martedì 1 marzo 2016

Guerra in Libia sponsorizzata da : USA , Europa, Nato ed ENI.

Guerra in Libia sponsorizzata da : USA , Europa, Nato ed ENI.


foto : infooggi.it

di Simona Mazza.

L'Italia è in procinto di sferrare un attacco militare contro la Libia, ma i nostri media nazionali tentano di distrarre l’opinione pubblica decentrando l’asse d’interesse verso tematiche più banali.

Così mentre si litiga per le Unioni Civili (sacrosante per carità), si discute sulla nuova baby fiamma di Berlusconi o si fa satira sul legame tra Renzi e Verdini, notizie di rilievo internazionale come questa passano volutamente in secondo piano.

Oggi il nostro Paese si è schierato in prima linea contro la Libia, ma abbiamo appreso la notizia dei droni in partenza dalla base siciliana di Sigonella, dal Wall Street Journal, leggi qui.

Tanto per intenderci, l’Italia, guiderà questa nuova missione militare ed ha già inviato 4 cacciabombardieri AMX del 51° Stormo di Istrana (Tv) presso la base di Trapani Birgi in Sicilia.

Pare che l’accordo sia stato stipulato addirittura un mese fa, ma oramai siamo abituati all’oscurantismo del nostro “regime” mascherato da democrazia.

Per chi ci governa era normale infatti omettere e falsificare l’inizio di questa operazione congiunta.

Essendo, tra l’altro, servi degli atlantici, oltre che dell’Europa, non potevamo permetterci di sindacare ogni loro capriccio e Renzi non vuole certo sfigurare mostrandosi ostile, così non solo abbiamo dato ancora una volta il permesso agli americani di usare a loro piacimento il nostro suolo: li aiuteremo pure nella folle missione di guerra (anche perché la guerra piace al nostro governo).

Chi se ne frega dell’articolo 11 della Costituzione che recita:

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Tanto fra poco la Costituzione verrà stralciata e chi comanda potrà fare e disfare ogni legge come meglio crede…

Territorio in affitto

Nel 1999 durante la guerra in Kosovo dalle nostre basi Nato di Aviano partirono i caccia che bombardarono Serbia e Kosovo, mentre nel 2011 furono usate 7 basi per attaccare la Libia.

Per mascherare il nostro becero servilismo, il Governo (oggi nelle persone del Ministro della Difesa Roberta Pinotti e del Minsitro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni) ci ha sempre propinato la minestra rancida delle azioni militari a scopo “difensivo” se non addirittura “umanitario”, motivazioni alle quali credono purtroppo i tv-dipendenti di regime, assuefatti dalle chiacchiere di finta propaganda buonista che passa il regime.

Le chiacchiere dei due ministri restano tali: scopi difensivi o umanitari che siano, sta di fatto che stiamo entrando in guerra e la notizia viene puntualmente sottostimata, se non offuscata.

In realtà, basta ragionare un attimo, per capire che le motivazioni addotte sono solo fandonie.

Da Sigonella gli americani fanno partire gli MQ-1 Predator e gli MQ-9 Reaper, armi letali da first strike, dunque è improbabile che si tratti di azioni difensive.

Cosa succede in Libia

Quello che succede in Libia, dalla fine del regime di Gheddafi, lo sanno in pochi.

A parte i libici che vivono il dramma sulla loro pelle, (secondo l’ONU nel 2014 erano circa 400mila gli sfollati) lo sanno i governi dei paesi che da anni hanno sul campo i loro agenti segreti e corpi speciali.

Non solo gli atlantici, ma anche Gran Bretagna, Francia e Italia, Russia e gli altri paesi mediorientali direttamente coinvolti nella guerra civile: Turchia, Qatar, Emirati arabi uniti, Arabia saudita, Egitto.

Anche le multinazionali dell’energia sanno cosa accade e da anni riescono a concludere ottimi affari con il petrolio ed i gas libici.

Tanto per essere chiari: all’ENI sanno bene cosa sta accadendo in Libia, se non altro perché l’ENI, come la BP o la Total, è protagonista di questo dramma.

Così mentre qualche mese fa l’Italia si fingeva paladina della pace, improvvisamente c’è stato un dietro front e Renzi, pago dei risultati dell’Eni che in Libia continua a fare ottimi affari, ha cambiato strategia politica.

L’ENI rimane infatti il primo operatore internazionale nel settore petrolio e gas libico.

Secondo Il Sole-24ore del 22 febbraio 2014 “i pozzi ENI nel 2009 – con Gheddafi saldamente al potere,– avevano una potenzialità di 522mila barili/olio/equivalenti (BOE) / giorno”.

Prendendo in considerazione il periodo immediatamente successivo alle dichiarazioni interventiste del duo Pinotti e Gentiloni, c’è da segnalare che l’ENI fa numerosi interventi sulla questione libica:

Il 18 febbraio 2014, segnalava il Sole 24 ore : “nonostante i disordini e le mediatizzate avanzate dello stato islamico l’ENI precisa “nessun impatto sulla produzione” e “ENI con impianti danneggiati e produzione vicina ai 300mila boe/giorno”.

Da segnalare che sono proprio di quei giorni le dichiarazioni interventiste di Gentiloni e Pinotti.

Su Milano Finanza del 17 Marzo 2014 si leggeva invece : “L’ENI torna a crescere in Libia: nuove scoperte nell’offshore di Bahr Essalam sud”.

Tutti questi attori sanno cosa succede e ne traggono profitto.

Questa è l’amara realtà! Ecco anche perché l’attacco sarà direzionale nei luoghi lontani dai centri economici.

In Libia la diplomazia internazionale si trova in grandi difficoltà. Non si riesce in alcuna maniera a far accettare ai vari leader locali un accordo per la ricomposizione dell’esecutivo libico ed il governo di Tobruk ha dovuto rinviare di una settimana il voto sul governo di unità nazionale.

Anche l’Onu era intervenuta per ristabilire l’ordine, ma i suoi appelli sono caduti nel vuoto.

Il Paese nordafricano dopo la caduta del regime di Gheddafi è divenuto terra di nessuno e gli altri Paesi, incluso il nostro, non hanno fatto che alimentare la disgregazione del paese, la diffusione delle bande terroristiche, i flussi migratori e una tensione nel mediterraneo, che sfugge sempre più di mano.

A provocare l’esplosione della situazione libica sono state le potenze imperialiste occidentali, che dopo l’attacco del 2011 hanno creato un vuoto riempito da fazioni, bande, tribù in conflitto tra loro e con le potenze straniere.

Le stesse che oggi vogliono fronteggiare.

In realtà, agli atlantici non interessa che i libici si scannino tra di loro. Prevalgono ovviamente i soliti interessi geopolitici, economici ed egoistici degli occidentali che forti di un governo debole, approfittano per portare guerre e saccheggiare i territori.

La storia si ripete e non è la prima volta.

Nè tantomeno vogliamo credere al solito discorso : Americani bravi ragazzi!!!

La guerra fa il gioco dei forti e dietro la farsa degli interessi umanitari si nascondono sempre gli interessi strategici e nazionali di chi la porta.

Per fare un esempio, già si parla di una tripartizione della Libia, sotto il controllo italiano, inglese e francese.

Un vero e proprio ritorno all’odioso colonialismo che ha fatto solo danni e creato schiavitù e sottomissione ovunque.

Il tutto condito dall’interventismo militare che produce morte e orrore nei paesi attaccati e arricchisce gli altri, grazie agli appalti sulle ricostruzioni o sulle armi (vedasi i nostri F35 e gli accordi miliardari stipulati per la loro produzione).

La situazione attuale

Mentre noi disquisiamo sulla guerra e sui suoi effetti, sono già sul posto forze speciali per preparare l’arrivo di un contingente di oltre 6000 militari europei, italiani compresi, e statunitensi.

Ma perché la guerra?

L’intervento militare in Libia è stato pensato per stroncare l’ISIS e stabilizzare il paese, ma in realtà servirà solo ai fabbricanti e ai commercianti di armi per arricchirsi con l’apertura di un nuovo “mercato”, oltre che a salvaguardare gli interessi delle multinazionali del petrolio.

Inoltre, come accennato, non farà che alimentare il colonialismo, prima su tutti del nostro Stato, che già in passato occupato il suolo libico per 30 anni, macchiandosi delle più efferate nefandezze.

Dell’Isis infatti non v’è traccia e se anche dovesse avanzare verso la Libia non avrebbe le capacità per metterla in ginocchio.

Secondo un rapporto ONU – che però confessa candidamente di rifarsi a notizie fornite da alcuni stati membri (!) – l’ISIS conterebbe su circa 3.500 uomini concentrati a Sirte e nelle periferie di Derna e Bengasi. Il governo di Tripoli parla invece di 1500 uomini.

L’Isis nel 2015 ha subito inoltre una grave sconfitta , quando le milizie locali riuscirono a cacciarlo da Derna dove non è riuscito più a rientrare.

Quella della lotta all’ISIS è dunque solo un’ignobile menzogna come lo fu quella della protezione dei civili nel 2011.

Per colpire l’ISIS si dovrebbero colpire i suoi finanziatori e sostenitori: dalle petromonarchie del Golfo alla Turchia, ma nessuno oserebbe farlo…

Si dovrebbe altresì colpire il paese che per primo e più di tutti ha alimentato l’estremismo islamico di cui l’ISIS è solo l’ultima faccia: gli Stati Uniti d’America! I risultati

Questa guerra voluta da Usa, Europa e Nato oltre ad alimentare tensioni in tutto il bacino del mediterraneo, potrebbe provocare l’esasperazione delle popolazioni attaccate, gente che ha la “dignità” di reagire anche con forza e con attacchi terroristici di un certo peso.

Vogliamo questo?

Pare di sì.

Se non poniamo un freno alla nostra mania di potenza finiremo per provocare un conflitto mondiale che coinvolgerà i paesi mediorientali dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Siria all’Ucraina, dallo Yemen all’Africa sub-sahariana.

Il Mediterraneo, si trasformerà sempre di più in una area super militarizzata, chiusa ai profughi e i migranti, ma aperta ai mercanti di morte e alle avventure delle potenze imperialiste.

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