sabato 11 febbraio 2012

Neve e gelo. Quando la natura diventa 'una drammatica calamità'

In alto: immagine tratta dal blog http://tamango.iobloggo.com/


Quando pensi che a nessuno al mondo importa se sei vivo, prova a non pagare per due mesi la rata della macchina.
John Belushi.

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: IL BLOG SI PRENDE QUALCHE GIORNO DI PAUSA CI RIVEDIAMO FRA POCHI GIORNI, GRAZIE!

Da Militant blog comunicazione per partecipare al corteo NO TAV a Roma:

Corteo: sabato 3 Marzo, si parte e si torna insieme

LA VALSUSA NON E’ SOLA, SIAMO TUTTI/E NO TAV!

Qualche settimana fa si è svolta un’operazione repressiva con decine di arresti e denunce nei confronti di attivisti/e NO TAV in tutta Italia. Da quel momento la solidarietà continua a esprimersi in molteplici forme, dal Nord al Sud del Paese: nessuna/o è sola/o, non ci sono buone/i e cattive/i. Un corteo di 80 mila persone si è riversato nella valle, da Bussoleno a Susa, per dire che il movimento NO TAV non si arresta e non ha paura. Il giorno dopo parte l’allargamento dei cantieri, attraverso l’esproprio militare delle terre valsusine. La resistenza dei NO TAV è immediata. Un compagno, Luca, per impedire l’avanzamento delle ruspe, si arrampica su un traliccio. Inseguito da un carabiniere rocciatore, cade, rischiando la vita: è tuttora ricoverato in ospedale in gravi condizioni. I giornali e i media screditano e minimizzano l’accaduto, insultando il coraggio e la determinazione di Luca. La risposta della Val di Susa è determinata, con blocchi e barricate che vengono immediatamente ricostruite non appena vengono sgomberate. Ancora una volta in tutta Italia la solidarietà si fa sentire con manifestazioni spontanee, presidi, blocchi stradali e ferroviari.
Queste sono solo le ultime pagine di una lotta che va avanti da 23 anni.
Di fronte all’attacco dello Stato nei confronti del movimento No Tav, di fronte alla repressione di ogni forma di conflitto, al di fuori del “consentito”, tanto il 3 luglio in Val di Susa quanto il 15 Ottobre a Roma, è necessario reagire. La lotta contro il Tav fa paura ai poteri politici, economici e giuridici, perché ne mette in discussione la loro stessa essenza. Si vuole reprimere l’autorganizzazione, il rifiuto della delega, la molteplicità e la radicalità di azioni e pratiche. Si vuole colpire tanto il dissenso e il contrattacco nei confronti dei poteri costituiti, quanto la condivisione di esperienze di vita che generano forme di cospirazione e di complicità sociale.
Anche attraverso Il TAV e la politica delle grandi opere il capitalismo vuole imporre ancora una volta l’idea di un mondo sottomesso alle leggi del profitto e dello sfruttamento affaristico dei beni comuni. La Val di Susa fa paura perché la lotta contro il Tav esprime la possibilità concreta di un cambiamento reale allo stato di cose presenti: determinarne il seguito spetta a tutti e tutte noi!

IL TAV E’ OVUNQUE, LOTTIAMO OVUNQUE CONTRO IL TAV

TUTTI/E LIBERI/E!

Sabato 3 marzo, ore 15:00, corteo NO TAV, partenza da Piazzale Tiburtino

Daje Luca, Sempre no Tav, a sarà düra!

Assemblea No Tav di Roma


Le nevicate di questi giorni hanno messo in ginocchio gran parte del paese, un evento che non accadeva da molti anni ma abbastanza naturale, purtroppo nel nostro paese da anni è in atto una barbara e criminale riduzione dei servizi sociali e di intervento per far fronte alle emergenze, dal sito Il Cambiamento una analisi del fenomeno:

Neve e gelo. Quando la natura diventa 'una drammatica calamità'

"Nel linguaggio giornalistico la pioggia e la neve, abbandonata la loro natura di fenomeni atmosferici facenti parte dei cicli stagionali, si sono trasformati in eventi catastrofici contro i quali occorre guerreggiare con furia belluina". Cosa ci è successo se interpretiamo dei fenomeni naturali come eventi stra-ordinari da cui difendersi?

di Marco Cedolin - 8 Febbraio 2012

neve albero
"Così una nevicata, come quelle di questi giorni, cessa di essere spettacolo per anime candide..."

In questa sorta di post-modernismo decadente che permea la babelica cacofonia delle nostre giornate, i cortocircuiti logici ed i controsensi più non si contano, come foglie elicate sulle fronde degli alberi semplicemente fanno parte del paesaggio e non ci resta altra strada che quella di osservarli basiti, magari dopo averli conditi con un po’ d’ironia.

Il rapporto di belligeranza con il clima, ritenuto per molti versi un ferale nemico da combattere senza pietà, è senza dubbio indicativo del livello di scollamento ormai raggiunto fra l’uomo e l’ambiente in cui vive, nonché fra i fumi della fantasia e le coordinate della realtà.

Grazie alla complicità dell'informazione spazzatura, incline al sensazionalismo che si traduce in ascolti/lettori, ai ritmi sempre più ipercinetici del peregrinare umano e alla scomparsa del Cynar dalle nostre tavole, il clima è diventato qualcosa di drammatico che alligna sopra le nostre teste, in attesa del momento buono in cui stravolgere le nostre vite, sconvolgendo quei ritmi che rappresentano il dogma primo della società 'crescita e sviluppo'.

Nel linguaggio giornalistico la pioggia e la neve, abbandonata la loro natura di fenomeni atmosferici facenti parte dei cicli stagionali, si sono trasformati in eventi catastrofici contro i quali occorre guerreggiare con furia belluina….

I temporali si sono trasformati in bombe d’acqua, le nevicate in apocalissi bianche, le irruzioni fredde in feroci invasioni del gelo e perfino gli anticicloni hanno assunto la connotazione di camere a gas dentro le quali asfissiare, respirando polveri fini ed ultrafini.

Così una nevicata, come quelle di questi giorni, cessa di essere spettacolo per anime candide, trasformando l’estasi dei bambinetti (e dei grandi) con il nasino all’insù e dei fotografi impegnati ad immortalare la natura che trasmuta ad arte, per diventare drammatica calamità, sciagura infinita, terribile catastrofe alla quale non si è saputo porre rimedio nei modi e nei tempi dovuti.

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Ultima notizie dal CABS:

Lipsia: il CABS fa sequestrare una trappola per astori (23.01.2012)


I volontari dell'associazione insieme con la polizia tedesca hanno rimosso una trappola per astori e denunciato il proprietario, un allevatore di piccioni. La trappola era stata rinvenuta il giorno prima sul tetto di una piccionaia da un birdwatcher che aveva immediatamente contattato il CABS. Anche in questo caso si tratta di una piccola prodina che cattura l'astore vivo, una trappola il cui commercio è ancora incredibilmente legale in Germania, ma non l'uso.

Il CABS ha fatto richiesta al ministero federale di bandire il commercio di questi ordigni.

E andiamo alle miserie di casa nostra, con alcuni articoli che ci fanno capire quello che sta succedendo nel Bel Paese e nel mondo, da Byoblu:

Il gruppo di potere che possiede l'Italia

L'Ultima Parola Claudio Messora Byoblu Giulio Cavalli Cremaschi Gianluca Pini Europa MES ESM Trattati Trattato Referendum Italia Grecia Mario Monti Banche Mozioni Lega Nord

articolo di Roberto Pacella per Byoblu.com

Il 2 giugno 1992 lo Yacht reale inglese Britannia attraccò al porto di Civitavecchia per poi fare rotta lungo la costa dell’Argentario.

A bordo della nave erano presenti alcuni banchieri inglesi. Alcuni manager ed economisti italiani vennero invitati a partecipare ad una riunione. Tra questi: Giovanni Bazoli, Presidente del Banco Antonveneto, Lorenzo Pallesi, Presidente INA Assitalia, Gabriele Cagliari, Presidente dell’Eni, Innocenzo Cipolletta, Direttore Generale di Confindustria, e Mario Draghi, allora Direttore Generale del Ministero del Tesoro. Si discuteva delle privatizzazioni italiane. Per qualcuno si pianificava la svendita dell’Italia.
Con il D.L. 5 dicembre 1991 n. 386, poi convertito nella Legge 29 gennaio 1992 n. 35, venivano dettate disposizioni in materia di trasformazione di enti pubblici economici, nonché di aziende autonome statali, in società per azioni. Con questo primo atto si è dato il via a quella che poi si è rivelata una vera e propria svendita dell’intero sistema industriale italiano.

A presiedere il comitato per le privatizzazioni fu chiamato proprio Mario Draghi, ruolo che ricoprì in qualità di Direttore Generale del Ministero del Tesoro. E’ interessante notare che Draghi proveniva dalla direzione esecutiva della Banca Mondiale e che, dopo quell’incarico, diventò vicepresidente del Management Committee della Goldman Sachs. Dopo aver fatto parte dei consigli di amministrazione di banche ed aziende come ENI, IRI, Banca Nazionale del Lavoro, IMI, nel 2006 fu nominato Governatore della Banca d’Italia. In quella veste diventa anche Presidente del Financial Stability Board, organismo che si occupa di monitorare istituzioni e mercati internazionali.

Come che sia, si cominciò privatizzando il gruppo agro-alimentare SME, azienda pubblica controllata dall’IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale presieduto all’epoca da Romani Prodi) e proprietaria tra gli altri di marchi come Motta, Antica gelateria del Corso e Surgela. Ma se da un lato era indispensabile che lo stato smettesse di fare l’imprenditore producendo panettoni o surgelati, dall’altro non si potevano dismettere aziende statali erogatrici di servizi, perché un intero sistema politico si opponeva. D’altra parte, che motivo avevano i politici della cosiddetta prima repubblica di privarsi di aziende che garantivano loro una buona rendita di posizione? Era forse necessario toglierli di mezzo? Se così fosse, sarebbe allora lecito pensare che l’inchiesta Mani Pulite non fosse nata per caso, ma fosse piuttosto un'abile azione pilotata. Ed è altrettanto lecito sospettare che Gabriele Cagliari (Presidente dell’Eni) si fosse “suicidato” perché contrario a tutta l’operazione. E ancora, che il PCI fosse stato appena sfiorato dalle indagini perché non coinvolto nella gestione del potere, se non marginalmente.
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Da Luogocomune:

Cambieremo il modo di vivere degli italiani
di Marco Cedolin

Non era certo il caso di scomodare la prima pagina del Time, mentre sarebbe bastata una passeggiata all’interno di un mercato rionale, ma forse per la prima volta da quando esercita il ruolo di presidente del Consiglio, il golpista Mario Monti si è prodotto in un’esternazione di adamantina genuinità.

Il modo di vivere degli italiani è senza dubbio già cambiato e cambierà radicalmente nel corso dei mesi a venire, in modo molto più profondo rispetto a quanto l’opinione pubblica oggi possa prevedere.

Si lavorerà saltuariamente, poco e male, con retribuzioni talmente basse che solo qualche anno fa sarebbero sembrate fantascienza. Si continueranno a pagare i contributi Inps, senza però più avere diritto a maturare una pensione. Si venderanno le case di proprietà (quando non ci penserà Equitalia prima di noi) per far fronte ai debiti e continuare a mangiare un paio di volte al giorno. Si pagherà la benzina a peso d’oro, ma non dovremo preoccuparcene, perché viaggeremo tutti con i taxi low cost guidati da disperati ma con il marchio Fiat, avendo dovuto vendere le nostre auto. L’obesità scomparirà come per incanto, dal momento che il desco sarà sempre più asfittico e saltare i pasti diventerà lo sport più in voga, smetteremo perfino di fumare ...

... perché un pacchetto di sigarette costerà come una cena al ristorante di qualche anno fa. Saremo sempre più pendolari, perché il lavoro (o quello che ne resta) necessita di flessibilità. Faremo sempre meno figli e smetteremo di carezzare il sogno di costruire una famiglia, perché tanto i figli quanto la famiglia costano e non avremo in tasca il becco di un quattrino. Cambieremo casa ogni 4/5 mesi per inseguire il contratto a termine del momento, ma non sarà un’operazione complessa, perché dovremo trasportare ben poche cose.

Saremo un popolo ad interim che camminerà come un gambero, vivrà di precarietà e di rimpianti del passato, mentre tenta di escogitare qualche sistema per riscaldarsi durante l’inverno. Un popolo che avrà cambiato il proprio modo di vivere così radicalmente da trasformarlo anche lessicalmente in “sistema per sopravvivere”, con buona pace dell’usuraio che nel frattempo sarà tornato in banca, e pure del Time.

Ma se Berlusconi o Prodi (per citare i due personaggi che nell’ultimo ventennio hanno governato di più) avessero tirato nel corso dei loro mandati la metà delle bastonate dispensate da Monti in solo un paio di mesi cosa sarebbe accaduto?

Ricordiamo che il salapuzio di Arcore, nel 2001 rischiò una vera e propria insurrezione popolare, con gli scioperi generali che fioccavano come la neve in quel di Cesena, per il solo fatto di aver ventilato una possibile soppressione dell’art.18 e il professor mortadella ci andò altrettanto vicino a fine 2006, quando in risposta alla sua finanziaria (che altro non era se non un puffetto sulla guancia) oltre un milione di persone invasero Roma, strepitando contro le nuove tasse che avrebbero ucciso i cittadini.

Per quale ragione oggi Monti ed i suoi ministri possono permettersi di aumentare le tasse, sopprimere i diritti, mandare in rovina e pure sbeffeggiare in TV, milioni d’italiani, senza che esista nessuna seria risposta popolare ad intaccare una “pace sociale” che in Italia non sembra mai essere stata così solida?

La ragione in fondo è di una semplicità disarmante. Avete mai visto dei cittadini andare a protestare, senza essere stati chiamati a farlo da qualcuno? Che si trasse di un partito, di un sindacato, di un’organizzazione, di un movimento o di un comitato, alla base di qualsiasi protesta c’è sempre stato un soggetto che chiamava il popolo a raccolta.
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Da Informare per resistere:

Il governo coloniale italiano va a prendere istruzioni in madrepatria.


Goldman Sachs è il nome che per forza di cose aleggerà nelle stanze della Casa Bianca dove Mario Monti oggi incontrerà Barack. Obama. Della banca d’affari statunitense-inglese, l’attuale presidente del Consiglio è stato infatti consulente. Mentre il maggiordomo di Wall Street ne è stato finanziato abbondantemente nella sua campagna elettorale prima per ottenere la nomination democratica e poi per vincere le presidenziali del 2008. Un favore che Obama, una volta eletto presidente, si è affrettato a ricambiare con diversi miliardi di dollari che hanno permesso ai banditi per eccellenza di Wall Street di salvarsi dal fallimento.

Certo la Goldman Sachs non è stata l’unica banca d’affari e di speculazione ad essere salvata ma sicuramente è quella più conosciuta e quella che il cittadino medio Usa associa alla più schifosa e odiosa speculazione. E’ quanto mai paradossale che Obama arrivato alla presidenza sulla scia dell’ostilità dei cittadini verso il mondo di Wall Street, responsabile della crisi finanziaria del 2007-2008, che generalmente viene associato ai repubblicani, si sia poi trasformato nel più acceso servitore di quegli ambienti. In realtà i democratici Usa sono stati sempre legati a filo doppio agli ambienti finanziari e lo dimostra l’altissima presenza nell’amministrazione Obama di ex alti dirigenti di banche, con una inquietante preponderanza di uomini appunto della Goldman Sachs. Per Monti e Obama insomma ci sono tutte le premesse per una intesa solida. Se sarà duratura dipenderà invece da quanto resisterà il professore della Bocconi a Palazzo Chigi. Ma vista la scomparsa della politica dal panorama italiano le speranze che il governo tecnocratico possa cadere sono attaccate ad un filo molto esile.
In una intervista rilasciata al Wall Street Journal, Monti ha difeso l’euro che, a suo avviso, avrebbe dimostrato di essere una moneta solida e credibile malgrado la crisi del debito pubblico. Una moneta che nei prossimi anni è destinata a rafforzarsi e che per tale motivo verrà adottata da altri Paesi europei, oltre ai 17 attuali. Poi, tanto per sottolineare che in Europa come negli Usa comandano le banche, Monti ha giudicato positivamente la decisione della Bce di offrire finanziamenti triennali alle banche dell’area euro. Soldi che nelle intenzioni originali sarebbero dovuti servire alle banche non per ricapitalizzarsi ma per fare prestiti ai cittadini e alle imprese. Una svolta che sinora si è vista molto poco.
Monti in ogni caso, come tanti altri tecnocrati e banchieri, e più in generale come tanti araldi del Libero Mercato, la famigerata popperiana “società aperta”, vede con timore la possibilità che la crisi in corso possa provocare un ritorno del nazionalismo in economia. La crisi, ha notato, ha riportato alla luce vecchi fantasmi sui pregiudizi tra il Nord e il Sud dell’Europa e molto risentimento reciproco.
Una ipotesi preoccupante per chi come Monti, o Obama, non sogna altro che un grande mercato globale sul quale possano essere spostati a piacimento, materie prime, merci, prodotti finiti, capitali e forza lavoro. Il sogno da sempre degli ambienti finanziari transnazionali che vogliono moltiplicare i profitti ed aumentare il proprio potere con l’abbattimento delle frontiere, con la fine delle singole sovranità nazionali e con la nascita di un governo mondiale che di fatto sarà sotto il loro controllo. Un traguardo che a Wall Street e alla City londinese non hanno mai nascosto di voler raggiungere e che ovviamente dovrà passare attraverso sopra la pelle dei popoli e dei cittadini condannati ad essere legalmente derubati.

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Dal blog di Beppe Grillo:

Veni, Vidi, Monti

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La copertina del TIME a Monti è strameritata. Lo spread è sotto controllo. Il bund non fa più paura. Il debito pubblico è sempre quello di prima, ma ha già un aspetto migliore. Sembra quasi ringiovanito. Le Grandi Opere non si fermano. La più importante base americana europea a Vicenza non è in discussione. In caso di guerra siamo il primo bersaglio, ma ne siamo orgogliosi. Le nostre truppe presidiano allegramente l'Afghanistan ("In Afghanistan marciam, il perchè non lo sappiam"). L'Italia partecipa all'embargo contro l'Iran. Cosa si vuole di più da un fedele alleato? Qualche testata nucleare in custodia ad Aviano e a Ghedi Torre? Nessun problema, ci sono già. Il nucleare è bandito in Italia, ma gli ordigni nucleari a stelle e strisce sono sempre i benvenuti come i memorabili bombardamenti americani sulle nostre città nella Seconda Guerra Mondiale.
Le banche americane sprizzano Cds da tutti i pori. L'enfant du pays Mario è tornato a casa, alla Goldman Sachs, dove ha passato i migliori anni della sua vita. Gli americani ci amano, se non fosse così perché da quando hanno messo le tende nel 1945 non se ne sono più andati?
Veni, Vidi, Monti. Meglio di Giulio Cesare nelle Gallie. I vinti sono i disoccupati, le aziende che chiudono, i giovani che fuggono all'estero a decine di migliaia, i pensionati che moriranno sul luogo di lavoro, i dipendenti senza diritti.

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Fra le drastiche misure che il governo Monti vuole realizzare c'è anche lo smantellamento delle conquiste sul lavoro che si sono realizzate nell'ultimo mezzo secolo, fra le quali il famoso articolo 18, a proposito di lavoro una interessante proposta da Il Cambiamento:

L'Ufficio di Scollocamento compie i primi passi


È un momento storico molto molto particolare, quello che stiamo vivendo. Due problemi, apparentemente distanti e contrari, stanno diventando la più grande piaga nella vita quotidiana degli abitanti del cosiddetto "mondo Occidentale": il lavoro che non c'è, e il lavoro che c'è ma distrugge psicologicamente.

E' molto difficile parlare di questi temi senza essere immediatamente attaccati, tacciati - a seconda dei punti di vista - di ideologia, populismo, snobismo e così via.

Ma sono realmente due facce della stessa medaglia. Ricordiamoci che stiamo parlando dell'Occidente. Quell'Occidente ricco e opulento che ha devastato il pianeta, che ha basato il suo supposto benessere sullo sfruttamento di miliardi di esseri umani e non, sulla distruzione delle risorse e sulla mercificazione di ogni aspetto della nostra vita.

Qui, in Occidente, la crisi occupazionale deriva, infatti, da un modello sbagliato. Un modello che prevede che la sopravvivenza degli esseri umani sia vincolata alla crescita del PIL e dei consumi e che non ammette deroghe ai suoi dogmi. Un modello che sta fallendo in tutto il mondo e sta creando nuove sacche di disagio e di povertà.

Qui, in Occidente, la depressione, la frustrazione, la violenza, l'infelicità che spesso sperimenta chi ha un lavoro - in alcuni casi anche ben pagato - deriva da quello stesso modello sbagliato. Cresciamo convinti di vivere per realizzare i nostri sogni e viviamo facendo ciò che non ci piace, frequentando persone che non ci piacciono, trascorrendo ore e ore nel traffico, nella rincorsa di un tempo che non basta mai, che non ci permette di frequentare le persone che amiamo, di sperimentare i nostri talenti, di avere contatto con il nostro pianeta.

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A proposito di complotti e disegni criminali delle classi dirigenti, una interessante analisi di Luogocomune:

12 paralleli fra Pearl Harbor e l'11 settembre

Quando lo scrittore e ricercatore David Ray Griffin decise di intitolare il suo primo libro sull’11 settembre “La nuova Pearl Harbor”, era qualcosa di più di un suggerimento che ci fosse una certa analogia fra i due eventi storici.

Più cose si vengono a sapere sull’11 settembre più ci si rende conto che anche le dinamiche interne dei due eventi si assomigliano fra di loro in modo inquietante.



1 - LO SCOPO REALE

Mentre ambedue gli eventi erano necessari agli Stati Uniti per entrare in guerra, in ambedue i casi lo scopo ultimo non era quello inizialmente dichiarato.

Nel 1941, gli Stati Uniti sapevano che un attacco a sopresa dei giapponesi avrebbe infuriato la popolazione ...


... e messo in moto la macchina da guerra americana. In questo modo avrebbero avuto un ingresso di servizio per raggiungere il loro vero fine: la guerra con Hitler.

Prima dell’11 settembre, i neocons sapevano che un attacco a sopresa, come una “nuova Pearl Harbor”, avrebbe infuriato la popolazione e messo in moto la macchina da guerra americana contro l’Afghanistan. In questo modo avrebbero avuto un ingresso di servizio per raggiungere il loro vero fine: la guerra con Saddam.

2 - LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA

Prima e durante la guerra, la macchina della propaganda insistette pesantemente per creare una associazione fra Hitler e il Giappone. Dopo l'attacco di Pearl Harbor, il 60% degli americani era convinto che dietro ci fosse la Germania.

La macchina della propaganda di Bush e Cheney fece uno sforzo ancora maggiore, per creare una assocazione fra l’Iraq e Osama bin Laden. Alla fine del 2003, il 70 % degli americani credeva che Saddam fosse stato coinvolto negli attacchi dell’11 settembre.

3 - C'ERA CHI SAPEVA

Ai livelli più alti dell’ amministrazione Roosevelt si sapeva in anticipo che Pearl Harbor sarebbe stata attaccata. Il ministro degli esteri conosceva addirittura la data esatta dell’attacco più di una settimana prima che avvenisse.

Prima dell’11 settembre, molti all’interno dei servizi di intelligence sapevano che gli attacchi stavano per arrivare. Richard Clarke dice che almeno 50 agenti alla CIA sapevano dell’attacco in preparazione.

4 – INFORMAZIONI TRATTENUTE

Queste importanti informazioni furono tenute nascoste a coloro che avrebbero potuto usarle per difendere il porto della Hawaii e per ridurre al minimo la perdita di vite americane.

Prima dell’11 settembre importanti informazioni furono tenute nascoste a Richard Clarke, il capo dell’antiterrorismo che avrebbe potuto organizzare una difesa è forse evitare addirittura che avvenissero gli attacchi.

5 - LE DENUNCE DEI PARLAMENTARI

Dopo Pearl Harbor il deputato repubblicano Harness ha denunciato come l’amministrazione Roosevelt fosse a conoscenza degli attacchi prima che avvenissero.

Dopo l’11 settembre il deputato repubblicano Curt Weldon ha denunciato la conoscenza anticipata di informazioni sugli attacchi da parte l’amministrazione Bush.

6 - AGENTI ONESTI IGNORATI

Quando degli onesti ufficiali entravano in possesso di informazioni sull’ attacco imminente, le passavano immediatamente ai loro superiori, solo per vederle ignorate, deviate, o dimenticate del tutto.

Il capo dell’intelligence della marina aveva informazioni sull’attacco imminente, ma non gli fu permesso di informare l’ammiraglio Kimmel, che comandava il porto di Pearl Harbor.

Nell’agosto del 2001 l’agente dell’FBI Coleen Rowley ha scoperto delle informazioni che potevano portare a rivelare il piano dell’11 settembre. Ma i suoi rapporti furono bloccati dai suoi superiori, mentre a lei fu proibito di proseguire in quelle indagini.
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Finalmente una buona notizia, in Bolivia la multinazionale della polpetta è costretta a chiudere i battenti per mancanza di clientela... da Ticino libero:

McDonald’s chiude in Bolivia, l’Amazzonia ringrazia

Nonostante il “greenwashing” attuato dal gigante americano, i boliviani sono immuni all’omologazione culturale imposto dal suo marketing.

Dopo Iran e Islanda, McDonald’s ha deciso di chiudere anche in Bolivia . E’ la nuova politica di McDonald’s quella di chiudere laddove i profitti sono troppo esigui, pertanto non è da escludere che altri paesi potrebbero seguire la stessa sorte. In Bolivia i movimenti sociali hanno un forte impatto sulla popolazione, per cui la sensibilità ambientale e sociale è assai più sviluppata che altrove. Ma questo da solo non spiega il fallimento di McDonald’s nel paese andino. A contribuire ai scarsi guadagni è semmai, almeno secondo il blog del giornalista Gennaro Carotenuto, la cultura boliviana totalmente contraria al concetto di fast food. Ai boliviani piace semmai il slow food “dove il tempo di preparazione, e la condivisione di questo, è tanto importante come l’atto del mangiare in sé”, spiega Carotenuto.

Invece, secondo il documentario Por qué quebrò McDonald’s en Bolivia (Perché McDonald’s è fallito in Bolivia), le ragioni sono anche di natura sociale e politica, mettendo in risalto le dinamiche del “McColonialismo”, dinamiche messe in evidenza anche in altre parti del mondo, dove la mega catena viene accusata di comportamenti antiecologici. Libri come Fast Food Nation, o documentari come Supersize me o McLibel non solo evidenziano gli aspetti etici ambientali e sociali, ma anche questioni salutistiche, denunciando la qualità a volte scarsa del menu proposto, saturo com’è di grassi, sale e zuccheri.

Secondo numerose associazioni ambientaliste come Greenpeace o Friends of the Earth, il consumo di carne incentivato da McDonald’s è fra i principali responsabili della distruzione delle foreste pluviali dell’Amazzonia. Infatti, la cultura del fast food a base di hamburger, aumenta smisuratamente la produzione di carne e da qui il disboscamento per fare spazio agli allevamenti, alle coltivazioni di foraggio e la produzione del packaging per avvolgere hamburger e contenere le patatine. Di recente Greenpeace ha denunciato il mercato oligopolistico e illegale di soia destinata ai mercati europei, proveniente da campi ottenuti con la tecnica del slash and burn (taglia e brucia), che dopo poche stagioni diventano aridi e incapaci di rigenerarsi.

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Da Happysummer un divertente articolo sulle bionde:

Bionde

Dai versi più celebri ai film più famosi, l'arte ha enfatizzato il fascino delle bionde. E' innegabile che i capelli biondi esercitino un'attrazione tanto vera quanto difficile da spiegare. Una tesi scientifica sostiene che ciò dipende dalla rarità di questo colore (legge dell'economia: poca offerta e molta domanda), un'altra ritiene che ciò dipenda dal fatto che il colore giallo sia associato al grano (alimento primario) , all'oro (elemento di potere) e al sole (elemento vitale). Ancora, questo fenomeno so verifica perché il biondo evoca un senso di purezza e di fragilità che colpisce l'istinto predatore del maschio.

Difficile stabilire quale sia la reale ragione, forse un mix di tutte le tesi e altro ancora ma, considerato in tanti popoli del mondo i capelli biondi neanche esistono, in tanti altri scarseggiano e considerato che il bruno è geneticamente carattere dominante e che il biondo tende sempre più a scomparire là dove è presente, per ovviare a ciò, le donne ricorrono sempre più all'aiutino dei parrucchieri cosicché fluenti chiome bionde svolazzano allegramente in ogni dove.
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Da Spinoza:

La sottile linea gialla

Incidente navale all’isola del Giglio. E cominciano a scarseggiare anche santi e poeti.

Lussuosa nave da crociera naufraga sulle coste italiane. E ora vediamo altri esempi di allegorie.

Pare che la nave si sia avvicinata troppo alla terraferma. A insospettire i passeggeri il cicalino del telepass.

All’improvviso la Costa Concordia si è piegata su un fianco. Poi purtroppo Valentino Rossi…

La dinamica dell’incidente: lo scoglio sarebbe stato colpito nel tentativo di evitare quell’enorme rosa dei venti sulla mappa.

La Costa Concordia percorreva la rotta Civitavecchia-Savona 52 volte l’anno. Prende corpo l’ipotesi del suicidio.

Il dramma è accaduto al momento della cena. Come su qualsiasi traghetto.

Poco dopo mezzanotte la nave si è adagiata su un fianco. Poi ha detto che aveva mal di testa.

Perplessità sull’efficacia dei soccorsi. Molti giubbotti di salvataggio avevano la paperella.

I passeggeri: “Sembrava Titanic, nessuno sapeva cosa fare”. È che nessuno arriva sveglio al finale.

Dito puntato sull’inesperienza dell’equipaggio. Erano tutti al primo naufragio.

“Le scialuppe cadevano sui ponti” ha affermato Eugenio Montale.

Il comandante: “Sulla carta non era segnalato alcuno scoglio”. O almeno non in quella dei vini.

Francesco Schettino nega di essere andato fuori rotta. “Vi dico che per Venezia si fa prima da qui!”

Ricostruita grazie alla scatola nera la manovra eseguita dal comandante: ✕ ☐ ← ↓ → △

Si parla già di “nave maledetta”: la Concordia aveva una fama così cattiva che c’erano scialuppe sulle scialuppe.

Il serbatoio della nave è ancora pieno di gasolio. Ecco il perché di quei Suv che girano in cerchio.

A 30 ore dall’impatto tratta in salvo una coppia di asiatici. Che nel frattempo aveva aperto un ristorante.

Ancora molti i dispersi. Avete controllato a Bari?

La Lega salva Nicola Cosentino dall’arresto. Duro colpo alla credibilità dei Casalesi.

Anche i radicali hanno votato contro. Considerano la camorra una mafia leggera.

Sulle lettere inviate da Aldo Moro trovate tracce di quelle che potrebbero essere le sue lacrime. O lo sperma di Cossiga.

Soldati americani urinano su talebani morti. Colpendo per sbaglio una scuola.

Il filmato mostra chiaramente alcuni marines che urinano su dei talebani morti. Ma attenzione: ruotando il video di 90 gradi accade il contrario.

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Alessandro Robecchi parla di parentopoli:

A proposito di posto fisso… l’importanza di chiamarsi Fornero

Siccome dei tanti posti (fissi e fississimi) del professor Monti abbiamo già detto (qui) e non vorremmo diventare monotoni, ecco un’altra edificante storia di ministri tecnici che ci ricorda l’importanza di avere una famiglia unita e (possibilmente) non precaria. La ministra Fornero, per esempio. Naturalmente ha un posto fisso, è docente ordinario di Economia Politica all’Università di Torino. Come suo marito Mario Deaglio, docente di Politica Economica all’Università di Torino. E come anche la figliola, professore associato di Medicina. Dove? All’università di Torino (bravi, avete indovinato, ma non si vinceva niente, nemmeno un dottorato…), dove insegna da quando aveva trent’anni (oggi ne ha 37). Ora, naturalmente non c’è niente di male se tre persone della stessa famiglia lavorano nella stessa università, a parte il fatto che uno potrebbe anche pensar male… Naturalmente saranno tutti bravissimi, per carità, e come è noto qui si premia il merito… soprattutto il merito di chiamarsi Fornero/Deaglio. Già, perché la figliola di posti fissi ne ha addirittura due: uno all’università di mamma e papà (famiglia unita, dicevamo), e l’altro come responsabile della ricerca presso la HuGeF, che è un’importante Fondazione che si occupa di genetica. Per arrivare a quel posto lì bisogna essere bravi davvero, non c’è dubbio, ma chissà, magari di bravi ce ne sono tanti! E allora, oltre a essere bravi, potrebbe aiutare il fatto la Fondazione è stata creata dalla Compagnia di San Paolo, di cui mamma era vicepresidente (uff, coincidenze!), finanziata dall’Università di Torino dove lavorano papà e mamma (uff, coincidenze!) e nel cui consiglio direttivo sedeva il rettore dell’università di Torino, un tale Francesco Profumo che ora è diventato ministro nello stesso governo di mamma Fornero (uff, coincidenze!).

... Continua

... E di liberalizzazioni:

Liberalizzazioni: finalmente interventi chirurgici nelle macellerie convenzionate

Nuove norme per sbloccare il mercato: i figli dei notai finalmente potranno fare un lavoro onesto – Basta con le caste e le corporazioni professionali: da lunedì prossimo ogni ferramenta potrà vendere bazooka e missili terra-aria – Un toccasana per l’economia: i farmacisti potranno guidare il taxi anche senza patente

La febbre delle liberalizzazioni ha investito il paese con la stessa irresistibile potenza con cui i Beatles colpirono l’America nel ’64: una vera e propria epidemia. Guidato dal suo caro leader Kim Jong Mont, il popolo pretende liberalizzazioni economiche in ogni settore della vita pubblica e privata. “Perché un impiegato di banca non può guidare un aereo di linea? Vi pare giusto?”, si chiede in un editoriale Il Sole 24 Ore. In una nota rilanciata da tutte le agenzie, esponenti del governo fanno notare che la mancanza di liberalizzazioni blocca lo sviluppo del paese: “Lo sapete che se tutti i notai d’Italia avessero gravi problemi di infertilità, nel giro di una generazione non avremmo più notai? A chi daremmo soldi in nero, se questo accadesse?”. Anche la Conferenza Episcopale Italiana, in un comunicato pubblicato sull’Osservatore Romano, mostra grande attenzione al problema: “Sono ormai secoli che per fare il vescovo non serve essere figlio di un cardinale. Aiuta, certo, ma non è indispensabile”. Un buon osservatorio, come sempre sono le lettere ai giornali. Scrive ad esempio a Repubblica la signora Angelina Cecioni, da Velletri: “Faccio la parrucchiera da trent’anni e vorrei cambiare attività. Purtroppo in questo paese bloccato e senza liberalizzazioni non posso decidere della mia vita, per esempio non posso fare il neurochirurgo. E’ una vera ingiustizia!”.

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Da VeGaN RioT la ricetta della settimana:

Le castagnole

30 minuti
6-8 persone
  • 400g di farina
  • 100g di zucchero
  • 80g di margarina vegetale
  • 6 cucchiai di fecola di patate
  • 125 ml (11 cucchiai e ½ ) di latte di soia
  • Un cucchiaio di rhum
  • La scorza grattugiata di un limone
  • Una bustina di vanillina
  • Una bustina di lievito per dolci
  • Un pizzico di sale
  • Zucchero per spolverare le castagnole
  • Olio per friggere

Fate sciogliere la margarina tagliata a tocchetti. Mescolate alla farina la fecola di patate, il lievito e un pizzico di sale e disponetela a fontana su di un piano di lavoro infarinato. Nel centro versate lo zucchero, la vanillina, la margarina ormai sciolta , il rhum e la scorza di limone. Mescolate con una forchetta e, poco alla volta, iniziate a richiamare la farina dai bordi. Quando il composto inizia a guadagnare consistenza, lavoratelo con le mani fino ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo.
Tagliatelo in pezzetti che arrotolerete per ottenere dei cilindri non troppo cicciotti, che ritaglierete ricavandone dei pezzetti poco più grandi di una nocciola. Arrotolateli e friggeteli in abbondante olio caldo. Quando le castagnole sono pronte, scolatele e rotolatele immediatamente dalla padella ad un contenitore che avrete riempito con lo zucchero semolato.

Da Enteroclisma le ultime battute al vetriolo sulle nostre miserie:

C'E' CHI SALE, C'E' CHI SCENDE ...

Arriva finalmente il sale a Roma.
Ma perchè buttarlo via tutto ??



IL PERICOLO ARRIVA DA DIETRO ...

Alle porte la seconda ondata di neve per Roma.
Un'altra prova del fuoco - se così si può dire - per la Capitale.



TIRA UNA BRUTTA ARIA

Il Burian, vento gelido che soffia dalla Siberia,
sta invadendo tutta l'Europa a suon di tempeste di neve.
Ma quando il Burian arriva a Roma cambia nome ...



LA CONDANNA

Il giudice ha confermato gli arresti domiciliari al capitano più sfigato del mondo.
Possibilità di ripetere il reato ( ma dove lo trova un altro traghetto da affondare ?? )
e possibilità di fuga ... non certo via mare !!!





Pillola del giorno: Maurizio Crozza ultima puntata di Ballarò:




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