lunedì 22 novembre 2010

Chi ha ucciso John Kennedy?

In alto: Immagine tratta dal blog sedutainriva.splinder.com

Un libro, uno solo, può sconvolgere la vita di un singolo individuo. Una biblioteca può arricchire culturalmente una piccola cittadina. Un gigantesco archivio, invece, non cambierà in nulla la vita di una metropoli.

Chi ha ucciso John Kennedy?
Una delle più oscure vicende del mondo contemporaneo c è senz'altro l'uccisione del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy,
Luogocomune descrive in maniera dettagliata gli oscuri risvolti e degli intrecci fra mafia, CIA, FBI e servizi segreti:

Da tempo ormai è chiaro a tutti i ricercatori più attenti che Lee Harvey Oswald non uccise John Fitzgerald Kennedy. La montagna di prove che smentiscono questa ipotesi è tale che persino i debunkers più accaniti, come Gerald Posner o John McAdams, hanno rinunciato a cercare di smontarle tutte. (In realtà le loro stesse tesi “ufficialiste” sono state fatte a pezzi dai ricercatori complottisti, esattamente come ha fatto David Ray Griffin con il libro di Popular Mechanics per il 9/11 ).

La vera domanda che rimane oggi sul tavolo è “chi è stato ad uccidere John Kennedy?”

Sappiamo infatti che i fratelli Kennedy – il primo come presidente, il secondo come ministro di giustizia – nell’arco di soli due anni erano riusciti ad inimicarsi tutti i maggiori gruppi di potere in America. Si potrebbe quindi puntare il dito sulla mafia, sulla CIA, sui banchieri, sugli industriali delle armi o sull’FBI, senza rischiare di sbagliare più di tanto.

In realtà la coppia di fratelli si era inserita nel complesso meccanismo del potere americano esattamente come un sasso da 5 chili può andare ad incastrarsi nel cuore di un delicato congegno ad orologeria. A quel punto non puoi più toglierlo, devi prima macinarlo.

Nel ricevere la notizia dell’assassinio di John Kennedy, nel suo ufficio di Washington, Robert Kennedy esclamò: “Immaginavo che prima o poi avrebbero fatto fuori uno di noi, ma pensavo che sarebbe toccato a me”. Gli fa eco il ragionamento espresso da uno dei boss mafiosi, nella riunione in cui fu deciso di uccidere il presidente: “Se tagliamo la coda del serpente, la testa continuerà a cercare di morderci. Se invece tagliamo direttamente la testa, anche la coda morirà”.

Per questo motivo, è importante tenere sempre presente che l’uccisione di John Kennedy va messa in relazione alle azioni congiunte dei due fratelli, e non soltanto a quelle del presidente.

L’elemento determinante di tutta la vicenda fu l’elezione a sorpresa di John Kennedy alla presidenza nel 1960 ...


... (tutti pensavano che sarebbe stato eletto Richard Nixon), ma prima bisogna ricordare brevemente ciò che era accaduto nell’anno precedente. [Estratto dal libro “L’altra Dallas”, pagg. 65-66:]

1959 – ANNO CRUCIALE NELLA STORIA AMERICANA

Nell’estate del 1959 Castro si impadronì di Cuba, creando immediatamente un doppio ordine di problemi, sia politici che economici.

Da una parte l’alleanza di Cuba con i sovietici aveva gettato nel panico gli uomini della CIA, che già vivevano da molti anni in stato di tensione permanente a causa della guerra fredda. Cuba infatti, come avrebbe dimostrato la Crisi dei Missili del 1962, rappresentava una postazione strategica di assoluta importanza nei Caraibi.

Dall’altra i danni economici riportati dalla Mafia, che di colpo aveva perso una delle capitali del gioco d’azzardo e della prostituzione, erano stati enormi.

Nascevano così le premesse per una delle più bizzarre alleanze mai conosciute nella storia della nazione americana, quella fra la CIA e la Mafia, che sarebbe durata per lunghissimi anni.

Vi era inoltre una impellenza di tipo normale economico, soprattutto da parte dell’industria dello zucchero, che spingeva per un immediato ripristino del controllo su Cuba.
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A proposito di Stati Uniti, forse non tutti sanno che nel nostro territorio sono presenti all'interno delle basi NATO oltre novanta testate nucleari, riusciremo mai ad affrancarci da questo scomodo ed invadente occupante? Da Maurizio Pallante alcune preziose informazioni su questo argomento:

I magazzini nucleari della NATO
In Italia si stima ci siano tra le 70 e le 90 testate nucleari americane, tutte nelle basi di Aviano e Ghedi Torre: bombe B-61 con una potenza che va da 45 a 170 kiloton (ossia fino a 13 volte la bomba di Hiroshima), utilizzabili dai caccia F-16 statunitensi, belgi e olandesi e dai Tornado italiani e tedeschi, e rientranti nella nuclear sharing, la “condivisione nucleare” che coinvolge i Paesi membri nella pianificazione per l’uso di armi nucleari da parte della NATO (che prevede il dislocamento statunitense di armi nucleari tattiche in Europa). Ma ha senso tutto ciò? Ha ancora senso la presenza in Europa dell’Alleanza atlantica, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e a oltre venti dal crollo del blocco sovietico?

L’Europa continua ad essere letteralmente invasa dalle “forze NATO”, le quali, in realtà, sono forze militari americane che occupano in modo più o meno lecito il suolo di altri Paesi sovrani. Tra i quali, ovviamente, l’Italia. Oltre a chiedersi il motivo di una tale presenza sul suolo di Paesi che dovrebbero essere alleati dell’unica “super-potenza” rimasta, viene da chiedersi cosa farebbero gli americani se ci fosse sul loro territorio anche una sola base militare straniera, o una sola testata nucleare non di loro proprietà. Di sicuro, come affermò Beppe Grillo in una delle sue “pillole rosse”, non si arrabbierebbero nemmeno; diventerebbero pazzi!

Quindi perché ci si dovrebbe stupire se migliaia di vicentini, ad esempio, sono contro l’allargamento di quella che dovrebbe diventare la più grande base americana in Europa (la Dal Molin)? O se già diversi Paesi europei ribadiranno oggi e domani a Lisbona il loro desiderio di disfarsi delle bombe americane presenti sul proprio territorio? E perché ci dovremmo mettere ancor più in una posizione problematica sia a livello di possibili attacchi da parte del presunto terrorismo internazionale che di tensioni interne al continente europeo (ad esempio con la Russia)? Per denaro? Non proprio, se si osservano i calcoli riportati sul sito nodalmolin.it, che dimostrano come la quasi totalità dei costi sia a carico dei Paesi ospitanti le basi USA/NATO.

Ma anche se queste basi, al di là della loro utilità o meno, dovessero portare soldi, o “business” come pensano in molti, basterebbe ciò a legittimarne la presenza e soprattutto la possibilità di fare partire ed atterrare aerei che, in barba al Trattato di Non Proliferazione Nucleare sottoscritto e ratificato anche dall’Italia, trasportano testate nucleari? E per scopi ovviamente tutt’altro che pacifici, in barba anche al fatto che l’Italia, stando all’articolo 11 della nostra Costituzione, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Di questo (si spera) discuteranno oggi e domani i capi di Stato e di governo dei Paesi aderenti alla NATO che si incontrano a Lisbona. Del fatto che già durante la riunione dei Ministri degli esteri della NATO dell’aprile 2010, Germania, Belgio e Olanda (e in ottobre anche Norvegia e Lussemburgo) avevano sollevato obiezioni sulla permanenza di armi atomiche USA in Europa. Ci sono però due nazioni che non hanno mai manifestato il desiderio di disfarsi dell’arsenale nucleare americano presente sul proprio territorio: Italia e Turchia.

Non sembrerebbe quindi una coincidenza il fatto che ora siano proprio queste due le candidate a ricevere le testate nucleari rimosse dal resto d’Europa. Sì, perché nel rapporto “U.S. non-strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental NATO debate”, presentato a fine ottobre 2010 da un comitato dell’Assemblea parlamentare della NATO, si parla dell’intenzione dell’Alleanza atlantica di «raggruppare le armi nucleari in meno località geografiche». Le località in questione, cioè quelle interessate a tale ricollocazione, secondo alcuni esperti sarebbero appunto le basi controllate dagli USA di Aviano in Italia e Incirlik in Turchia.
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La Mafia USA e quella italiana sono sempre state legate da un legame indissolubile, ma la Mafia di casa nostra con quali personaggi della politica e dell'economia fa grandi affari? Le dieci domande sulla Mafia da Nonleggerequestoblog al ministro Maroni:

Lega e Mafia: 10 domande al Ministro Maroni.

Diciamocela tutta. Oggi non sei nessuno se non poni 10 domande a qualcuno. E queste sono le mie 10 domande al Ministro dell'Interno Roberto Maroni.

1) Ministro Maroni, per molti anni la Lega Nord non ha avuto alcun dubbio sulla mafiosità del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, arrivando a definirlo "brutto mafioso che guadagna i soldi con l'eroina e la cocaina", "bandito", "lestofante", "delinquente", "il camorrista mafioso di Arcore", uno che ha qualcosa di "nazistoide e mafioso", "Berlus-Cosa Nostra", "un palermitano che parla meneghino", "un palermitano nato nella terra sbagliata", "uno che ha fatto i soldi con la mafia", sostenendo che "Fininvest è nata da Cosa Nostra", che "al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora". Nel 1998 Bossi dichiarò: "Fino a quando non sarà fatta chiarezza su che cosa è Forza Italia e su che cosa è la Fininvest, sulle finanziarie e su come pigliavano i quattrini, non ci potrà essere alcun dialogo con il Polo". Oggi, che le connessioni tra i business del Cavaliere e gli investimenti di Cosa Nostra appaiono sempre più marcate, può spiegarci quali sono le prove - presumo schiaccianti, vista la gravità delle accuse - che hanno dissipato ogni vostro dubbio?


2) Ministro Maroni, nel 1998 il quotidiano "La Padania" - organo ufficiale della Lega Nord - ha bombardato Silvio Berlusconi ed i propri uomini con una campagna giornalistica pesantissima, martellante. Alcuni titoli: "Soldi sporchi nei forzieri del Berlusca", "Un teste al processo Dell'Utri: fu Craxi a spingere B. in politica", "Silvio riciclava i soldi della mafia", "Tangenti alla Guardia di Finanza: Silvio condannato a 2 anni e 9 mesi", "Dove sono finiti i 1000 miliardi di Stefano Bontate?", "Un impero di prestanome: caro Silvio, perché li hai usati dal '68 all'84?", "Baciamo le mani", "Così il Biscione si mise la coppola", "Le gesta di Lucky Berlusca: il curriculum giudiziario del Cavaliere farebbe invidia ad un boss della mafia". Tale campagna sfociò in 10 domande chirurgiche (foto a lato): "BERLUSCONI SEI UN MAFIOSO? RISPONDI!". Ministro: il Cavaliere ha mai risposto?

3) Ministro Maroni, come si pone nei confronti di Marcello Dell'Utri - suo compare in maggioranza - recentemente condannato anche in appello per Concorso Esterno in Associazione Mafiosa? Una decina d'anni fa dichiarava: "La richiesta di arresto per Dell’Utri è legittima, fondata e non persecutoria: l’ho valutata con attenzione e anche con sofferenza, ora si può decidere in piena coscienza. Sullo sfondo si intravede lo spettro di Cosa nostra, lo spettro della mafia". Oggi non si parla più di spettri, ma di certezze: sono stati provati i rapporti del Senatore Pdl con la mafia di Bontate prima, e quella di Provenzano e Riina poi. Ora che i giudizi di merito si sono esauriti, e le condanne pesano come macigni, perché la Lega Nord continua a trincerarsi in questo silenzio imbarazzante, in questa decennale omertà istituzionale? Ministro, perché permette al pluri-indagato Dell'Utri di umiliare cittadini ed istituzioni, dichiarando che a lui della politica non gliene "frega niente", e che sta in Parlamento "solo per difendersi dai processi"?

4) Ministro Maroni, perché la Lega Nord ha prima negato l'autorizzazione all'arresto, e poi l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni a carico dell'ex Sottosegretario e Deputato Pdl Nicola Cosentino, indagato per Concorso Esterno in Associazione Camorristica con accuse di una gravità inaudita?

5) Ministro Maroni, Roberto Saviano durante la trasmissione "Vieni via con me" ha dichiarato che la 'Ndrangheta al Nord dialoga con la Lega. Un'affermazione che probabilmente andava sviluppata meglio, quasi certamente superficiale, ma quali sono le vostre responsabilità nell'esplosione della mafia calabrese in molte zone del Nord Italia? Cos'avete fatto, in concreto, per frenare questo fenomeno? Il vostro è un partito "radicato sul territorio", "vicino alla gente", giusto?, com'è possibile che in 20 anni di potere schiacciante abbiate permesso tutto questo, spesso negando l'esistenza del problema ed imbufalendovi con chiunque denunciasse infiltrazioni in molteplici settori dell'economia padana?

6) Ministro Maroni, come sa la vera forza delle organizzazioni criminali del nostro Paese è insita nella cosiddetta "Borghesia Mafiosa", e cioè in quell'insieme sconfinato di persone apparentemente per bene che consentono a Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorra di proliferare, potenziarsi, e debordare nell'economia legale. La Lega Nord in questi anni ha votato una quarantina di leggi-vergogna, provvedimenti che non solo hanno seviziato la Costituzione e permesso al Presidente del Consiglio di mantenere la fedina penale pulita, ma che hanno creato grave danno alla collettività, rallentando i processi, creando ingiustizia, rendendo le indagini più difficili. Sto parlando della riforma dei reati societari - a partire dall'abolizione del falso in bilancio - della riduzione dei termini della prescrizione, dell'infinita serie di condoni, edilizi, fiscali, tombali, della legge Cirami e di molto altro. Senza tralasciare la "riforma" che avrebbe tranciato di netto l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche - strumento fondamentale nella cattura di boss mafiosi (pure Iovine!), pedofili, stupratori, politici corrotti e criminali di ogni tipo - "riforma" per fortuna arenata in Parlamento, e non certo per merito vostro. Questa infinita serie di intralci al lavoro della Magistratura, che porta, tra gli altri, il marchio a fuoco della Lega Nord, quanto ha agevolato le mafie del nostro Paese?
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Il 20 novembre a L'Aquila si è svolta una grande manifestazione per ricordare lo stato di abbandono in cui versano i cittadini colpiti dal sisma, l'appello di Miss Kappa:

L'Aquila e l'Italia rispondono



E domani L'Aquila manifesterà. E l'Italia con noi. Le nostre macerie, ancora tutte qui, saranno il simbolo delle macerie dell'Italia intera. La televisione di regime non ne parla. Quella finta di sinistra neanche. Il solito Santoro ci ha voluti, ieri, scenografia per il suo programma di intrattenimento, senza dare appuntamenti. Demolendo persino l'iniziativa della legge popolare, scritta e presentata in parlamento dai cittadini terremotati, per la nostra emergenza e per tutte le emergenze d'Italia. Il piacione Fazio, con il bellimbusto Saviano, ci hanno ignorati, troppo presi a compiacersi di se stessi. E dallo share televisivo. L'Italia che resiste, fra dolore e distruzione, l'Italia solidale, non fanno audience.Ma noi, l'Italia vera, quella che soffre e lotta, quella che non si compiace davanti alla televisione inutile,domani, saremo in piazza. Le adesioni sono tantissime: questo testimonia che la società civile c'è. E risponde. Un piccolo gruppo di cittadini dell'assemblea di piazza Duomo, riuniti in presidio, ha organizzato, con ammirevole sforzo e spirito di abnegazione, la grande manifestazione di domani. E la città ed il territorio hanno risposto. Si sono astenuti i sindaci berlusconiani: otto. E la Provincia, berlusconiana anch'essa. Non gradiscono la presenza di Vendola e Di Pietro e dei comitati di cittadini provenienti da tutta l'Italia. Quelli che, come noi, vivono un'emergenza.Ritengono che la manifestazione sia troppo connotata dalla sinistra. Come se le disgrazie, quelle naturali e quelle compiute dall'uomo, avessero colori. E partiti.
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La Macchina del fango raccontata da Vita da Streghe:

L'articolo di Newsweek, la risposta di Striscia e la macchina del fango
Apprendo in Rete della risposta di Striscia la Notizia all'ormai noto articolo comparso su Newsweek. Il pezzo del settimanale americano denunciava, in sintesi, lo stato brado della nostra tv, specchio dello stile di vita del loro proprietario, a sua volta specchio dei gravi ritardi nell'evoluzione della condizione delle donne nel nostro Paese, con tanto di dati che la certificavano.

Striscia la notizia, citata dall'articolo proprio come esempio del maschilismo della nostra televisione, si è difesa negando le tesi di Newsweek e tirando in ballo le comiche di Benny Hill, quelle sì, piene di toccatine alle donne, sorvolando sul particolare che si trattasse di un programma inglese e non americano, come lo è il settimanale Newsweek, ma del resto sempre di roba "anglosassone" si tratta e tanto basta a Striscia per sferzare il suo pamphlet.

D'altra parte, che risposta potevamo aspettarci da un programma di Mediaset?
Ancora una volta i media italiani minimizzano un grave problema del nostro Paese, che ci ammorba da anni e che è stato cementificato, anzi cristallizzato da una rappresentazione mediatica delle donne in un perenne ruolo di contorno estetico.
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La situazione politica italiana è alquanto ingarbugliata, Michele Serra svela in anteprima i possibili scenari futuri:

Prossima mossa? Un governo Putin
La successione diretta all'amico del premier tra le soluzioni proposte dagli osservatori dell'Onu e pubblicate in un rapporto segreto
La situazione politica nazionale resta molto incerta e tesa, malgrado il premier abbia cercato di sdrammatizzare con l'ennesima barzelletta: quella in cui si vota solo per il rinnovo della Camera, procrastinando a oltranza il Senato con la nomina a senatore a vita di tutti gli attuali occupanti. L'assenza di contenuti volgari e doppi sensi nelle parole di Berlusconi ha generato un equivoco: nessuno ha capito che era una barzelletta. Nel frattempo gli osservatori dell'Onu, in Italia per verificare lo stato della democrazia, hanno preparato un rapporto segretissimo, pubblicato sui principali quotidiani italiani, nel quale anticipano i possibili sviluppi.

Giunta militare Sarebbe insediata da un golpe in alta uniforme, con la partecipazione di tutti i Corpi e le Armi aventi diritto (Esercito, Aviazione, Marina, Carabinieri, Polizia, Pompieri, Guardia di Finanza, Guardia Forestale, Polizia Ferroviaria, Corazzieri) che convergerebbero a Roma occupando il ristorante Fortunato al Pantheon e di conseguenza paralizzando la vita politica e istituzionale italiana. I leader dei partiti, che pur di non mangiare più da Fortunato al Pantheon sarebbero disposti anche alla soppressione della Costituzione e al confino a Ponza, vedono con un certo favore una soluzione autoritaria, ma non riescono a trovare un accordo tra modello cileno e modello birmano. Nel Pd duro scontro tra colonnelli veltroniani e dalemiani.

Governo di unità nazionale Parteciperebbero tutti i partiti, lasciando all'opposizione solo Clemente Mastella, per fargli uno scherzo. L'esecutivo, presieduto da Gianni Letta, avrebbe un solo punto programmatico: trovare un accordo per la nuova legge elettorale e poi dimettersi. Ma questo costringerebbe il governo a rimanere in carica per vent'anni, cosa che contrasta con la Costituzione.

Governo tecnico Ciascun partito è chiamato a indicare un professionista di fiducia per formare un governo tecnico. Il nuovo esecutivo sarebbe così formato da una minorenne (indicata dal Pdl), un venditore di villette a schiera (Lega), uno psicoanalista (Pd), un vescovo (Udc), un democristiano (Futuro e Libertà), un rompicoglioni (Lista Grillo), una mietitrebbia (Di Pietro), un maestro di sci biondo (Volkspartei) e un maestro di sci bruno (Union Valdotaine). La prevalenza di maestri di sci viene valutata con perplessità dal Quirinale, che sembra orientato a chiedere un passo indietro alla Volkspartei, designando un giocatore di hockey. Il governo tecnico sarebbe presieduto da un ingegnere strutturista al di sopra delle parti, oppure da un perito elettrotecnico al di sopra delle parti.

Protettorato vaticano Rileggendo i Patti Lateranensi prima di addormentarsi, Francesco Rutelli ha scoperto un codicillo secondo il quale l'Italia, nel 2011, sarà ufficialmente un protettorato vaticano. Il Papa diventerebbe automaticamente premier, dettando le principali linee di governo e scegliendo i suoi ministri attraverso il concorso "cappelli e copricapo di tutto il mondo". Non cambierebbe niente se non alcune misure formali: le lingue ufficiali diventerebbero il tedesco e il latino, le guardie svizzere avrebbero finalmente una divisa da cristiani e l'ostia diventerebbe la moneta ufficiale. Allo Stato italiano rimarrebbe il diritto di aprire scuole private parificate.
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Che fine farà il nostro amato Piccolo Premier? Lia Celi avanza alcune possibili ipotesi:

E Silvio si arroccò nel maniero di Re Artù

C'è chi evoca il bunker di Berlino, chi la fine lussuriosa di Sardanapalo, chi lo scroscio di uno sciacquone. Una cosa è certa: l'ultimo capitolo della Berlusconeide, quando verrà, sarà spettacolare. E il suo protagonista non lascerà nulla al caso. Anzi, com'è nel suo stile, sta già valutando diversi scenari, uno più grandioso dell'altro, per consegnarsi alla Storia senza consegnarsi alla giustizia. Ecco quelli più accreditati.

IPOTESI DAVY CROCKETT
Un viaggio segreto in Texas, un sopralluogo a El Alamo, un salto in un'agenzia immobiliare. E ora sul citofono del forte dove nel 1836 il mitico Davy Crockett e un drappello di volontari resistettero fino alla morte contro l'esercito messicano, c'è il suo nome: Silvio Berlusconi. Conquistato dalla figura di Crockett, come lui cacciatore infallibile di selvaggina da pelo, il premier avrebbe acquistato l'intero forte per trasferirvi il suo stato maggiore in vista di un eventuale assedio finale da parte di giudici, giornalisti faziosi e squillo ingrate. Le postazioni dove Crockett aveva disposto cannoni che sparavano palle devastanti verranno occupate da Vittorio Feltri e Augusto Minzolini, e Nicolò Ghedini, alla testa del Settimo Cavilleria, cercherà di scompaginare le linee dei pm. Per ora, tuttavia, ad assediare Alamo non sono né magistrati né inviati di «Repubblica», solo orde di texani infuriati per essere stati pelati a poker da Emilio Fede...

IPOTESI RE ARTU’
Suffragato dal recente acquisto di un maniero in Cornovaglia, lo showdown berlusconiano in stile Camelot fa sognare giovane destra fantasy che fa capo a Giorgia Meloni. Seguendo la leggenda di re Artù, il generoso sovrano che passava la vita a liberare donzelle indifese prigioniere in lugubri questure, il premier e il suo seguito verrebbero trasportati in un castello fatato perduto nelle nebbie nordiche, per cadere in un sonno profondo – più o meno quel che
succede durante le feste ad Arcore quando Lele Mora rimane imbottigliato in autostrada con le ragazze e la bumba. Marina Berlusconi starebbe già battendo i mercatini dell’usato in cerca di armature originali per i paladini più fedeli: Dell’Uther Pendragon, il prode Lancicchitto, il purissimo Gasparsifal e Alemanno, il cavaliere romano che combatté valorosamente contro il pedaggio sul Sacro Gra.

IPOTESI REV. JONES
Durante il suo ultimo suo soggiorno ai Caraibi il premier ha visitato la Guyana, dove nel 1978 il reverendo Jim Jones, un mandrillo megalomane filostalinista accusato di vari crimini, si avvelenò insieme ai suoi seguaci per sfuggire all’arresto. Panico tra i berlusconiani, al pensiero che il capo volesse ripeterne la nemesi suicida; ancora più terrorizzati i superstiti della setta di Jones, che alla vista di un Berlusconi abbronzatissimo, in completo bianco e parrucchino tropicale, si sono nascosti nella giungla urlando: «Ma allora è vero che non era morto». Offeso per essere stato confuso con un filo-stalinista come Jones, il Cavaliere ha lasciato
frettolosamente il Paese. «Ho sempre avuto il sospetto che questo Jones fosse un coglione,» ha spiegato, a bordo del suo aereo privato. «Si è suicidato pur avendo ancora 900 seguaci, quando gliene bastavano 315 per ottenere la fiducia alla Camera e farla franca.» Comunque, a scanso di brutte sorprese, ora gli invitati alle feste del premier si portano le bevande da casa.

IPOTESI SUBCOMANDANTE MARCOS
Il crepuscolo del premier Berlusconi potrebbe essere l’alba del subcomandante Silvios. Ad avvalorare i sospetti, la sua nota passione per il Chiapas, oltre per le Tetas, e voci insistenti sull’acquisto di una foresta non lontana dalla capitale, in cui rifugiarsi in caso di tracollo politico. Berlusconi come il guerrigliero Marcos? «Sì, ma lui crede si tratti di Ferdinando Marcos, l’ex dittatore filippino,» confidano quelli del suo staff, «e poi indossare sempre il passamontagna gli consentirebbe di diradare i lifting». Nessun progetto utopistico alla Robin Hood: la presenza del ministro Tremonti (che avrebbe suggerito il nome di “Selva Lacondona”) garantisce che i guerriglieri di Silvios continueranno a rubare ai poveri per dare ai ricchi. Ma la fuga nei boschi potrebbe non essere imminente: malgrado i tagli del governo all’ambiente, le foreste italiane sono ancora piene di alberi disposti a caso dalla Natura, mentre Berlusconi ha in mente una foresta hi-tech, con ruscelli riscaldati, usignoli che cinguettano canzoni napoletane, scoiattoli-barman e Cappuccetti rossi in topless. Il progetto c’è già, ma per realizzarlo ci vorranno almeno due anni e una congrua tangente ai fratelli Grimm.
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L'Italia futura vista da Alessandro Robecchi:

Cronache dall’Italia futura
In ordine sparso, le notizie di cronaca politica che leggerete sui giornali la prossima settimana.
Undici tonnellate di rifiuti lasciano le strade di Napoli per passare a Futuro e Libertà. Appello dei vescovi perché Mara Carfagna scenda dalla gru. Dell’Utri presenta a un boss mafioso il termovalorizzatore di Acerra. Bobo Maroni va in tivù da Fazio e Saviano a fare l’elenco delle fiaccolate leghiste organizzate negli ultimi anni contro la ‘ndrangheta: sei minuti di silenzio, 28 per cento di audience. Settanta tonnellate di macerie de L’Aquila lasciano il centro storico per approdare all’Mpa di Lombardo. Il Pd perde le primarie a Castagnito (Cuneo). Bompiani pubblica i falsi diari di Hiro Hito, inspiegabilmente scritti in sardo. I radicali offrono appoggio al Klu Klux Klan, ma solo se verranno ascoltati sulla giustizia. Daniela Santanché si spara in un piede: “mi sono sbagliata, mi sembrava un finiano”. Il Pd perde le primarie a Perarolo di Cadore (Belluno). I fiumi straripati in Veneto allagano Pompei e protestano per l’incuria del sito archeologico. Consiglio dei ministri: il cinque per mille destinato agli avvocati di Dolce & Gabbana. Bompiani pubblica i falsi diari di Calderoli, inspiegabilmente scritti in italiano. Carovita: il deputato centrista arriva a toccare i settantamila euro al chilo. I Tonton Macoutes e la milizia privata di Bokassa firmano un appello in difesa di Vittorio Feltri. Orrore a Roma: le colombe di Futuro e Libertà usate per esperimenti scientifici. Il Pd perde le primarie a Ortucchio (L’Aquila). Da Sotheby’s a Londra offerta record per un deputato del gruppo misto: ventisei milioni di euro. Festa a Milano per l’arrivo di un treno pendolari da Novara, era partito nel 1949.
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Le citazioni da Happysummer:
Ho rubato, corrotto, concusso e mentito; la pianti di vantarsi e venga al dunque. (Gino Bramieri)
"Si dice che il denaro non è tutto nella vita. Si parla sicuramente del denaro degli altri." (Sacha Guitry)

"Se solo Dio mi fornisse un segno evidente della sua esistenza! Potrebbe depositare una grande somma di denaro a mio nome in una banca svizzera." (Woody Allen)

L’uomo che si spoglia di tutti i suoi averi per aiutare i poveri è un santo Quello che spoglia tutti i poveri per aiutare se stesso è un milionario.(Giusi Vanella)

La banca ha fiducia in te; pero' ti chiedono i documenti per accettare i tuoi soldi e ti prestano una biro legata a una catenella!" (Beppe Grillo)

Epitaffio sulla lapide in un cimitero scozzese: "Qui giace Fred Mc Guire. Gli cadde un penny: morì nella mischia.
Pensieri e Parole da Azalea Rossa:

Il piacere è peccato,
e qualche volta
il peccato è piacere.
(George Byron)

Quella specie di coraggio ridicolo
che si chiama rassegnazione,
il coraggio d'uno sciocco
che si lascia pigliare
senza dir parola.
(Stendhal)

Non tutto ciò che può essere contato
conta,
e non tutto ciò che conta
può essere contato.
(Albert Einstein)

Mentre si ride,
si pensa che c'è sempre tempo
per la serietà.
(Franz Kafka)


Da Kayblu una splendida poesia sulle donne:

Donne

Ah! Quanto siamo belle noi donne,
quando ascoltiamo il mormorio
e il contorno delle nostre voci antiche
e sappiamo cogliere il bagliore autentico
di ogni attimo pallido e smorto della vita..
siamo così belle
accarezzate dal tremore
e dal battito che ci dondola nel tempo
semplicemente belle
con gli occhi fieri
ostinatamente aggrappati al desiderio
di essere felici
stanche e sfinite
dell'infinito che non basta
con le nostre fughe impetuose
i nostri leggiadri ritorni
i nostri giochi di lampo
e il nostro riso che esplode
e l'anima che vaga
in boschi, campi
monti e valli
siamo così tenere noi donne!
con le nostre lacrime chiuse in conchiglie
il nostro cuore nel ventre
le nostre bocche fiorite
piene di tanta bellezza, di troppi incanti
e le nostre canzoni che vanno bramando
sete
e le nostre parole d'amore
come spirali di fuoco
che ballano di pioggia.
Kay
Pillola del giorno: Maurizio Crozza imita Zichichi


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