venerdì 4 febbraio 2011

Casalborgone 12/2 Pranzo benefit per Ippoasi

In alto: Immagine tratta dal blog http://endlesslove7.splinder.com/


Sulle tivù commerciali l'alta qualità degli spettacoli è spesso rovinata da queste piccole interruzioni molto seccanti, che chiamano programmi.
Kenneth Horne.



Casalborgone 12/2 Pranzo benefit per Ippoasi


Abbiamo organizzato un pranzo benefit a favore dell'associazione Ippoasi per sabato 12 febbraio a Casalborgone (Torino), puoi trovare tutti i riferimenti nel gruppo Facebook
oppure su ninomalgeri(o clicca sull'elefantino in alto a destra nel blog)
Durante la giornata si discuterà su diversi punti: La possibilità di conoscersi personalmente noi blogger e iniziare a collaborare fra noi, aiutare Ippoasi a mantenere gli animali salvati dal macello, diffondere la filosofia di un'alimentazione sana e corretta, dare e acquisire informazioni sulle fonti energetiche rinnovabili e aderire al gruppo d'acquisto, proporre a tutti gli interessati l'iscrizione al gruppo cooperativo che si creerà per la realizzazione di un centro culturale e informativo come descritto nel blog, in tanti hanno già aderito, conferma l'adesione al più presto possibile, se non puoi partecipare fisicamente sarà gradita comunque la tua adesione virtuale, terremo tutti al corrente degli sviluppi...
Visita la pagina web e se puoi dai un contributo per aiutare gli animali ospitati:
www.ippoasi.org



La tua risposta: Parteciperò · Condividi · Evento pubblico
Ora: sabato 12 febbraio · 10.30 - 17.00
Luogo: Agriturismo "Il Ciabot" Strada Cerro, 31 - 10020 Casalborgone (Torino) www.ilciabot.it

Se vuoi dare una mano affinché questo progetto si realizzi, copia questa mail e inviala ai tuoi contatti splinder, blogspot, facebook.

A proposito degli scandali a sfondo sessuale che hanno coinvolto il piccolo premier, moltissime donne si sono indignate per lo sfruttamento e la mercificazione del corpo femminile, sono state indette tante manifestazioni in tutta Italia per protestare e costringere questo pover'uomo ultrasettantenne con gravi turbe psichiche (lo segnalava già da tempo la sua ex moglie Veronica Lario) a dimettersi dalla carica di presidente del consiglio, le testimonianze e gli appelli di questi giorni:




Dal blog Vita da Streghe:

La mobilitazione non è né delle donne né degli uomini

In questi giorni si moltiplicano le iniziative delle donne contro il "sistema Berlusconi". Difficilissimo raccoglierle tutte. Ci ha provato Repubblica facendo un riassunto (qui e qui) comprensivo dei vari appuntamenti. La stessa testata pubblica anche un articolo che parla della protesta maschile, dal titolo "Anche noi uomini dobbiamo dire basta". Da Placido a Salvatores: dignità violata". Forte, nel testo, l'affermazione di Valerio Mastandrea: "il modello maschile che ci viene mostrato dalla politica è triste ed è il terreno in cui crescono le violenze sulle donne".

Non credo abbia senso oggi parlare solo di movimento di donne, ma, come abbiamo già scritto, dello sviluppo di un movimento trasversale sia a generi che a generazioni. Di più. Credo abbia senso parlare di un unico grande movimento di protesta che ha in sè diversi attori e diverse rivendicazioni: sono le donne, i precari, gli studenti, gli omosessuali, i cassaintegrati, i disoccupati, i pensionati, gli immigrati senza diritti e tutte quelle fasce della popolazione maggiormente penalizzate da un sistema di potere vecchio come il mondo, che è, nei fatti, retto anche da una secolare discriminazione sessista. Le donne possono portare le loro istanze all'interno di questa grande protesta, perché le nostre rivendicazioni sono le stesse degli altri: vedere rispettati i nostri diritti.

Il problema di fondo non è, a mio avviso, solo la mercificazione delle donne, ma la prostituzione diffusa di un popolo sempre più costretto a piegarsi e a cedere la propria dignità per poter sopravvivere. Una situazione di cui le donne, come sempre, rappresentano l'anello più debole, quello che fa più fatica e dunque più soggetto ad essere mercificato. Complice anche una vera e propria "campagna" mediatica lesiva dell'immagine della donna, consacrata ad eterno oggetto sessuale.

Sono sempre più convinta che non abbia senso ormai parlare di questione femminile in Italia. Perché per ogni questione femminile ce n'è una maschile che le fa da specchio, entrambe facce della stessa medaglia: la mentalità "clientelare-maschilista-
patriarcale" dura a morire, che trae continua linfa da una sottocultura costantemente diffusa dai media, soprattutto dalla televisione. Una sottocultura coadiuvata dall'affossamento di contenuti culturali profondi, dell'arte e dell'istruzione pubblica. Un martellamento informativo che ci impedisce di aprire gli occhi e che spesso dipinge come futile ogni motivo di indignazione. Perché per ogni appello delle donne ci sarà sempre un programma tv che definisce gossip la compravendita sessuale alle feste del premier. Per ogni "basta" ci sarà sempre qualcuno che ne smonterà la tesi.
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Dal blog Il Corpo delle Donne:

Zanardo: rialziamo la testa, tutte insieme Oltre 74mila per l'appello dell'Unità: firma anche tu
ragazze donne
L'Intervento di Lorella Zanardo

Studiavo a Monaco di Baviera, avevo vent’anni e guardavo le mie amiche tedesche con un misto di ammirazione e stupore. Quando mi veniva proposto qualcosa che non mi convinceva del tutto, quando mi si invitata da qualche parte che non mi interessava, riuscivo sì a rifiutare, ma il mio era sempre un «No... grazie... scusa ma... no» e sorridevo imbarazzata, lo sguardo basso, preoccupata di non essere così più gradita.

Benedikte, al contrario, guardava l’interlocutore fissa negli occhi e emetteva un sonoro e serissimo: “Nein, danke”. Lottavo contro una timidezza innata, ma non era solo quella la ragione del mio disagio, lo sentivo. È che a lei, a Benedikte, sembrava non importare molto del consenso del suo interlocutore, almeno non più del suo personale benessere, le era chiaro cosa la facesse stare bene e cosa no: di conseguenza si comportava.

Ho ripensato spesso alla mia amica tedesca in questi due anni di militanza sul territorio, mesi in cui ho portato nelle scuole e nelle associazioni, nelle università e nei dibattiti il video Il Corpo delle Donne e il progetto di media education Nuovi Occhi per la TV.

Ho incontrato migliaia di donne di tutte le età e con loro ho provato a rispondere alle domande che pongo nel documentario: «Perché non ci ribelliamo? Perché non scendiamo in piazza? Perché accettiamo questa umiliazione continua?».

Perché non di sesso si tratta ormai ma di umiliazione che viene proposta dalla nostra televisione a tutte le ore: donne schernite, donne riprese con la telecamera ginecologica, donne a quattro zampe e appese come prosciutti, ragazze derise da presentatori anziani e goliardi.

Mi interessano le risposte delle donne normali, non solo di quelle impegnate, non di quelle che alle manifestazioni ci sono sempre andate, non delle intellettuali. Mi interessano le risposte delle maestre silenziose, delle casalinghe, delle anziane che paiono invisibili, delle ragazzine, di quelle donne di cui mai si parla e che però rappresentano la maggioranza della popolazione.
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Dal blog Consumabili:

Non ti è lecito

Una voce nel pressocché unanime silenzio della Chiesa ufficiale di fronte ai reati contro la persona e al grave sessismo di stato promosso dal nostro capo del governo. Chiesa che, come non si può far a meno di pensare, è ben presente invece quando si tratta di tuonare in difesa dell'embrione o contro le coppie di fatto. La voce è quella di Rita Giaretta, donna e suora che gestisce da anni a Caserta Casa Ruth (di cui parlerò sicuramente in qualcuno dei prossimi articoli), una casa di accoglienza per donne e ragazzine trafficate nel mercato dello sfruttamento sessuale. Le parole e le azioni di suor Rita non hanno mai nulla a che vedere con il ritornello ipocrita e fasullo della "pubblica decenza" o della moralità intesa come buon costume. Suor Rita parla da donna di donne, di persone, offese e violentate da un feroce mercato. Donne e ragazze che a volte riescono a riprendere in mano la loro vita grazie anche all'aiuto di organizzazioni come Casa Ruth. Certo, per chi è a contatto quotidianamente con le più gravi violenze e illibertà che la logica d'uso del corpo delle donne come merce produce, deve risultare intollerabile e impossibile restare zitte di fronte a un governo che promuove in prima persona questa stessa logica. Riporto la lettera di Suor Rita, che aderisce alla grande mobilitazione delle donne e degli uomini del 13 febbraio, insieme a suor Eugenia Bonetti, responsabile dell'Ufficio anti-tratta dell'USMI.
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Dal blog di
Arguzia:


L'ipocrisia è fotogenica

La Repubblica chiama all’adunata le sue lettrici (e poi anche i lettori): mandateci una foto contro il “postribolo” berlusconiano!

E sono già migliaia le adesioni. Decine e decine di foto di donne più o meno giovani, più o meno carine, spesso di tre quarti, che lo sanno tutti che la foto viene meglio.
Quasi tutte con un cartello, un post-it, un foglio di quaderno: Sono una donna e dico basta!
Quelle più brave hanno usato Photoshop.

Non so quante gallerie siano già disponibili, ma sono tante.

In fondo cosa c'è di meglio per combattere Berlusconi di una bella foto?
E ve lo dice una che a suo tempo abbracciò la Cuggia Lau per farsi la foto “orgogliose di essere coglione” (ed eravamo bellissime, non c’è che dire).

Quello che si chiede è dire che io non sono una puttana, che io sono una donna rispettabile, che mia figlia non la darò in pasto al drago.
Io donna per bene, tu troia, ovvero la divisione del mondo in categorie: donne per bene e donne per male, come se davvero si potesse liquidare il tutto in Madonne e Puttane, come se non ci fosse un
mondo nel mezzo (non so chi sia la ragazza che fa queste vignette, ma la ringrazio di esistere).

La stragrande maggioranza di quelle facce non scende in piazza con gli operai della FIOM, perché sono troppo estremisti.
Non va alle fiaccolate contro la violenza sulle donne, perché sono solo rigurgiti veterofemministi.
Non va ai presidi spontanei perché non c'è una solida base politica dietro.

Ma la foto su Repubblica si che cambierà il paese!

Un po’ come le firme del PD. Un milione di firme per cacciare Berlusconi, la tua foto contro un mondo di puttane e papponi.

Uhm, c’è qualcosa che non mi torna, però.
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La camera ha respinto la richiesta dei pubblici ministeri di Milano a perquisire l'ufficio del ragionier Spinelli, l'impiegato del cavaliere addetto al pagamento delle ragazze di Arcore, il commento di Byoblu:

La riapertura delle Case Chiuse

Case Chiuse


La Camera, favorevoli 315, contrari 298, nega ai magistrati la perquisizione degli uffici di Spinelli. Questo significa che i suddetti locali vengono considerati "segreteria politica". Siccome Spinelli, con la "segreteria politica" di Berlusconi, lubrificava un giro di prostituzione degno di una tratta di nigeriane, dobbiamo desumerne che tra i compiti di una segreteria politica c'è anche quello di provvedere al saldo delle prestazioni sessuali a pagamento. Il che equivale ad ufficializzare la prostituzione di Stato.
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In tutto questo puttanaio una cosa è certa, il piccolo premier dovrà dimettersi, e l'arma finale per costringerlo a lasciare la poltrona saranno le migliaia di foto che inizieranno a circolare, come documenta Il Fatto Quotidiano:

il Papi desnudo

E' cominciata la riffa sulle foto senza veli di B. Avvocati e agenzie pronti a vendere lo scoop

Le foto del bunga-bunga ci sono, sono sul mercato e valgono tantissimo. In almeno una di queste, Silvio Berlusconi è ritratto senza vestiti e circondato da alcune ragazze.
Il presidente del Consiglio sa dell’esistenza di queste immagini e trema. È terrorizzato dalla possibilità che questi scatti decisamente compromettenti siano pubblicati. Teme quasi di più le immagini che circolano, incontrollate, che non il processo.

Le foto sono state scattate, in più occasioni, nelle residenze del presidente del Consiglio dai cellulari delle sue tante ospiti. In queste ore sono in corso trattative fra agenzie specializzate e alcuni settimanali per aggiudicarsi lo scoop che è forse destinato a cambiare la storia politica del Paese.

Un primo tentativo di piazzare sul mercato le foto c’è stato recentemente, ma è fallito. Qualcuno si è presentato presso un’agenzia del settore per vendere pochi scatti, ma eloquenti, pretendendo oltre un milione di euro. Era un intermediario che agiva per conto di una delle tantissime “papi girl” entrate in questi anni nelle residenze del premier. In una delle foto che intendeva piazzare, Berlusconi appare senza vestiti, circondato da alcune ragazze, in un momento in cui non ci sono atti sessuali espliciti. In altre foto che circolano in una sorta di asta sotterranea, il presidente del Consiglio è in compagnia anche di giovanissime.
Comunque, altro che tranquilli dopocena con karaoke e bibite analcoliche. Altro che cene innocenti. Con un termine un po’ all’antica, si può dire che nelle foto in circolazione sono ritratti festini “a luci rosse”.
Le foto confermerebbero i racconti che alcune testimoni fanno nelle intercettazioni e nelle deposizioni davanti ai magistrati di Milano. T.M, amica di Nicole Minetti, fa una descrizione delle cene di Arcore lontana anni luce da quella fornita da Berlusconi e dalle indagini difensive di Niccolò Ghedini e Piero Longo. “Sembra di stare al Bagaglino ma è peggio. Un puttanaio. Con Berlusconi che toccava i culi alle ragazze. Ora se quelle cose le fai in camera da letto, sono affari tuoi, ma così, davanti a tutti! Mi chiedo, il giorno dopo, come faccia a lavorare”.
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Continuano gli scontri al Cairo tra manifestanti anti Mubarak e sostenitori del regime. Questi ultimi hanno fatto irruzione in un hotel alla ricerca dei corrispondenti stranieri. Un cronista svedese è stato accoltellato e ora è grave. Dalla notte scorsa le vittime sono più di dieci. El Baradei: "No al dialogo se il presidente non lascia il potere" (fonte Il Fatto Quotidiano), le sollevazioni popolari stanno coinvolgendo tutto il Magreb, le testimonianze di Luogocomune:

Che cosa succede in Egitto?

A furia di fingere di esportare democrazia, si rischia di finire per riuscirci: sembra questo il senso ultimo degli eventi che stanno sconvolgendo l’Egitto in questi giorni. Di certo, gli eventi a cui stiamo assistendo possono essere presi come l’esempio di una trasformazione di tipo geopolitico che va ben oltre i confini del paese interessato.

Abbiamo detto “trasformazione” e non “rivoluzione”, e questo rende l’intera vicenda egiziana mille volte più importante e significativa di una qualunque rivolta armata. Le rivolte armate normalmente esprimono una rabbia generica, istintiva e non articolata, mentre il popolo egiziano sta dimostrando di avere molto chiari sia le cause che le finalità del proprio scontento. Non vogliono semplicemente la cacciata di un dittatore, che venga sostituito da un altro dittatore travestito da falso progressista, ma vogliono dei cambiamenti precisi e tangibili nella loro vita quotidiana: libertà di espressione, diritti civili, sindacati indipendenti, ed un livello di vita per tutti che sia almeno dignitoso.

Oggi in Egitto due terzi della popolazione vive con una media di due dollari al giorno, e questo è inconcepibile in un paese che da decenni riceve appoggi e aiuti finanziari da miliardi di dollari direttamente dagli Stati Uniti. E’ quindi evidente che gli appoggi degli americani ...

... non servono al benessere della popolazione – quando mai sono serviti a quello scopo, in realtà? - ma a mantenere un regime che tenga sotto controllo questa popolazione, contro i suoi stessi interessi. Una dittatura di matrice imperialista, appunto, anche se travestita da leadership illuminata. Ora questo gli egiziani lo hanno capito, ed è per questo motivo che non accetteranno un semplice rimpasto “di facciata”, ma che andranno avanti finchè vedranno concretizzarsi sotto i loro occhi i cambiamenti che vanno cercando.

Un altro aspetto interessante della vicenda è che non si tratta affatto di una “rivolta” ispirata dai gruppi islamici, come molti potrebbero credere. Per quanto la “Fratellanza Musulmana” abbia una certa consistenza in Egitto, i suoi leader si sono guardati bene dal cercare di prendere le redini di un movimento mille volte più grande di quello che potrebbero controllare: questa è la gente comune che protesta, ed il fatto che siano atei, cristiani o musulmani non c’entra nulla. Anzi, in un gesto decisamente significativo, la “Fratellanza Musulmana” si è umilmente unita alle proteste, lo scorso martedì, riconoscendo di fatto che questa iniziativa non sia partita da loro.

E’ anche importante notare come gli scontri odierni non siano il risultato di una “fiammata” estemporanea, ma il prodotto di una lunga rincorsa, fatta di un crescente scontento sociale, iniziata circa 6 anni fa. Nel 2004-2005 nacque il primo movimento popolare, che protestava “contro la continuazione del potere di Mubarak e contro il passaggio dei poteri al figlio Gamal”. Fra il 2006 e il 2008 vi fu una serie di oltre 800 scioperi, nella zona industriale del Delta, che coinvolsero non solo studenti e lavoratori, ma anche dipendenti statali e impiegati governativi. L’ultima serie di scioperi, nell’aprile 2008, fu repressa in modo brutale dalla polizia, ma il popolo egiziano ormai aveva capito quale potesse essere la forza di una rivolta popolare. Un terzo momento di rivolta fu scatenato, nel giugno 2010, dall’uccisione di uno studente da parte della polizia, e portò ad una nuova ondata di proteste e ad un rafforzamento del movimento popolare anti-governativo.

Si comprende così meglio come sia bastata la miccia della rivolta tunisina, improntata a simili tematiche di protesta sociale, per scatenare la massiccia discesa in piazza del popolo egiziano registrata in questi giorni.

Anche i social network hanno giocato un ruolo importante in tutti questi anni, contribuendo alla rapida diffusione delle informazioni che hanno finito per riunire il popolo egiziano sotto un’unica bandiera. Ora naturalmente Mubarak ha fatto chiudere Internet in Egitto, ma è troppo tardi. La gente sa chiaramente quello che vuole, e sa anche molto bene che può ottenerlo.
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E dal blog di Mamma:

Vent'anni di teleberlusconismo ci hanno reso un popolo mentalmente ritardato

Siamo più schiavi di quelli che hanno fatto le piramidi

Grecia, Tunisia e ora l'Egitto si ribellano a questo titanic dell'economia, dove la terza classe affoga senza scialuppe mentre in prima classe l'orchestrina dei media suona le trombe della propaganda. Cosa ci vuole per farci reagire?

Il teatrino della finta democrazia sta gettando la maschera: i nostri sistemi di governo sono più simili alle aristocrazie dell'800 che all'ideale di "governo del popolo" dell'antica Grecia.

E sono stati proprio i Greci i primi a ribellarsi, seguiti a ruota dai tunisini e ora anche dagli egiziani, che stanno rialzando la testa dopo anni di regime, registrando nell'intellighenzia ribelle nostrana solo un tiepido sostegno, a conferma che l'unica rivoluzione popolare accettabile per l'antisistema è quella fatta con garbo e buona educazione, senza scalmanarsi troppo e possibilmente passando per le procure e i talk-show televisivi.

Ma oggi più che mai è ben chiaro chi è il nemico che abbiamo davanti, e non si tratta di un nano pelato mafioso e massone con evidenti disturbi del comportamento a livello sessuale e relazionale. Il vero bersaglio per chiunque abbia a cuore la propria sopravvivenza e il proprio futuro è quell'intreccio trasversale e bipartisan di cricche, lobby, micropotentati e gruppi di potere che stanno spolpando l'Italia dall'interno, e gettano le basi per un probabile collasso sociale ed economico che ci porterebbe a scannarci tra di noi in una situazione simile a quella della Yugoslavia, dove altri cacicchi e signori della guerra hanno camminato sui cadaveri dei loro connazionali per costruire i propri personalissimi potentati economici.

Pensate davvero che gente pronta a trasformare i lavoratori in schiavi per il proprio tornaconto avrebbe scrupoli a farli diventare carne da cannone? Siete ancora così illusi sulla bontà, nobiltà, civiltà ed educazione di una casta che ha tenuto per le palle un'intera nazione a cavallo di due millenni? Non sentite echeggiare nell'aria la voce di Fantozzi che dice "com'è umano lei..." ad ogni ossequio riservato a queste bande di malfattori?

I traditori della patria che vanno messi in condizione di non nuocere prima di trascinarci in una guerra civile sono gli esponenti di quella nobiltà capitalista che vuole rubarci i soldi di tasca in mille modi, succhiando ogni centesimo prodotto dal nostro lavoro. Sono i banchieri ladri che ci hanno rubato i risparmi vendendoci carta straccia certificata da consulenti prezzolati e spacciata per investimenti sicuri, sono gli strozzini che mettono il cappio dei mutui al collo di chiunque sogni di dare un tetto alla propria famiglia, sono i padroncini di turno e le loro marionette piazzate in parlamento, che rubano i soldi delle nostre tasse e predicano il libero mercato attaccandosi alla tetta delle provvidenze statali, sono i potentati mercantili, quelli che ci truffano con i loro prodotti fuffa ogni volta che compriamo cose inutili, usiamo cellulari a tariffe demenziali, compriamo biglietti carissimi per trasporti scadenti, facciamo benzina a prezzi gonfiati, assicuriamo per cifre assurde macchine di cui non riusciremo mai a completare le rate. E sono anche i finti intellettuali antisistema che nel sistema ci sguazzano e ci vivono alla grande, pronti a storcere il naso col loro perbenismo ipocrita appena qualcuno si fa scappare un fischio, una pernacchia, un fumogeno, un graffito sui muri o un atto di ribellione non controllabile dalla retorica del ribellismo al caviale.

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Le guerre e le devastazioni nelle aree più calde del pianeta vengono finanziate e foraggiate dalle banche, dal blog Il Cambiamento la descrizione di questo turpe commercio legalizzato:

Banche in guerra, la finanza degli armamenti

Siamo abituati a considerare i conflitti globali come un problema grave ma lontano da noi. Forse non immaginiamo, però, che spesso le armi con cui queste guerre si combattono sono finanziate dagli istituti di credito a cui affidiamo i nostri risparmi. Per prenderne coscienza cominciamo dalla lista nera delle banche italiane coinvolte nel mercato degli armamenti.

aereo militare
I veicoli militari, le armi, le munizioni con cui si armano i protagonisti di questi conflitti provengono in buona parte proprio dall’Italia

Il conflitto israelo-palestinese, le lotte tribali in Africa centrale, la guerra perpetua in Ossezia e in Cecenia, la ribellione delle Tigri Tamil in Sri Lanka e del popolo Karen in Birmania e ancora il Chiapas, Haiti, corno d’Africa, l’isola di Timor e tantissimi altri. Queste sono solo alcune delle guerre in essere all’alba del 2011. Sono molte decine e sarebbe impossibile analizzare una per una le ragioni e le modalità dei conflitti e comunque non è di questo che vogliamo parlare.

Apparentemente si tratta di situazioni che tutti noi italiani, noi occidentali, sentiamo lontane. Magari siamo un po’ più in apprensione per ciò che succede nei Balcani o in Tunisia, per via della vicinanza territoriale; oppure seguiamo con maggiore interesse le vicende delle repubbliche ex sovietiche, del Kosovo e dell’Albania o del Darfur e della Nigeria, perché sappiamo che molti degli esuli e dei rifugiati che scapperanno da quei posti si dirigeranno verso la nostra penisola. In generale però quello delle guerre è un problema che seguiamo con un certo distacco, che pensiamo non ci riguardi, che sentiamo lontano. In realtà è più vicino di quanto possiamo immaginare.

In che termini? È molto semplice: i veicoli militari, le armi, le munizioni con cui si armano i protagonisti di questi conflitti provengono in buona parte proprio dall’Italia. E c’è di più: per alimentare un giro di denaro che nel 2009, nell’Unione Europea, ha superato i 40 miliardi di euro, di cui 6,7 nel nostro paese, c’è bisogno di un sistema di intermediazione finanziaria ben strutturato e di notevoli dimensioni. Chi credete che costituisca questo sistema? Proprio le banche commerciali a cui bene o male tutti quanti ci appoggiamo per gestire i nostri risparmi, da Unicredit all’Unione Banche Italiane, dalla Popolare di Milano a BNP Paribas. Ma entriamo nel dettaglio.

guerra soldati
Il governo annualmente ha il compito di rilasciare autorizzazioni alle ditte produttrici e alle banche che intendono finanziare le operazioni commerciali

Il finanziamento di operazioni relative all’esportazione di armamenti italiani è regolato dalla legge 185 del luglio 1990, successivamente aggiornata nel 2003. La relazione annuale in cui il governo stila il bilancio del mercato delle armi si apre, nella sua edizione del 2008, con alcune precisazioni volte a giustificare e sostenere la legittimità dell’impegno industriale e commerciale in questo particolare segmento. Il diritto di ogni paese a dotarsi di strumenti di difesa adeguati e di tutelare il proprio ordine interno e la necessità di salvaguardare "un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del paese" rappresentano i presupposti per legittimare il commercio di armamenti.

La relazione prosegue con un discorso che si destreggia abilmente fra richiami al famoso articolo 11 della nostra costituzione – l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali… – e la necessità di mantenere buoni rapporti con i paesi con cui ci relazioniamo (anche quelli in guerra), fra la messa al bando di determinati tipi di armi – chimiche, biologiche, nucleari o idonee alla manipolazione dell’uomo e della biosfera – e i già citati aspetti di politica estera, di difesa, di sicurezza di carattere tecnologico e industriale. Per farla breve, effettuate le dovute valutazioni sull’argomento in generale e sui casi specifici, il governo annualmente ha il compito di rilasciare autorizzazioni alle ditte produttrici e alle banche che intendono finanziare le operazioni commerciali.

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A proposito di armi, banche e militari, avrete notato che da diversi anni dopo l'abolizione della leva obbligatoria e l'introduzione dei militari di carriera, in tutte le città d'Italia sono presenti soldati in mimetica e camionette nelle strade, ormai ci abbiamo fatto l'abitudine, non sarà che anche da noi ci si sta preparando alle repressioni di Piazza? Dal blog di Daniele Martinelli:

Verso la guerra urbana


Stazione di Treviglio gennaio 2011, militari in mimetica tra studenti e pendolari

Si chiama Urban Operations in the Year 2020. E’ un progetto della Nato che prevede l’impego dell’esercito nelle guerre urbane entro quell’anno, quando la popolazione mondiale avrà toccato i 7 miliardi e mezzo di individui stipati in quartieri sovraffollati, quasi tutti in condizioni di povertà economica.
Le nuove guerre non saranno più tra Stati, ma dentro i singoli Stati. Lo sa bene la ristretta oligarchia ricca e corrotta che detiene il potere e che non intende rinunciare ai propri privilegi. Dunque, per tentare di mantenere questa differenza di ceto diventerà opportuno reprimere rivolte, tumulti e proteste col crescente disagio sociale come sta già accadendo in Tunisia e in Egitto ridotti alla fame. L’esercito si prepara a diventare il “mezzo” o se preferite lo spartiacque tra i ricchi e i poveri. Il Ministero della Difesa italiano si è già adeguato a tal proposito. Ha arruolato qualche migliaio di giovani impegnati in un corso di abilitazione alle lotte urbane, salutate dal governo Berlusconi con l’operazione strade sicure varato nel 2008, quando La Russa mandò nelle strade e nelle piazze italiane 2.500 giovani in mimetica .

Era un’operazione che doveva durare 6 mesi. Invece da ormai 3 anni le città sono sempre più militarizzate, anche le più piccole, in luoghi dove di militari armati non c’è alcun bisogno.
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Anche a L'Aquila domenica 13 febbraio le donne scenderanno in piazza, la testimonianza di
Trentotto Secondi:


Donne


C’è un gran clamore in giro. Le donne si stanno mobilitando, in modi diversi. Per dire no, una volta per tutte (speriamo) a chi calpesta la loro dignità.
Tra le tante, la manifestazione del 13 febbraio sembra essere quella più massiccia: in tutte le piazze d’Italia le donne si faranno sentire.
Nello stesso giorno a L’Aquila molti cittadini si incontreranno per riabbracciare la città e rendere uno dei suoi tanti angoli meravigliosi, pulito, curato e, quindi, amato.
Non è una manifestazione, né un incontro colorato di bandiere, se non quella nera verde. E sarà insieme un segno che tutte le donne aquilane assieme agli uomini, vorranno dare anche al paese. Un segno forte e non ipocrita di amore, di consapevolezza, di rinascita, di rinnovamento.

In realtà scrivo questo perché le campagne pro-mobilitazione delle donne portate avanti dalle maggiori testate giornalistiche che seguo on-line, sono forti. Si pubblicano foto di donne con cartelli che dicono “Basta” come è giusto che sia. Che sono indignate, furibonde, perché il vaso è colmo, come è giusto che sia.

E poi più giù trovo link al video “SEIDIMODA: Canalis e Casta due stelle per Cavalli” oppure “Anna la Rossa registra il suo marchio”, che per carità, nulla hanno a che vedere con le porcate del Premier, ma molto, invece, con l’immagine stra-dirompente dell’essere femmina. Della Canalis ricordo anche la foto che fece il giro dei giornali di tutto il mondo, l’estate scorsa.
Trovo anche le immagini di “Lola Ponce in versione surfista a Punta del Este”, con il suo di dietro in bella vista,
Sul sito della petizione http://www.petizionionline.it/petizione/mobilitazione-nazionale-donne/3284, vabbè che sono automatiche, ma si susseguono pubblicità di siti porno e porcate varie.

Quindi, insomma, il 13 febbraio io sarò in città, come donna, come madre, come lavoratrice, come aquilana. E le bandiere si lasciano a casa, tranne quella della città.
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Sul piccolo premier e le notti di Arcore altri commenti, dal blog di Lia Celi:


Nicole Minetti: «Sono Vergine ascendente Lenone»


mait.jpg
Una cosa è certa, Nicole Minetti non è «una maitresse da quattro soldi»: poverina, chi non gliene darebbe almeno sei, con tutto il mazzo che si fa? Ma per assurgere nel Pantheon delle mezzane ci vuole ben altro, come si desume dalle biografie di alcune tra le figure più luminose nella storia del meretricio.

DONNA DI MACRO’-MAGNON
Viene così chiamato lo scheletro rinvenuto di recente in una caverna dei Pirenei: a far intuire che si trattasse della prima maîtresse della storia furono il reggicalze di pelo di mammut e il numero di cellulare di Silvio Berlusconi inciso sulla parete della grotta. La prostituzione era nata subito prima della scoperta del fuoco: furono infatti le battone preistoriche ad accendere il primo falò, per riscaldare le fredde notti sui marciapiedi del Paleolitico. Ma le ragazze di madame Macrò-Magnon non vendevano sesso: l’homo sapiens viveva in orde dove nudità, stupri e orge erano routine, e per il cavernicolo la massima trasgressione era frequentare una donna solo per giocarci a sudoku. La prestazione della prostituta veniva pagata con un cervo (di qui l’espressione “fare le corna”)...

La Macrò-Magnon probabilmente gestiva una caverna a ore, ma probabilmente aveva anche altre fonti di sostentamento: secondo i paleontologi sarebbe stata sorpresa dall’ultima glaciazione mentre si stava recando a una riunione del Consiglio regionale.

MARCIA RUFIANA
Tenutaria del lupanare più frequentato dell’antica Roma, nelle sue lussuose sale si incontravano tutti i Vip dell’Urbe (fu in questo contesto che Cesare pronunciò per la prima volta la famosa frase “Anche tu, Bruto, figlio mio?»). Odiata dall’austero Catone perché applicava tariffe ridotte a studenti e legionari ma non ai filosofi stoici scapoli, Marcia non arruolava volgari prostitute, ma attrici in carriera e danzatrici in cerca di un ingaggio, perché a differenza delle professioniste del sesso, erano veramente disposte a tutto. Divenne amica di artisti e scrittori: fu lei a convincere Virgilio che un poema sulla sodomia fra gli eroi omerici intitolato Aneide non sarebbe mai stato adottato nei programmi scolastici, ed era meglio correggere qualcosa. Secondo i Cristiani il bordello di Rufiana riassumeva il peggio degli dèi pagani: le sue prostitute erano baccanti giunoniche, gioviali, afrodisiache e sessualmente vulcaniche. La maitresse, pentita, si convertì, promettendo che nel suo locale d’ora in avanti avrebbero lavorato solo figlie di Maria, le prime a darla via.

PU TAN
Leggendaria cortigiana nella Cina del XV secolo, iniziò la carriera come prostituta di corte, ma ben presto fu promossa a responsabile del bordello imperiale per aver guarito da un fastidioso problema di eiaculazione precoce il principe Dura Ming. Esperta di taoismo, Pu insegnava alle sue ragazze che il sesso è ricerca dell’armonia fra yin, yang e yuan, e che l’uomo è l’altra metà del cielo - quella che non resta incinta. Marco Polo, che frequentò il suo locale, fu così entusiasta dell’ambiente da dedicare a Pu Tan un intero capitolo del suo Milione. «Che taccagno,» commentò la maitresse, «si era detto almeno mezzo Milione». L’imperatore, che le era affezionatissimo, alla sua morte pretese che nella propria tomba fossero seppellite le effigi in terracotta di Pu e delle sue ragazze al completo, ma il progetto fu abbandonato perché i soldati dell’esercito di terracotta di Xian uscivano tutte le notti per andare a trovarle, e tornavano a pezzi.

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Dal blog di Alessandro Robecchi:

Voi siete qui - La pupa e il vecchione
Ho ammazzato mia moglie. Embé? A casa sua ognuno fa quello che vuole. Più o meno è questa la difesa delle masse berlusconiane, forse ancora prevalenti nel Paese. Difesa puntellata da disparate teorie. Una, molto in voga (rilanciata recentemente sul Corriere da Pigi Battista in polemica con Micromega) suona più o meno così: l’antiberlusconismo che disprezza i berlusconisti è controproducente e finisce per favorire Berlusconi. Tesi interessante. Già, perché ci ostiniamo a disprezzare i berlusconiani? E’ grazie a loro, dopotutto, che Berlusconi traballa. Non fu forse il più fidato leguleio di Silvio, il berlusconiano di ferro Ghedini, a definirlo “utilizzatore finale” quando si scoprì che quello andava a puttane? Non è forse berlusconiana Nicole Minetti che lo chiama “vecchio”, “culo flaccido” e “pezzo di merda”? E’ berlusconiana Barbara Guerra, che al solo pensiero di passare la notte ad Arcore le “viene il vomito”. E’ berlusconiana Aris Espinosa, che dice che andare a letto con Berlusconi “è stressante”. Era berlusconiana Patrizia D’Addario, addirittura candidata alle elezioni pugliesi. E’ berlusconiano Lele Mora, quello con “Faccetta nera” nella suoneria del telefono che a Silvio spilla milioni. E’ berlusconiano oltre ogni dire Emilio Fede, un autogol vivente. Fu berlusconiano Fini, per dire. E’ berlusconiano il dottor Tremonti, quello che, in metafora, inchioderà la bara. Sono berlusconiani mamme, padri, fratelli, fidanzati delle zoccolette di Arcore che le spronano a dare di più e portare a casa di più.
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E da Michele Serra:

Ma quale Silvio d'Egitto

Preoccupato per gli accadimenti al Cairo, il presidente del Consiglio ha deciso di puntare sulle Sorelle Musulmane, alle quali dedicherà un casting. Inoltre vuole portare la pace con una serie di barzellette sui cammelli e regalando confezioni a piramide di Ferrero Rocher

Berlusconi e Mubarak
Berlusconi e Mubarak
Silvio
Berlusconi segue con grande curiosità i fatti egiziani. Dopo avere chiesto ai suoi esperti di politica internazionale come mai i manifestanti non sfilano di profilo, ha fatto una telefonata preventiva alla Questura del Cairo per raccomandare l'immediato rilascio di Mubarak in caso di arresto: "È lo zio di una mia carissima amica", ha spiegato al centralinista, "e se ve lo portano manderò io una persona di mia fiducia a ritirarlo".

L'incaricata sarebbe la contorsionista egiziana "Karima", al secolo Marisol Pinariello, una truffatrice internazionale che Berlusconi ha fatto eleggere consigliere comunale a Suez dopo avere visto una sua foto su un calendario per elettrauto. Sarà lei a salvare l'amico Mubarak, portandolo in salvo in una delle residenze di Berlusconi in Medio Oriente? Di certo, il nostro premier non vuole lasciare nulla di intentato per aiutare l'anziano collega, conosciuto tanti anni fa a Montevideo in occasione di una convention di tiranni, despoti e dittatori alla quale Berlusconi tiene a precisare di avere partecipato solo come osservatore.

A parte il rapporto personale con Mubarak, al quale Berlusconi non manca mai di far recapitare, a Natale, la confezione a piramide di Ferrero Roché, molte altre ragioni legano fortemente il nostro premier all'Egitto.


Le mummie Il processo di imbalsamazione ha sempre affascinato Berlusconi, che ha cercato, con successo, di adottarlo ancora da vivo. Per esempio, la sostituzione della capigliatura con una calotta laccata è stata effettuata con lo stesso procedimento usato per la maschera mortuaria del faraone Kafonkhamon III, della seconda dinastia. Un altro faraone, Buhrinaton I, aveva introdotto, solo per le mummie di stirpe regale, la doratura del pene e la sostituzione del cervello con preziosi trucioli di legno di sandalo, non potendo immaginare che 3 mila anni dopo quella pratica sarebbe stata sperimentata su un essere vivente. La tiratura della pelle del viso con la tecnica del torchio per tendere i papiri, processo molto lungo e doloroso, è stata invece sperimentata su tre cavie umane sorteggiate tra Capezzone, Bonaiuti e Cicchitto.

La cultura Berlusconi ha fatto dono a Mubarak dei diari autentici di Tutankhamon, scoperti da Marcello Dell'Utri su una bancarella di Porta Portese. Si intitolano "Er mejo sarcofago è er mio!". Nonostante siano battuti a macchina, è perfettamente riconoscibile lo stile dell'epoca, specie nel capitolo dedicato ai ristoranti sul Nilo, con spiritose annotazioni sulla mania di coprire di ketchup piccante il pesce andato a male. Marina Berlusconi ha anche voluto acquistare, per la Mondadori, l'autobiografia di Omar Sharif, sostenendone la candidatura al Nobel. Più complicata l'acquisizione della biblioteca di Alessandria. La città piemontese, amministrata dalla Lega, si è detta all'oscuro di fantomatici incendi e devastazioni della sua biblioteca comunale, che è in ottimo stato.
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Le immagini delle amiche blogger, Oro Fiorentino:



Di Lella Monella:


Di Lucybell:


Di Nadia 1946:


SOGNARE


IL mondo è nelle mani

di coloro che hanno

il coraggio di sognare

e di correre il rischio

di vivere i propri Sogni






Di Le Corde del Cuore:

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DOLCE?


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INTENSO?


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PICCANTE?



COMUNQUE ESSO SIA...

VI AUGURO UN BUON INIZIO DI SETTIMANA.

BACI SOFFIATI.
...........

ANNA.


Di Ramsey97:

Shades
suono a carmen




Dentro la delusione
Fiumi di illusioni....
passioni morte al sorgere di parole...
Parole che mi spingono fuori...
gelida indifferenza che si maschera di sana coerenza.....
Perfida la spada che infierisce colpendomi sin dentro....
Tra un Bacio ed un abbraccio che vestono di falso calore....
Impietoso il silenzio che sento attorno....
Ride inerme appeso ad un albero....
Un sospiro che brucia nella brace silente.....


Le ultime notizie commentate da Vauro:





E da Enteroclisma:

FEDE...RALISMO

A cosa serve un Parlamento se poi se ne ribaltano le decisioni ?

EFFETTO BOOMERANG

... E l'Italia cade nel tranello.
Il piccoletto conosce bene gli italiani e sa che quasi la metà di loro lo ammira per le sue bravate, invece di disprezzarlo.
Così una vicenda squallida e deprimente si gira - almeno in parte - a suo favore.

http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/eol/eol2-extra/2011/02/03/jpg_2143630.jpg

E da PV64:

Trapano
http://www.unavignettadipv.it/public/blog/upload/Trapano%20Low.jpg

... torniamo un po' coi piedi per terra, che sennò l'IZ ci porta troppo tra le nuvole e perdiamo il senso della contemporaneità....!! :)


Pillola del giorno: Le battute lette a Vieni via con me



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