martedì 20 agosto 2013

La rivoluzione d'Egitto. O la truffa europea. A seconda di come si guarda il mondo.

La rivoluzione d'Egitto. O la truffa europea. A seconda di come si guarda il mondo.


di Sergio Di Cori Modigliani
Capire l’Egitto, oggi, per comprendere che cosa fare in Europa domani.
Lo vediamo ogni giorno sugli schermi della tivvù e lo leggiamo in rete: l’Egitto è in fiamme. E quella nazione si trova a un millimetro dall’esplosione di una sanguinosa guerra civile che, in tempi molto brevi e molto rapidi, si estenderebbe in tutta la zona del Mediterraneo, dal Marocco fino all’Asia Minore. Con un’alta probabilità di far esplodere di nuovo il conflitto israelo-palestinese, che questa volta coinvolgerebbe anche la Giordania, l’intervento militare della Russia, e senza alcun dubbio promuoverebbe, inevitabilmente, una nuova stagione di terrorismo sfrenato in tutta l’Europa. Italia in testa. Perché siamo un importante paese della Nato, perché siamo un paese fondamentale della Unione Europea, e perché, all’interno delle diverse fazioni in campo, ci sono anche diversi gruppi di fanatici armati di tutto punto che hanno come obiettivo strategico il centro del papato a Roma.
La situazione è, quindi, esplosiva.
Ma non è una novità. Neppure una sorpresa.
Proprio su questo blog, in un lontano post dell’ottobre 2012, cercavo di spiegare ai lettori quale fosse la vera posta in gioco nell’elezione di Obama, e quali evrebbero potuto essere le conseguenze, in termini finanziari, economici, politici, e infine militari, se in tutto il continente americano, dal Canada all’Antartide, fosse stata presa la decisione di mandare in pensione la stagione dell’iper-liberismo, dell’austerità economica, della finanza speculativa, della cinesizzazione del mercato del lavoro. Insomma, per dirla in soldoni, se l’idea socio-economica evocata da Keynes avesse finito per prevalere su quella aristocratico-elitaria imposta dai colossi della finanza multinazionale. Perché i proprietari delle banche non avrebbero mollato, perché i produttori e distributori di petrolio, carbone, fossili inquinanti, non avrebbero mollato; perché i controlloti dell’energia, delle sementi, del credito alle imprese, delle rendite passive elitarie, non avrebbero mollato. A costo di scatenare la guerra mondiale. Quella calda, anzi, quella bollente, tanto per capirsi.
... Continua

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