lunedì 26 ottobre 2015

Una tazzina di caffè

Una tazzina di caffè

(“Women taking control over the coffee supply chain”, di Zaza Fetriza, 24 settembre 2015, trad. Maria G. Di Rienzo.)
Java Mountain Coffee
Lasciatemi cominciare con qualche statistica relativa alla tazza di caffè sul vostro tavolo al mattino, o nelle vostre mani mentre viaggiate per andare al lavoro:
* Di tutto il lavoro umano necessario a produrre caffè, circa l’80% è svolto da donne rurali.
* Un chilogrammo di caffè verde equivale a 80 macchiati, in vendita a circa 3 dollari a tazza. Questo fa più o meno 240 dollari per un chilo di caffè.
* Tuttavia, le donne lavoratrici rurali sono pagate 1 dollaro e 75 centesimi al giorno.
Queste sono alcune delle ragioni per cui pensiamo che voi e altri bevitori di caffè in tutto il mondo potreste preferire il caffè prodotto delle donne imprenditrici sociali.
La missione del “Caffè di Montagna di Giava” è di contrastare e mettere fine, una volta per tutte, all’antiquato modello della catena di produzione e distribuzione del caffè in Indonesia, modello che fu creato 300 anni fa da coloni uomini per altri uomini, con ben poco valore posto sulla nostra gente e sul nostro ambiente.
Il modo globale in cui si fanno gli affari sul caffè è ben poco cambiato in tutto questo tempo. Fairtrade International stima che il 42% della catena relativa alla fornitura del caffè è controllato da solo tre compagnie. E, naturalmente, circa il 100% dell’intera filiera è controllato da uomini che preferiscono interagire con altri uomini, non con le contadine che fanno crescere le piante e portano il raccolto.
L’8 marzo 2015, il Giorno Internazionale delle Donne, noi abbiamo lanciato la nostra impresa sociale usando i princìpi sull’empowerment delle donne come guida. Miriamo a far sì che un milione di donne controllino le loro coltivazioni e le loro contrattazioni finanziare con i dettaglianti e i bevitori di caffè. Miriamo a mettere in terra tre milioni di pianticelle entro il 2020.
Piantiamo anche alberi da frutta che danno ai cespugli del caffè l’ombra vitale di cui essi hanno bisogno e generano un introito secondario per le famiglie. Vogliamo aiutare le coltivatrici a dirigere i loro affari in modo sostenibile e sano a livello ambientale.
Ma cos’è che rende il “Caffè di Montagna di Giava” così differente dal caffè che comprate ora? Quando noi produciamo il nostro caffè, ed è la prima volta per i chicchi di Giava da 300 anni a questa parte, lo micro-tostiamo immediatamente dopo la raccolta, lo imballiamo fresco e lo mandiamo ai mercati globali pronto per essere venduto. In Indonesia, moltissime delle nostre risorse e merci sono esportate allo stato naturale e le compagnie internazionali raccolgono anche il valore aggiunto del guadagno relativo al farle trasformare altrove. Tuttavia questo è un sistema antiquato che non è sostenibile ne’ per la nostra gente, ne’ per il nostro pianeta.
Trasporti moderni, tecniche moderne di lavorazione e imballo significano che non c’è ragione per cui le agricoltrici indonesiane (sono in maggioranza donne) non possano tenere per se stesse i guadagni sulla lavorazione di quel che producono.
Vogliamo distanziarci dal sistema attuale, che prevede lo stoccaggio del caffè nella sua forma grezza qui in Indonesia dopo il raccolto, a volte per mese, e poi il suo invio ai mercati globali dove viene di nuovo immagazzinato prima di essere tostato. E può restare nei magazzini per mesi e persino per anni prima che i consumatori lo bevano.

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