sabato 13 novembre 2010

Il Parlamento della Paura

In alto: Immagine tratta dal blog http://infiniteoblivion.splinder.com/


Dio prese del fango, ci sputò su e nacque Adamo. E Adamo, asciugandosi il viso, disse: "Cominciamo bene...".
Giobbe Covatta.


Il Parlamento della Paura

In questi giorni da fine impero, fra alluvioni a nord e a sud, il crollo di Pompei, storie di coca e di veline, tutto il personale politico si agita e cerca di smarcarsi dal piccolo premier, da Luogocomune una lucida analisi di quello che sta succedendo:

I miasmi della melma mefitica in cui sta sprofondando ogni giorno di più la politica italiana emanano un lezzo insopportabile, una puzza che odora d'ideologie in avanzato stato di decomposizione, di partiti putrescenti che dopo lente agonie muoiono, per rinascere già morti, di leader o presunti tali impegnati in quelle stesse operazioni di riciclo che si guardano bene dall'applicare alla gestione dei rifiuti.

Futuro, sinistra, libertà, democrazia, valori, sono parole vuote, appiccicate alla rinfusa per ricoprire il fango delle consorterie più svariate, conscie della necessità di dover nascondere, almeno in superficie la loro reale natura. Gruppo per una migliore gestione del protettorato USA, amici alle dipendenze della BCE, progressisti per lo sviluppo delle multinazionali, futuro sulla poltrona senza doversi alzare mai e altre definizioni sui generis non garantirebbero certo grande appeal presso l'elettorato. E allora ecco una mano di vernice fresca, qualunquista, populista, perbenista, ottimista, ed il gioco è fatto. Anche un cassonetto dei rifiuti può arrivare a somigliare ad una Morgan d'epoca, ma il puzzo, quello, continua a sentirsi lo stesso.

Se non fosse per il fatto che tutti noi paghiamo e pagheremo sulla nostra pelle ...


... le conseguenze dell'azione/inazione di questa banda di cialtroni "ubriachi", intrisi di democratica libertà e costretti a destreggiarsi fra un coca party e una "ripassatina" alla escort o al transessuale di turno, si potrebbe anche cogliere il lato comico costituito da tante "scimmiette parlamentari" che si agitano in preda alla paura di non riuscire a conservare all'infinito il proprio status quo....

Si, perchè proprio la paura è una delle componenti fondamentali che contribuiscono al ristagno della melma. Tutti sanno che è sporca e puzza, ma tutti sono consapevoli del fatto che non appena la si smuova, inevitabilmente puzzerà di più ed è concreto il rischio di cascarci dentro, compromettendo inesorabilmente la fiducia degli elettori che, finchè resterà in piedi la farsa del voto, per la scimmietta politica costituisce l'unica vera assicurazione sul proprio status quo.

Ecco allora che tutti si agitano, ma premurandosi con attenzione che il fango resti al proprio posto.

Si agita Silvio Berlusconi, cosciente di essere ormai giunto alla fine di un'era, ma consapevole del fatto che si può cadere a tempo indefinito senza mai toccare terra, quando di fronte all'impero che crolla non esiste un'alternativa.

Si agitano le tante anime del camerata pentito Fini Gianfranco e del berlusconiano pentito Gianfranco Fini, un uomo che sul pentimento e la ritrattazione ha costruito la propria carriera politica, nell'eterno ruolo di "delfino" di qualcun altro. Si agita, Fini, dibattuto fra l'aspirazione ad imboccare una strada che lo possa portare a diventare Presidente del Consiglio e la paura di ritrovarsi solo su un sentiero di montagna, dopo avere perso la poltrona di Presidente della Camera. Si agita convulsamente, producendosi nella creazione d'improbabili futuri dove incanalare una destra neoliberista che strizzi l'occhio alla sinistra neoliberista, con ampi richiami retorici modello prima Repubblica e altrettanto ampio ricorso alla demagogia del nuovo che avanza, ma che tanto nuovo non è a giudicare dal fetore, degno di una discarica abusiva.
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Alluvioni esondazioni frane, le catastrofi annunciate raccontate da Il Cambiamento:

Alluvioni: se l'Italia è in ginocchio non è colpa del maltempo

Alluvioni, esondazioni, frane. Dopo il Veneto l'emergenza raggiunge anche il Sud della penisola. Per l'ennesima volta l'Italia è completamente impreparata ad affrontare il maltempo stagionale. Interi territori in stato di calamità, interi comuni distrutti. Eppure la pioggia da sola non basterebbe, se solo i centri abitati fossero pianificati tenendo conto del rischio idrogeologico che caratterizza molte zone dello stivale.

alluvione
Bastano ormai semplici temporali a provocare non solo allagamenti ma vere e proprie calamità

Dal Veneto alla Calabria, bastano semplici temporali a provocare non solo allagamenti ma vere e proprie calamità, che mettono sotto assedio le città, piccoli comuni, servizi e attività primari.

Soltanto in Calabria, secondo i dati del Ministero dell’Ambiente e dell’Unione Province Italiane, sono esposte a rischio frana e alluvione almeno 185 mila persone. Infatti, secondo il rapporto Ecosistema Rischio di Legambiente, in Calabria il 100% dei comuni è a rischio frane e alluvioni. L’83% dei comuni ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e in aree a rischio frana, il 42% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 55% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, mettendo a rischio l’incolumità delle persone anche per gli eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Inoltre, nel 26% dei casi, le strutture sensibili come scuole e ospedali sono presenti in zone a rischio.

"Purtroppo, la tragica frana dello scorso febbraio a Maierato (Vv), lo straripamento del torrente San Biagio a Reggio Calabria in settembre e ottobre, la drammatica alluvione che ha colpito Tropea solo alcuni giorni fa e i forti disagi che si ripetono puntuali ad ogni pioggia – commenta Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico Legambiente – dimostrano come la Calabria sia divenuta una regione estremamente fragile. È necessario iniziare ad agire concretamente e utilizzare i fondi a disposizione per interventi efficaci, a partire dalle situazioni di rischio maggiore".

Ci spostiamo in Veneto e la situazione non cambia. Qui ci sono 161 i comuni con aree a rischio idrogeologico, pari al 28% del totale regionale, di cui 41 a rischio frana, 108 a rischio alluvione e 12 a rischio sia di frane che di alluvioni. Il primato negativo del rischio idrogeologico in questo territorio va alla provincia di Venezia che ha il 50% dei comuni ad elevato rischio.

messina alluvione
La pioggia da sola non può giustificare il continuo stato di allerta in cui si trova l’intero territorio italiano

Anche quattro dei sette capoluoghi di provincia veneti sono considerati a rischio idrogeologico, restano fuori solo Venezia, Rovigo e Treviso. Malgrado la porzione di territorio esposta a rischio frane sia minore rispetto a quella di altre regioni, è evidente che il pericolo non può essere sottovalutato. Anno dopo anno le aree diventano sempre più fragili e questo anche a causa degli effetti dei mutamenti climatici, con precipitazioni sempre più intense e concentrate in brevi periodi, ma anche e soprattutto per una gestione poco attenta del territorio.

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E l'alluvione che ha colpito Vicenza ha un colpevole, il raddoppio della base militare americana Dal Molin, leggere per credere, dal blog Climatrix:

Alluvione? Non per tutti: gli statunitensi all’asciutto grazie ai nostri soldi

Fonte: No Dal Molin *

La nuova base militare statunitense in costruzione al Dal Molin non ha provocato l’alluvione che ha colpito Vicenza; è quanto continuano a ripetere, con insistenza, rappresentanti istituzionali e politici in maniera trasversale e unanime. Assoluzione piena, dunque, per lo scempio territoriale voluto dall’esercito statunitense e avvallato dal governo italiano.

L’acqua è arrivata da nord; sono state precipitazioni eccezionali; si sono sciolte rapidamente le nevi in montagna. Sono, queste, alcune delle argomentazioni con le quali si tenta di giustificare un disastro che, invece, è prima di tutto umano. «Un territorio verde – ricorda Ilvo Diamanti su La Repubblica – urbanizzato senza limiti e senza regole»: sta in queste poche parole la spiegazione di un evento che ci ha colto di sorpresa, distruggendo e devastando interi quartieri delle nostre città.


E’ evidente: la nuova base militare in costruzione al Dal Molin non rappresenta l’unico esempio dello scempio territoriale del nordest; strade e villette, capannoni industriali e tangenziali, aree commerciali e residenziali: la cementificazione e l’impermealizzazione del territorio passano anche per queste opere, spesso inutili, che hanno trasformato il Veneto da territorio agricolo a reticolo metropolitano.

Ma escludere – come alcuni vorrebbero fare – la cementificazione statunitense del Dal Molin dai fattori che hanno contribuito all’alluvione significa voler difendere a priori un’imposizione che gran parte della cittadinanza non voleva, consapevole dei danni che avrebbe prodotto.

Gli abitanti del quartiere Produttività, di fronte al Villaggio del Sole, non ricordano di essere stati inondati anche quando altrove l’acqua entrava nelle case. Non si era mai visto Viale Diaz trasformato in un torrente. Cosa è successo?

Un anno fa abbiamo segnalato che l’argine sinistro del Bacchiglione, lungo il percorso che costeggia la costruenda base, era stato rialzato a scapito di quello di destra. Nella mappa prodotta il 7 marzo 2007 dal Genio Civile di Vicenza, Distretto Idrografico Nazionale dei fiumi Brenta-Bacchiglione, a firma del Dirigente responsabile Dott. Ing. Nicola Giardinelli, si vede come l’area del Dal Molin è zona di esondazione in due specifici punti indicati da una vistosa freccia nera. Un punto è nel cono di volo nord dell’area, all’altezza della presa che va verso la zona del Maglio, ed un punto è a ovest in località ponte del Bo. Entrambi i punti sono interni all’area della costruenda base.
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La testimonianza di un abitante del Veneto, Natalino Balasso:

L’alluvione non ha colore politico
E’ da quando ho 3 anni che sento parlare di alluvioni, essere nato nel delta del Po significa sapere cosa vuol dire l’acqua in casa. I miei si sono sposati nel ’58 all’asilo, perché la chiesa era sott’acqua. Il collegio di Feltre in cui ho iniziato le elementari aveva diviso i bimbi in tre categorie: permanenti, estivi e alluvionati. L’acqua invade da sempre case e strade. Si può evitare? Forse no, anche se a volte sì. Si può prevedere? Forse sì. Alcune delle vie inondate a Padova dall’esondazione del Bacchiglione si erano già allagate a maggio e amici mi dicono che era già successo altre volte con piogge abbondanti.

Qualcuno ha sbagliato qualcosa. Sicuramente la gestione del territorio è disastrosa anche in una regione governata da gente che del territorio si riempie la bocca fino a divenire stomachevole. La cosa più interessante di questo dramma, perché di dramma si tratta, di attività chiuse, di case abbandonate, di gente che avrà problemi per mesi se non per anni, è che i giornali e i telegiornali non l’hanno trovata una notizia interessante. Al punto che gli stessi veneti che non erano toccati direttamente dalla cosa hanno continuato a non preoccuparsene finché qualcuno (per lo più testate locali) non ha aperto loro gli occhi. E’ triste renderci conto una volta di più che viviamo in un paese nel quale se una cosa non la dice la tv non esiste. Certo, non ci sono stati i morti che rendono così succulente le nostre serate di news, e nemmeno quel gusto pecoreccio che è ormai caratteristica fissa dei nostri programmi di approfondimento politico riempiendoli di bagasce e magnaccia. Forse qualche amministratore leghista ha anche sovieticamente pensato che non era il caso di diffondere l’immagine un po’ retrò di un Veneto sommerso e piangente. Ora, persino chi ha votato Lega credendo alla balla dei politici fuori dal coro, tocca con mano cosa significa essere parte debole del paese, avere bisogno dei soldi degli altri.

Devo dire che non è comunque edificante il coro di quelli che, anche a sinistra, dicono “Volete tenervi tutto? Tenetevi l’alluvione e non rompete le balle”. Non c’è in queste dichiarazioni niente di diverso da chi, a destra, dice che l’immondizia a Napoli se la meritano perché hanno votato la Jervolino. E’ come se l’idea della punizione del cielo sopravvivesse anche fuori dalle chiese di stampo medievale. Nessuno si merita l’alluvione, nessuno si merita di finire nel fango, nemmeno se ci sta antipatico, nemmeno se lo riteniamo un nemico.
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Dal blog Icecimatti la lettera inviata al quotidiano La Stampa da un abitante colpito dall'alluvione in Veneto:

solidarietà al veneto

bacchiglione-cresole-2sono attaccata alla mia casa come una chiocciola.

non alla casa in sè,
ma a tutto quello che c'è dentro,
che è il sunto della vita mia, di mio marito e dei miei figli.

i disegni, le foto , i vecchi giocattoli, i libri, i ricami, le lettere....troppe cose avrei da salvare in caso di calamità.

guardare le immagini delle alluvioni in veneto mi fa star male.
non posso non pensare ai bambini privati delle loro cose.
ai quaderni da buttare.

penso ai bambini e alle persone.
non a chi hanno votato. alle autonomie. alla lega. a quello che si sono andati a cercare con l'arroganza.

penso anche alle mucche.
che annegano sempre.

questa è una lettera inviata alla Stampa.
leggetela perchè è straordinaria !
( grazie infinite a LGO che l'ha segnalata )

Gentile Direttore, ho imparato che gli animali sono i primi a scappare, sotto l’alluvione. Le coccinelle si inerpicano sul muro. I gatti salgono in alto. I labrador nuotano verso la banchina della strada, così come le talpe, sorprendenti mezzofondiste a pelo d’acqua. Le vacche no. Quelle vanno a fondo.

«Affogano per il culo», precisa un allevatore. Piange. Sta cercando di mettere in salvo le mucche da latte della sua stalla a conduzione familiare. «Non riescono a chiudere lo sfintere, si riempiono d’acqua, e vanno sotto». Verità o leggenda? Non lo so, ma cosa non si sente, durante un’alluvione. E gli uomini? Loro provano a mettere in salvo un po’ di roba, prima di scappare.
Siamo a Casalserugo, provincia di Padova, 12 chilometri e 100 metri esatti da piazza dei Signori, il centro del capoluogo veneto, una delle città più ricche d’Italia, ma sembra un altro mondo.
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L'altra grande tragedia ormai dimenticata dai media, il terremoto in Abruzzo, il Cavaliere si è recato a L'Aquila ed è stato contestato pesantemente dalla popolazione, dal Blog di Miss Kappa:

Di botte. E di cialtroni. All'Aquila


Lo so, lo sappiamo, che viviamo in uno stato dove la libertà di espressione viene repressa. Dove la libertà individuale esiste solo se ti uniformi al pensiero unico. Dove la maggior parte delle persone a quel pensiero si uniforma. Ma viverlo, riviverlo, constatarlo ancora una volta, sulla propria pelle, anche se hai sulle spalle tante primavere, è desolante. Eravamo pochi, un centinaio. Sotto la pioggia. Gli striscioni, i cartelli, le carriole con le macerie della nostra città, un orinatoio che evocava Duchamp e facsimili di banconote tagliuzzati, a mo' di coriandoli: queste le nostre pericolose armi. Aspettavamo l'imperatore, in seconda passerella del giorno, dopo quella veneta. Ma è vietato dimostrare. E lo abbiamo capito subito. Loro, i celerini, erano più di noi. E determinati. E i poliziotti locali, quelli che , a volte, ci hanno mostrato la faccia buona, erano scuri in volto. La consegna era quella di picchiare. E lo hanno fatto. L'imperatore si è asserragliato al sicuro, nella scuola della guardia di finanza. Ed ha fatto il suo show, tra millantati meriti del governo e la solita barzelletta. Senza rispondere a nessuna delle domande che la cittadinanza gli aveva posto. Gli imperatori non devono render conto a nessuno. Men che meno ai sudditi. E il nostro sindaco ringraziava.
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Sull'alluvione in Veneto il commento di Alessandro Robecchi:

La Lega straripa e il territorio annega
Mentre a Roma i gloriosi padani appoggiano il governo Bunga Bunga, nelle loro terre, in Veneto, i fiumi straripano alla grande, le città si allagano tipo Venezia, capannoni, laboratori e fabbrichette sono inagibili. Niente male come controllo del territorio, la tanto sbandierata specialità dei leghisti, che questa volta, perdonerete la metafora, ha fatto acqua da tutte le parti. Il governatore Zaia con il cappello in mano chiede un miliardo all’odiato stato centrale: il Veneto ai veneti, per carità, ma gli schei che vengano da Roma. Certo, un’alluvione è un’alluvione ovunque, e siccome l’Italia c’è ancora e la Padania non esiste, è giusto che all’emergenza si corra ai ripari con soldi di tutti. E questo anche se sulla Padania, un leghista di Varese ha vantato opere lombarde che in Veneto non si sono fatte: magra goduria vedere i barbari che si insultano tra loro. Quella che manca all’appello, però, è proprio quella parolina magica che i giannizzeri della Lega sventolano in ogni istante: territorio. Già, cos’hanno fatto per il territorio, la sua bonifica, la sua messa in sicurezza, la sua salvaguardia tutti quei sindaci e amministratori così impegnati a scrivere cartelli in dialetto? Crescere, urbanizzare.
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I telefonini cellulari sono dannosi per la salute? Un interrogativo che ci poniamo da anni, le industrie e i governi minimizzano, un consiglio comunque è doveroso darlo: Parlate al cellulare il meno possibile, rischiamo che le prossime generazioni crescano con le branchie al posto delle orecchie... Dal blog Anticorpi:

La Trappola dei Cellulari

di Joel Hirschhorn
Traduzione a cura di Anticorpi

Il nuovo libro di Devra Davis "Disconnect", meriterebbe la attenzione di chiunque utilizzi il telefono cellulare.

Al giorno d'oggi è difficile immaginare il nostro mondo senza i 5 miliardi di telefoni cellulari usati a livello globale. Sembrerebbe inoltre inconcepibile il dato secondo cui la industria miliardaria dei telefoni cellulari, insieme ai governi di tutto il mondo abbiano sostenuto tale tecnologia senza essere mai pervenuti a risultati definitivi circa lo studio della sua sicurezza per l'utilizzatore finale. Se fosse vero, sarebbe spaventoso.

Tutto ciò, purtroppo, è la realtà.

Si tratta di un bizzarro slittamento verso l'alto oppure di una cospirazione intenzionale tra governo e interessi corporativi? Quanto più certi meccanismi si conoscono, tanto più si temono. Il problema è che la industria dei cellulari è diventata troppo grande per fallire, ed i suoi rischi sono stati relegati in secondo piano.


Permettetemi di dire che personalmente uso raramente il mio cellulare. Pochissime persone conoscono il mio numero, ed io lo accendo raramente, giusto quando ho la impellenza di fare una telefonata. Quale ex professore di ingegneria ho sempre guardato alla tecnologia, oltre che dal punto di vista dei benefici che offre, continuamente pubblicizzati, anche da quello dei rischi che inevitabilmente comporta, i quali troppo spesso sono poco considerati o semplicemente ignorati.

Al livello in cui siamo, chiunque dovrebbe avere imparato come né i regolamenti del governo, né la responsabilità delle imprese ci tutelino gran che bene dai cibi dannosi, farmaci con troppe controindicazioni e prodotti realizzati senza adeguata sperimentazione.

Sebbene la verità sia spesso dolorosa, se ti interessa proteggere la tua salute e quella delle persone che ami, allora questo (Disconnect) è un libro che dovresti leggere e fare leggere. I dati in esso riportati non mancano di sconvolgere, tuttavia al di là dell'inveire contro le aziende ed i governi per non stare garantendo una adeguata protezione al cittadino, bisognerebbe essere motivati nel cambiare il nostro comportamento. Il sottotitolo del libro riassume il tema: La verità sulle radiazioni dei telefoni cellulari e su ciò che la industria ha fatto per nasconderla, e come proteggere la vostra famiglia.

Di seguito vado ad illustrare alcune considerazioni a cui sono giunto leggendo questo libro.
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Lunedi' scorso è andata in onda su RAITRE la seguitissima trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, con la strepitosa performance di Roberto Benigni, riportata integralmente a margine del post, Giovanotta ha postato i passaggi più importanti:

Una boccata d'ossigeno



.. ieri sera a "Vieni via con me"

Così funziona la macchina del fango

Vendola legge 27 sinonimi di gay

Benigni canta le proprietà di Berlusconi


Fazio-Saviano, vado via perché.. resto perché


Benigni ha anche cantato la canzone di Paolo Conte che dà il titolo alla trasmissione
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Da Donne Pensanti un appello da firmare e diffondere contro la mercificazione del corpo delle donne:

IO NON CI STO: Basta con il voyeurismo mediatico sui corpi delle donne (firma e passaparola)

Lettera aperta ai mezzi di informazione italiani

Siamo stanche e siamo indignate.

Non solo siamo state offese dai recenti comportamenti dei politici nei nostri confronti, ma anche e soprattutto dall’atteggiamento ipocrita di molti mezzi di informazione che, anziché limitarsi alla denuncia, hanno ossessivamente diffuso immagini e video soft-pornografici, nell’ennesima profusione gratuita di corpi di donne svestite in pasto agli sguardi di tutti.

Ci e vi chiediamo: dove finisce il corretto dovere di cronaca sulle vicende di chi ci dovrebbe rappresentare politicamente e dove comincia il perverso gioco al solletico del voyeurismo del pubblico?

Se non iniziamo a comprendere che è, in primis, attraverso i media che si perpetra la subcultura pruriginosa e sessista che da tempo ci ammorba (siamo al 74° posto per le pari opportunità nel mondo e definirci anche solo civili da questo punto di vista sta diventando un problema), in questo Paese non cambierà mai nulla. Muteranno le facce, ma non la sostanza.

Vi chiediamo di smetterla di sfruttare il corpo delle donne in modo così massiccio e gratuito e vi chiediamo coerenza. Non è mercificando o approfittando dello squallore che lo si potrà combattere, poiché questo è il modo migliore per riprodurlo all’infinito.

Siamo stanche e siamo indignate. Di chi con una mano denuncia e difende i nostri diritti e con l’altra usa il nostro corpo svestito come specchietto per le allodole per attirare il suo pubblico.

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Si parla tanto delle veline e ragazze minorenni alla corte del piccolo premier, di seguito la testimonianza di una donna in gamba, Chiara di Notte:

Che cos'e' una escort oggi?


Riporto di seguito un articolo che mi riguarda apparso oggi su AgoraVox Italia, su Facebook e pubblicato da Cogito Ergo Vomito, blogger con il quale intrattengo rapporti fin da quando scrivevo su Mentecritica, che nei giorni scorsi ha voluto scambiare con me quattro chiacchiere a proposito di quella che e’ stata la mia esperienza di escort, di come sia interpretata oggigiorno la figura della prostituta d’alto bordo e di tutto quel mondo che gira intorno alle notizie di cui si parla tanto a proposito dei recenti accadimenti che coinvolgono la politica italiana e non solo. Buona lettura.


Ma che cos’ è una escort oggi? Intervista a Chiara, ex escort e blogger

Ma che cos’è una escort oggi? Una vittima della società, del velinismo e dei mass media, una persona debole drogata di benessere, una martire contemporanea, oppure è una persona capace astutamente di intendere e di volere, che usa il proprio corpo per raggiungere secondi fini e che ama vendere il proprio corpo? Per provare a fare un po’ di luce su questi ed altri quesiti, ho provato a fare qualche domanda a Chiara, ex escort e blogger da alcuni anni.

Allora Chiara, che cos'è un’escort oggi, e quali differenze noti con il passato?

Innanzi tutto devo precisare che la mia “avventura”, durata un paio di lustri, è terminata già da alcuni anni, per la precisione nel 2001, per cui molte cose nel frattempo potrebbero essere cambiate. Oltre a ciò non risiedo neppure più in Italia seppure non mi sia stancata di seguire con costanza le vicende che riguardano un Paese che continuo a sentire ancora un po’ anche mio. Detto questo, posso dire che la escort oggi è, né più né meno, ciò che è sempre stata cioè una prostituta che rivolge i suoi servigi sessuali – ben pagati – ad una clientela in grado di permetterseli. Non credo perciò che ci sia una sostanziale differenza fra una escort di dieci anni fa, com’ero io, ed una di adesso, come del resto non credo ci sia diversità fra una escort di oggi ed una cortigiana della Venezia del ‘500. Si tratta in fondo dell’esercizio del più antico mestiere, nel caso della escort, però, a differenza di chi esercita in strada o in appartamento spesso in modo frettoloso e freddo, il servizio è rivolto a persone che chiedono un’esperienza più coinvolgente e quindi sono in grado di ripagarla con molto più denaro. Si può parlare dunque di una prostituta di lusso. Le escort sono normalmente modelle, veline, attricette o anche aspiranti tali che, pur ritenendo di avere caratteristiche fisiche adatte, magari sono rimaste fuori dai giochi. Ma possono anche essere prostitute che, dalla strada o l’appartamento “evolvono” e cercano di salire di livello nella loro clientela indirizzandosi verso chi può pagarle di più. Un’importante caratteristica delle escort è che scelgono liberamente di esercitare senza altri obblighi se non la loro esigenza di denaro. Lo fanno quando vogliono e soprattutto fino a quando decidono di farlo. Non hanno padroni o lenoni alle spalle, o almeno non dovrebbero averne perché gran parte della loro reputazione e quindi del prezzo che possono chiedere per le loro prestazioni dipende molto dalla sensazione di “indipendenza” che riescono a dare in quanto i clienti delle escort tendono ad evitare ragazze che si suppone abbiano motivi coercitivi che le spingono a prostituirsi.
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Pitunpi racconta le sue disavventure nell'acquisto di un oggetto indispensabile alle donne:

L'OGGETTO DEL DESIDERIO
Anch’io, sì. Ho acquistato quelli con le ali, imbevuti di anti stress, con omaggio il
portassorbenti dal design “giusto”.
Trullallà, arrivo a casa, apro il pacco degli amici della chips e mi dico che alla sera, con la mia compagnia, farò un figurone. Voi lo sapete quale incubo perseguiti noi donne, no?
No??
E’ che non se ne parla mai, argomento troppo scabroso. Ve lo dico in confidenza: Gli assorbenti sono la prima cosa che cade per terra in ufficio, sul tram, in pizzeria, appena cerchiamo di tirar fuori qualsiasi altra cosa inutile che è dentro quella sacca di babbo natale che ha il peso specifico di un morto adulto, che noi pulzelle, con un eufemismo, chiamiamo borsa.

Il porta assorbenti serve a mimetizzare questo imbarazzante aggeggio. Ma solo quelli esterni. Già, perché dovessero inventare il portatampax, l’arnese avrebbe le dimensioni e la forma di un… ci siamo capiti.
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Le gustose ricette di CuordiScarogna:

Quando la depressione giunge a livelli di guardia è cosa giusta e buona cimentarsi con un piatto mediterraneo dalla fama internazionale quale la parmigiana.

Ingredienti:
Prendete un ragazzo Anonimo ferrarese ed una donna selvatica delle Murge che non abbiano nulla in comune tra loro eccetto l’aver trascorso parecchio del loro tempo sullo stesso blog e chiudeteli insieme nella stessa casa per un interminabile weekend durante il quale lui abbia appena scoperto di essere affetto da una nevrosi e lei sia in procinto di perdere il lavoro.
Serviranno inoltre: 3 melanzane, 4 uova non marce, pomodori, aglio, cipolla, mozzarelle e prosciutto. Carta assorbente quanto basta, ovvero un paio di chilometri.
N.B. Il fatto che tutti questi ingredienti siano simultaneamente presenti in casa1971 è dovuto ladrocinio perpetrato ai danni della Regina Madre il pomeriggio precedente.

Preparazione del sugo:
Scaldate l’olio in una pentola e aggiungete cipolla e aglio. Dimenticare il tutto sul fuoco il tempo necessario affinché nella cucina si sviluppi un principio di incendio. A questo punto asportate con rapidità e maestria la pignatta e gettatela nel lavandino sotto il getto di acqua fredda. L’eruzione che ne seguirà ricorderà Pompei: proteggetevi dai lapilli lanciando per aria tutto quel che avete in mano e sbraitando in malo modo. L’Anonimo accorrerà premuroso offrendo aiuto. Insultatelo in dialetto (non capirà) e chiedetegli di pulire mezza cucina mentre voi tagliate con nervosismo le melanzane. Buttate tutto nel cassonetto e ripartite dal primo rigo lasciando l’Anonimo a guardia dell’olio. Buttate nella pentola i pomodori e mezzo vasetto di passata comprata in offerta una decina di anni fa. Aggiungete zucchero e sale q.b. per contrastare l’acidulo sapore di stantio.

Preparazione delle melanzane:
Sbattete le uova nel piatto e lasciate le melanzane a ristagnare nello zabaione appena ottenuto. Insultate l’Anonimo per non aver coperto la pignatta del sugo e stavolta abbiate cura di farlo in italiano affinché si renda conto con che genere di donna paturniata si ritrovi ad avere a che fare.
Intimategli di pulire i fornelli mentre voi, che siete nate chef, andrete a fumarvi un sacrosanto sigaro sulla sediola impagliata, manco foste in un bar di Ragusa.
In un mistico profumo di Raid collettivo (avete dato da poco l’antiparassitario ai cani) ripensate ai momenti in cui avevate in casa Geghe e Jay. Coraggio, effettivamente, anche se sembra difficile crederlo, nella vostra vita siete state persino peggio. Tornate in cucina zoppicando grazie ad un principiare di unghia incarnita e con una eco più sinistra di quella del Krakatoa immergete le melanzane impregnate di uovo nell’olio bollente.
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Dopo il crollo della caserma di Pompei il Cavaliere si è recato sul posto per prendere i primi provvedimenti urgenti, Michele Serra racconta le soluzioni previste per rilanciare il sito archeologico:

Una New Town sugli affreschi


Basta con questi luoghi storici italiani così polverosi, cadenti e poco funzionali. Ecco il piano del governo per ricostruire Pompei con i videocitofoni in tutte le case e mettere le finestre in pvc al Colosseo

Crollo della casa dei Gladiatori a Pompei
Crollo della casa dei Gladiatori a Pompei
Il crollo della casa dei Gladiatori a Pompei non ha colto impreparato il governo. Berlusconi ha immediatamente chiesto notizie sulle condizioni dei gladiatori, e subito dopo si è recato sul posto per portare conforto ai parenti. È rimasto molto scosso dalle condizioni della città: "Sembra abbandonata da secoli", avrebbe confidato ai collaboratori più stretti. L'unità di crisi, da lui presieduta, ha stabilito un piano dettagliato di interventi.

Pompei bis La ricostruzione di Pompei così com'è, osserva Berlusconi, non è ritenuta un percorso praticabile. Solo per dotare tutte quelle case di videocitofono e autorimessa, la spesa sarebbe astronomica. È stato dunque deciso di fare come all'Aquila costruendo, accanto alla vecchia Pompei, una moderna new town di villette a schiera e condomini. Per tutelare e anzi rilanciare la vocazione turistica della città, gli abitanti di New Pompei indosseranno la toga. Per le ragazze, lo speciale peplo disegnato dallo stesso Berlusconi: ogni volta che si chinano si vedono le tette. Come ha spiegato lo stesso premier ai giornalisti, "abbiamo calcolato che in media una ragazza si china sei volte al giorno. Contiamo di arrivare almeno fino a 12 attraverso una modifica degli arredi urbani: i bancomat e i parchimetri saranno al livello del suolo". Il premier ha poi raccontato la barzelletta della pompa di benzina di Pompei.

Rifiuti Al primo posto, tra le priorità del governo, la rimozione dei cadaveri
dalle strade, dopo quasi 2 mila anni di colpevole inerzia delle amministrazioni locali. Il premier ha disposto l'immediato trasferimento delle vittime pietrificate nella discarica di Terzigno, fatta eccezione per la celebre "Fanciulla nuda" che è stata invitata a Villa Certosa e sarà candidata al consiglio comunale di Napoli. "È un po' rigida", ha confidato il premier agli amici, "ma mi dicono che è sicuramente maggiorenne".
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Tante bellissime immagini per rifarsi dalle brutture di questo disastrato paese, da Ventidiprimavera:




Nei tralci del tempo
gravido di attese
in una tasca intessuta
nei suoni del cuore
parole taciute
nascoste dai battiti
aspettano silenziose

[...il richiamo del vento
uno sguardo pulito
fresche lenzuola
un tetto di stelle
una notte
dove il buio è luce...]

Michelle


Da Daphnuti:

M
marilyn smoking

Da Romina05:

Fantasy






Da Kayblu:

...



A che serve la luce se non a dilatare
il buio delle viscere?

Kay


Da DalfusodiTaiwan il trionfo della bellezza:

Zeng Chuangxing



































... Continua

Da Vauro il trionfo delle vignette:









Va tutto bene! da Enteroclisma:

SERVE AMPLIFON ??

Va tutto bene.
Veneto ? Due gocce d'acqua ...
Abruzzo ? Tutto ricostruito ...
FISCHI ??
SENTITO NIENTE !!

Ave Caesar, muratura te salutat!

Dove non potè manco il Vesuvio


















Potè lui!

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