domenica 1 agosto 2010

Siamo tutti islandesi!

In alto: Immagine tratta dal blog http://infernosiderale.splinder.com/



Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio perchè rischiano di far arrivare tardi alla cerimonia.
Woody Allen.



Siamo tutti islandesi!

Il famigerato DDL intercettazioni è stato rinviato a settembre, bisogna comunque stare sempre all'erta, da questo parlamento c'è da aspettarsi di tutto, ma per il momento possiamo cantare vittoria, uno dei più carogneschi decreti che i nostri rappresentanti abbiano partorito è per il momento scongiurato, un'altra bella notizia viene dall'Islanda, in questo paese è stata appena approvata una legge che tutela il web ed il mondo dei blogger, dal blog Byoblu i dettagli:

Questo blog batte bandiera islandese

Bandiera Islandese Islanda

Il parlamento islandese ha appena approvato all'unanimità una proposta di legge che renderà il diritto di bloggare sacrosanto ed inviolabile. I blogger non saranno perseguibili per le cose che scriveranno. Nessuno potrà fare loro causa, neppure se pubblicheranno segreti di stato o documenti riservati militari. Non solo: se qualcuno li querelerà, oltre a vedere sgretolarsi la sua richiesta di ritorsione legale contro il muro della legge, i blogger lo potranno denunciare per avere tentato di mettere il bavaglio all'informazione libera.

Questo è il senso della risoluzione denominata IMMI - Icelandic Modern Media Initiative, che porterà alla modifica di ben 13 leggi in 4 ministeri diversi nel giro di soli dodici mesi. Smári McCarthy, fondatore di Icelandic Digital Freedoms Society, e la deputata Birgitta Jonsdottir forse non si rendono neppure conto della portata del loro successo e di avere scavato un solco entro il quale in tanti ora potranno mettersi a lavorare per allargarlo e allungarlo fino al proprio paese.
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La discussione del decreto è stata rinviata, non c'è dubbio che le proteste delle migliaia di cittadini che hanno fatto sentire la loro voce siano stati determinanti affinchè questo succedesse, un altro contributo per la comprensione di come sia andata viene dal blog di Giovanotta:

Intecettazioni, prima vittoria!!

(foto della notturna di ieri del Popolo Viola davanti Montecitorio)

Nel pomeriggio arriverà la comunicazione ufficiale ma vi anticipo già da ora la grande novità dell’estate e ve lo annuncio con un gran senso di soddisfazione e di orgoglio: il ddl intercettazioni sarà rinviato a settembre. Ci possiamo concedere il lusso di cantare vittoria, anche se, come diceva qualcuno, abbiamo vinto la prima battaglia e non la guerra ma è già uno straordinario segnale. E’ la dimostrazione che quando di fronte a noi c’è una grande battaglia di democrazia ci dobbiamo credere fino in fondo, perché le buone ragioni dell’opposizione, anche se minoritarie, sono sempre vincenti.

E’ la prova che, quando l’opposizione, la società civile, i sindacati, le associazioni uniti in piazza ai semplici cittadini, fanno fronte comune e gridano forte, ad una voce sola, il rifiuto ad ogni forma di autoritarismo mascherato, ad ogni prevaricazione subdola e strisciante, ad ogni atto di arroganza becero del potente di turno per coprire le sue malefatte e la sua spregiudicatezza politica e morale, si deve combattere. E’ la prova che quando in gioco c’è la difesa delle più elementari libertà dell’uomo che sono sacre e inviolabili, si può vincere.

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Ma come è potuto succedere che questo paese sia arrivato cosi' in basso? Bisogna andare indietro negli anni, e verificare quello che è successo nell'ultimo ventennio, Antonella Randazzo in questo articolo su Disinformazione lo spiega in maniera molto efficace:

Come è stata svenduta l'Italia

Era il 1992, all'improvviso un'intera classe politica dirigente crollava sotto i colpi delle indagini giudiziarie. Da oltre quarant'anni era stata al potere. Gli italiani avevano sospettato a lungo che il sistema politico si basasse sulla corruzione e sul clientelismo. Ma nulla aveva potuto scalfirlo. Né le denunce, né le proteste popolari (talvolta represse nel sangue), né i casi di connivenza con la mafia, che di tanto in tanto salivano alla cronaca. Ma ecco che, improvvisamente, il sistema crollava.
Cos'era successo da fare in modo che gli italiani potessero avere, inaspettatamente, la soddisfazione di constatare che i loro sospetti sulla corruzione del sistema politico erano reali?

Mentre l'attenzione degli italiani era puntata sullo scandalo delle tangenti, il governo italiano stava prendendo decisioni importantissime per il futuro del paese.
Con l'uragano di "Tangentopoli" gli italiani credettero che potesse iniziare un periodo migliore per l'Italia. Ma in segreto, il governo stava attuando politiche che avrebbero peggiorato il futuro del paese. Numerose aziende saranno svendute, persino la Banca d'Italia sarà messa in vendita. La svendita venne chiamata "privatizzazione".

Il 1992 fu un anno di allarme e di segretezza. L'allora Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, il 16 marzo, lanciò un allarme a tutti i prefetti, temendo una serie di attacchi contro la democrazia italiana. Gli attacchi previsti da Scotti erano eventi come l'uccisione di politici o il rapimento del presidente della Repubblica. Gli attacchi ci furono, e andarono a buon fine, ma non si trattò degli eventi previsti dal Ministro degli Interni. L'attacco alla democrazia fu assai più nascosto e destabilizzante.

Nel maggio del 1992, Giovanni Falcone venne ucciso dalla mafia. Egli stava indagando sui flussi di denaro sporco, e la pista stava portando a risultati che potevano collegare la mafia ad importanti circuiti finanziari internazionali. Falcone aveva anche scoperto che alcuni personaggi prestigiosi di Palermo erano affiliati ad alcune logge massoniche di rito scozzese, a cui appartenevano anche diversi mafiosi, ad esempio Giovanni Lo Cascio. La pista delle logge correva parallela a quella dei circuiti finanziari, e avrebbe portato a risultati certi, se Falcone non fosse stato ucciso.

Su Falcone erano state diffuse calunnie che cercavano di capovolgere la realtà di un magistrato integro. La gente intuiva che le istituzioni non lo avevano protetto. Ciò emerse anche durante il suo funerale, quando gli agenti di polizia si posizionarono davanti alle bare, impedendo a chiunque di avvicinarsi. Qualcuno gridò: "Vergognatevi, dovete vergognarvi, dovete andare via, non vi avvicinate a queste bare, questi non sono vostri, questi sono i nostri morti, solo noi abbiamo il diritto di piangerli, voi avete solo il dovere di vergognarvi".
Che la mafia stesse utilizzando metodi per colpire il paese intero, in modo da spaventarlo e fargli accettare passivamente il "nuovo corso" degli eventi, lo si vedrà anche dagli attentati del 1993.

Gli attentati del 1993 ebbero caratteristiche assai simili agli attentati terroristici degli anni della "strategia della tensione", e sicuramente avevano lo scopo di spaventare il paese, per indebolirlo. Il 4 maggio 1993, un'autobomba esplode in via Fauro a Roma, nel quartiere Parioli. Il 27 maggio un'altra autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, cinque persone perdono la vita. La notte tra il 27 e il 28 luglio, ancora un'autobomba esplode in via Palestro a Milano, uccidendo cinque persone. I responsabili non furono mai identificati, e si disse che la mafia volesse "colpire le opere d'arte nazionali", ma non era mai accaduto nulla di simile. I familiari delle vittime e il giudice Giuseppe Soresina saranno concordi nel ritenere che quegli attentati non erano stati compiuti soltanto dalla mafia, ma anche da altri personaggi dalle "menti più fini dei mafiosi".[1]

Falcone era un vero avversario della mafia. Le sue indagini passarono a Borsellino, che venne assassinato due mesi dopo. La loro morte ha decretato il trionfo di un sistema mafioso e criminale, che avrebbe messo le mani sull'economia italiana, e costretto il paese alla completa sottomissione politica e finanziaria.
Mentre il ministro Scotti faceva una dichiarazione che suonava quasi come una minaccia: "la mafia punterà su obiettivi sempre più eccellenti e la lotta si farà sempre più cruenta, la mafia vuole destabilizzare lo stato e piegarlo ai propri voleri", Borsellino lamentava regole e leggi che non permettevano una vera lotta contro la mafia. Egli osservava: "non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste".[2]

I metodi statali di sabotaggio della lotta contro la mafia sono stati denunciati da numerosi esponenti della magistratura. Ad esempio, il 27 maggio 1992, il Presidente del tribunale di Caltanissetta Placido Dall’Orto, che doveva occuparsi delle indagini sulla strage di Capaci, si trovò in gravi difficoltà: "Qui è molto peggio di Fort Apache, siamo allo sbando. In una situazione come la nostra la lotta alla mafia è solo una vuota parola, lo abbiamo detto tante volte al Csm".[3]
Anche il Pubblico Ministero di Palermo, Roberto Scarpinato, nel giugno del 1992 disse: "Su un piatto della bilancia c’ è la vita, sull’altro piatto ci deve essere qualcosa che valga il rischio della vita, non vedo in questo pacchetto un impegno straordinario da parte dello Stato, ad esempio non vedo nulla di straordinario sulla caccia e la cattura dei grandi latitanti".[4]
Nello stesso anno, il senatore Maurizio Calvi raccontò che Falcone gli confessò di non fidarsi del comando dei carabinieri di Palermo, della questura di Palermo e nemmeno della prefettura di Palermo.[5]

Che gli assassini di capaci non fossero tutti italiani, molti lo sospettavano.
Il Ministro Martelli, durante una visita in Sudamerica, dichiarò: "Cerco legami tra l’assassinio di Falcone e la mafia americana o la mafia colombiana".[6] Lo stesso presidente del consiglio Amato, durante una visita a Monaco, disse: "Falcone è stato ucciso a Palermo ma probabilmente l’omicidio è stato deciso altrove".
Probabilmente, le tecniche d'indagine di Falcone non piacevano ai personaggi con cui il governo italiano ebbe a che fare quell'anno. Quel considerare la lotta alla mafia soprattutto un dovere morale e culturale, quel coinvolgere le persone nel candore dell'onestà e dell'assenza di compromessi, gli erano valsi la persecuzione e i metodi di calunnia tipici dei servizi segreti inglesi e statunitensi. Tali metodi mirano ad isolare e a criminalizzare, cercando di fare apparire il contrario di ciò che è. Cercarono di far apparire Falcone un complice della mafia. Antonino Caponnetto dichiarò al giornale La Repubblica: "Non si può negare che c’è stata una campagna (contro Falcone), cui hanno partecipato in parte i magistrati, che lo ha delegittimato. Non c’è nulla di più pericoloso per un magistrato che lotta contro la mafia che l’essere isolato".[7]

L'omicidio di due simboli dello Stato così importanti come Falcone e Borsellino significava qualcosa di nuovo. Erano state toccate le corde dell'élite di potere internazionale, e questi omicidi brutali lo testimoniavano. Ciò è stato intuito anche da Charles Rose, Procuratore distrettuale di New York, che notò la particolarità degli attentati: "Neppure i boss più feroci di Cosa Nostra hanno mai voluto colpire personalità dello Stato così visibili come era Giovanni, perché essi sanno benissimo quali rischi comporta attaccare frontalmente lo Stato. Quell’attentato terroristico è un gesto di paura... Credo che una mafia che si mette a sparare ai simboli come fanno i terroristi... è condannata a perdere il bene più prezioso per ogni organizzazione criminale di quel tipo, cioè la complicità attiva o passiva della popolazione entro la quale si muove".[8]

Infatti, quell'anno gli italiani capirono che c'era qualcosa di nuovo, e scesero in piazza contro la mafia. Si formarono due fronti: la gente comune contro la mafia, e le istituzioni, che si stavano sottomettendo all'élite che coordina le mafie internazionali.
Quell'anno l'élite anglo-americana non voleva soltanto impedire la lotta efficace contro la mafia, ma voleva rendere l'Italia un paese completamente soggiogato ad un sistema mafioso e criminale, che avrebbe dominato attraverso il potere finanziario.
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Miss Kappa sempre più combattiva, ad oltre un anno dal sisma che ha sconvolto l'Abruzzo è determinata a continuare a far valere i suoi diritti, insieme alla totalità dei cittadini, ecco l'ultimo resoconto:

Si continua a lavorare

Il buono di un'assemblea cittadina è ,ovvio, il confronto di tante anime diverse. E' il parlare, l'analizzare, il valutare. E' l'addivenire a conclusioni ed azioni partecipate e condivise. C'ero caduta, io, anima ribelle, nel tranello che ci è stato teso. Ero pronta alle barricate. La rabbia accumulata in tanti mesi di sofferenze naturali ed imposte mi faceva perdere di vista il nocciolo della situazione. La protezione civile è autorizzata ad intervenire anche in emergenze di tipo sociale. E la reazione violenta che avrebbero potuto scatenare le dichiarazioni del presidente del consiglio avrebbe creato terreno fertile per un intervento di questo tipo. Nonché un'ulteriore divisione fra la cittadinanza. Il nostro lavoro non ha colore politico. E' il lavoro dei cittadini per la città.Nell'assemblea straordinaria convocata ieri pomeriggio, si è deciso di continuare il lavoro intrapreso da mesi. Quello della democrazia partecipata che nasce dai bisogni dei cittadini. Una lettera aperta al Presidente Napolitano chiarirà la nostra posizione di rifiuto netto di una nuova occupazione del nostro territorio. E dell'annientamento delle istituzioni locali, democraticamente elette dalla popolazione. E si va avanti con il nostro lavoro, grazie al quale, dopo dieci mesi di azzeramento della democrazia, si è iniziato a vedere uno spiraglio di libertà. E la vera rinascita.
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Le donne hanno un ruolo determinante in questa società, ma vengono tenute ai margini e senza voce in capitolo, Lorella Zanardo lancia un appello dal blog Il Corpo delle Donne:

Chi Le Ha Viste?

Hanno firmato in 100.000 quando il premier ha offeso una loro simile.

In altrettante hanno accompagnato con fierezza la staffetta dell’UDI in giro per l’Italia. Alcune hanno denunciato la tv che le umilia. Altre hanno protestato con coraggio contro programmi indecenti che le privano di dignità.

Le più anziane tra loro tengono in piedi il famoso “welfare all’italiana”: in assenza di lavoro, di stipendi, di assistenza agli anziani, di nidi per i bambini, mantengono figli e nipoti oltre a dar loro alloggio.

Altre, le quarantenni, partecipano al mantenimento delle famiglie per 8/10 ore giornalmente e nel tempo restante fanno le casalinghe, ché la colf non se la possono permettere.

Dispongono di talenti eccezionali: vivono in un Paese che è agli ultimi posto nella classifica del gender gap, cioè della differenza tra generi, e ciò nonostante ottengono brillanti risultati a scuola, in università e riescono anche a fare figli. Pochi? In condizioni così anche uno mi pare un atto eroico.

Le giovanissime vivono all’interno di uno stereotipo che se avessi la loro età denuncerei i media giornalmente: tutte parrebbero volere fare le veline. Che non è la verità ma questa idiozia le obbliga a fare molta piu fatica delle loro coetanee europee per essere ritenute credibili al di là di un bel faccino e un bel sedere.

Non sbaglio quando dico che l’immagine dei media indebolisce la nostra autostima. Non sbaglio quando dico che vedendoci ritratte perennemente a culo per aria, ammiccanti e disponibili, stiamo perdendo fiducia nelle nostre capacità intellettuali e pragmatiche.

Dove sono tutte queste donne? Dove siete? Dove siamo nascoste?

In conseguenza dell’esplodere della fogna estiva che sta provocando miasmi repellenti e scenari futuri catastrofici, tutti i partiti, nuovi partiti, piccoli movimenti, singoli individui si stanno esibendo in pronostici di vario genere.

Ebbene da nessuno sta emergendo con forza un nome o una candidatura femminile. Da nessuna parte si legge di uno scenario che preveda le donne in posizioni rilevanti. I partiti non pensano che sia necessario. Probabilmente anche noi non lo riteniamo importante. E quindi si continua a pensare che di noi si possa fare a meno.

Amiche, ragazze, donne: ma dove siete?
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A proposito di donne e di quello che sono costrette a subire quotidianamente, la testimonianza di Phoebe1976:

Femminismo sul Trasimeno

A diciannove anni ancora da compiere non pensi a niente. E’ la tua prima estate “da adulta”, macchina munita, con libertà esponenziale. A settembre ci sarà l’Università, ma ora è estate, la paura della maturità è passata e tu sei libera. LIBERA. Ecco cosa pensavo. Sono altri tempi. Quelli di BH90210 per capirsi, quelli in cui il cellulare è un lusso e la Punto la macchina all’ultima moda.
Poi, una mattina, una telefonata.
Ciao, sei bella lo sai?”

E sarai mia” E' uno scherzo, penso, nessuno può parlare davevro così!!!
Marco, la smetti di fare ‘sti scherzi del piffero?”
Non sono Marco, sono ****** e stasera usciamo insieme
No, grazie!” gli dico riattaccando il telefono.
Inizia così un’estate di follia.
Pare che ******, ragazzotto di paese per lo più nullafacente mi abbia vista una sera di primavera insieme a mio padre. Eravamo al bar per vedere la partita del Perugia su Stream (altri tempi, che dire) e lui pare abbia deciso di invaghirsi di me. Vista e presa. Bum. Folgorato.
E per questo si è arrogato il diritto di cercare il numero di casa mia sull’elenco, chiamare e chiedermi di uscire. E pretendere su sì secco, magari entusiasta.
Ed il mio “No, grazie” (Sì, signor Paolo Barnard, ho detto grazie io, ma non è cambiato nulla) non ha scalfito affatto il suo credo.
Seguono telefonate a tutte le ore del giorno e della notte, appostamenti, pedinamenti e “sorprese” in tutti i luoghi da me frequentati. Allora, quasi 15 anni fa, lo stalking non era un reato e nemmeno se ne parlava. Erano solo avances, solo ragazzate, solo
Solo.
E lo pensavo anch’io, che mi sentivo torturata senza il diritto di difendermi se non con la fuga.
Anche un mio amico carabiniere me l’aveva confermato, scrollando la testa e quasi ridendo “del mio ammiratore non tanto segreto”.

Una sera d’estate, tornando a casa dal lago, mi sorpassa una macchina. E’ lui. Non ci do peso e sbaglio. Dopo una curva, trovo la sua macchina messa di traverso e sono costretta a fermarmi.
Per strada non passa nessuno.
Lui scende, io metto la sicura.
Inizia a urlarmi attraverso il finestrino abbassato che non mi devo permettere di dirgli di no, che devo dargli una possibilità, che sennò me la farà pagare, che sa come farmi male, che conosce bene dove abito e dove va a scuola mia sorella minore. Inizia a dare calci alla macchina e ad urlarmi di scendere, che sono una puttana, che me la farà pagare.
un ragazzotto innamorato, magari un po’ molesto ma un bravo ragazzo.

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Il nucleare è pericoloso e inutile, costosissimo e oltretutto utilizza una fonte non rinnovabile come l'uranio, è solo un affare colossale per le multinazionali che sponsorizzano questa ennesima truffa ai danni dei cittadini, è notizia degli ultimi giorni la candidatura dell'oncologo Umberto veronesi alla presidenza della futura Agenzia per la sicurezza nucleare, altro fumo negli occhi per confondere le acque, lo spiega Mario Agostinelli in questo servizio:

Veronesi: inattendibile e presuntuoso

I giornali hanno messo in evidenza la candidatura di Umberto Veronesi a capo della futura Agenzia per la sicurezza nucleare, riportando interventi pro e contro questa ipotesi. Invece di rimuginare, come stanno facendo molti commenti, sui presunti problemi all’interno del PD, totalmente ininfluenti sul merito delle questioni in gioco, vorrei mettere in risalto l’intenzione mistificatoria che sta alla base del sostegno del Governo ad una persona schierata aprioristicamente a favore dell’atomo, ma apparentemente obiettiva per la sua credibilità presso il grande pubblico in ragione dei suoi meriti scientifici nel campo dell’oncologia. Una disciplina questa che riguarda certamente la salute, ma che non può essere minimamente confusa con le conoscenze necessarie per affrontare una scelta complessa e interdisciplinare come del ritorno del nucleare al centro della politica energetica del Paese. Non a caso lo scienziato-imprenditore, conscio della sua impreparazione al riguardo, ha azzardato affermazioni del tutto inattendibili per chi si occupa di atomo sole e energia, liquidando “l’irrazionalità degli ambientalisti” con la sua fede nella “ragionevolezza meccanicista”. Le affermazioni di Veronesi sono indicative di quale sarà la strategia informativa del fronte filonucleare e vanno perciò confutate da subito come farina non solo del suo sacco. Scelgo tre punti in particolare.

1) “I costi in ricerca per le energie rinnovabili sono eccessivi. Meglio è stare nel solco della fisica nucleare”. Secondo quale politica e sulla base di quali conti – sono proprio curioso di vederli…!!! – sarebbero insostenibili gli sforzi per approdare alle fonti naturali? E quanto costerebbe invece la sicurezza dei reattori e il trattamento delle scorie, problema che nessuno ha mai affrontato seriamente? Rispetto poi ai costi dell’impresa nucleare, è’ solo di pochi giorni fa un articolo del New York Times che riferisce come il kilowattora solare attuale costi 16 centesimi di dollaro meno di quello prodotto dalle centrali nucleari in progettazione. Senza contare che l’atomo necessita di pesanti investimenti pubblici e del trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori e dei cittadini che pagano le tasse.

2) “Il nucleare ci affrancherebbe dal petrolio, dalle guerre per il suo possesso, dai rischi catastrofici”. Ma il petrolio riguarda soprattutto i trasporti e una quota di produzione elettrica che l’uranio non sarebbe certo in grado di sostituire. E ci si dimentica della flotta che incrocia nelle placide acque antistanti Walvis Bay in Namibia, dove ha sede la miniera di uranio di Roessing, una delle piu’ grandi miniere a cielo aperto dell’intero universo? Se infine perforare la roccia per far scaturire petrolio e’ una operazione zeppa di rischi, figuriamoci il nucleare…!!! Giova ricordare che i disastri nucleari sono definitivi, rispetto alla scala dei tempi umana.
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Ricordando la famosa lettera che il grande principe Antonio De Curtis in arte Totò dettava a Peppino De Filippo nel film Totò, Peppino e... la malafemmina
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/c/c3/TotoPeppino1956WP.jpg

Marco Travaglio riferisce una scena simile in casa PDL:

Proniviri

L’ altra sera, al Gran Coniglio del P3dl riunito a Palazzo Grazioli, Denis Verdini passeggiando nervosamente nella stanza ordinava a Sandro Bondi: “Carta, calamaio e penna!”. L’apposito James subito eseguiva e, curvo sullo scrittoio a ribaltino, vergava il comunicato della Banda Bassotti per liquidare Fini e deferire ai probiviri altri tre deviazionisti. Un unicum nella storia, dall’età della pietra a oggi: mai nessun politico, nemmeno in certi stati africani dove gli avversari venivano eliminati per via non giudiziaria, ma gastroenterica, era stato cacciato dal suo partito per eccessi di legalità. Dettava dunque Verdini: “L’Ufficio di Presidenza…’. Sandro, apri una parente. L’hai aperta? ‘…che siamo noi…’. Chiudi la parente. ‘…considera le posizioni dell’on. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Pdl’. Virgola, anzi punto e virgola, due punti. Massì, abbondiamo, abbondantis abbondandum!”.

Ogni tanto bussavano alla porta e Verdini, colto da un sussulto, guadagnava prontamente il cornicione, temendo da un momento all’altro l’irruzione dei gendarmi o degl’ispettori della Banca d’Italia che lo tallonano da tempo. Ma niente paura: una volta era La Russa che faceva capolino soffiando in una lingua di menelik per portare un po’ di buonumore. Un’altra volta era B. con un reggiseno a mo’ di bandana e un tanga a tracolla per raccomandare di andarci giù pesanti col traditore, poi tornava ai consueti passatempi. “Allora, Sandro, dov’eravamo rimasti? Ah sì: Fini è colluso con la giustizia e l’antimafia, continua pervicacemente a non rubare e per giunta rifiuta di tenerci il sacco, farci il palo e coprirci la fuga”. “Scusi se oso, magnifico Denis”, esalava James, “ma così dicendo qualcuno penserà che il documento l’abbia scritto Gambadilegno. Forse è meglio dire le stesse cose in forma più aulica: tipo che Fini ha fatto mancare ‘il vincolo di solidarietà ai propri compagni di partito, vorrebbe consegnare alle Procure tempi, modi e contenuti degli organigrammi istituzionali e di partito’, ‘pone in contraddizione legalità e garantismo, si mostra esitante nel respingere i teoremi su mafia e politica’… Che dici? Tanto chi vuol capire capisce”. “Oh, mettila giù come ti pare, ma lascia perdere le rime baciate. Purchè si capisca qual è il problema: quello non ruba e non lascia rubare, mettendoci in cattiva luce con gli amici degli amici e disorientando il nostro elettorato. Tanto poi ci pensano il Giornale e Libero a tirar fuori i dossier e il Corriere a gabellare il tutto come un capriccio caratteriale. E fai un po’ prestino ché c’ho una partita di assegni di passaggio e non vorrei perdermela”.
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Impazza su Youtube l'intervista a due ragazze nella spiaggia di Ostia le quali parlano di calippo e di birra, Michele Serra pronostica le notizie che arriveranno nelle prossime settimane di questa torrida estate:

Dopo il Calippo, il secchiello rap

I tormentoni dell'estate salgono di livello: archiviate le due coatte di Ostia, impazzano su Youtube il bagnino Bartolo di Igea Mare e un giovanotto di Olbia che mette in Rete i suoi meteorismi

(29 luglio 2010) Romina e Debora Romina e DeboraIl caso di Romina e Debora, le due ragazzine romane diventate star mediatiche e oggetto di un acceso dibattito politico per avere detto a un giornalista di avere appena consumato un Calippo e una birra, sta facendo scuola. Altri casi eclatanti si aggiungono, nuovi protagonisti emergono.

Christian e Manuel
In vacanza a Lignano, bissano il successo di Romina e Debora grazie alla versione veneta della stessa intervista: "Magnemo un Calipo e bevemo 'na bireta". Cliccatissimi su Facebook, ricevono decine di richieste di matrimonio e vengono reclutati come opinionisti a "Buona domenica". Un giornalista di sinistra, avendo scritto che l'intervista di Christian e Manuel è una cagata senza pari, è oggetto di un'interrogazione parlamentare della Lega che ne chiede la radiazione dall'Ordine per manifesto odio contro la spontaneità popolare.

Saverio e Priscilla
I due fidanzatini, in vacanza a Voghera, in assenza di spiaggia girano per le strade deserte di Voghera mangiando decine di Calippi e bevendo pinte di birra in attesa che qualcuno li intervisti. Nessuno lo fa e Saverio e Priscilla, con un gesto clamoroso, si incatenano davanti al ministero dello Sviluppo Economico chiedendo di parlare con il ministro. Essendo vacante la carica e chiuso il ministero, i due ragazzi vengono trovati mummificati il primo di settembre. Furiose polemiche politiche: il governo accusa i sindacati di non tutelare allo stesso modo gli operai salariati e i consumatori di Calippo e birra.
La sinistra è in imbarazzo.
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Alcune notizie divertenti pescate quà e là dal blog di AzaleaRossa:

NOTIZIE DAL MONDO

Credo sia arrivato il momento di riprendere il nostro vecchio tran-tran, che mi ci ti si vi piace di più assaissimo assai, e proporre di nuovo qualche stramba notizia pescata qua e là.

ADESSO BASTA!
Caltagirone (CT)
Stanca del comportamento del figlio che non le ubbidiva e rincasava troppo tardi, gli toglie le chiavi e la paghetta. La madre ha 82 anni, il figlio 61.

CANE INTELLIGENTE
Uomo lancia bomba a mano, cane gliela riporta.

BIRRETTA
Un tizio in Arkansas desiderava così tanto farsi una birra da decidere di tirare un mattone attraverso la vetrina di un negozio di liquori per prendere qualche bottiglia e poi scappare via. Sollevò il mattone e lo tirò sulla vetrina... solo per vederlo rimbalzare sulla sua testa, lasciandolo a terra privo di conoscenza. La vetrina del negozio di liquori era di plexiglas. L'intera vicenda è stata filmata dalla telecamera interna.

CHE BOTTA!
In fondo è quello che tutti si augurano: essere investiti da una pioggia di milioni. Ma se questo avviene in maniera fisica e non metaforica, allora i risultati possono essere spiacevoli. Insomma, prendere in faccia una valigetta carica di migliaia di dollari di certo lascia il segno sul volto, ma non sulle tasche. Tutto questo è successo realmente a Taiwan, protagonista un motociclista di 57 anni. L'uomo stava passando sotto un ponte nelle vicinanze di Taipei quando è stato colpito violentemente da una valigetta all'interno della quale c'erano 600 mila dollari, equivalenti a circa 468 mila euro. L'insolito oggetto volante conteneva il riscatto pagato per il rilascio di una persona rapita poco tempo prima. L'accordo fra parenti e rapitori prevedeva proprio il lancio del malloppo dal ponte. Il piano era stato studiato nei minimi particolari, senza considerare però il passaggio del signor Fang-Nan, che da tutta la vicenda non ha guadagnato nemmeno un centesimo, ma solo una bella botta con conseguente ricovero in ospedale.
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Le splendide immagini di OroFiorentino:

  • 1821557



  • ... E di Lu_5:

    il sole splende su di me

    Photobucket



    Gli agguati di Fini al Cavaliere raccontati da Vauro ed altre sue opere:







    Scene da spiaggia dalla matita di Altan:

    http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/eol2-extra/2010/07/28/jpg_2131583.jpg


    Le urgenze dell'Italia viste da PV64:

    Urgenze

    http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Problemi%20impellenti.jpg

    ...ripropongo qui una "vecchia vignetta" di qualche tempo fa, degna chiusura di questo primo ciclo di vignette del 2010.
    Da domani mi congederò da voi con l'ultima vignetta prima delle vacanze estive....
    Saluti e baci a tutti! :) :cool:


    Considerazioni politiche di Enteroclisma:

    Aria ferma nel PDL

    Il piccolo dittatore non sopporta le idee diverse dalle sue, ma un motivo ci sarà se non sopporta le correnti ...


    Trucchi contabili

    Manovra fiscale: l'ennesima beffa a danno degli italiani.
    La promessa di non mettere le mani in tasca agli italiani è il solito giochetto di Silvio. Non aumentano le tasse, ma solo quelle che si vedono in busta paga. Tutto il resto aumenta e noi siamo molto più poveri di prima ... ma per i polli tutto va bene ...



    Pillola del giorno: Gli agguati dei nostri amici felini dal blog di Sellina:

    Li adoro

    2 commenti:

    Il rospo dalla bocca larga ha detto...

    Quelle di Mangosi sono stupende! :D

    nino malgeri ha detto...

    Ciao Rospo! la matita di Mangosi è fra le più estrose e graffianti del nostro panorama satirico eheheheheh!, che dio ce lo mantenga sempre in perfetta forma...
    Un caro saluto