubare, a quelli se gli succede qualcosa gli sta solo bene. Io sono d'accordo con Biffi, un arcimprenditore vecchio stampo, attento alla salvezza delle anime ma anche alla rendita degli immobili. Lui è giustamente preoccupato che gli sceicchi arabi entrino in concorrenza con gli investimenti patrimoniali della Chiesa. Ha ragione, via gli infedeli corruttori, ognuno al suo paese! Parto domani per la Thailandia. Continuate nella vostra sacrosanta battaglia, e se volete delle foto un po' particolari, scrivete pure al mio indirizzo.

Cari redattori,
Sono un padre moderno e progressista. Giusto, giustissimo denunciare la violenza dei pedofili e soprattutto mettere in guardia i ragazzini. Io, prima che escano di casa, picchio sempre i miei tre figli, perché voglio insegnare loro a difendersi. I due piccoli le prendono e basta, ma il grande sa già reagire e ieri mi ha morso un ginocchio. La mamma non capisce che è per il loro bene, li difende e mi tocca di riempirla di sberle, lei e la suocera che si mette in mezzo, e ieri ho ammazzato di botte un vicino stronzo che sente le urla e dice che disturbo. Capito quanto è insensibile la gente nei confronti delle violenze ai minori? Allego, per i bambini poveri del Ruandistan un pacco di solidarietà "Missione arcobaleno". Dieci yogurt scaduti, una ricotta semovente e una confezione di bende e cerotti (chissà perché, mia moglie ne ha sempre una di scorta...).

Cari amici,
sono un signore che si occupa di volontariato. Lodevole lo sdegno del paese, anche se da tempo ci sono associazioni che denunciano quotidianamente maltrattamenti a minori e non solo da parte di pedofili. I dati erano a disposizione di tutti: in tre anni seicento bambini scomparsi nel nulla. Ventimila ospiti (di cui quattromila disabili) in orfanotrofi e case alloggio, che sperano in un affido nonostante il parere contrario di Bossi. Dieci denunce per violenze a minori ogni giorno. Ci accorgiamo della guerra ai bambini solo quando sono vittime. Se no restano piccoli consumatori da farcire di gadget, pubblicità e merendine salva-balene. E non basta più esibire foto di negretti morenti: è necessario mettere sotto ogni foto una didascalia precisa che ci informa di che etnia sono, chi li ha ridotti così, cosa si può ancora fare per loro. Non solo col rattoppo della beneficenza, ma cercando di fermare il crimine economico o bellico che li ha colpiti e ancora li colpirà. Bisogna difenderli dai pedofili ma anche dall'aria irrespirabile, dalle nuove epidemie, dalle botte legali, dagli orfanotrofi e dalle carceri ghetto, dallo sfruttamento lavorativo. Nel nostro paese fortunato e ricco non hanno solo bisogno di sicurezza e supermercati, ma anche di spazi, di varietà culturale e di rispetto, mentre la fessofilia nazionale li vuole pecoroni e fighetti da Festival Bar o da Zoo televisivo. La radiosa economia globale non contempla la felicità, la salute e forse neanche la vita dei bambini come obiettivo primario. Ma c'è tanta gente che combatte per questo. Un modesto consiglio. Invece di dare soldi a Pavarotti o a Telefono Azzurro, che li hanno già, dateli ad associazioni che con altrettanta serietà, minore protezione mediatica e fondi ridottissimi, operano in questo settore. Ve ne segnalo alcuni. Il progetto Aurora, centro per i bambini scomparsi e sessualmente abusati, che, nel disinteresse delle istituzioni, ha lavorato con trenta milioni di sovvenzioni in tre anni. L'Associazione Accanto, per assistenza a bambini sieropositivi in Italia e in Africa. Nova, che si occupa di adozioni internazionali. Arciragazzi, sostegno e recupero dei minori in carcere. E poi il Gruppo Abele e la comunità di Capodarco. Non fate beneficenza solo a quello che vedete in televisione, anche se degnissimo. Cercate e informatevi nella vostra città, nel vostro quartiere. Siate buoni manager: differenziate il vostro investimento in solidarietà.

Imbelli Redattori,
sono un generale della Nato, padre di tre figli e di seimila marines. Mi meraviglio di voi. Una cosa è denunciare i pedofili stupratori, un'altra cosa difendere a oltranza i marmocchi civili. Come dico sempre alle reclute quando si lamentano di qualche scherzaccio dei vecchi commilitoni, la gerarchia esiste. La guerra moderna ad esempio, non prevede che i bambini abbiano un trattamento diverso. Negli ultimi bambardamenti intelligenti ne abbiamo fatti fuori a centinaia, perché, come spiego spesso nei briefing, dall'alto di un aereo non puoi vedere quant'è alta una persona. A dieci anni, come si vede in Africa in Palestina o nel Bronx, un bambino può essere un pericoloso guerrigliero. Del resto, la guerra comporta inevitabilmente il sacrificio di qualche "yat", young accidental target, come lo chiamiamo noi in gergo. Non facciamo video pornobellici. Nei nostri filmati si vedono solo delicate e vaporose esplosioni, e non mostriamo mai i cadaveri. Se poi qualche soldato serbo o sergente Usa, stressato dalla guerra, stupra qualche bambina, ciò è riprovevole, ma fa comunque parte del diritto al saccheggio su cui la storia militare è fondata. In quanto alle balle sulle mine anti-uomo, di cui voi italiani siete meritevoli produttori, dite ai bambini di smettere di lamentarsi. Che stiano in casa e non gli succederà niente. Se la loro casa è saltata in aria, vadano in albergo. Se no cerchino di stare vicino a Bin Laden, che è il posto più sicuro, tanto non lo becchiamo mai.

Cara Redazione,
sono una bambina di otto anni. Tutti mi hanno spiegato cosa vuol dire chat, pedofilia online, hot contact e snuff movie. Ho anche letto su un quotidiano che come bambina io sono "soggetto di sessualità atopica che l'interattività mascherata può scegliere come target di morbosità hardcore". Solo che io non ho Internet e mio zio Emilio vuole giocare a "dottore e paziente". Gli ho chiesto cos'è, e se può spiegarmelo in inglese, ma lui sta zitto, sbuffa e mi tocca, pardon mi clicca. A chi lo dico, alla mamma o a Bill Gates?


Da Vegan Blog

Torta di fagioli neri

Non sono durata nemmeno una settimana prima di postare la ricetta per un dolce al cioccolato, perché neanche sotto tortura potrei sostenere il contrario: il cioccolato è il cibo degli dei! In mia difesa, in questa golosa torta con crema c’è ben poco da cui voler stare alla larga: non contiene margarina, zucchero, né farina (ed è quindi senza glutine), ed è in realtà fonte di un bel po’ di proteine grazie a un ingrediente inusuale… fagioli neri lessati. Se io, che sono “quella della cioccolata”, faccio fatica a non mangiarmene una intera in una singola seduta, vi potete fidare: è una bontà!
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Ingredienti:120 g di fagioli neri lessati
50 g di datteri
85 ml di olio di cocco
75 ml di sciroppo di agave
40 g di semi di lino macinati
40 g di cacao in polvere
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale












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