lunedì 9 gennaio 2012

14 gennaio 2012 - Presentazione di Animal Equality Italia

In alto: Immagine tratta dal blog: http://orofiorentinodue.iobloggo.com/


Gli presentano il progetto per lo snellimento della burocrazia. Ringrazia vivamente. Deplora l'assenza del modulo H. Conclude che passerà il progetto, per un sollecito esame, all'ufficio competente, che sta creando.
Ennio Flaiano.


14 gennaio 2012 - Presentazione di Animal Equality Italia

Invito a partecipare alla presentazione della Organizzazione internazionale antispecista:

E' arrivato il momento di condividere, con chi vorrà partecipare, il nostro lavoro e i progetti per il futuro. Sabato 14 GENNAIO 2012, presso la Sala Conferenze del Canile Comunale di Roma Muratella, presenteremo Animal Equality in Italia. Saranno presenti i fondatori di Animal Equality in Spagna e le persone responsabili del gruppo nel Regno Unito. Durante la serata sarà presentato il lavoro dell'organizzazione svolto in questi anni; foto e video ci accompagneranno tra azioni dimostrative e proteste che hanno permesso di sensibilizzare l'opinione pubblica sullo specismo e sul veganismo. Mostreremo alcune delle investigazioni realizzate all'interno dei tantissimi luoghi di prigionia e sfruttamento per gli animali. Condivideremo con voi le storie e le immagini degli animali riscattati, di quegli individui che adesso vivono in rifugi e luoghi sicuri ma che sono testimonianza di un passato di sfruttamento e sofferenza.

La presentazione sarà preceduta da un ricco e delizioso buffet vegan i cui ricavati andranno interamente a sostenere Animal Equality e i suoi progetti. Vi invitiamo tutti a partecipare, supportare e diffondere questa iniziativa.

Programma della presentazione:
ore 20:00 - Buffet vegan a sottoscrizione per sostenere le attività di Animal Equality, in collaborazione con www.Vegusto.it
ore 21:00 - Breve introduzione all'evento e inizio presentazione a cura degli attivisti fondatori dell'organizzazione

Presso: Sala conferenze del Canile Comunale della Muratella, Via della Magliana 856/H - Roma

All'interno dell'evento saranno presenti altre realtà che vogliamo supportare e a cui intendiamo dare spazio, maggiori informazioni verranno fornite nei prossimi giorni.

Un grazie al Canile Comunale di Roma Muratella per averci permesso di utilizzare i suoi spazi e ad AVCPP - Associazione Volontari Canile di Porta Portese (www.ioLibero.org) che accudisce i cani ospitati presso la struttura ed ha sostenuto la nostra iniziativa.

Per informazioni:
email - info@animalequality.it
infoline - (+39) 370 71 22 316


Animal Equality Italia è:

Animal Equality è un'organizzazione internazionale anti-specista. Il nostro obiettivo è l'abolizione di qualsiasi utilizzo e/o sfruttamento degli animali. Non supportiamo riforme protezioniste, ovvero che mirano al miglioramento di come gli animali vengono trattati all'interno di allevamenti, macelli, laboratori, zoo e circhi. Ridefinire semplicemente le loro condizioni, come ad esempio chiedere 'gabbie più grandi' per le galline ovaiole allevate in batteria, ha portato beneficio solo a chi sfrutta, fornendone un ritratto 'più umano'. Tali riforme hanno inoltre incrementato il profitto degli sfruttatori e rinforzato la convinzione che gli animali siano una proprietà a disposizione degli esseri umani, con un conseguente aumento, nell'opinione pubblica, della convinzione di sentirsi più 'a proprio agio' consumando prodotti di origine animale.

Non promuoviamo l'ambientalismo o il salutismo come ragioni per incoraggiare il pubblico ad adottare uno stile di vita vegan. Crediamo che tale scelta debba essere esclusivamente etica e focalizzata sul pieno riconoscimento degli animali in quanto individui degni di rispetto.

Animal Equality collabora esclusivamente con organizzazioni con medesimi principi e fini.

IL NOSTRO OBIETTIVO - Attivismo per gli animali

Animal Equality si dedica alla sensibilizzazione sulla sofferenza e lo sfruttamento degli animali. Si impegna per mostrare pubblicamente che lo specismo* è la causa della loro schiavitù, ne esige l'abolizione e promuove la diffusione del veganismo**.

* Specismo
E' considerare in maniera discriminatoria o ingiustificata coloro che non sono classificati come appartenenti ad una o più specie particolari. Tutti gli animali sono esseri senzienti capaci di provare emozioni e sensazioni come il piacere, il dolore, la gioia o la paura, come tutti desiderano continuare a vivere. Come per il razzismo o il sessismo, la discriminazione specista si basa su ragioni ingiuste ed inesatte.
** Veganismo
Rappresenta il rifiuto di contribuire allo sfruttamento animale scegliendo una dieta basata su prodotti di origine vegetale e priva di derivati animali, comprando cosmetici vegan, scarpe e vestiti sintetici, evitando spettacoli e mostre con presenza di animali.

IL NOSTRO LAVORO

Educhiamo l'opinione pubblica sullo specismo e sul veganismo attraverso azioni dimostrative non-violente, volantinaggi, banchetti informativi, conferenze, mezzi di informazione ed internet.
Realizziamo investigazioni all'interno di allevamenti, macelli, laboratori, zoo e circhi, per smascherare lo sfruttamento nascosto dietro al silenzio di questi luoghi e per esporre la realtà all'opinione pubblica.
Riscattiamo animali, documentando quello che viene realizzato per poterlo mostrare all'opinione pubblica e trovando in anticipo ricoveri sicuri a lungo termine o rifugi.




Per aiutare la LAC Lega per l'abolizione della caccia ad organizzare i campi antibracconaggio alcune notizie utili per sapere come questa associazione opera su tutto il territorio:

CAMPI ANTIBRACCONAGGIO

La Lega Abolizione Caccia, da oltre 20 anni, organizza campi antibracconaggio in molte zone d'Italia. Valli Bresciane in autunno, Sardegna in inverno, Ponza e isola del Giglio in primavera. Inoltre i volontari della LAC, in collaborazione con il CABS (Committee Against Bird Slaughter) partecipano ai campi antibracconaggio in europa, in particolare a Cipro a Malta ed in Germania. Ogni anno la LAC organizza dei corsi di formazione dei volontari che vogliono partecipare ai vari campi. In questi corsi verranno fornite nozioni sui tipi di caccia illegale praticata nelle varie zone e sulle tecniche usate per contrastarle. Se anche tu vuoi aiutarci, partecipando ai campi antibracconaggio scrivi a Info LAC

E' possibile inoltre sostenere le campagne antibracconaggio della LAC attraverso l'adesione all'iniziativa Adotta un Pettirosso! con un contributo minimo di 20 euro, in cambio del quale si potranno avere la foto del simbolo della campagna, Robin il pettirosso, l'attestato dell'avvenuta adozione e verranno inviate tutte le informazioni sulle campagne antibracconaggio avvenute nell'anno.

Valli Bresciane

Il campo si svolge dalla fine di settembre all'inizio di novembre. Vi partecipano centinaia di volontari provenienti da tutta europa che giornalmente prelustrano la provincia di Brescia in cerca delle trappole per gli uccelli migratori, soprattutto reti, archetti e le sep, trappole utilizzare tradizionalmete per catturare i topi

Sud Sardegna

Il campo si svolge tra novembre e dicembre. I volontari perlustrano i territori di Uta, Capoterra, Santadi e i dintorni dell'Oasi WWF di Monte Arcosu ad Est di Caglaire, e il territorio dei Sette Fratelli ad Ovest di Calgiari, in cerca di trappole formate da cappietti di crine di cavallo o di nylon per l'avifauna, e di lacci d'acciaio utlizzati per la cattura di ungulati, cinghiale e cervo sardo in particolare

Isole Pontine

Il campo si svolge nei mesi di aprile e maggio. I volontari oltre a perlustrare la piccola isola in cercadi trappole sep utilizzate per la cattura dell'avifauna, all'alba fanno da sentinelle in alcune zone in cui vengono utilizzati i fucili da caccia contro gli uccelli migratori


La terza guerra mondiale è alle porte? Illuminante analisi della situazione internazionale da parte di Luogocomune:

news internazionali : Verso la guerra mondiale: chi tace acconsente

Se nel prossimo futuro il mondo sarà travolto da una guerra devastante, innescata dall’attuale “questione iraniana”, la colpa sarà stata anche dell’Italia. Dell'Italia, e di tutti coloro che non avranno fatto nulla per cercare di evitarla.

Tutte le importanti guerre infatti non iniziano mai da un giorno all’altro, ma seguono una classica “escalation” di episodi sempre più gravi, che fanno crescere la tensione internazionale fino a rendere il conflitto inevitabile.

Nel corso di questa escalation è abbastanza facile capire quali delle parti in causa siano più interessate a fermarla, e quali invece vogliano farla arrivare ad ogni costo al punto di non ritorno. Di solito questa dinamica risponde alla logica del cui prodest: chi pensa di avere più da guadagnare da un conflitto armato spinge al massimo perchè questo avvenga, mentre gli altri cercano di evitarlo finchè possono, ed entrano in guerra solo se ci vengono tirati per il collo.

Nel caso dell’Iran, viene naturale pensare che i suoi immensi giacimenti di petrolio facciano talmente gola ai paesi occidentali da voler provocare un conflitto armato pur di riuscire ad impadronirsene. Mentre ovviamente gli iraniani non hanno il minimo interesse a combattere per qualcosa che già possiedono, e pensano piuttosto al modo migliore per non perderlo.

E’ da tempo infatti che gli americani continuano ad agitare la “minaccia nucleare” come strumento per accelerare l’escalation, ...



... mentre gli iraniani ripetono fino alla nausea che gli ispettori internazionali possono andare e venire a piacimento, e che finora non hanno trovato nulla che riveli un intento non pacifico nel loro programma nucleare.

Fra l’altro, è dal novembre scorso che il rapporto della commissione atomica circola liberamente, e persino i sassi sanno ormai che lì dentro non vi sia assolutamente nulla di incriminante verso l’Iran.

Ma i media occidentali fingono di non saperlo, permettendo così all’escalation di continuare.

Il problema è che l’Iran non è proprio uno staterello qualunque. Non solo dispone di alleanze importanti, ma negli ultimi anni – proprio grazie al petrolio – ha potuto acquistare armamenti di primissimo livello, che gli permetterebbero di difendersi anche da solo da un improvviso attacco militare. Non è quindi una nazione che si lasci intimidire dal primo cane che abbaia, e diventa necessario ricorrere a strumenti di ricatto più diretti e più pressanti, se si vuole farla cadere nella trappola mortale.

E’ nata così di recente una serie di sanzioni da parte dell’ONU, che vanno ad aggiungersi a quelle ormai infinite che gli Stati Uniti hanno imposto contro l’Iran negli ultimi decenni. In aggiunta, gli Stati Uniti hanno approvato una misura eccezionale che dovrebbe entrare in vigore fra sei mesi: il congelamento di tutti gli “assets” monetari internazionali della Banca Centrale iraniana. In seguito a questo annuncio, la moneta iraniana ha già perso il 10% del valore negli scambi internazionali, ma sembra che non basti ancora.

Ma ecco che un bel giorno l’Europa si sveglia e minaccia improvvisamente di rinunciare all’acquisto di tutto il petrolio che compra dall’Iran. La decisione finale verrà presa a Bruxelles il 30 gennaio, ma ormai la scelta sembra fatta. Era ormai da settimane che gli Stati Uniti premevano sull’Europa perchè annunciasse questa misura – l’unica che sia realmente in grado di mettere in ginocchio gli iraniani – ed è chiaro a questo punto che gli europei abbiano ceduto.

Questo avviene nonostante una nuova crisi petrolifera sia destinata inevitabilmente a far schizzare il prezzo del petrolio alle stelle, con conseguenze particolarmente pesanti proprio per i paesi europei, come la Grecia, che già faticano a stare a galla.

Nel frattempo l’Italia cosa fa?

Ah già, noi non possiamo fare nulla, perchè attualmente abbiamo un governo “tecnico”, che è talmente impegnato nel farci risparmiare qualche euro qui e là da non potersi minimamente occupare di quello che accade fuori dai nostri confini.

Non solo abbiamo accettato a scatola chiusa un presidente del consiglio scelto fuori dal nostro paese, ma con questo abbiamo anche rinunciato ad influire in qualunque misura su ciò che avviene là fuori.

Che decidano altri per noi, poi casomai fateci sapere.

Nel frattempo la scelta di boicottare il petrolio iraniano, non a caso caldeggiata da Sarkozy, rischia di diventare la svolta senza più ritorno nella famosa “escalation” di cui sopra.

In tutto questo, il pericolo rappresentato dal "folle" Netaniahu – che più volte ha minacciato di aggredire l’Iran senza avvisare nessuno – rischia di diventare un elemento indispensabile per scatenare un cataclisma di portata mondiale, all’interno di un progetto molto più complesso e lungimirante della “semplice” conquista dell’Iran.

Teniamo infatti presente che gli Stati Uniti non potranno mai dichiarare apertamente di voler attaccare l’Iran, per cui un “attacco senza preavviso” da parte di Israele rappresenta per loro l’unica possibilità di ”ritrovarsi” coinvolti in una guerra che non hanno mai voluto dichiarare in primo luogo. Remember Pearl Harbor?

Si chiama plausible denial, ed è ormai diventato la condizione indispensabile per mettere in piedi una qualunque operazione criminale di portata internazionale nel mondo dell'informazione onnipresente.
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Andiamo alle miserie di casa nostra con una serie di considerazioni di alcuni opinionisti, da Militant Blog:

La reazione dei padroni, fra articolo 18 e precariato diffuso

Il mondo politico-economico si sta interrogando, in questi mesi, sulla riforma del mercato del lavoro per rendere più competitivo il paese. Queste parole e queste giustificazioni sono state alla base di tutte le recenti riforme del lavoro di questo ventennio, riforme che hanno portato l’Italia ad essere il paese che è cresciuto di meno al mondo e quello col più alto grado di precarietà d’Europa.

Nella retorica padronale, l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori consentirebbe all’impresa di adattarsi meglio alle contingenze economiche, rendendo più veloce lo snellimento delle maestranze nei periodi di recessione. Nella retorica filo-padronale dei falsi amici dei lavoratori invece, essendo cambiate le condizioni di vita e di lavoro nelle società, non ha più senso inchiodare un lavoratore per cinquant’anni allo stesso posto di lavoro, e la possibilità di cambiare spesso attività sarebbero così incentivate, e sarebbero uno stimolo e un traguardo anche per il lavoratore stesso. Insomma, una flessibilità buona da opporre al concetto di precarietà cattivo. Vediamo brevemente come questo modo di impostare il discorso è assolutamente falso.

1) I datori di lavoro sono già liberi di licenziare a proprio piacimento i lavoratori nei periodi di recessione economica. Premesso che la tutela contro il licenziamento illegittimo esiste in tutti i paesi d’Europa, l’Italia è ad oggi il paese europeo più flessibile e con meno vincoli al licenziamento. Secondo gli indici OCSE (strictness of employment protection), liberarsi di un dipendente è molto più facile per un imprenditore italiano che per un suo concorrente europeo. Al capo opposto c’è la Germania, tanto osannata di questi tempi per la sua famosa “produttività” e crescita economica, che evidentemente non si basa sulla facilità di licenziare i lavoratori.

Oltre a questo, in Italia è talmente facile, e sin da subito previsto, il licenziamento per motivi economici, che è l’unico paese ad avere come protezione sociale la Cassa Integrazione Guadagni. E cioè lo Stato, sapendo bene che il licenziamento per il lavoratore può essere sempre possibile, ha previsto sin dagli anni settanta un sistema di sostegno al reddito per il lavoratore licenziato per crisi aziendale, in attesa di essere richiamato dall’azienda. La truffa, semmai, è che il lavoratore messo in cassa integrazione non viene conteggiato come “disoccupato”, perché formalmente non licenziato, anche se nei fatti quelli che tornano a lavorare nell’azienda dopo il periodo di cassa integrazione sono veramente pochi. Questa truffa si riversa anche nelle statistiche sulla disoccupazione, per cui sembra sempre che l’Italia sia nella media europea, quando nel resto d’Europa, non esistendo l’istituto della Cassa Integrazione, i lavoratori che nel nostro paese vengono conteggiati come occupati ma in CIG, sono contati semplicemente come disoccupati.

Per chiudere, poi, bisognerebbe anche che qualcuno ci spieghi il processo per cui, se un imprenditore può licenziare più agevolmente, poi l’economia dovrebbe tornare a crescere. E’ una visione del mondo che sta solamente nella mente di quegli economisti liberisti. Licenziare più agevolmente significa solamente contribuire a deprimere ulteriormente i consumi, dunque a produrre e investire di meno nella produzione, quindi ad assumere meno lavoratori. Sarebbe dunque una norma anti-economica e recessiva da evitare come la peste.

2) L’abolizione dell’articolo 18 converrebbe anche ai lavoratori stessi, rendendo più flessibile e più agevole il cambio da lavoro a lavoro. Questa è un’altra palese idiozia. Mentre il datore di lavoro è subordinato ad una norma che gli impedisce di licenziare senza giustificato motivo (cosa che però non è così, come abbiamo visto), nulla vieta al lavoratore di licenziarsi e di cambiare lavoro ogni qualvolta lo desideri. Insomma, l’articolo 18 obbliga il padrone ma non il lavoratore, che non ha altro obbligo nei confronti del datore di lavoro se non quello di preavvertirlo qualche giorno prima della volontà di porre fine al suo rapporto di lavoro. Dunque il lavoratore è già tutelato ampiamente rispetto alla sua presunta volontà di cambiare lavoro anche ogni settimana, se così volesse.

Detto questo, poi, stiamo sempre parlando di ipotesi tecniche; nella realtà, chi ha un lavoro se lo tiene stretto tutta la vita, a meno di non trovarne uno migliore. E questo il lavoratore è liberissimo di farlo: sono i padroni che non stanno garantendo il lavoro, non i lavoratori che non vogliono adattarsi alla flessibilità.

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Ancora da Libre:

Sacrifici? No, grazie. Prima, vogliamo la verità sul debito

Dalla Francia proviene ora un appello per creare una commissione di audit del debito pubblico in grado di visualizzare come è fatto quel debito, come è Audit Citoyen Forumstato contratto, a favore di chi e di quali interessi. «Noi vogliamo fare nostra questa proposta – scrive il comitato “Rivolta il debito”, sul suo blog – per rivedere in profondità l’entità del debito pubblico italiano accumulato nel tempo per favorire rendite, profitti, interessi di casta e di una ristretta élite e non certo per favorire le spese sociali, l’istruzione, la cultura, il lavoro». Il primo Stato a pretendere con successo un audit sul proprio debito, nel 2007, è stato l’Ecuador di Rafael Correa, che è riuscito a scremare il passivo da indebite speculazioni finanziarie: giusto pagare solo il debito “legittimo”, non quello gonfiato ad arte dagli “usurai” finanziari.

Il comitato francese “Audit Citoyen” ha radunato politici, sindacalisti come Marie-Laurence Bertrand e Patricia Tejas della Cgt, attivisti del calibro di Jean-Claude Chailley di “Résistance sociale” e Thomas Coutrot di “Attac”, gruppi di consumo critico e sodalizi per i diritti civili, economisti di fama come Philippe Askénazy e Frédéric Lordon e poi sociologi, docenti universitari, scrittori, filosofi come Étienne Balibar. «Scuole, ospedali, alloggi d’urgenza, pensioni, disoccupazione, cultura, ambiente: viviamo quotidianamente l’austerità finanziaria e il peggio deve venire», denunciano i francesi. “Noi viviamo al di sopra dei nostri mezzi”, questo è il ritornello che ci viene ripetuto dai grandi media. Per cui, ora “occorre rimborsare il debito”, ci si ripete mattina e sera, Davvro non abbiamo scelte? Davvero Sarkozyoccorre “rassicurare i mercati finanziari e salvare la buona reputazione”, cioè la “tripla A” della solvibilità finanziaria, a scapito del welfare?

«Non accettiamo questi discorsi colpevolizzanti», scrive “Audit Citoyen”. «Non vogliamo assistere da spettatori alla rimessa in discussione di tutto ciò che ha reso ancora vivibile le nostre società, anche in Europa». Massacro sociale? No, grazie. Prima di maneggiare la scure del “rigore”, è meglio controllare la genesi della crisi: «Abbiamo speso troppo per la scuola e la sanità oppure i benefici fiscali e sociali dopo vent’anni hanno prosciugato i bilanci? Questo debito è stato contratto nell’interesse generale oppure può essere considerato in parte come illegittimo? Chi possiede questi titoli e approfitta dell’austerità?». E poi: «Perché gli Stati devono essere obbligati a indebitarsi presso i mercati finanziari e le banche, mentre queste possono farsi concedere prestiti direttamente e a un costo più basso dalla Banca centrale europea?».

«Non accettiamo che queste questioni siano eluse o affrontate alle nostre spalle da esperti ufficiali sotto l’influenza delle lobbies economiche e finanziarie», sottolinea l’appello di “Audit Citoyen”. «Vogliamo dire la nostra nel quadro di un ampio dibattito democratico che deciderà del nostro avvenire comune». La realtà è allarmante: «In fin dei conti, siamo dei giocattoli nelle mani degli azionisti, degli speculatori e dei creditori oppure Francia, manifestazione per l'audit sul debitosiamo cittadini, capaci di deliberare insieme sul nostro avvenire?». Il comitato francese annuncia una mobilitazione porta a porta: città, quartieri, villaggi, luoghi di lavoro. Obiettivo, la trasparenza: lanciare l’idea di un grande audit del debito pubblico.

E’ un’ottima proposta, scrive il comitato “Rivolta il debito”, che serve per impostare un’altra politica economica, del tutto alternativa a quella avanzata in questi anni dai vari governi che si sono succeduti. Una politica civica e democratica, «improntata alla redistribuzione della ricchezza, alla valorizzazione dei beni comuni, del lavoro, del welfare e dell’ambiente, contro gli interessi del profitto e della speculazione finanziaria: una politica economica per il 99% contro l’1% del pianeta».
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Da Byoblu considerazioni su quanto vale un'ora di lavoro e la differenza fra le categorie lavorative:

Così uguali, così diversi

Così Uguali Così Diversi Contadino Manager Byoblu Byoblu.com Claudio Messora Stipendi Lavoro Salario Retribuzione

Quanto vale un’ora di lavoro? Dipende. Sette, otto euro se fate le pulizie. Ma anche tremila euro, se fate il super-top-manager di qualche grande banca d’affari. Un’ora di tempo presa a noleggio, ovvero sessanta minuti per 60/70 kg di materiale umano impegnato. Due valutazioni molto, troppo diverse.

E’ giustificato, tutto questo divario? Cosa rende il super-top-manager tanto diverso da un lavoratore agricolo? Prendiamo un alto dirigente della Goldman Sachs di quarant’anni (o un neurochirurgo, o quello che volete voi) e prendiamo un contadino della stessa età. Uno passa tutto il giorno su una scrivania a pensare, l’altro passa tutto il giorno nei campi a sudare. Il primo ha perso il contatto con i dettagli, come è giusto che sia occupandosi di strategie complessive, ma in compenso è come un capitano che traccia la rotta: sa interpretare il corso degli eventi meglio degli altri (o perlomeno dovrebbe). Il secondo supervisiona centimetro per centimetro i suoi terreni, sa come mungere una mucca, sa guardare il cielo e stabilire qual è il momento migliore per la semina.

Quanto ci hanno messo per arrivare dove sono? Quanto gli è costato, in termini di fatica? Ognuno ha fatto il suo percorso, e sono percorsi molto diversi, ma la risposta giusta è una sola: ci hanno messo quarant’anni. Che importanza ha il fatto che uno li abbia spesi sui libri, per sua scelta, e l’altro li abbia spesi nei campi? Entrambi sono diventati molto esperti. L’esperienza si può maturare solo dopo una vita in cui ci si occupa con volontà, costanza e dedizione della stesa cosa, arrivando a coglierne ogni aspetto essenziale fino a padroneggiarlo.
Entrambi dormono poco, si alzano prima dell’alba, lavorano tutto il giorno e vanno a letto tardi. Tutti e due sarebbero totalmente impreparati a ricoprire il ruolo dell’altro, perché ci hanno messo quarant’anni a cogliere le sfumature più sottili del loro lavoro. Così, dipendono strettamente l’uno dall’altro. Il manager ha sacrificato la vita chiuso in una stanza, mentre gli altri giocavano a pallone, e ha speso parte della fortuna di famiglia per pagarsi gli studi. Il contadino ha sacrificato la vita sotto al sole e sotto alla pioggia, rovinandosi le mani e la schiena, e ha investito le fortune di famiglia per comprarsi le macchine agricole e i terreni.

Perché il costo orario del lavoro del manager vale di più del costo orario del lavoro del contadino? Esiste una ragione specifica che non poggi le sue basi su una deriva economico-finanziaria di tipo classista cui siamo talmente abituati da non riuscire neppure più a metterla in discussione?

Io facevo l’informatico. Avevo studiato tanto. Liceo scientifico, università (non conclusa perché sono andato a lavorare prima), corsi e tanta passione spesa sui libri in totale autonomia. Lavoravo negli openspace dei palazzoni di vetro. Definivo i processi informativi e gestionali di grandi aziende che fatturavano milioni di euro. Prendevo spesso l’aereo e giravo l’Europa. Cosa mi rendeva superiore al panificatore mio coetaneo che conosceva tutti i trucchi e i mille modi per fare la pasta per la pizza, per gli sfilatini, per il pane casereccio, per le mantovane, per la focaccia e per tanto altro? Quando ci incontravamo, magari la sera a cena, io lo guardavo ammirato mentre mi spiegava come si facevano i grissini. Lui guardava ammirato me mentre gli spiegavo il significato di object oriented. Cose affascinanti ma, in fondo, per molti versi senza senso. Cosa ci rendeva così diversi? Ma lo eravamo, poi, così diversi?

Qualcuno risponderà che è la legge della domanda e dell’offerta. Iniziamo col dire che non è un discorso di responsabilità, perché la responsabilità di un contadino verso la sua famiglia, verso i suoi campi, verso i suoi animali e verso i consumatori che attendono i suoi prodotti non è inferiore a quella di un top manager nei confronti della sua azienda. Può essere invece un discorso di numerosità? Ovvero: siccome ci sono più contadini che neurochirurghi, il lavoro dei primi vale meno?

Vediamo: perché ci sono meno neurochirurghi? Se un contadino potesse scegliere di far fare il neurochirurgo al figlio, lo farebbe? Forse sì, se non costasse così tanto e se non perdesse un paio di braccia forti nei campi. Allora potremmo dire che sia più semplice per il figlio di un chirurgo fare il chirurgo a sua volta, perché ha più disponibilità economiche e meno vincoli sociali? Ma se è più semplice, allora il valore della sua conquista vale meno. Se è un privilegiato, perché ha potuto scegliere di non fare il contadino, allora un’ora di lavoro del super-top-manager dovrebbe valere meno di quella di un contadino, perché lui ha già ricevuto un vantaggio, ha dovuto fare meno fatica, è partito da una posizione più avanzata rispetto ai blocchi di partenza. Dovrebbe dunque ricevere un secondo vantaggio? Dovrebbe cioè avere innanzitutto una possibilità in più rispetto agli altri – quella di potersi permettere gli studi - e come se non bastasse il suo tempo-lavoro dovrebbe poi essere ricompensato infinitamente di più?

Nel mio mondo ideale, un’ora di tempo è un’ora di tempo. E poiché il confronto tra due professionisti si fa in termini di esperienza maturata, e quindi di un’analoga quantità di tempo impiegato a lavorare duramente (nessuna esperienza si determina con l'ozio), si tratta di un criterio conservativo rispetto al concetto di meritocrazia, perché chi non ha fatto niente nella sua vita non può essere paragonato a chi si è sempre impegnato. Non ha conoscenze e dunque il suo lavoro varrà meno. Però chi ha fatto, e ha fatto in egual misura, non dovrebbe subire discriminazioni in base al livello di manualità del suo lavoro.

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Dal blog di Beppe Grillo il lancio del nuovo VDAY sulla Costituzione:

Un Vday per la Costituzione

L'Italia è una dittatura partitocratica, della democrazia non ha neppure il profumo.Inutile girarci intorno, il cittadino non conta nulla. Da piazzale Loreto sono cambiate solo le forme del Potere, la sostanza è rimasta la stessa. I partiti si reggono su un tavolino a tre gambe. La prima gamba sono i cosiddetti "rimborsi elettorali" pari a un miliardo di euro, senza i quali i partiti cesserebbero di esistere dopo una settimana. La seconda gamba sono i media, i giornali foraggiati dal finanziamento pubblici, la Rai asservita ai partiti, Mediaset a cui sono state date in concessione le frequenze nazionali per un pugno di euro. La terza gamba è parte della Costituzione, disegnata per garantire l'egemonia dei partiti e l'esclusione dei cittadini dalla cosa pubblica. E' opportuno fare un passo indietro. La Costituzione venne scritta nel dopoguerra dall'Assemblea Costituente dominata da esponenti di tre partiti: la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista e il Partito Comunista. I partiti hanno scritto la Costituzione come un abito su misura. La Costituzione entrò in vigore il primo gennaio del 1948. Non si tenne alcun referendum per confermarla ed è quasi impossibile cambiare un suo articolo senza la volontà del Parlamento, quindi dei partiti.
La Costituzione non prevede referendum propositivi, ma solo abrogativi con il quorum. Il cittadino che rappresenta la "volontà popolare" così celebrata nella Costituzione, non può proporre nulla, solo cancellare. Il cittadino può raccogliere firme per una proposta di "legge popolare", ma il Parlamento non è obbligato a discuterla (come è avvenuto per "Parlamento Pulito" con 350.000 firme lasciate a marcire nelle cantine del Senato). Il cittadino non può votare per un candidato, i segretari di partito decidono per lui chi sarà senatore o deputato. La Costituzione non garantisce la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, questo è un fatto, e quindi in parte va cambiata e sottoposta a referendum confermativo.

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Da Disinformazione notizie utili per una alimentazione senza carne nè pesce:

I danni della carne o i benefici del vegetarismo?
Franco Libero Manco - Associazione Vegetariana Animalista, in collaborazione con A.B.I.N. (Associazione Bergamasca di Igiene Naturale) - www.vegetariani-roma.it

Spesso qualche nutrizionista onnivoro in fase denigratoria del sistema vegetariano sostiene che non sia la mancanza di carne nell’alimentazione dei vegetariani a dare loro migliore salute ma un più corretto stile di vita che tale scelta comporta, cioè i mangiatori di carne hanno generalmente anche un cattivo stile di vita mentre i vegetariani sono generalmente più attenti al loro benessere. I due aspetti, a mio avviso, sono altrettanto importanti per conservare la salute, però succede che anche se gli onnivori seguono sani stili di vita sono ugualmente soggetti a molte patologie contemporanee, mentre i vegetariani, pur non seguendo sani stili di vita, si ammalano molto di meno.

Le statistiche ufficiali in tal senso fanno riferimento alla condotta comune delle persone onnivore, sia che facciano eccessivo o poco uso di carne, così come le statistiche che riguardano i vegetariani fanno riferimento a tutti i vegetariani non solo ai più virtuosi, cioè compresi coloro che scelgono di non nutrirsi di animali per scelta etica e che spesso trascurano l’aspetto salutistico del problema.

La letteratura scientifica vegetariana e tutti gli scienziati indipendenti hanno ribadito e ribadiscono che le malattie generate dalla carne non dipendono dal fatto che la carne derivi da animali trattati con medicinali, ma che sono le proteine proprie della carne sia che provengano da animali terricoli, da pesci, da latticini o da uova.

Anche se un individuo vive in conformità alle leggi naturali ma mangia carne gli effetti protettivi delle verdure vengono in gran parte neutralizzati dai prodotti carnei. La carne fa male non perché gli animali non sono più allevati allo stato naturale ma perché è un alimento incompatibile con i processi biochimici dell’essere umano per natura fruttariano. E tutto ciò che non è adatto alla nostra alimentazione non può che apportare danni. Se fosse un alimento compatibile il nostro organismo non produrrebbe radicali liberi, leucocitosi, crisi enzimatica, carenza di vitamine, aumento di colesterolo, aumento del battito cardiaco, acidificazione del sangue, prelazione di calcio, uricemia, ipertensione, reumatismo, gotta, cancro..

Non c’è stile di vita in grado di neutralizzare tutti gli effetti deleteri della carne. A tal proposito vale la pena ricordare che le scorie accumulate dagli alimenti troppo ricchi di proteine come la carne, oltre ad acidificare il sangue, sono causa di tutte le manifestazioni uricemiche, di obesità, diabete, calcolosi, reumatismo, nevralgie, dispepsie, eczemi, arteriosclerosi, ipertensione, stitichezza, allergie ecc.. Infatti le leggi di Graham sul cibo elettivo dimostrano che esiste un rapporto preciso e definitivo tra costituzione fisica di un animale e il suo cibo elettivo che è quello che serve al meglio i suoi interessi biologici, psicologici, conservativi e ambientali. In modo più dettagliato riporto le considerazioni del dr. Valdo Vaccaro.

“La carne genera l’aldeide malonica (sostanza cancerogena al 100% che si sviluppa con la cottura della carne, l’acreolina (dalla cottura dei grassi, ultratossica per il fegato), l’adrenalina (dal terrore indescrivibile provato dalle bestiole nei macelli), il dietilsilbestrolo (causatore di cancro all’apparato genitale femminile), l’acido apocolico e il 3-metil-colantrene (composti chimici cancerogeni derivati dal contatto dei prodotti di decomposizione carnea coi nostri acidi biliari, l’acido colico e l’acido disossicolico, il beta-glicoronidasi e l’alfa-deiprossilasi (enzimi cancerogeni derivati da batteri intestinali di carni e pesce crudi), il coprosterolo (sterolo cancerogeno da carne e pesce crudi e cotti), la cadaverina (dall’aminoacido lisina), gli etil e metil-mercaptani (dalla cisteina e dalla metionina), la putrescina-agmatina-tiroxina-fenolo (veleni generati dalla cottura di carne e pesce), il solfuro d’idrogeno e l’acido acetico, l’albumina, la fibrina e la gelatina, derivate dal brodo di carne (causatore accertato di morie a gruppi di cani alimentati a brodo), le ptomaine (sostanze che prendono il nome da ptoma, che in greco significa cadavere), il benzopirene, le nitrosammine e le aflatossine (micidiali cancerogeni), i radionuclidi o radicali liberi, le purine (sostanze azotate derivanti soprattutto dal pesce, anche crudo, anche fresco e anche sanissimo, che fanno aumentare paurosamente l’acido urico nel sangue), indolo, scatolo, acido lattico, alte dosi di colesterolo, trigliceridi e acidi urici, estrogeni ed antitiroidei, sulfamidici, cortisonici, beta-bloccanti, ammoniaca, vaccini ecc.

Inoltre con la frollatura la carne appena macellata subisce il cosiddetto rigor mortis, determinato dalla contrazione delle strutture muscolari, che raggiungono la massima intensità entro 1-2 giorni. Si ha poi una parziale e graduale demolizione delle proteine muscolari e del collagene: questo fenomeno (detto frollatura molto importante per il gusto e la tenerezza della carne) avviene a bassa temperatura e varia in base al tipo di carne: per quelle bovine la durata è di almeno 5 giorni.
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E a proposito di alimentazione naturale, l'allegra ricetta di VeGanRioT:

Biscotti allo zenzero e cannella (pepparkakor)
autore: Alessandra
20 minuti più il riposo
8 persone
  • 950 g di farina
  • 1 tazza e ½ di zucchero di canna
  • 1 tazza e ¼ di zucchero semolato
  • 2 cucchiai di sciroppo d’agave
  • ¾ di tazza di acqua
  • 300 g di margarina vegetale
  • 2 cucchiai di cannella in polvere
  • 2 cucchiai di zenzero in polvere
  • 1-2 cucchiai (dipende dal gusto) di chiodi garofano
  • Un cucchiaio di bicarbonato
Fate riscaldare l’acqua, lo zucchero di canna, quello semolato e lo sciroppo d’agave in un casseruala di media grandezza. Aggiungete la margarina tagliata in pezzi e fatela sciogliere. Togliete dal fuoco, mescolate e lasciate perdere calore. Aggiungete le spezie e il bicarbonato. Infine aggiungete la farina , mescolando con una frusta. Quando l’impasto inizia a guadagnare consistenza, trasferitelo su di un piano di lavoro infarinato e lavorate con le mani fino a quando non diventa omogeno. Vi sembrerà un po’ troppo lento, ma tenderà a solidificarsi una volta raffreddato. Spolverizzatelo con un po’ di farina e lasciatelo riposare in un luogo fresco, preferibilmente per tutta la notte.
Riprendete l’impasto, trasferitelo sul piano di lavoro e lavoratelo con le mani per farlo ammorbidire. Aggiungete un po’ di farina, se dovesse essere troppo morbido. Stendetelo in una sfoglia sottile con l’aiuto di un matterello e ricavate dei biscotti della forma desiderata. Fateli in forno già caldo a 180°C per circa 6-8 minuti, lasciateli raffreddare e servite.

Da Alessandro Robecchi l'anno 2012 personalizzato:

L’anno che verrà - Un 2012 a scelta

Anche quest’anno vi siete dimenticati di spedire la raccomandata. Il diritto di recesso per la fornitura dell’anno nuovo scadeva ieri, quindi vi beccate il 2012 e zitti. Del resto nessuno sarebbe stato così folle da tenersi il 2011 per altri dodici mesi. In compenso, avete diritto di sapere quale 2012 vi aspetta. Consapevoli che meritate più di un’opzione, vi proponiamo un’ampia scelta di possibilità. Grazie per aver comprato un altro anno da noi.
2012 Tecnico – Fornito nella comoda scatola di montaggio, potrete costruirlo comodamente durante l’anno e vi resterà molto tempo libero per cercarvi qualche lavoro precario in cambio di quello fisso che avete perso. Purtroppo, le istruzioni sono in tedesco e la traduzione in italiano vi costerà un paio d’anni di pensione. Cercate di non perdere i pezzi, potreste trovarvi sul più bello senza il sacchettino di lacrime della signora Fornero, e finire per pensare che chi ci governa non ha niente di umano.
2012 Modello Danese – Sentirete ripetere spesso durante tutto l’anno che dovete diventare come i danesi, cioè licenziabili in ogni momento, ma con un sistema di welfare veramente notevole. Per ora sarà possibile realizzare soltanto la prima parte del piano (licenziabili in ogni momento), e quanto alla seconda fase (un welfare veramente notevole)… amici, dove cazzo credete di essere, in Danimarca? In ogni caso i danesi sono sei milioni e per attuare una simile riforma sarebbe necessario sterminare circa 54 milioni di italiani. Purtroppo Sergio Marchionne è impegnato a Detroit, altrimenti glielo chiederebbero.
2012 Maya Edition – Ma tu metti – dico per assurdo – che si stringe la cinghia tutto l’anno, si paga di più tutto quanto, si va in pensione più tardi, si perdono diritti, si scioglie nell’acido il contratto nazionale di lavoro, aumenta la benzina, l’autostrada, il gas… e poi viene fuori che avevano ragione i Maya. Dico questo per convincervi che Mario Monti è un male minore rispetto alla fine del mondo. Del resto, non avete pensato per qualche minuto, due mesi fa, che era un male minore anche rispetto a Berlusconi?
2012 a comando vocale – Per la prima volta un anno sarà dotato della nuova tecnologia a comando vocale che qualcuno ha già sul suo telefono. Provate a pronunciare, scandendole bene, le parole: “diritti acquisiti” e vedrete comparire sul calendario una simpatica animazione che mima il gesto dell’ombrello. Provate a pronunciare la parola “equità” per sentire una sonora risata. Pronunciando la frase “redistribuzione della ricchezza” non succede niente, ma in fondo lo sapevate, no?
2012 War Time – Questa speciale edizione dell’anno nuovo è particolarmente indicata a chi ha letto qualche libro di storia e sa che in nove casi su dieci si esce dalla recessione con un considerevole sforzo bellico. In pratica, si potrebbe scoprire che per stare meglio a Busto Arsizio o a Caserta conviene bombardare Teheran con la scusa dello stretto di Hormuz. Milioni di persone che non sanno nemmeno dov’è Hormuz potrebbero all’improvviso trasformarsi in esperti di geopolitica. Perché vi stupite? E’ successo lo stesso quando milioni di italiani che faticavano a mettere insieme il pranzo con la cena si sono inteneriti per i grafici di Borsa di Unicredit e Banca Intesa: un chiaro caso di ipnosi. Alternative: la guerra dei ghiacci per la conquista del Polo Nord, o un conflitto Pakistan-Groenlandia. Avendo comprato 130 cacciabombardieri, conviene pensare a come della ammortizzarli, no? Sul fronte interno, qualche porcata dei servizi e un po’ di strategia della tensione funziona sempre
... Continua


Le considerazioni politiche di Enteroclisma:

TASSE SU TASSE

Il piccolo Nicolas contro Cameron ...


DA LUNEDI' MI METTO A DIETA !!

Ormai non ci sono più scuse.
E' arrivato il fatidico lunedì in cui TUTTI promettono di mettersi a dieta dopo i bagordi delle feste.
Ora solo brodini vegetali e insalata, senza pane, pasta, acqua, vino, cioccolata, nutella e torrone.
E guai a chi martedì molla !!!


C'E' SCOPA E SCOPA ...

Che la Befana cavalchi una scopa lo sanno tutti,
ma pochi conoscono le mille esigenze
di una vecchia befana scopaiola ...


APPELLO ALLA NAZIONE

Appello a tutti gli uomini di buona volontà :
centinaia di deputati italiani rischiano - dopo una vita di stenti e privazioni, di morire di fame.
Stipendi da sogno, rimborsi, indennità e perfino trasferte a chi risiede a Roma, non bastano a salvarli dall'indigenza.
Ci rivolgiamo a tutti i pensionati, che rubano allo stato 200 Euro al mese, o ai precari che godono di svariati euro di sussidio disoccupazione, perchè aiutino questi poveri disgraziati nella loro dura lotta quotidiana con la vita.
Grazie di cuore !!











Pillola del giorno: Crozza Kazzenger l'ultima puntata di Italialand del 2011




1 commento:

giovanotta ha detto...

di nuovo ciao Nino!! quanta carne al fuoco, ci vuole tempo per "digerirla" tutta! :)
tornerò a leggere con calma
buon anno!