mercoledì 28 ottobre 2015

L’estinzione delle api era colpa nostra! I nuovi studi.

L’estinzione delle api era colpa nostra! I nuovi studi.
Moria di api - insetticidi
Le api sono fondamentali nella catena biologica che porta alla sopravvivenza delle specie animali. Questo perché senza la loro capacità di trasportare il polline, molte piante non potrebbero riprodursi. Dal 2006, a causa della cosiddetta sindrome dello spopolamento degli alveari, intere colonie di api hanno iniziato a morire. Si parla, tecnicamente, di collasso degli alveari. Il fenomeno ha avuto inizio nel Nord America ma si è diffuso successivamente anche in molti paesi europei, dal Belgio alla Francia, dai Paesi Bassi alla Grecia e all’Italia, dal Portogallo alla Spagna, passando per la Svizzera e per la Germania. Senza api, la vita animale e l’intera specie umana rischierebbero l’estinzione. Ora, sembrerebbe che le cause di questa moria siano state identificate.
Uno studio pubblicato il 5 settembre di quest’anno, sul Journal of Economic Entomology, condotto dallo US Department of Agriculture (un ente pubblico indipendente), ha valutato l’effetto di 42 tra pesticidi e insetticidi, scoprendo che 26 di questi sono letali per le api, tra qui alcuni organofosfati, quasi tutti i neonicotenoidi e i piretroidi. In particolare, secondo un altro studio condotto da ricercatori dell’Università di Berna (Svizzera) e di Wolfville (Canada), pubblicato su Scientific Reports, due neonicotenoidi, i pesticidi thiamethoxam e clothianidin, hanno effetti letali sulle api regine. Dopo la loro messa al bando o sospensione dagli stati membri UE, si è notata una leggera ripresa degli alveari.
Vincenzo Girolami, ordinario di Entomologia agraria all’Università di Padova, ha poi scoperto anche il modo in cui le api assumono i veleni. Prelevando campioni di acqua da alcune piante trattate con pesticidi e somministrandoli alle api, queste ultime sono morte nel giro di alcuni minuti. Le piante, infatti, tramite essudazione (che spesso viene scambiata per rugiada) buttano fuori i veleni assunti in quantità estremamente concentrate, che gli insetti poi assumono. Muoiono così non solo le api, ma anche farfalle, bombi, vespe e così via.
L’80% dei trattamenti applicati alle piante sono perfettamente inutili. I pesticidi vengono spruzzati solo in via cautelativa. Si comprende bene dunque come questa ansia da ipercontrollo che l’uomo, nell’era della tecnica assurta a nuova divinità, traduce in una somministrazione sconsiderata di agenti chimici, con l’illusione di creare un mondo perfetto, nel quale il regno vegetale e quello animale rispondano funzionalmente alle esigenze produttive e spesso anche solo estetiche dei produttori e dei consumatori, finisca per ritorcersi contro la nostra stessa specie. Forse, se non pretendessimo di trovare al supermercato mele così lucide e rotonde, fragole tutto l’anno e frutta tropicale servita ogni giorno a latitudini geograficamente opposte a quelle dove viene coltivata, potremmo ambire ad occupare un posto su questo pianeta più a lungo del tempo che ci resta prima di venire cancellati come un qualunque sciame di cavallette che esaurisce le risorse naturali necessarie a sostenersi.

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