sabato 23 ottobre 2010

I have a dream...

In alto: Immagine tratta dal blog http://never-tear-us-apart.splinder.com/


Benchley e io avevamo un ufficio cosi' minuscolo che se fosse stato un centimetro più piccolo, sarebbe stato adulterio.
Dorothy Parker.


Ultima puntata delle lezioni di sesso da parte di Maurizio Crozza e Lorena Berdùn, dove si riassumono tutti gli argomenti trattati nelle puntate precedenti, buona visione:



I have a dream...

Martin Luther king pronunciò questa frase durante il suo discorso tenuto il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti civili. Abbiamo un sogno è la stessa frase con la quale Michele Dotti ha iniziato la sua battaglia allo scopo di riunire quante più persone possibili per realizzare il sogno di vedere finalmente un inizio di rinascimento del nostro paese, aderite e fate girare questo appello, forse questo sogno è possibile realizzarlo:


I have a dream...

Ho fatto un sogno, è meraviglioso e non intendo più svegliarmi.

Ho sognato che un bel giorno, un giorno non lontano, stanchi di attendere e sperare in tempi migliori, i settori più attivi della società civile si riuniranno per organizzare tutti insieme il cambiamento politico nel nostro paese, creando un’alternativa credibile, seria, affidabile che tutti gli italiani potranno abbracciare al di là dei rispettivi percorsi politici di provenienza.

Un nuovo soggetto politico, estraneo a tutte le vecchie logiche partitiche.

Un movimento fondato semplicemente sul “buonsenso”; quanto basta a capire che la raccolta differenziata è mille volte meglio degli inceneritori, che il risparmio energetico e le rinnovabili sono le vere alternative alla follia del nucleare, che le grandi opere servono solo ai grandi affari mentre sono le “piccole opere” quelle che migliorano davvero la vita della gente!

chi-siamo2Un movimento che sa dire sì quando è il momento di dire sì e no quando è il momento di dire no, in modo chiaro e comprensibile a tutti: sì all’integrazione, al rispetto delle diversità, al pluralismo, alla libertà d’informazione, alla pace. No al razzismo, all’esclusione, al monopolio dell’informazione, alla censura, alla guerra e ad ogni forma di violenza.

Sarà così, riflettendo tutti insieme sui contenuti, che i rappresentanti della società civile -raccolti intorno a un tavolo- si accorgeranno di avere fra di loro molti più punti in comune di quanti non ne abbia mai avuti al proprio interno nessun partito nella storia repubblicana. Si renderanno conto cioè di avere creato in tutti questi anni di impegno silenzioso, non soltanto un orizzonte di valori comuni, ma anche un vero “programma” di azioni da realizzare per risollevare il paese, un programma fondato su una visione della società che nessun partito -fino ad ora- ha mai realmente promosso.

E così, mostrando una saggezza che non si è mai vista in Italia, questi “leader” di un “movimento senza leader” sceglieranno consapevolmente di fare ciascuno un passo indietro, per poterne fare dieci avanti tutti insieme.

Ho sognato che ognuno metterà da parte per un attimo quel pizzico di orgoglio, più che legittimo… direi quasi sacrosanto, per i percorsi meravigliosi che ha creato fino ad ora e rinuncerà alla propria sigla, al proprio nome, al proprio logo, per vederne i contenuti aprirsi all’intera società.

Sarà un atto di coraggio e grandezza d’animo, oltre che di lungimirante umiltà!

Un gesto di portata storica, che aprirà uno scenario nuovo per il paese.

E sarà così che in un solo giorno decideranno di fondersi tutti insieme -per un obiettivo comune- le associazioni di volontariato, i comitati, i movimenti e le liste civiche territoriali, le reti di comuni e gli enti locali virtuosi, il mondo del commercio equo e dei gruppi di acquisto solidale, le esperienze di finanza etica e di consumo critico, il mondo ecologista e quello pacifista, i comitati per i beni comuni e quanti si battono contro tutte le mafie… per creare uno straordinario progetto politico unitario ed aprirsi ad ogni singolo cittadino onesto del nostro Paese!

E tutti insieme creeranno un Partito ispirato al buonsenso e fondato sull’onestà, che inizierà da subito a presentare il proprio programma su internet, nelle piazze, in tutte le riviste della società civile, nei bagni in spiaggia e nelle baite in montagna, nelle liste d’attesa dei pediatri e delle poste, nei pub e ai concerti… spinto dall’entusiasmo di milioni di volontari di ogni età che ritroveranno finalmente il piacere di impegnarsi civilmente per il proprio paese.

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Dal blog di Michele Dotti il video girato da Transition Italia, descrive i movimenti della società civile nel mondo, siamo milioni di persone unite da un obiettivo comune: rendere più vivibile e più umano questo nostro tartassato pianeta, senza violenza e con buonsenso:



Aisha una giovane donna afgana, venduta all'età di dodici anni dal padre-padrone ad un essere senza scrupoli il quale l'ha schiavizzata per anni, quando lei finalmente ha avuto l'opportunità di sfuggire al suo aguzzino è scappata ma è stata riacciuffata ed un tribunale talebano ha condannato la ragazza all'amputazione di naso e orecchie, in seguito aiutata da un'organizzazione statunitense è riuscita a riparare negli Stati Uniti, dal blog Liberamente Lei il raccapricciante racconto della sua giovane vita:

Un volto nuovo per Aisha

Chissà se il capo tribale che un anno fa emise la sentenza ha potuto vedere il suo sorriso in tv o su Internet, chissà se hanno saputo la notizia il marito talebano che ha infierito col coltello su quel volto da ragazzina e il cognato vigliacco che l’ ha tenuta ferma, per terra, di notte, lasciandola morente in una radura di montagna nel cuore dimenticato del nuovo Afghanistan. La notizia arriva dalla California: Aisha ha un naso nuovo. Certo è imperfetto, provvisorio, un po’ triste, forse a uso dei mass media. Una di quelle protesi che usano a Hollywood. Ma Aisha non è Nicole Kidman nei panni di Virginia Woolf, lei ha solo bisogno di tornare nella sua pelle. La ragazzina che ha avuto il coraggio di comparire sulla copertina del settimanale Time, ad agosto, con quel viso scavato dalla lama, probabilmente non tornerà più a casa, al suo villaggio nella provincia di Uruzgan.

Quale casa poi? Quella del padre, che fino all’ ultimo ha cercato di rimandarla dal marito cui l’ aveva data in moglie, all’ età di 12 anni, per ripagare un debito? La casa adottiva di Aisha adesso è dalle parti di Los Angeles e si chiama Grossman Burn Foundation, l’ organizzazione umanitaria che ad agosto l’ ha portata via dall’ Afghanistan.
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Dal blog Il Corpo delle Donne un video sul femminismo in America:

Yes, I am a feminist!


Il Movimento Femminista americano ha realizzato questo gioiellino coinvolgendo donne e uomini giovani e vecchi, attrici e persino Michael Moore!, per spiegare cosa significa essere femminista. Gli americani in queste operazioni sono maestri: guardate come riescono a giocare con la parola femminista eliminando l'acidità, la durezza che a volte le si attribuiscono (c'è un punto esilarante quando l'attrice dice "femminista non ha a che fare con donne che non si depilano..." si guarda le gambe e aggiunge perplessa" beh... andiamo avanti"...)
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Continua la protesta degli abitanti di Terzigno e dei paesi circostanti il parco del Vesuvio, cittadini che non vogliono la dscarica nel loro territorio, dal blog Il cambiamento il racconto di quello che sta succedendo, una storia che dura da sedici lunghi anni:

Terzigno e l'emergenza, una rabbia lunga 16 anni

Le barricate in strada, gli scontri con le forze dell'ordine, la guerriglia, i lacrimogeni. I cittadini di Terzigno e Boscoreale, sostenuti dai rispettivi sindaci, non si rassegnano all'apertura della discarica di Cava Vitiello. La seconda della zona dopo Cava Sari. L'ennesimo tentativo, sul territorio Campano, di "alzare il lembo del tappeto e spazzarci sotto lo sporco". Una storia lunga sedici anni.

emergenza rifiuti
I cittadini non si rassegnano all'apertura della discarica di Cava Vitiello. La seconda della zona dopo Cava Sari. L'ennesimo tentativo, sul territorio Campano, di "alzare il lembo del tappeto e spazzarci sotto lo sporco"

Le immagini andate in onda sul tg nazionale sono scioccanti. Gente disperata, la polizia che carica più volte la folla, signore anziane che ti aspetteresti di vedere a passeggio che invece stanno in prima fila e gridano la loro rabbia in faccia ai poliziotti; ragazzi dal volto insanguinato, padri di famiglia che sembrano volersi strappare i capelli dalla testa. Una signora dice alle telecamere che "un poliziotto voleva persino sparare!".




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L'analisi di Luogocomune sulla politica del manganello di questo governo e della nostra classe politica:

Questa politica che delega al manganello

La distanza siderale che separa il "mondo dorato" in cui alligna la classe politica ed il paese reale dove i cittadini si dibattono fra paure, incertezze e problemi (spesso più grandi di loro) di svariata natura, sta facendosi ogni giorno che passa più siderale.

La politica del nostro tempo vive esclusivamente di autoreferenzialità e ha ormai perso irrimediabilmente la capacità di rapportarsi con quella gente che a scadenze fisse è chiamata a delegare, gettando una scheda nell'urna, il proprio rappresentante. Un personaggio di "plastica" il politico, telegenico e dai modi accattivanti che si rapporterà con lei solo attraverso lo schermo TV, dove parlando a nome di tutti coloro che lo hanno votato (e perciò dello stato e della legalità) annuncerà immancabilmente decisioni deputate ad accrescere i problemi, le paure e le incertezze di cui sopra.

Quando la misura è colma, e negli ultimi mesi sta accadendo sempre più spesso, i cittadini scendono in strada, domandando un confronto e pretendendo delle risposte. Ma la classe politica non ha risposte e non possiede neppure l'umiltà necessaria per scendere dal suo mondo dorato ed entrare nel merito dei problemi delle "persone normali", problemi il più delle volte da lei stessa generati.

Ecco allora che l'unica risposta plausibile per chi vive fra auto blu, festini alla coca nei salotti che contano, rotocalchi televisivi, tangenti ormai legalizzate sotto forma di consulenze e panegirici autoreferenziali, consiste nel lasciare spazio allo strumento che più di ogni altro risulta in grado di essere convincente, senza oltretutto permettere alcuna replica. Il manganello....



Manganellate in Val di Susa, dove i cittadini che si oppongono ad un'opera devastante ed economicamente disatrosa non hanno mai visto gli uomini politici di riferimento "uscire" dalla TV per fornire spiegazioni ed intavolare un confronto, ma in compenso hanno sentito la gragnuola di manganellate sulle loro teste, finendo spesso e volentieri all'ospedale.

Manganellate a Terzigno, dove la popolazione destinata a venire avvelenata da una discarica abusiva sotto il controllo dello stato non hanno mai avuto l'onore di vedere scendere fra loro un qualche politico fra quelli che hanno deciso di annientare il loro futuro. Ma tutte le notti vedono scendere i manganelli, in un'escalation di violenza durante la quale la polizia ha ormai violato qualsiasi regola propria di uno stato civile.

Manganellate a Cagliari, dove i pastori ridotti sul lastrico, con le proprie case e le proprie aziende ormai all'asta, domandavano un confronto con la giunta regionale. Ed hanno ricevuto in cambio bastonate e lacrimogeni lanciati in maniera criminale ad altezza uomo. Con la risultante che Roberto Fresi, pastore di Sassari, oltre alla casa rischierà di perdere anche un occhio.

E ancora manganellate sugli operai che protestano per essere stati messi in mezzo ad una strada, manganellate sugli studenti che domandano perché sia negato loro un futuro. Manganellate sugli ambulanti che occupano la tangenziale chiedendo spiegazioni (e non ricevendole) in merito alla direttiva Bolkestein (firmata in segreto) che metterà a rischio il mestiere che offre loro da vivere.

Manganellate ai tassisti, agli allevatori, ai precari.

Manganellate a Chiaiano, ad Acerra, a Vicenza e in molte altre occasioni che sicuramente abbiamo dimenticato.
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La RAI i suoi programmi ed i costi per realizzarli, da Byoblu la spiegazione del perché il servizio pubblico televisivo non deve guardare al profitto:

Perché Fabio Fazio e Loris Mazzetti sono una miniera d'oro

Franco Bechis Loris Mazzetti

Franco Bechis, su Libero di oggi, ce l'ha con Loris Mazzetti, ospite ieri sera di Annozero, riferendosi ironicamente a lui come un tecnico.

Loris è un veterano capostruttura Rai con alle spalle un'intensa attività come regista, autore, capoprogetto in una sterminata serie di successi che hanno fatto la storia del servizio pubblico, a cominciare da tutte le trasmissioni di Enzo Biagi, di cui era grande amico, passando per una serie interminabile di grandi interviste, come "Parliamo di me" con Woody Allen, per approdare al più recente Che Tempo Che Fa con Fabio Fazio. Ma questo Bechis lo sa benissimo. In realtà cerca solo di sostenere una tesi che non sta in piedi.
Scrive Bechis: «[ndr: Mazzetti] ha fornito per la prima volta il budget economico di quel programma: Fazio prende 2 milioni di euro di cachet personale, la trasmissione costa “10-11 milioni di euro all’anno”. Sempre Mazzetti descrive il programma come una miniera d’oro, tanto è che porta “7-8 milioni di euro di spot”. Dovrebbe provare a recarsi in qualsiasi ufficio acquisti di un’azienda privata in qualsiasi parte del mondo, e dire: “ho un programma di successo clamoroso, costa 11 milioni e ne fa entrare ben 8”. Quale televisione privata del mondo comprerebbe a scatola chiusa un programma di sicuro insuccesso che prima ancora di andare in onda sa già di causare all’azienda un buco di bilancio di 3 milioni di euro? Nessuna. Sarebbero messi alla porta il tecnico Mazzetti e il giovale [ndr: che vuol dire giovale??] Fazio, spiegando loro che la tv libera si fa quando si riesce a fare guadagnare l’azienda, non quando le si fa un danno. “Che tempo che fa” provoca un buco di bilancio, cioè un danno, di 252mila euro al mese. »
Come spesso avviene, la fregatura sta nelle premesse, in quello cioè che non viene detto ma che può sostenere o delegittimare un'intero castello deduttivo. L'articolo di Bechis si basa sull'assunto che un programma sia un prodotto e che la Rai sia una qualunque azienda. Falso.
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A che punto è la ricostruzione a L'Aquila? Il racconto di Trentotto Secondi:

RI-COSTRUIRE

Ricostruire = costruire di nuovo e non costruire "ex-novo".
se lo si intende erroneamente come “ ex novo”, il premier ha ragione a dire che ha ricostruito L’Aquila. I 19 insediamenti, i moduli abitativi provvisori (?) sono la nuova L’Aquila, che ospita tutti coloro che hanno avuto danni ingenti alle proprie abitazioni. La città vecchia? Bah, dovremmo “costruirla di nuovo”, ma siamo lontani, lontanissimi. Neanche i danni leggeri sono stati tutti riparati.
Ma questa nuova accezione del termine ricostruire, inteso come costruire “ex-novo”, sembra aver permeato un po’ tutto.
La foto che segue è un edificio dell’Azienda per il Diritto allo Studio (Azienda regionale), sito a Coppito, che da circa 8 anni (più o meno) ospitava servizi per gli studenti universitari: sala mensa, bar, sala ricreativa e sale studio.



Il terremoto l’ha danneggiato e la sua classificazione in termini di danni non si conosce: forse è “B” (pochi danni), forse è “E” (danni ingenti che, appaiono davvero strani dato che l’edificio è nuovo e ha solo i piani terra e primo). Sono passati 18 mesi e non si hanno notizie di progetti di ri-costruzione. Nei mesi passati il servizio mensa è stato ospitato in un tendone, mentre bar e le sale studio … neanche a parlarne. In 18 mesi lo stabile poteva essere sicuramente ricostruito.
E infatti è stato ricostruito, cioè costruito ex-novo, sul ex-parcheggio attiguo al vecchio edificio. Eccolo qui!!


Due strutture modulari tutte nuove, messe su in pochi giorni. Ospiteranno mensa e bar!










E le sale studio? Niente paura, ci ha pensato il Canada con un nuovo insediamento (tra l’altro bellissimo) comprensivo di sala conferenze, palestra basket e centro fitness (nella foto seguente).
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Continua il corso rapido de La Twiggy per diventare uno stronzo da rimorchio, seconda puntata:

CORSO RAPIDO PER DIVENTARE UNO STRONZO DA RIMORCHIO - parte 2 - L'abbordaggio

Quando il bravo ragazzo si trova al cospetto della donna dei suoi sogni di solito va nel panico. Cosa faccio? Cosa dico? E se mi manda a cagare? Sono queste le domande che lo impietriscono. Li ronzano a tal punto nel cervello che resta di sasso. A fissarla. E prima che gli arrivi l’impulso dal cervello alle corde vocali per proferire un ciao, il fighetto di turno l’ha già portata via. In un angolo appartato. Che in questo locale ci sono troppi maniaci. Ti difendo io. Ha ragione purtroppo. Il maniaco sei tu. Guardati. Silente. In piedi. Sguardo vacuo. Bocca socchiusa nel tentativo di emettere un suono, uno qualsiasi. Mani conserte o in tasca per nascondere il sudore grondante. Ti manca solo l’impermeabile… Non è un bel vedere.

Anni di imbarazzi e sofferenze ti hanno suggerito che l’approccio diretto non fa per te. Preferisci raggirare la preda. Diventandoci amico. Sbagliato! Non mi sento di citare Max Pezzali. Anche perché Repetto potrebbe prendersela a male. Ma noi tutti sappiamo fin troppo bene cosa sia la regola dell’amico. Lo stronzo poi meglio degli altri. E noncurante le ficca due metri di lingua in bocca. Che se tanto rimedia uno schiaffo pazienza. Si passa alla prossima. Il biondino col ciuffo conosce così bene gli infami meccanismi della regola dell’amico da giocarli invece a suo favore. Dopo aver raggirato, incantonato e consumato la preda, se ne uscirà fuori col ridicolo melodramma che non è più il caso di fare sesso. Che c’abbiamo troppo un bel rapporto. Non possiamo rovinare tutto. Non sei tu, sono io. E altri deliri che simulano una sindrome premestruale. Come dico sempre. Io non ho niente contro gli uomini col mestruo. Solo mi sembrerebbe giusto che c’avessero pure loro i dolori. Comunque. Questo sembra essere ai suoi occhi un modo abbastanza elegante per allontanare la femmina che non desidera più. Ma mettendola in stand by. Che non si sa mai che ci sia un periodo di magra. E a nulla vale controbattere che solo le sgualdrine si fanno i propri amici e che noi non siamo delle sgualdrine… La finta consapevolezza che si stia creando un bellissimo rapporto non porterà mai in direzione di una probabile frequentazione più assidua. Cosa a cui ambisce invece il bravo ragazzo, e che lo frega. Perché lo stronzo non vuole la fidanzata. Lo stronzo vuole solo un certo numero di femmine più o meno infatuate che alzino la sua autostima a tempo debito. E non solo quella…

Infatti alla base del mancato rimorchio c’è un problema di autostima e fiducia in se stessi. E le donne c’hanno il radar per gli insicuri. Agli occhi del bravo ragazzo, e della pulzella, lo stronzo è uno di successo, bella presenza, portafoglio importante. Non è detto che sia così. A volte lo fa solo credere. Ma non racconta mai vere e proprie balle. Troppo pericoloso. Potrebbe venir scoperto. Solo mezze verità. Pensa che mentire e barare sia l’unico modo per ottenere ciò che vuole. Il bravo ragazzo non ce la fa. Verrebbe dilaniato dai sensi di colpa… ma un po’ di finzione scenica è proprio necessaria. Non hai mai fatto recitazione? Nemmeno a scuola? Ok. La recita di natale all’asilo non conta. Soprattutto se ti appioppavano sempre il ruolo della stella cometa….
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E a proposito di lezioni, anche Pataterna si cimenta in Lezioni di porno:

LEZIONI DI PORNO

Il porno vuol dire un mondo che non ci dobbiamo vergognare perché non l’abbiamo inventato noi e quindi non è colpa nostra. Però stavolta non diamo la colpa a Berlusconi per piacere,che sennò gli fischiano quelle orecchie grosse a forma di parmigiano e non mi pare una cosa bella.
Le cose porno sono nate nell’età primitiva quando l’uomo che non sapeva che fare disegnava col gesso nelle caverne delle teste di animali squartati, degli scarabocchi che nessuno ha mai avuto la pazienza di capire, delle figure di uomini che mettevano delle mazze in culo ai bisonti. Così un giorno un uomo primitivo, pensando giustamente che i fatti pornografici si facevano così, ha provato a metterci veramente una mazza in culo a un bisonte vero e diciamo che il bisonte non l’ha presa molto bene e l’unica cosa rimasta intera è stata la mazza e quindi da quell’evento le persone si sono accorte che i bisonti non andavano bene sessualmente. Così è iniziata la prassi delle mazze in culo alle femmine.

La sessualità ce l’abbiamo tutti,da quando siamo nati. Tutti quanti: maschi, femmine, zingari (senza offesa), ricchioni (senza offesa), napoletani (con offesa), vecchi, drogati e chiattoni. Ma, lo sappiamo,siamo dotati di accessori diversi. Proprio per non creare una società di gente omologata che facciamo tutti le stesse cose,con i nostri accessori sessuali diversi possiamo essere curiosi di vedere quello che gli altri tengono dentro alla mutanda.

Le femmine dalla nascita tengono la farfallina(che comunque non è uguale a tutte visto che può essere:riccia,liscia,del colore che dipende dai capelli, nuda senza peli, coi peli solo ai lati, col ciuffo a banana,pettinata anni 80, con le ali,a cozza,invecchiata), i maschi invece tengono la terza gamba se sono fortunati,se sono normali il pene, se sono sfortunati una mezza matita,se sono sfortunatissimi la puntina per i poster,se hanno bisogno di un miracolo sembra che tengono solo le palle. Poi le femmine tengono pure le sisette, che variano nelle dimensioni a seconda di quanto esse vogliono bene alla madonna.

Il culo, chiamato da rai uno lato B, da rai due deretano,da rai tre fondoschiena,da rete 4 insieme di natiche, da canale 5 gheghenello ,da italia 1 portammerda (scusate, ma è per la par condicio) è presente sia negli uomini che nelle donne e mentre le donne devono acconsentire ad essere penetrate di soppiatto nel retrostante altrimenti l’uomo diventa triste e non ti porta più a mangiare fuori, guai ad inserire qualcosa nel salvadanaio dell’uomo altrimenti parte al 100% di capocciata. Se ora siete un uomo e non vi riconoscete in questa descrizione vuol dire che siete omosessuali e dovete farvene una ragione, ok?

Agli omosessuali piace utilizzare il sedere per fare mille cose: chiacchierare, fare il sesso, sedersi, espellere i rifiuti, fare del vento. Per saperne di più è consigliata la visione del film western: il buono.il brutto e il passivo.
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Le fantasmagoriche ricette di EvacontroAdamo:

Ricetta per sopravvivere


Categorie: torta scema

INGREDIENTI:

Una ragazza scocciata
Un ragazzo stupido
Una strada
Mezza porzione di parolacce
Una strada
5 cucchiai di sospiri
4hg di rabbia
Un sacchetto di risate

Prendete il ragazzo e stufatelo per bene, mettetelo a scolo nel lavandino. Cospargetelo di libri, penne e cartella e aggiungeteci un pizzico di fatica.
Mescolate il tutto fino ad ottenere una giornata faticosa, poi mettetelo in forno.Giunto ad ebollizione fate scivolare nella pentola il suo pallone, moto e automobile.
Fate cuocere in un tegamino a parte le parolacce. Sformate e lasciate raffreddare il tutto. Dopo 15 minuti rompete due ruote su una terrina, sbattetele e montatele a neve. Metteteci pure il ragazzo bagnato con un po' di liquore dolce
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Comunicazione di servizio sui disoccupati in Italia da parte di Alessandro Robecchi:

Voi siete qui - Certi fantasmi

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Le ville del Cavaliere e le abitazioni dei suoi avi raccontate da Lia Celi:

L'avo di B. e la torre di Babele

A ben guardare, tutti i collezionisti sono collezionisti di immobili: sotto il profilo della mobilità, le farfalle morte e i francobolli non sono meglio di ville e palazzi. E allora, perché biasimare l’insaziabile cupidigia di Silvio Berlusconi per le dimore di lusso, se non per il fatto che un album di farfalle si guarda in un’ora, mentre per visitare tutta la collezione planetaria di ville berlusconiane ci vuole un anno e un passaporto valido? Tanto più che per il premier, lo shopping immobiliare compulsivo non è un capriccio, ma una tendenza ricorrente nella sua schiatta fin dai tempi più remoti. Volete proprio imputare al Cavaliere anche questa dolorosa tara familiare? Mentre ci pensate sù, vi raccontiamo alcune biografie esemplari tratte dall’albero genealogico del premier.

BERLUSCODONOSOR
Re babilonese inventore dei giardini pensili, inseriti da Erodoto fra le sette meraviglie dell’abuso edilizio, si era fatto costruire una reggia per ciascuno dei 354 giorni del calendario lunare e traslocava ogni 24 ore...

Per fargli e disfargli ogni giorno gli scatoloni non bastavano assiri e babilonesi messi insieme, sicché Berluscodonosor dovette schiavizzare allo scopo tutti i popoli della Mezzaluna fertile. Informato che il calendario solare di giorni ne aveva 365, e quindi rendeva necessarie undici regge nuove di zecca, lo adottò con entusiasmo. Purtroppo i suoi palazzi occupavano già ogni metro quadrato del Medio Oriente, e così le undici regge dovette costruirle una sull’altra. Il risultato fu la mitica Torre di Babele, dove nessuno capiva nessuno: chiedevi la calce e ti passavano un martello, chiedevi un ministro per lo Sviluppo economico e arrivava Paolo Romani. Sul superbo re cadde l’anatema dei profeti biblici: pazienza aver distrutto il Tempio di Salomone perché faceva ombra ai cactus della sua villa di Gerusalemme, ma raccontare orride barzellette sugli ebrei nei summit internazionali era veramente troppo. Ignote le circostanze della morte di Berluscodonosor, ma avendo 365 recapiti postali diversi, l’ipotesi più accreditata è che sia stato ucciso da una rivolta dei portalettere.

TITO SILVIO ROGITO
Console nel I secolo a. C., aveva accumulato immense ricchezze vendendo spazi pubblicitari nei bassorilievi romani, di cui possedeva la maggioranza. Citato da Cicerone tra gli affiliati alla congiura di Catilina (tessera MDCCCXIV), gli storici ne ricordano l’attivismo in campo edilizio: durante il suo consolato Tito Silvio costruì ben dieci acquedotti, nove anfiteatri e un numero imprecisato di terme, e tutto questo nel parco di una sola delle sue ville sull’Aventino. Ma ne possedeva molte altre: gli archeologi ne hanno censite decine e decine, dalla Cappadocia all’Iberia, tutte dotate di necropoli privata, vivaio di murene e ovile per le escort. Anzi, pare che l’ostacolo più duro per l’avanzata di Cesare nelle Gallie non siano stati gli Arverni di Vercingetorige, ma le piantagioni di cactus delle sedici ville che Tito Silvio già possedeva sulla Costa Azzurra. Sfuggito miracolosamente al linciaggio dopo che un’eruzione troppo realistica del vulcano realizzato nel giardino di una sua residenza sarda aveva seppellito mezza Gallura, morì di indigestione dopo un banchetto in cui, per impressionare Cleopatra, si era bevuto una delle sue ville sciolta nell’aceto.

GENGIS NAN
Leggendario condottiero mongolo, aveva un unico punto debole: odiava il campeggio, grave handicap per un popolo orgogliosamente nomade. Sosteneva che le yurte di pelle di yak gli davano una fastidiosa allergia, ma in realtà, forse a causa della sua statura ridotta, non aveva mai imparato a montarne una e scaricava la fatica sulle sue numerose e giovani mogli. Durante la sua prima scorreria in Europa scoprì che lì i ricchi vivevano in enormi yurte stanziali di mattoni chiamate «ville» e rimase fulminato. Tornato in Occidente alla testa di un’orda di feroci architetti e interior designer sanguinari, si impadronì, una dopo l’altra, di tutte le magioni di lusso che trovava al suo passaggio per poi riarredarle a suo gusto, lasciando dietro di sé una lunga scia di terrore, cucine Boffi e filari di cactus. «Erano meglio i Vandali,» si lagna un cronista medievale, «loro lasciavano solo macerie, non moquette bianca e orrendi divani in pelle di leopardo». Ma Gengis non era il solito brutalone incolto: in una delle sue ville lombarde fondò l’Università del Pensiero Tribale, dove tennero lezione personaggi come Tamerlano, Celentano e Conan il Barbaro («ma quale barbaro,» precisava Gengis Nan, «Conan va solo interpretato, e io ho la chiave interpretativa»).
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Da Vickytoria una poesia ed immagine:

Il mio pensiero espresso decentemente da una grande poetessa.

E' necessario che una donna lasci un segno di sè,della propia anima, ad un uomo, perchè a fare l'amore, siamo brave tutte.
(Alda Merini)





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Da Daphnuti, passeggiando sotto la neve:

Louboutin


Le ultime opere di Vauro sulla nostra situazione politica:










Le opere di Enteroclisma:

VECCHIUME CARAIBICO

E voi ce l'avete la villa ai Caraibi ??
Io no, ma c'è chi ne ha una ventina o più.
E si scopre che ad Antigua la pubblica illuminazione è stata realizzata con i soldi dei milanesi, affezionati elettori di Silvio fino al punto di pagargli le lampadine accese intorno alle propietà estere.
Chissà se faranno luce anche sui documenti d'acquisto ...

LA POLITICA ALL'INDIETRO

Ancora una presa per i fondelli nei confronti degli italiani.
Invece di pensare ai problemi del paese, il manipolo delle libertà si dedica esclusivamente ai privilegi dei suoi boss, tentando in ogni modo di nascondere al paese la reale catastrofe sociale ed economica in cui è finito per sua colpa.

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Pillola del giorno: Da Maddalena un omaggio a Jerry Lewis


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